Impero Romano 0 – Tutankhamun 1

La confederation cup e’ partita, e vorrei che gia’ finisse.

Dopo la festa di lunedi’ (che mi ha fatto scordere che l’Italia era sotto di un goal contro una nazionale che aveva 10 giocatori in campo e in cui il calcio e’ praticato principalmente da donne nei college) ieri sera e’ stata una serata atroce. Perdere con l’Egitto, squadra organizzata, la piu’ europea della africane, ma senza nessuna stella – il portiere deve ringraziare i piedi storti di gente che in nazionale segna 1 volta ogni 2 anni – e’ semplicemente umiliante.

Senza contare il tradimento di tutti quei neri che solo 3 giorni prima tifavano Italia.
Eccoli tutti schierati con l’Egitto giusto perche’ fanno parte dello stesso continente, anche se non hanno niente in comune. L’Italia e’ una squadra che non piace quando vince, pensa te quando perde.

Voltiamo pagina e pensiamo al Brasile. Considerando che l’Egitto vincera’ con gli USA, un 3-0 dovrebbe mandare il Brasile a casa.

Triste cronaca degli eventi:

09.00 – 17.00  – Mi sveglio con il torcicollo, e inciampo sul cane che dorme, andando a sbattere la testa contro l’armadio. La maledizione di Tutankhamun inizia di prima mattina. Mangio, cago, lavoro – pausa – mangio, cago e lavoro. Solita routine. Sono pronto e carico. Che male il collo.
17.30 – Nonostante lo stadio si trovi a Johannesburg invece della lontana Pretoria, per battere il pericolo traffico della gente che torna dal lavoro decidiamo tutti insieme di partire alle 6. Lindsey e’ pronta con la sua maglietta di Materazzi, Jill e Curtis sono pronti pure loro. Andiamo a prenderli.
17.45 – Arriviamo al parcheggio per prendere le navetta. Vedo un sacco di bandiere tricolori. Le guardo meglio. Sono bandiere egiziane. Fa freddo, ma sembra di essere al Cairo. Sono circondato da Arabi.
17.55 – Prima di entrare nella navetta ci vengono consegnati pacchetti di goldoni gratis. 10 per pacco. Jill dice che sono di marca economica. Io penso a chi cazzo va allo stadio per trombare. Mi metto i goldoni nel taschino, giusto in caso di festeggiamenti per la vittoria italiana direttamente sulle tribune.
18.00 – Siamo sulla navetta. Sono circondato di comparse di Cleopatra e Antonio. Tutti egiziani. Vedo un italiano in fondo alla navetta. Ha una bandiera italiana, una faccia da vero meridionale incazzato, e una tuta del Messina Calcio. Decido di considerarlo egiziano.
19.00 – Un’ora di traffico e siamo ancora lontani.
19.30 – Arriviamo, e sbarco direttamente nel centro di Cairo. Ellis Park si trova in quella che una volta era un quartiere di lusso (o perlomeno decente). Dallo in pasto a poveracci per 20 anni , e ti ritrovi in un set di Resident Evil. Aspetto zombie dietro agli angoli, trovi sudafricani neri che tifano Egitto. Gli zombie mi stanno piu’ simpatici.
20.00 – Il problema di andare allo stadio con moglie e amici: pretendono cose assurde, come comprare cibo, parlare un attimo prima di separarsi (siamo seduti dall’altra parte) e addirittura pisciare. Io dalle 19.30 voglio solo essere seduto e pensare e come festeggiare senza essere ucciso dalle truppe del faraone.
20.25 – Nessuno inno sudafricano (con una moschea poco lontana e il centro nord-africano a 2km da qui, immagino che pochi lo conoscano), veloce – e pessimo – inno egiziano composto probabilmente per qualche film degli anni 60, e inno italiano.
