Il riposo dello sportivo. Prima di nuove avventure

Dopo un Novembre cosi’ cosi’, ho deciso, invece di partecipare all’ennesimo triathlon (nelle Midlands, anche se poi e’ stato annullato per colpa della nebbia) di portare Lindsey e i cani sulle colline del Magaliesberg, nello stesso posto dove siamo andato un anno e mezzo fa: Stone Hill.

L’idea era passare un weekend all’insegna del relax (anche se mi ero portato le scarpe da corsa per farmi una scampagnata tra le colline, con tutto il resto della truppa)

Certo, fare niente nei weekend per me e’ un problema, visto che approfitto di tutto il tempo libero possibile per partecipare a gare di qualsiasi tipo.
Ma per una volta cazzeggiare e passare il tempo a spasso coi cani (cercando di fare foto di gruppo impossibili), stravaccarsi sulla poltrona e parlare con Lindsey del piu’ e del meno, e cucinare sul fuoco all’aperto mi hanno ricaricato in vista delle prossima due settimane, in cui partecipero’ agli ultimi due triathlon stagionali.

L’unico problema? Da Domenica sto tentando di eliminare le zecche che i cani si sono portati dietro (colpa mia, mi sono scordato di comprare le pastiglie anti zecca..)

Qualche foto del weekend:

Ready to go!
Pronti alla partenza!

Almost there
Verso Stone Hill

Walking the dogs
A spasso con i cani in campagna

Have you ever seen a more happy dog basking in the sun?
Cucciola si gode il sole

Trying to get a selfie with 3 dogs...
Avete mai provato a fare un autoscatto con 3 cani?

The dogs and I
Con i miei cagnoni

By the Stone Hill entrance
Davanti all’ingresso di Stone Hill

Lego: un’ossessione dimenticata

Le mie memorie di bambino, prima di dedicare tutto il mio tempo libero a calcio, computer e libri, spesso avevano un elemento in comune: il Lego.

Mi ricordo il mio primo regalo di Natale (questa fantastica astronave) e la spensieratezza nel seguire le istruzioni per montare il tutto, giocarci un po’, e poi ricominciare da capo, stavolta creando qualcosa di diverso (di solito repliche dei robottoni anni 80).
Lego Spazio e Lego Castello erano i miei preferiti.

Ci ho giocato per anni, comprando soprattutto scatole in Polonia durante le mie vacanze estive, dove col dollaro potevo andare nei negozi Pewex (vietati ai polacchi,  solo per stranieri) e con un cambio favorevole rispetto alla lira mi portavo a casa di tutto.

Poi, come con tutti i giochi da bambino, e anche con la mancanza di nuove scatole interessanti, ho completamente smesso, mettendo le dozzine di modelli (inclusi pezzi incredibili come il primo castello o la monorotaia spaziale) in un contenitore che un giorno provero’ a portare qui in Sudafrica.

25 anni dopo, eccomi di nuovo (quasi) scaraventato dentro, con una voglia incredibile di comprarmi i modelli piu’ costosi (tipo la Death Star, che costa tipo 400 dollari!) e riscoprire la voglia di costruire e inventare avventure. Come mai?

Nel giro di pochi mesi ho visto il Lego Movie (bellissimo), ho comprato la prima scatola di vero Lego per il mio nipote Campbell, e, tornando da Durban il meso scorso, mi sono comprato il calendario natalizio del Lego Star Wars giusto perche’ era in offerta in un negozio di giocattoli sperduto.

E poi Lindsey, due settimane fa, mi ha portato alla fiera annuale del Lego, dove mi sono trovato circondato da queste meraviglie:

Lego Fair in Centurion

Mose’ divide il Mar Rosso

Lego Fair in Centurion

Il Millenium Falcon

Lego Fair in Centurion

Diorama spaziale

Lego Fair in Centurion

L’attacco di Hoth

Lego Fair in Centurion

Mentre ammiro il progetto Guerre Stellari

Lego Fair in Centurion

La ricostruzione di un gigantesco supermercato sudafricano mentre gli Avengers combattono!

Lego Fair in Centurion

Hulk Smash!

E ora mi chiedo… quando mi potra’ costare spedire tutto il mio Lego italiano qui in Sudafrica?

Ancora poche settimane

La trafila per avere permesso di soggiorno permanente (e non da rinnovare ogni due anni) e’ stata lunga, ma finalmente qualche mese fa ero riuscito ad ottenerlo, dopo “soli” 6 anni di matrimonio.
Una volta ottenuto il visto, poche settimane piu’ tardi, verso la fine di Aprile, mi presentavo per un altro giro di burocrazia sudafricana (simile a quella italiana, ma in 11 lingue) per fare richiesta dell’ultimo documento necessario: l’ID Card (ovvero la carta d’identita’ sudafricana).

