2005-2015, 10 anni spesi a consumare il tallone

Nel 2005 mi ruppi il perone durante una partita di calcio nelle famose e brutali leghe minori londinesi.
Tornai a giocare (forse un po’ troppo in fretta) 5 mesi e un giorno dopo, alla faccia dei 6 mesi previsti dai dottori.
Da allora, con un pezzo di metallo lunga la tibia,  non mi sono mai fermato.

Da allora sono riuscito a concludere 1 Comrades (89 km!), 3x50km e 4 maratone (non conto le gare sotto i 30km ormai), un mezzo iron man  (e molti altri triathlon su distanze minori), innumerevoli gare ciclistiche e partite di calcio, e, gia’ che c’ero, nel 2007 prendevo la cintura nera di kickboxing.

Negli ultimi anni pero’ ho iniziato a preoccuparmi. Nonostante il peso (che fluttua ormai tra il “mi sento pesante” e il “sovrappeso” – ormai dal 2011 non sono in peso forma…), e l’eta’, che non mi consente di recuperare tra una gara e l’altra come vorrei, non riesco piu’ ad andare ad un ritmo serrato per piu’ di 10-15km. Anche durante gli allenamenti, difficilmente riesco a tornare ai tempi di 2-3 anni fa.

Cosi’ sono andato a farmi fare i raggi x. Il risultato? Qui sotto:

Early Haglund Deformity

 

Nel cerchio si puo’ vedere il problema: sto consumando l’osso del calcagno (che dovrebbe essere bello liscio e rotondo in quella zona), in quello che potrebbe essere un inizio di deformita’ di Haglund. In pratica mi ritrovo spesso con una borsite achillea se mi scordo di prendere anti-infiammatori oppure mettere ghiaccio dopo l’attivita’ sportiva. Senza contare i muscoli dei polpacci, spesso troppo tesi.

Riposare? Non serve a niente. E cosi’, dopo aver integrato nella mia routine settimanale lezioni di nuoto al posto di sessioni di corsa, mi ritrovo a fare yoga (o meglio, la versione “hot”, il bikram yoga, fatta in costume da bagno in una stanza con 40 gradi), una volta alla settimana, alle 5 del mattino, consigliato dal fisioterapista, che sa benissimo che sono troppo testardo per prendere una pausa.

E io, pirlone, vado avanti. Se il tallone deve consumarsi, che si consumi facendo il proprio dovere e facendomi prendere qualche medaglia in piu’….

Tour italo-polacco 2015: in Polonia, parte della mia storia (da Poznan a Krakow, da Wieliczka ad Auschwitz)

La Polonia e’ un paese bellissimo.

The beautiful Stary Rynek

Stary Rynek

Lo so da sempre.

Passavo ogni estate – da quando ero nato fino al 1995 – a Poznan (tranne nel 1986, l’anno di Chernobyl).

Mentre i miei amici partivano per viaggi lunghissimi verso il meridione (Calabria e Sicilia), io salivo sulla macchina in compagnia dei miei e di mia sorella, pronto a sorbirmi un viaggio lunghissimo.

Erano gli anni 80, e di voli economici non ce n’erano. L’Europa non era ancora unita e la Germania era divisa tra quella dell’Ovest (campione del mondo ad Italia 90) e la DDR (che ancora adesso collego mentalmente al doping alle Olimpiadi di quel periodo).

I due momenti peggiori del viaggio erano i confini tra le Germanie e la Germania dell’Est e la Polonia. Ore (e ore) di coda in macchina per tentare di entrare nel blocco comunista. Una volta passato l’ultimo confine, io e mia sorella venivamo ricompensati con 2 mesi (qualche volta di piu’, qualche volta di meno) di vacanza a Poznan, dai miei nonni, in compagnia di tutti quegli amici che vedevamo solo una volta ogni anno.

Per me si trattava di due mesi passati a giocare a calcio, ad andare in gite senza genitori, e, successivamente, durante il periodo in cui venivamo lasciati andare alle “colonie” (un mese di vacanza circondati da mezzi polacchi mezzi qualcos’altro, in giro per la Polonia), a scoprire tutte quelle cose che l’adoloscenza mi mettava davanti.