Non riesco a sentire la musica, sotterrata da migliaia di fastidiose vuvuzela. Tento di cantare, finisco l’inno 10 minuti piu’ tardi, tentando di mettermi a pari.
20.30 – Inizia la partita. Quando vinciamo urlo qualcosa contro Allah. Tutto sommato non si parla solo di una partita di calcio. Molto di piu’! Impero Romano vs Egiziano, Cristiani vs Musulmani, San Siro vs le Piramidi di Giza. Pensa a qualche frase ad effetto che le combini tutto per insultarli una volta vinta la partita, ma non mi viene in mente niente.
20.45 – L’italia cazzeggia in campo, Gilardino in panchina gioca a scopa con Amelia, e De Rossi tenta di tirare. Gattuso sbaglia tacchetti e non sta in piedi
21.00 – Come cazzo e’? Siamo campioni del mondo, Gilardino e’ in panca, ma ancora non riusciamo a segnare contro una squadra che fino all’altro ieri si allenava con i cammelli. Probabilmente in Italia ci alleniamo con le capre.
21.10 – Segna il maligno impero egizioGiulio Cesare, da Roma, piange. Il triumvirato e’ in crisi.
21.10 – Ci ha segnato un giocatore chiamato Homos. Sembra il nome di uno yogurt per gay.
21.15 – Festa sugli spalti quando mancano ancora 45 minuti. Sono perplesso.
21.30 – L’Italia entra e si schiera, l’Egitto probabilmente colpito da diarrea ne manda solo quattro. Magari sono convinti che con Anubi dalla loro parte 4 contro 11 potrebbe bastare. Ne entrano altri 6, e solo dopo 5 minuti arriva l’ultimo giocatore. L’ipotesi diarrea e’ confermata dalla faccia del tipo e da quella di Gilardino.
21.40 – Finalmente la nazionale spinge. Fuori Pablito Giuseppe Rossi, dentro suo padre Toni. Non funziona. Sanno tutti che Toni ha bisogno di 10 limpide occasioni da goal per segnare in nazionale. Ne ha sbagliati solo 2 lunedi’. Prima di segnare deve sbagliarne altri 8. E infatti, poco dopo entrato, sbaglia un goal.
22.00 – L’impero romano spinge, ma le legioni non riescono ad affondare nel cuore della difesa egizia. Ci vogliono gladiatori. Gattuso, dalla panchina, si arma di tridente. Gilardino bacia una foto autografata di Russel Crowe.
22.15 – 245 tiri in porta, ed un cross di Iaquinta e’ l’unica palla che sorprende il loro portiere paratutto, cugino nordafricano di Ed Warner. E non non abbiamo neanche un misero Tom Baker. In difesa Chiellini, dopo l’ennesimo pallone fatto rimbalzare in modo da farsi fregare dall’avversario, mi ricorda che di Bruce Harper ne abbiamo un sacco (e in tribuna, incazzato, mi chiede… come cazzo fa Bruce Harper a finire in nazionale in Holly e Benjy? Giocano tutti avanti? E’ l’unico difensore disponibile?)
22.25 – Con 10 minuti di ritardo l’Egitto ringrazia Allah e festeggia in campo bevendo latte di cammello e mangiando ceci. Gilardino pensa al suo prossimo cosmopolitan. Rossi al succo di frutta.
22.40 – Esco dallo stadio insieme a 50000 persone, e mi trovo in mezzo a Medina. Arabi che piangono e in ginocchio ringraziano il loro dio o il loro faraone, e neri comunisti che inneggiano all’unita’ africana (ma dico, sanno che gli egiziani avevano schiavi neri ben prima degli americani?)
23.00 – Sono a casa. Non c’e’ corrente. Mal di testa. Abbiamo perso e a meno di miracoli siamo fuori. Mi consolo pensando all’impero romano che 2000 anni prima di me aveva conquistato e reso l’Egitto una misera provincia tipo Monza.

E mi faccio una promessa: appena vado in Egitto mi precipito a Giza e incido sulle piramidi un bel SPQR. Pisciando.

 

Italy - Egypt 0-1

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