La rivincita dei minatori

No, non sto parlando dei numerosi minatori che nelle ultime settimane hanno paralizzato le ricchissime miniere sudafricane con vari scioperi, e probabilmente continueranno per un po’ (prima o poi vi aggiornero’ sulla situazione politica / economica locale).
Sto parlando del Miners Revenge, organizzata da Bryton, una gara off-road (trail) a 45 minuti da qui. Con la stagione calcistica agli sgoccioli (mercoledi’ ho la finale di coppa tra l’altro, poi solo 4 partite rimaste in una stagione che non ci dice piu’ nulla) sto lentamente facendo partire la transizione verso sport individuali, con un occhio a triathlon e corse di vario tipo.

La gara e’ stata corsa da me, Andy (compagno di gare fuoristrada, la sua passione) e sua moglie, Kirsten, mentre Lindsey rimaneva a casa ad accudire Campbell, il loro figlio.

Con l’addio dell’inverno, svegliarsi e guidare verso una destinazione in mezzo alle montagne e’ un piacere. La partenza sotto un primo sole prometteva bene, e il percorso di 15km, intorno ad una vecchia miniera (da qui il nome) forniva, soprattutto lungo le scalate, panoramiche rilassanti.

Sono stato in contatto con Andy per circa 10km (dopo essere partiti circa 5 minuti dopo il resto, visto che eravamo arrivati tardi), prima che il sole cominciasse a picchiare sul suo pallido corpo (soffre in maniera esagerata).
Io invece, grazie al mio superiore gene mezzo mediterraneo, e al fatto che mi alleno nelle pause pranzo (quando il sole picchia), ho iniziato ad accelerare e ho finito la gara correndo molto piu’ in fretta di quello che mi aspettavo.

Alla fine sono arrivato 66esimo, in poco piu’ di un’ora e mezza.
I dettagli della gara, registrati dal mio fidato Garmin, li trovate qui: http://connect.garmin.com/activity/372317982, mentre in attesa di recuperare qualche foto ufficiale, eccoci qui dopo l’arrivo:

Bryton Miners Revenge 2013
La medaglia

Bryton Miners Revenge 2013
Una notevole birra

Bryton Miners Revenge 2013
Con Andy

Bryton Miners Revenge 2013
Andy e Kirsten

E ora, con l’aiuto dell’energia solare, vincero’!

Solar Geyser with evacuated tubes installation

Il mio nuovo geyser (caldaia)

Probabilmente la mia passione per l’energia solare era iniziata negli anni 80, seguendo Daitarn 3 in televisione e la fantastica mossa finale con cui mettava ko i nemici. Anni dopo mi sarei chiesto perche’ non la utilizzava immediatamente, ma poi avrei capito che per accumulare cosi’ tanta energia solare doveva avere l’intera struttura ricoperta in pannelli fotovoltaici…

Nel Nord Italia utilizzare il sole per scaldare l’acqua era un po’ inutile, l’estate durava (e dura) solo 3/4 mesi, e durante l’inverno sarebbe stata una missione impossibile. Idem a Londra. Senza contare che in entrambi i casi il gas (abbastanza economico) scaldava l’acqua della caldaia e il risparmio sulla bolletta non avrebbe avuto l’effetto desiderato.

In Sudafrica invece, dove solo poche zone di Johannesburg sono coperte dai tubi del gas (costruiti qualche decennio fa, e da almeno vent’anni lasciati un po’ andare in malora), tutti si scaldano l’acqua con un geyser elettrico. Fino al 2007, quando l’elettricita’ era una soluzione economica, l’impatto sulla bolletta era minimo.
Dal 2007 in poi, e durante varie crisi di Eskom, l’equivalente sudafricano dell’Enel (soprattutto per colpa del pessimo management BEE, ovvero neri messi al potere senza avere idea di cosa fare), il costo dell’elettricita’ e’ salita in maniera spaventosa, tanto che adesso, nel 2013, una caldaia che rimane accesa tutta la giornata per scaldare l’acqua vale circa il 40/50% dell’intera bolletta.