Negli ultimi anni i viaggi in Polonia erano diventati sporadici, o quasi inesistenti.

Durante il periodo londinese, andavo a trovare i miei nonni per 4-5 giorni al massimo a Poznan ogni estate. Una volta andato a vivere in Sudafrica, ero riuscito a portare Lindsey in Polonia solo nell’inverno del 2011, 2 anni dopo la morte di mio nonno (e tre anni dopo un tentativo estivo fallito di andare a trovare entrambi per colpa della varicella…).

E cosi’ siamo ad oggi.

Da ormai qualche mese aspetto la telefonata per dirmi che mia nonna – da tempo costretta e letto con cure costanti – non e’ riuscita a farcela. Proprio per quello per me era importante riuscire a portare Lindsey lassu’ a sinistra, nell’est europeo, per farle vivere una parte della mia storia.

Cosi’, dopo aver salutato momentanemente l’Italia, io e Lindsey partivamo in direzione Berlino, per poi noleggiare una macchina e guidare verso Poznan, a circa 3 ore di distanza. Cosi’ come l’anno prima, in compagnia di mio padre, passare il vecchio confine mi dava un senso di nostalgia. Li’ dove una volta c’erano soldati e centinaia di macchine, adesso c’erano solo caselli abbandonati, occupati da qualche business semi-ufficiale (soprattuto di cambio valuta)

. The old East Germany / Poland border

Il vecchio confine

Plac Wolnosci's fountain

Plac Wolnosci

By the ratusz in Poznan

Sotto il municipio

L’arrivo a Poznan, a casa di Dominik (che tra l’altro si trovava in Italia nello stesso momento), era tranquillo, e ci sistemavamo li’ grazia all’accoglienza di sua madre, che mi conosceva da quando ero praticamente nato.

Evening eating at the Stary Rynek

Cena allo Stary Rynek

Passavamo poi il pomeriggio da mia nonna, ormai in stato semi-cosciente, che riusciva pero’ a trovare le forze per parlare con me e con Lindsey (ricordandosi l’italiano, studiato quando era gia’ pensionata…). Per me era davvero difficile vedere una donna di ferro come lei, sopravissuto all’occupazione nazista,  e quella (ben piu’ lunga, e per certi versi peggiore) sovietica, ridotta in quelle condizioni. Ma li’ dove Hitler e Stalin avevano fallito, l’eta’ purtroppo stava avendo il sopravvento.

Stary Rynek

I colori dello Stary Rynek

Dopo aver passato 2-3 ore preziose in sua compagnia, ci salutavamo mentre era semi-addormentata, per poi passare il resto della serata estiva nel solito, bellissimo, Stary Rynek.

Il giorno dopo tornavamo da mia nonna, per salutarla un’altra volta, per poi iniziare la lunga avventura verso Krakow (o Cracovia).

Dopo 8 ore in macchina (dovevano essere 5, ma un incidente sull’autostrada ci aveva bloccato per ore) arrivavamo stremati nella vecchia capitale polacca (dal 1000 al 1500 circa), una delle citta’ piu’ caratteristiche dal punto di vista storico della Polonia (molto meglio di Varsavia per esempio).

Stare Miasto in Krakow (panorama with two Lindsey)

Panorama con doppia Lindsey della citta’ vecchia a Cracovia

Inside Cloth Hall

All’interno della Clot Hall

Il centro storico si rivelava fantastico come mi ricordavo, e Lindsey rimaneva stupita dalla bellezza architettonica di chiese e castelli, senza contare che, con un cambio decisamente piu’ favorevole rispetto del Rand rispetto all’Euro, poteva permettersi di comprare regali per la famiglia.
Il cibo polacco (avevamo deciso di mangiare solo in locali tradizionalmente polacchi) piaceva ad entrambi, ma, dopo una visita nel quartiere ebraico (reso famoso da Schindler’s list, cui fabbrica si trovava a poca distanza), decidavamo di provare, per una volta, cibo che non avesse il maiale all’interno del menu (lo trovi dovunque qui).