Possedere l’ID card (e soprattutto il numero univoco collegato alla mia figura) mi permettera’ finalmente di convertire il mio conto in banca con FNB (l’unica banca che nel 2007 mi permise di aprire un conto con loro da Londra) da “non-resident foreigner” a “resident”, e sbloccare tutta una serie di paletti che il mio conto presenta al momento: ad esempio nessuno mi puo’ spedire o pagare soldi sul conto, a meno che non sia in valuta estera, non posso ottenere prestiti o carte di credito, e una volta con l’ID in mano potro’ riorganizzare il mutuo con un interesse meno alto dell’attuale (almeno 1-2 punti percentuale piu’ in alto dei residenti)

Purtroppo tra Aprile e Novembre, una richiesta che sarebbe dovuta essere approvata in meno di 2 mesi si e’ bloccata e cosi’ fino a questa mattina non sapevo ancora lo status.
Motivo? Da 12 settimane e’ in atto lo sciopero postale.

Solitamente me ne fregherebbe poco visto che da tempo ho fatto la conversione delle varie bollette verso il digitale, ma purtroppo la mia cartella con tutti i miei documenti e’ rimasta per mesi incastrata in qualche ufficio a Pretoria.

Ma oggi, per la prima volta, interrogando il database delle richieste nazionali (qui tentano di fare tutto via digitale, visto che spedire documenti per esempio a Soweto e’ un po’ un problema…), ho ottenuto questo:

Almost an ID

Lo screengrab e’ pessimo (non che il sito sia meglio), ma finalmente ho notizie riguardanti la mia ID card: la stanno stampando a Pretoria.
Una volta stampata dovrebbe essere qui in 1-2 settimane.
E finalmente le mie mattinate perse nei labirinti burocratici africani saranno finite (anche se iniziero’ ad affrontare i labirinti burocratici italiani per riuscire a dare a Lindsey un passaporto italiano…)

Sopravvivenza sportiva: basta un ghiacciolo (70.3 Iron Man in Durban!)

Getting ready the night before

La notte prima

“Wave number 4, please approach the beach”

Finalmente il momento tanto atteso sta arrivando. Dopo aver approfittato dell’ospitalita’ di Shari in Howick due notti prima, a circa 100km da Durban (ma a ben 500km da casa), e aver passato una serata rilassante ieri sera, in un albergo a pochi chilometri dalla spiaggia, sto per tuffarmi in acqua per la parte piu’ difficile del mio primo 70.3 Half Iron Man (il Tri Rock di Durban): il nuoto.

All so tight in here!

Mentre mi preparo alle 6 di mattina

Now we wait

Pochi minuti prima della partenza

Il giorno prima con Lindsey e Shari mi ero presentato a questo stesso molo per provare a capire due movimenti che mi erano sconosciuti: correre verso il mare aperto, tentando di tuffarmi nelle onde per riuscire a prendere il ritmo prima possibile, ed uscire, evitando lo forti correnti che continuano a spedirmi 10-15 metri piu’ indietro di dove avevo iniziato.

Tre gruppi sono gia’ partiti, inclusi i professionisti che probabilmente hanno quasi finito i 2km o poco meno di nuoto. Il percorso e’ stato cambiato visto che piu’ a Nord il giorno prima le onde avevano creato condizioni impossibili.

Le onde il giorno prima

No swimming allowed a day before the triathlon

Divieto di nuoto il sabato prima della gara

“Wave number 4, 2 minutes to go”

Saluto Lindsey, e vedo la preoccupazione sul suo viso. Sa benissimo che delle tre discipline, il nuoto e’ quella in cui me la cavo meno. Io che solo settimana scorsa sono quasi affogata durante uno sprint triathlon, e che per migliorare mi sono preso un insegnante privato che incontro ogni Venerdi’ alle 6.30 di mattina a 30km da casa mia.

Guardo tutte le persone intorno a me, e la maggior parte sono piu’ alte, piu’ in forma, e decisamente piu’ a loro agio sul mare. Probabilmente vivono a pochi chilometri dall’Oceano, oppure hanno anni di esperienza.

