Le telefonate intercontinentali che non vorresti mai sentire

Mi chiedo ancora adesso cosa’ avra’ pensato Lindsey.

Il telefono squilla in ufficio, io incazzato mi alzo dal cesso con meta’ cacca ancora in corpo, saltellando con pantaloni e mutande verso il cellulare.

Guardo chi mi sta chiamando. E’ mia mamma. E sono le 10.30 di sera.

Rispondo, ricevo la notizia, e immagino che avro’ tirato un bestemmione dopo il primo, incazzato, no.

Lindsey entra in ufficio e sono in piedi, cellulare all’orecchio, il giornale che stavo leggendo nell’altra mano (e che devo ancora finire di leggere, ho lasciato il giornale per terra da ieri), culo scoperto e il resto intorno alle mie caviglie.

Riattacco. Lindsey mi chiede cosa e’ successo. E’ morto mio nonno, in Polonia, rispondo.

Sbatto il giornale per terra, torno nel cesso, finisco di cagare.

E, prima di provare a mettermi a piangere, penso a quel viaggio saltato l’anno scorso con Lindsey, la moglie del nipote – che non incontrera’ mai – , per colpa della varicella.
Penso al viaggio di quest’anno, programmato per Luglio, per fare incontrare finalmente i nonni a mia moglie.

Ma soprattutto penso a quella cartolina da Cape Town, comprata un mese e mezzo fa ma spedita solo sabato, per colpa della mia lazzaronita acuta. Arrivera’ tra 2 settimane, ma a riceverla ci sara’ solo mia nonna, ora completamente sola in Polonia.

E, prima di dire a Lindsey di andare a dormire che ho voglia di stare da solo, penso alla distanza, quei 10000km e passa che mi separano dalla mia famiglia, e quanto quei chilometri siano davvero tanti.