Jewish quarters

Il quartiere ebraico di Cracovia

Krakow by the river

Il Wawel (Il castello) dal fiume

All saints (Judas did not make the cut, instead we have Mary Magdalena) church

Una delle bellissime chiese a Cracovia, nella citta’ vecchia

Inside the Old Market

In centro a Cracovia

Il giorno dopo portavo Lindsey a uno dei miei posti preferiti: Wieliczka, una antichissima miniera di sale in cui all’interno, disposti su 3 livelli (fino a 120 metri sotto terra), si trovano chiese e sculture fatte completamente in sale.

Going underground in the fantastic Salt Mine of Wieliczka

Si parte!

Going down, down

Un sacco di scalini…

The beautiful main chapel of St Kinga

La cappella di Santa Kinga

A chandelier made of pure crystal salts

Un lampadario fatto di cristalli di sale

Lo so, spiegato cosi’ non sembra granche’, ma per me si trattava della terza o quarta visita (l’ultima volta venni qui nel 2001 con mio cugino Davide, nel mio ultimo viaggio prima dell’addio per Londra), e ogni volta rimango sempre a bocca aperta di fronte a uno delle piu’ complicate opere di architettura costruite da persone libere e non schiavi…

Free selfie offered by Wieliczka

Auto selfie sottoterra

By St Kinga's chapel

La cappella di Santa Kinga a circa 60 metri sotto terra

Trying the salt

Lindsey assaggia il sale

Roman Polanski visiting Wieliczka

Roman Polanski in visita…

Il giorno dopo invece, dopo le meraviglie di Wieliczka, andavamo in uno dei posti piu’ crudeli mai esistiti nel panorama storico mondiale: Oswiecim, probabilmente piu’ famoso col nome dato durante l’occupazione tedesca: Auschwitz. 

E’ difficile fare il tour dei due campi di concentramento (Auschwitz e’ quello piu’ vecchio, costruito dell’esercito polacco e poi riadaddato da quello tedesco, mentre Birkenau, costruito nel 1942 con un unico scopo – massacro sistematico – , a pochi chilometri di distanza, e’ quello dove regolarmente ebrei e prigionieri di ogni tipo venivano sterminati) e rimanere uguali.
Al giorno d’oggi esistono ancora persone che non credono all’esistenza di un posto dove 1.500.000 persone (di cui 250.000 bambini…) erano state eradicate dall’esistenza.
Una volta usciti, e’ invece difficile credere all’esistenza di persone (ufficiali nazisti, soldati semplici o meno) che potevamo lavorare li’ ogni giorno e tornarsene a casa alla sera, con la coscienza pulita.

Ticket entrance

L’ingresso del museo

Arbet macht frei

Il lavoro rende liberi

The importance of the site

Importanti parole all’ingresso

From up there the pellets were dropped

Da quel buco venivano buttate le pastiglie di gas solido

Some numbers

Qualche numero…

The barbwire around the blocks

Filo spinato ad Auschwitz

Close. Forever.

Il famigerato ingresso di Birkenau

I numeri parlano da soli. Le stanze piene di scarpe, protesi, capelli, occhiali e altro lasciate dietro dopo l’occupazione russa alla fine della seconda guerra mondiale fanno semplicemente paura. La storia e i film si ricordano principalemente degli ebrei dati in pasto alle docce a gas. Ma prima del loro arrivo, centinaia di migliaia di polacchi, considerati “pericolosi” (professori, comunisti, pensatori ed omosessuali as esempio) erano stati uccisi li’.