“Wave number 4, 10 seconds…9… 8…”

Sono tutti gia’ partiti. Una corsa di 20 metri in acqua alta fino alle ginocchia e poi ecco le onde, che nascondono la prima boa, a 100 metri da qui. Mi butto contro la prima onda, e riesco in qualche modo a trovare un ritmo. Inizio a nuotare. Respirazione unilaterale (purtroppo ancora mi sfugge il respiro su due lati). Mi faccio largo tra un po’ di nuotatori, e, in poco tempo arrivo alla boa. La sorpasso e volto a sinistra, cercando la seconda boa, a poco meno di 2 km di distanza. Con le onde e’ difficile vederla, ma appena la scorgo, cosi’ lontana, guardo subito in alto in direzione della spiaggia, cercando punti di riferimento verticale. Il Suncoast casino e’ li, e a poca distanza vedo il bellissimo stadio Moses Madhiba costruito per i mondiali di 4 anni fa. Sara’ il mio punto di riferimento.

And here we go!

Si parte!

Swimming to the first buoy

Prima boa

Non sono velocissimo, ma non mi fermo mai. Se qualche nuotatore si aggiunge di fianco a me, tento di seguirlo per evitare di perdere tempo guardando davanti. Altrimenti mi tocca muovere la testa e cercare l’arco dello stadio.

Il ritmo non e’ velocissimo, ma qui in mare aperto e’ quello che mi serve: regolare. Non sbuffo, non bevo acqua, mi concentro sulla tecnica e vado avanti. A meta’ gara mi passa sotto la faccia un blue bottle, una specia di medusa (anche se in verita’ non lo e’), che mi tocca coi tentacoli e mi provaca un fastidio mica da poco sul naso e sulla bocca (non saro’ il solo).

Dopo 40 minuti finalmente passo la seconda boa e svolto ancora a sinistra, dove vedo la spiaggia. Gli ultimi 100 metri sono brutali. Le onde sono salite e la fortissima corrente continua a rendere la spiaggia un miraggio inarrivabile. Vedo un po’ di persone, piu’ affaticate di me, avere difficolta’ ad uscire. Io invece di tirare dritto decido di prendere una via piu’ lunga, tornando quasi indietro, e tagliando la corrente.

Esco dopo 2km in 46 minuti, e prima della transizione mi tocca correre 800 metri tentando di togliermi la tuta da nuoto (super aderente). Vedo Lindsey proprio prima delle bici, ed entrambi ci scambiano un sorriso sapendo che la parte difficile e’ finita senza problemi.

I'm alive Lindsey!

Finalmente fuori

Prendo le bottiglie d’acqua che mi fornisce al volo, e parto, per 90km di bici lungo la costa.

Dopo qualche chilometro di assestamento, noto la piu’ grande differenza con il nuoto: il silenzio. Mentre nuotavo il costante rumore dell’oceano intorno a me, e la musica di sottofondo proveniente dalla spiaggia erano continuamente presenti. Qui, con regole di non-drafting (non puoi andare in scia a nessuno, devi avere almeno 10 metri di distanza), e l’autostrada chiusa alla macchina, non sento nessuno rumore. Non c’e’ traffico, ci sono pochi spettatori (tutti saranno intorno al percorso di 7km, da fare 3 volte, sulla spiaggia) e in generale, lungo la costa settentrionale di Durban, non ci abita proprio nessuno.

45km verso Ballito, continuando a salire negli ultimi 15. E poi via verso Durban, tentando di scorgere lo stadio, che mi indica il punto di arrivo. L’unico mio pensiero, mentre volo a 50km/h in posizione aerodinamica, e di non forare, ma fortunatamente le strade sono in condizioni perfette.

Time to get on the bicycle

Tempo di salire in bici

Dopo 3 ore e 10 minuti vedo di nuovo Lindsey, davanti all’ultima area di transizione. Le nuvole sono sparite, e ormai il sole (siamo vicini a mezzogiorno) sta iniziando a picchiare. Scendo dalla bici in qualche modo (nessuno scende in maniera elegante), saluto Lindsey e inizio a correre. 7km lungo la spiaggia, 3 giri, 35 gradi.

Time to (try to) run

E ora si corre

Il primo giro e’ un dolore unico. Le ginocchia stanno per crollare, e non riesco a prendere il ritmo. Ma continuo a correre. Mai fermarsi. Nel secondo finalmente sgranchisco un po’ le gambe ma le stazioni di rifornimento (ben 4 lungo i 7km) mi sembrano lontanissime, e inizio a soffrire il caldo. Ad ogni stazione passo, afferro due bicchiere, ne bevo uno e me ne rovescio un altro sulla testa.

Il caldo e’ terribile, e fortunamente Lindsey mi si presenta con la soluzione: un ghiacciolo. A meta’ del secondo giro e’ in piedi, offrendomi il ghiacciolo mentre corro. Lo prendo, e finalmente riesco a sentirmi meglio mentre in qualche modo corro e succhio allo stesso momento. Un giro piu’ tardi, mentre sto per concludere la gare, vedo altre mogli o ragazze che prendono il prestito la stessa idea per i loro amati corridori.