Qui l’elettricita’ costa un sacco. I motivi sono vari: pessima pianificazione, pessima manutenzione e crescita smisurata dell’utilizzo, soprattutto nelle zone povere (dieci anni fa i neri non avevano telefoni cellulari, adesso tutti ne hanno almeno uno. Immaginate quanti milioni di caricatori sono attaccati alla linea elettrica per ore...).
Senza considerare che il governo negli ultimi 10-15 anni ha fornito energia elettrica gratis (o quasi) alle zone in via di sviluppo, supportando le spese grazie al circa 10% della popolazione sudafricana che paga le tasse…  Un’indagine di Luglio ha scoperto ad esempio che rispetto al costo della vita, l’elettricita’ in Sudafrica e’ una delle piu’ costose al mondo!

Ho notato il rialzo nei costi della bolletta da qualche anno a questa parte, e cosi’ sono passato ai ripari. Grazie ad una serie di progetti extra-londinesi completati nella prima meta’ del 2013, mi sono ritrovato con un po’ di soldi da spendere, ed ho deciso di investire in una soluzione che, se non aveva senso a Milano e a Londra, ha trovato il suo motivo di esistere qui in Sudafrica: l’energia solare.

Solar Geyser with evacuated tubes installation

Solar Geyser with evacuated tubes installation

Due giorni per ridipingere il tetto…

Cosi’, dopo aver dipinto il tetto (un lavoro molto piu’ lungo di quello che mi immaginavo), insieme al mio giardiniere, sono venuti ad installarmi una soluzione solare che utilizza, a differenza dei pannelli fotovoltaici, i tubi a vuoto.
Ho investigato a lungo prima di decidere quale soluzione utilizzare, e alla fine questa mi sembrava la migliore.  Costo finale dell’installazione? Circa 14.000 rand (1000 euro o poco piu’)

Solar Geyser with evacuated tubes installation

P1010962

Tutto installato, tutti felici!

Siamo alla fine dell’inverno qui, e col sole che non batte tanto quanto in estate, ho comunque una quantita’ abbondante di acqua calda per fare di tutto, e senza utilizzare corrente (non scordiamoci che ogni tanto qui arrivano black-out che durano una giornata intera!).  Magari l’energia solare non mi permettera’ di uccidere i meganoidi, ma almeno il risparmio sulla bolletta mi permettera’ di vincere la guerra con Eskom…

Due anni dopo, un’altra finale

Il mio palmarès personale calcistico prima di arrivare in Sudafrica era abbastanza vuoto: una promozione in Italia con l’AC Canegrate, 2 promozioni in Inghilterra (una arrivando primi) e qualche trofei individuali (che non compensano mai le vittorie di squadra purtroppo).

In Sudafrica invece sono stato piu’ fortunato. Nel 2008 ho vinto una coppa di lega, l’anno dopo e’ arrivata una promozione (arrivando secondi e perdendo il campionato all’ultima partita), nel 2010 ho vinto il campionato (raggiungendo la seconda promozione di fila) e nel 2011 ho raggiunto (e perso) la finale della coppa di lega.

Certo, il 2012 si e’ concluso con un posto a meta’ classifica in un campionato molto piu’ difficile del solito, e questo 2013, fino a poco tempo fa, e’ stato un disastro. Per fortuna c’e’ sempre la coppa di lega.

Ieri sera, in una semifinale casalinga, abbiamo vinto 1-0 dopo aver dominato Randfontein. Nonostante il fastidio alla coscia ho giocato un’altra partita immensa in un Agosto in cui, nella categoria Vets, ho fatto valere la condizione fisica migliore del resto della truppa (tornare dall’Italia ciccione in pieno inverno sudafricano mi ha costretto ad allenarmi piu’ del solito).

E cosi’, per la terza volta, mi ritrovo a disputare una finale di coppa. E a 36 anni, ogni occasione di alzare al cielo un trofeo e’ sempre un piacere!

I segreti sudafricani: un weekend nel Magaliesberg

Tornato dall’Europa, mi sono rituffato sul lavoro, con i soliti orari assurdi (mentre in Agosto l’Italia chiude, il resto del mondo va avanti. Per fortuna con l’Italia lavorativa ho poco da fare ormai da un decennio).
Tranne le poche pause utilizzate per giocare a calcio in due campionati contemporaneamente, il resto e’ stato dedicato a portare avanti i soliti progetti per i soliti clienti disperati.