The furnace, destroyed by the Germans before the fall

Una delle fornaci, distrutte poco prima dell’arrivo dei russi

Auschitwz serve. A ricordare. A non ripetere (e da allora, nonostante altri stermini, soprattutto in Africa e Asia, non siamo piu’ arrivati a quei numeri orribili)

(Certo che arrivare li’ con una macchina noleggiato targata tedesca non mi faceva troppo fiero…)

Finalmente nel pomeriggio lasciavamo Auschwitz – non certo a cuor leggero – per tornare a Berlino, dove il giorno dopo avremmo preso l’aereo per tornare in Italia.
Nonostante l’arrivo in tarda serata, riuscivamo a prendere la pessima metropolitana per andare in centro, verso la porta di Brandeburgo. Peccato che un improvviso temporale ci colpiva in pieno, ed eravamo costretti a tornare in albergo quasi subito…

The Brandenburg gate

La porta di Brandeburgo

Come al solito tutte le altre foto le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157655751415808

Eugenio a settanta

Dopo una settimana a Londra, e qualche giorno in giro per la costa ligure, finalmente io e Lindsey tornavamo a Canegrate per il vero motivo della nostra visita: il compleanno di mio padre.

L’idea era di festeggiare il suo 70esimo circondato dalla famiglia e alcuni amici invitati per l’occasione. Dopotutto era il primo di tre fratelli a sopravvivere fino ai 70 (mio zio Giulio era morto nel 1992 e mio zio Tino nel 2009, entrambi prima di arrivare alla fatidica cifra) e anche la dimostrazione che, nonostante tutto, si puo’ vivere continuando a fumare e bere vino e grappa.

Family picture

 

Anche mia madre si fa vedere per l’occasione speciale

Per me era un’occasione speciale visto che i compleanni della mia famiglia continuo a saltarli da anni, non essendo mai in zona o organizzando viaggi prima o dopo le feste. Cosi’, per una volta, ho lasciato a mio padre il compito di cucinare la carne sulla griglia mentre Olga organizzava gli antipasti e i cocktail, Lindsey pensava alla sua specialita’ (cupcakes) e io mi davo da fare con uno dei classici anglosassoni, poco diffusi in Italia: la pancia del maiale al forno (pork belly, cucinata spesso da queste parti).

A solution for warm beer

Olga pensa a tenere fredda la birra

Trovare il taglio giusto in Italia (cotenna + grasso + carne + costole) si era rivelata una missione quasi impossible a Maggio, ma stavolta, grazie all’organizzazione di Giamba, ero riuscito a procurarmene 2 chili a prezzo da scarto (5 euro al chilo…).

The Garibaldi jug

 

Un cocktail geniale di mia sorella

Cosi’ dopo 5 ore in forno (mentre intanto me ne andavo a correre con Beppe al parco di legnano), potevo tirarla fuori e impressionare gli invitati che mai avevano nella loro vita mangiato la cotenna abbrustolita con della carne di maiale deliziosamente cucinata per ore.

Raosted pork belly

 

2 chili di pancia di porco quasi pronti

Il risultato era incoraggiante, visto che in meno di 10 minuti 2 chili erano stati fatti fuori.

Everyone please smile

 

Buon compleanno!

Come ad ogni festa degli Olgiati, l’alcool scorreva a fiumi, e io e Davide continuavamo a bere whiskey dopo aver fatto un brindisi iniziale a base di Pimm’s portato da Londra qualche giorno prima.

Pimms glory

 

Pimm’s per tutti

La carne continuava ad apparire sui tavoli quasi magicamente, e salsicce e costine sparivano in un battibaleno.

The Olgiati reunion

 

Brindisi dopo aver mangiato

L’arrivo di Beppe (e poi addirittura di Massi con figli e futura moglie) completava la collezione di facce per il 70esimo, e tutti si davano da fare per mangiare i numerosi dessert.

Cake and cupcakes

 

La torta comprata da Olga e i cupcakes di Lindsey

Old school reunion

 

Con Massi e Beppe

Finivano cosi’, con mio padre quasi in lacrime per la bella festa, le due settimane europee per me e per Lindsey. Il giorno dopo giungeva il momento di partire, per tornare nella fredda Johannesburg dopo due settimane fantastiche….