A 200 metri dalla fine, davanti allo stadio, finalmente posso svoltare a sinistra, verso l’arrivo (in salita) e non a destra per un ennesimo giro. Arrivo stremato. Morto. Ma arrivo. Poco meno di 2 ore di corsa. Totale 6 ore e 2 minuti, passate senza mai fermarmi.

Il faccione mi da ancora fastidio per colpa della medusa di 5 ore prima, ma poco importa. Ho finito il mio primo half iron man, 113km di gloria e dolore.

And finally it's over!

Finita!

Give me that medal!

Sono leggermente stanco…

The beautiful medal

Non e’ una bellissima medaglia?

Mi merito un bacio, una medaglia, una birra e una pomeriggio rilassante. Sono un eroe. Almeno a casa mia.

With my tehnical team

In cima allo stadio, a rilassarmi

I dettagli della gara sono qui: (finalmente raggruppati in una sola pagina)

http://connect.garmin.com/modern/activity/607157754

Le foto (in attesa di quelle ufficiali) sono invece qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157648475902846/

Tra calci, quadri e dolori al culo

Solo due settimane prima del 70.3 Iron Man in Durban, ed eccomi infortunato. Durante il quarto di finale della coppa di lega, mi sono strappato un aduttore. Infortunio non gravissimo, ma che mi rallenta la preparazione.

Panorama vs Balfour

Durante la partita

La partita, giocata contro una della strane squadre etniche locali (il Balfour, formato principalmente da ebrei), e’ finita 2-2, ma dopo una rissa durata 10 minuti in cui sono stati scambiati cazzotti e bestemmie (nell’unica partita della stagione in cui Lindsey e’ venuta a vedermi…) e 4 cartellini rossi, loro hanno deciso di abbandonare il campo in protesta dandoci la vittoria a tavolino…

Io della rissa ho visto poco e non ho proprio partecipato, con il ghiaccio sulla coscia. Alla fine pero’, nonostante una dozzina di giocatori si siano presi a cazzotti, solo due persone uscivano dal campo sanguinanti: il loro difensore, colui che ha fatto scoppiare la rissa, e io, che prima di uscire infortunato ho ricevuto una tacchettata sul ginocchio!

Panorama vs Balfour

Una volta tornato a casa…

Cosi’ Sabato, invece di andare a correre o giocare un’altra partita, ho passato il pomeriggio con Lindsey a provare a completare un progetto partito anni fa: appendere una serie di foto (stampate su tela), accumulate dal 2010 (!), sullo spoglio muro del pub.

L’incapacita’ e la poca voglia durante gli anni (oltre al continuo accumulo di foto proprio per quel motivo) sono finalmente sparite quando Lindsey, dopo aver deciso l’ordine, ha avuto la brillante idea di disegnare un prototipo coi punti di riferimento per i chiodi su un foglio di carta enorme, per poi appenderlo e piantare i chiodi in maniera precisa, senza stare a perdere la pazienza tentando di allineare foto di diversa larghezza.

Hanging stuff on the wall the proper way

Lindsey costruisce il prototipo

Hanging stuff on the wall the proper way

Tutto pronto!

Hanging stuff on the wall the proper way

Mentre appendo i contorni sul muro

Hanging stuff on the wall the proper way

Tempo di piantare qualche chiodo

Il risultato finale e’ poi stato raccolto in un timelapse video qui sotto:

Hanging stuff on the wall the proper way

Il risultato finale (qualche foto doveva essere raddrizzata a mano)

Domenica invece, dopo un Sabato passato a casa, me ne sono andato a fare una gara di bici (una sport a basso impatto, possibile con il tipo di infortunio patito): la Rand Water Race for Victory.

Dei tre percorsi possibili (150,110 e 54km) ho scelto il piu’ corto, e, dopo essermi presentato senza acqua (lasciata a casa), Garmina (lasciato a casa) e con lo smartphone scarico, ho spinto per riuscire a finire il prima possibile. Alla fine ho completato la gara a circa 30km/h, sinceramente non male per un mediocre ciclista come me. Anche se poi, una volta tornato a casa, mi accorgevo che mi ero scordato di mettermi il Fissan, e non riuscivo a sedermi per qualche ora, col culo irritato…

Rand Water Race for Victory

La partenza della gara

Rand Water Race for Victory

Poco prima della gara

Rand Water Race for Victory

Una medaglia originale, per una volta!