Una pausa ci voleva. Cosi’ , in occasione del compleanno di Lindsey, ho prenotato un weekend a Stone Hill, nelle colline del Magaliesberg (una specie di Toscana se la toscana fosse piena di africani e pezzi di savana).

La scelta del luogo non e’ stata casuale. La peculiarita’ di Stone Hill e’ di essere pet-friendly, ovvero a portata di persone con cani. Ogni cottage (ce ne sono 5) e’ indipendente, col suo giardino recintato, cucina, soggiorno, camino e pannelli solari per l’acqua calda. Un posto ideal per rilassarsi portandosi dietro i cani.

Cosi, con Lindsey e il resto della truppa (Bruce, Cucciola e Benjy) siamo partiti per un weekend lontano da tutto e tutti.

Risultato finale? 3 giorni passati a rilassarci, a camminare lungo il fiume o sull’apposito percorso da 5km con i cani, e mangiare cucinando sul barbecue nel giardinetto personale. Senza contare i tre pony the vivevano sul terreno e che venivano alla ricerca di cibo ogni 2-3 ore…

Quello che ci voleva per ricaricare le pile in previsione della fine dell’inverno (sudafricano) e l’arrivo della primavera!

Qualche foto:

Stone Hill entrance
L’entrata di Stone Hill

The cottage at Stone Hill
Il cottage

The inside of the cottage
L’interno del cottage

The braai area
L’area barbecue

Family Picture
Tutta la famiglia

With Lindsey by the river
Con Lindsey lungo il fiume

Lindsey feeding the dogs
Lindsey, i cani e i pony

Relaxing at Stone Hill
Tempo di rilassarsi

Feeding the dogs
Con i cani di domenica mattina

Tutte le foto le trovate sul solito account flickr

Sostenere un’artista (Andrew Sprawson)

Si sa, in ogni famiglia c’e’ sempre quello che si considera artista. Di solito e’ quello che non fa niente dalla mattina alla sera, che passa il tempo a scrivere poesie, o a leggere libri convinto di essere in grado di scriverne uno migliore, oppure quello che dipinge e si crede Picasso.

Per fortuna Andy, il marito della sorella di Lindsey, Kirsten, non e’ niente di tutto questo.
Non dice boiate citando libri di testo, se deve quotare qualcosa lo fa piuttosto da film come Shawn of the dead.
Il suo sogno e’ riuscire a mantenersi come pittore (anche se se la cava con altri materiali) e lavora duramente dalla mattina a sera in ufficio utilizzendo tutto il tempo libero che trova continuando a migliorare i suoi lavori.
Dopotutto ha vissuto poco piu’ di un anno con me e Lindsey, prima nella nascita di Campbell, e so benissimo quanto sacrifichi per riuscire a sfondare in un ambiente che a me rimane totalmente oscuro.

Finalmente da un po’ di tempo a questa parte (un annetto buono) la fortuna ha iniziato a girare dalla sua parte. Piano piano sta diventando uno di quegli artisti sulla cresta dell’onda dell’ambiente locale (di Johannesburg), e dopo aver partecipato ad uno show misto (con altre 2 persone), ed essere arrivato nei top 5 del piu’ grande concorso artistico sudafricano (ABSA L’Aterlier Art Competition), l’Ithuba Arts Fund ha deciso di sponsorizzarlo per uno show personale.

Precious Territory by Andrew Sprawson

Cosi’ io e Lindsey siamo andati a vedere il suo show intitolato “Precious Territory” (la descrizione potete leggerla nella foto li’ sotto). 15 dipinti, di cui uno venduto direttamente la prima serata (per circa 10.000 rand, 750 euro, non male!), e un buon successo di pubblico.

Precious Territory by Andrew Sprawson

Ovviamente io sono andato li’ in divisa da critico italiano, commentando i lavori in lingua madre per attirare un po’ di attenzione verso i suoi lavori.

Precious Territory by Andrew Sprawson

Non si sa mai. Alla fine a casa mia ho ancora appeso un dipinto che Dario Fo dedico’ a me e Lindsey per il mio matrimonio (tramite mia sorella), mentre nel soggiorno ho uno dei primi grossi lavori di Andy. Sia mai che un giorno il valore di entrambi schizzera’ in alto (si spera prima che muoiano!)

Precious Territory by Andrew Sprawson

Il dipinto preferito da Lindsey, e venduto la sera stessa