A happy Lindsey

L’ultima uscita sotto la pioggia di Lindsey per andare a prendere un ultimo gelato

 

Attraversando la Polonia, da Ovest ad Est, con Eugenio

Con il matrimonio di Jonny e Kinga ormai a distanza di pochi giorni, io e mio padre (Eugenio) ci preparavamo ad un viaggio che sarebbe stato intenso: volo da Malpensa fino a Berlino, in minibus fino a Poznan, attraversando la (scomparsa) frontiera, e poi, dopo un giorno di riposo, via verso l’Est, Lublino, a poca distanza dal confine Ucraino, passando per Varsavia.

Io non tornavo in Polonia dal 2012 (ci ero andato per gli europei), mentre mio padre da un po’ piu’ di tempo (2002 credo). Durante la mia permanenza a Londra di solito, grazie ai soliti voli low-cost, tornavo a trovare mia nonna e i miei amici circa una volta all’anno. Dopotutto avevo passato quasi tutte le mie estati della mia infanzia (e adolescenza) in Polonia, e tornare e vedere la citta’ trasformata (e migliorata in parecchi punti di vista) mi faceva sempre piacere.

On the airplane

In aereo con Eugenio

Mio padre, che con la Polonia ha un rapporto molto piu’ lungo, andava a Poznan durante gli anni 70/80 soprattutto per lavorare alla fiera internazionale, la piu’ importante della Polonia.
Senza contare che nel lontano 1976 si era sposato li’ e durante gli anni 70 si era abituato a fare il viaggio Legnano – Poznan in macchina in tempi in cui le drastiche frontiere (Germania Ovest – Est e Germania Est – Polonia) avevano bisogno di eroi e vesciche strepitose per poter battere le 8-10 ore di code e controlli.

Cosi’, in nome dei tempi passati, quando mi avevano invitato a Lublino per il matrimonio di Jonny, avevo pensato proprio a mio padre come compagno di viaggio. Insieme al solito e gentilissimo Dominik (mia nonna non e’ piu’ in grado di ospitarmi, e per fortuna lui ancora non ha problemi a rivedere  il mio faccione italiano) avevamo in programma di guidare con la macchina per centinaia di chilometri, passando un po’ di tempo a ricordarci i tempi passati.

Arrivati a Poznan di giovedi’,e accolti dalla famiglia di Dominik, passavamo una prima giornata in giro per Poznan, lasciando mio padre a continui flashback collegati ad una citta’ completamente cambiata negli ultimi 20 anni.
Sentirlo parlare di posti e usanze ormai sconosciute (o scordate) alla maggior parte dei residenti stessi era per me e Dominik un piacere, come sentire un terzo punto di visto su cose di cui entrambi ci ricordavamo, aggiungendo un’altra dimensione ai ricordi della nostra infanzia.

Andavamo anche a trovare mia nonna (ed ex-suocera di mio padre), ormai 92enne e costretta a letto per colpa di un corpo che sta iniziando a perdere battaglie.
Nonostante questo, era ancora capace di parlare italiano e si ricordava dei bei tempi passati in cui tutta la mia famiglia arrivava in Polonia per poi lasciare me e mia sorella per 2 mesi in loro compagnia.

All new Poznan

Una nuova Poznan per mio padre

Piu’ tardi Michal (l’altro mio storico amico polacco, ora diventato prete…) e Magda, la moglie di Dominik, si aggiungevano a noi per una serata allo Stary Rynek (il mercato vecchio), a mangiare polacco (pierogi e zurek) e bere birra locale.

Two happy friends

Dominik e Michal

By the old miasto

Stare Miasto

Time for a zurek

Con Dominik e Magda

Polskie Pierogi

Pierogi time!

Il giorno dopo la sveglia avveniva alle 7 di mattina, e Dominik, Eugenio ed io partivamo in macchina, direzione Lublino (circa 500km est da Poznan). Il viaggio era lungo, attraversava la Polonia per la lunghezza, e passava da una delle zone piu’ ricche (la Wielkopolska) a una di quelle piu’ povere (quello appunto di Lublino).
In poco meno di 5 ore passavamo da autostrade illuminate a 3 corsie senza traffico a strade statali ad una corsia piene di lavori in corso e con traffico da ora di punta milanese (immagino che i polacchi non vogliano avere un’autostrada troppo larga in caso di invasione russa via Ucraina…).

