Credo sia appena passata la mezz’ora. Stiamo vincendo 1-0, stiamo giocando meglio dello scorse due settimane, e la coscia sinistra sta reggendo sotto le fasciature.
Una palla lunga, la lascio rimbalzare a 2 metri da me per poi tranquillamente stopparla a seguire. E’ un contropiede, se riesco a muovere la palla col controbalzo e poi girarmi, ho almeno 2 o 3 diverse opportunita’ di continuare l’azione.
La palla rimbalza e la prendo come immaginavo. Sento il mio marcatore saltare e poi.. basta.
Apro gli occhi e sono seduto sulla panchina. L’ultima volta che ero in campo erano passati 30 minuti. Ora siamo intorno alla fine del primo tempo. Non mi ricordo niente, sono un po’ frastornato, e per qualche motivo non riesco a capire cosa ci faccia li’, sulla panchina, mentre il resto della mia squadra continua a giocare.
Qualcuno si avvicina a me. E’ il mio marcatore. A quanto pare e’ venuto a chiedere scusa. Ha preso un cartellino rosso (credo), e vuole chiedere come sto. Non so cosa rispondo (qualcosa del tipo “era un contrasto di gioco, tranquillo”) ma sto tentanto di ricordarmi, con un notevole sforzo, se ho spento le luci della macchina o no. Voglio tornare in campo, voglio tornare a casa, ma al momento mi sto preoccupando soltanto della mia macchina.
A quanto pare il mio marcatore e’ saltato su di me utilizzando una mossa di wrestling tanto cara a Macho Man: il gomito volante. Mi ha colpito sul collo (che non riesco a muovere) e sono atterrato male, colpendo la parte posteriore della testa. Almeno cosi’ mi dicono. A quanto pare (sono tutte teorie o ricordi di altri), sono riuscito a mettermi in piedi, e ho chiesto una sostituzione, sapendo che era difficile continuare. Poi mi sono seduto e non mi sono mosso per 15 minuti.
All’ospedale piu’ tardi mi hanno detto che ho avuto una leggera commozione cerebrale. Ma, una volta tornato a casa (con la mia squadra che ha perso 2-1), mentre tentavo di andare a dormire, continuavo a cercare di ricordarmi se ho spento i fari della macchina.
Erano spenti. Un po’ come me.