My dad is tired

Mio padre leggermente stanco

Arrivati a Lublino ci fermavano nel centro storico per un pranzo veloce, per poi rimanere bloccati nel traffico (ancora una volta) in direzione dell’hotel in cui si svolgeva la cerimonia. Arrivavo all’hotel Trzy Roze (tre rose) circa 10 minuti prima dell’inizio del matrimonio ma grazie ad una scelta esecutiva perfetta (cambiarmi in auto), ero bello e pronto.

Getting there

Verso Lublino

With my dad

Con papa’ a Lublino

Almost done

Mentre mi cambio in macchina

Il matrimonio tra Jonny e Kinga (entrambi vivono dalle parti di Atlanta, negli Stati Uniti, si sono incontrati durante le olimpiadi del 2012 a Londra) era uno strano misto tra l’idea di divertimento di Jonny e le tradizioni polacche. Si erano sposati in precedenza a Las Vegas, e quindi l’evento era soprattutto per fare felici la sua famiglia.

Looking smart!

Pronto per tutto!

Some more singing and they are married

Jonny e Kinga

With Guy and Rafal

Con i miei colleghi

Dopo una cerimonia velocissima all’aperto entravamo tutti nella sala principale per essere accolti dal leit motiv della serata: maiale e vodka. La maggior parte dei piatti avevano il maiale cucinato in qualsiasi modo, e tutti i tavoli erano pieni di ottima vodka e del famigerato bimber (alcool polacco casalingo, in pratica la versione comunista del moonshine).

Our starters

Ora di mangiare

The imedia8 uk office

L’ufficio londinese

Dancing time!

Primi balli

Dopo il dessert, come colpo finale ad uno stomaco violentato, veniva servito un cinghiale arrosto. Mi sembrava di essere dentro un episodio di Asterix…

Eating that monster

Il cinghiale arrosto

Circondato da compagni di lavoro londinesi e facce che non vedevo da almeno 7-8 anni, la serata passava veloce tra numerose portate e tanto, tantissimo alcool. Ovviamente i balli non potevano mancare, e se la maggior parte delle canzoni erano hit degli anni 80/ inizio anni 90, faceva tenerezza sentire I Ricchi e Poveri e Toto Cutugno (idoli polacchi per le persone piu’ anziane) cantati a squarciagola da tutti gli over 50.

With Guy and Jonny

Alcool fino a tarda notte, come 10 anni prima a Las Vegas

Dopo le 2 , e con ancora 3 ore almeno di festa, io e miei compagni di stanza crollavamo a andavamo a dormire. Alle 7 dovevo svegliarmi per farmi prendere da Dominik e mio padre (abbandonati in un albergo poco distante). Inutile dire che il viaggio di ritorno mi vedeva abbastanza addormentato. Se non fosse stato per lo stop a Varsavia, per mangiare ed andare a controllare la fiera (Dominik era li’ anche per lavoro) e il nuovo stadio, mi sarei probabilmente addormentato fino all’arrivo a Poznan.

La giornata pero’ non era ancora finita. Dominik aveva organizzato i biglietti per una partita casalinga della mia squadra polacca di calcio preferita, il Lech Poznan, in lotta per mantenere il secondo posto in campionato (purtroppo il Legia era troppo lontano per essere raggiunto).

I ricordi di mio padre e dello stadio del Lech si fermavano a quel buco sulla collina, senza posti a sedere ma con lunghe banchine, che era una volta lo stadio vecchio. Niente a che vedere con lo stadio costruito per gli Europei, a livello degli stadi inglesi. Semplicemente uno stadio fantastico.

La partite fortunatamente terminava con una vittoria del Lech 2-1 sul Gornik Zabrze.

Time for a game

All’entrata dello stadio

Before entering

Pronti per tifare Lech!

Some more coreography

I tifosi del Lech

Il giorno dopo era il momento dei soliti addii (io mi sono abituato, praticamente ogni volta che torno devo dire addio a tutti senza la minima idea di quando potro’ rivedere le solite facce note). Dominik ci accompagnava alla fermata del minibus, e ringraziarlo era il minimo.

Ormai, con mia nonna sempre piu’ vicina ad una triste telefonata, lui e’ il mio ultimo contatto con la mia infanzia polacca. Un’infanzia vissuta intorno alla fiera, in cui mio padre ha lavorato ogni anno, e in cui Dominik e ora direttore e organizzatore di uno dei nuovi eventi europei di equitazione, la Cavaliada.

Dominik and Dad

Mio padre e Dominik

5 ore piu’ tardi eravamo di ritorno in Italia. Non credo di avere mai passato cosi’ tanto tempo in compagnia di mio padre da decenni, e sinceramente vorrei che fosse qui in Sudafrica con me per accompagnarmi in qualche altra avventura in questa nazione descritta cosi’ bene dal suo autore preferito, Wilbur Smith.

(tutte le foto del viaggio le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157644298862687/)

Maggio, pioppi dimenticati

Da tempo non tornavo a Maggio in Italia. Per la precisione dal 2004. 10 anni fa (vivevo ancora a Londra e i miei cari amici Ian e Sarah, ora da tempo residenti a New York, erano venuti a passare un veloce weekend con me).

Con la scusa di un matrimonio in Polonia fare scalo (e tappa) in Italia era scontato.

Dopo un viaggio lunghissimo, con uno scalo a Dubai di circa 10 ore (dove, per passare il tempo, ho dormito negli snoozecube, dei cubi isolati all’interno dell’aereoporto del costo di circa $20 dollari all’ora, sempre meno di una notte nell’albergo all’interno dello scalo…), arrivavo a Malpensa stanco morto, noleggiavo una macchina e mi presentavo a Canegrate.

Time to relax

Rilassato all’interno di un cubo

L’idea era di rilassarmi, e fare un po’ di sport visto che da troppe settimane ero diventato un lazzarone. Poi, dopo 4 giorni, avrei preso mio padre e l’avrei portato in Polonia per un viaggio in terre che avrebbe avuto difficulta’ a riconoscere, per poi tornare in Italia, spendere 2 giorni e ripartire direzione Sudafrica.

Cosi’, di Domenica mattina, eccomi a Ceriano Laghetto (un nome ingannevole visto che questo laghetto non lo ha visto proprio nessuno) per una 14km in compagnia delle solite facce: Davide, Mera, Luciana e Olga. E, come ospite speciale (anche lui preso dal vizio della corsa) ecco tornare Beppe.

L’idea era di correre con Beppe e tentare di fare un tempo decente in un percorso misterioso. Erano da anni che non correvo insieme a lui.
L’ultima volta, tolti gli allenamenti di calcio (un infortunio lo ha tolto dalla scena calcistica locale alla fine degli anni 90!), era stato alla campestre autunnale dello scuole medie, dove io arrivavo sempre terzo e lui sempre quarto (i primi due arrivano ogni anno nella stessa posizione…). Stiamo parlando della fine degli anni 80…

La partenza, dalla piazza di Ceriano, era un po’ caotica, con due curve ad imbuto dopo pochi metri. Per evitare la folla uscivo dal percorso segnato e in qualche modo riuscivo a infortunarmi al polpaccio. E cosi’, con 13.8 km da percorrere, dovevo rassegnarmi all’idea di finire la corsa senza nessuno tempo decente.

At the Straceriano at Ceriano Laghetto

Poco dopo la gara

At the Straceriano at Ceriano Laghetto

Foto di gruppo

Per fortuna Beppe, da buon storico amico, decideva di fare la corsa con me, mentre soffrivo in tutti i modi: i semi di pioppi, sparsi dal vento, mi entravano in qualunque orifizio, e presto iniziavo a starnutire, a ruttare, oppure a liberarmi di gas accumulati durante il viaggio transcontinentale.

At the Straceriano at Ceriano Laghetto

Davide, mio padre e io

L’umidita’, nonostante fosse nella norma per la zona, per me era comunque troppo alta, abituato al clima secco di Johannesburg, e mi ritrovavo disperato per un po’ d’acqua, io che in una 20km di solito bevo una volta sola.

At the Straceriano at Ceriano Laghetto

Infortunato!

Finivamo il percorso (13km invece di 14km) in un tempo decente dopo un inizio lento, per poi aspettare il resto della truppa e festeggiare in piazza.

Informazioni sulla gara le trovate qui

Poche ore dopo la famiglia Olgiati richiedeva la mia presenza a casa di Renato per un pranzo modello Natale dei tempi passati, con invitata speciale mia cugina Simona (che da anni vive nel Trentin0) ed io, che ormai dal 2001 vivo lontano da Canegrate.

Cousins Reunion

Riunione famigliare

Il cibo era abbondante e l’alcool pure, tanto che per rivedere Beppe (e Massi, un altro amico storico), dovevo aspettare di passare un po’ di tempo prima di guidare verso la grigliata che avevano fatto nel frattempo.
Inutile dire come sia sempre strano rivedere i miei amici e scoprire che il loro mondo va avanti benissimo anche senza di me: sposati, con figli e con una carriera stabile.

Io sono stato praticamente assente per 13 anni (e lo saro’ ancora chissa’  per quanto tempo), e fa sempre piacere rivederli e potere parlarci senza avere pause imbarazzanti per coprire gli anni passati lontano.

Il giorno dopo invece era la volta del cenone (un altro massacro di ottimo cibo e ottimo alcool) a casa di mia madre, in compagnia della famiglia di suo marito (tecnicamente suo figlio e il mio fratellastro). Io, abituato ai silenzi di casa mia, per un po’ venivo frastornato dal continuo parlare di tutti gli ospiti, ma poi riuscivo ad adattarmi e passare una grandiosa serata.

A big dinner at my mum's

A casa di mia madre

Martedi’ era tempo di cucinare la pork belly (la pancia del maiale) a mio padre, mia sorella, Davide, Renato e il mio cane. Era stato impossible trovare un taglio di  maiale ideale, visto il diverso utilizzo di quella parte del porco che si fa in Italia. Ma in qualche modo riuscivo nell’impresa, e distruggevo le arterie della famiglia con un pranzo pieno di amore e grasso. Senza scordarsi del sigaro e del Jack Daniels (finito in tre) fornito da Davide.

Pork Belly time

Pork belly: tutto pronto

Making my cousin happy

Davide ha fame

Tyson gets it

Mangiano tutti

Il resto delle giornate passavano in preparazione del viaggio polacco (di cui parlero’ presto).

La sera prima di partire venivo invitato da Giamba (e Laura) a casa loro, dalle parti di Bareggio, per una cena siciliana (Laura era appena tornata dalla Sicilia). Venivo ringraziato delle mia presenza con un limoncello fatto con i limoni che l’anno scorso avevamo portato dietro dopo il viaggio in Sicilia con Lindsey & co..

A young love

Giamba e Laura

I need that bow tie done!

Papillon time

Poi passavamo una buona ora a tentare di fare il nodo al mio papillon (essenziale visto che per il matrimonio in Polonia avevo deciso di usare il mio smoking). Fortunatamente internet e’ venuta in aiuto e dopo mille tentativi avevo almeno il papillon pronto.

 

 

Poi, purtroppo, era la volta di partire.
Da tempo ormai mi sono rassegnato che non riusciro’ mai a rilassarmi e passare momenti preziosi con le vecchie facce di una volta. Troppe persone da vedere, e tutte hanno una loro vita che va avanti senza preoccuparsi dei miei viaggi.

Ma fino a quando avro’  la mia famiglia e miei vecchi amici a bere un drink con me, mi sentiro’ sempre a casa.

(tutte le foto le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157644297796910/)