Fiori sudafricani

Giusto per non parlare solo di prestazioni sportive (non preoccupatevi, dopo la gara di bici di Domenica prossima per un po’ mi prendero’ un perido di riposo per rilassarmi in vista di Natale), eccomi a parlare di una delle cose di cui i Sudafricani vanno fieri: i fiori.

Come la maggior parte degli individui di sesso maschile, tutti i fiori per me sono uguali: hai le rose che regali alla moglie quando devi chiedere scusa, hai le margherite che compri quando non hai i soldi per le rose, e hai tutto il resto (garofani inclusi) per i mazzi economici che compri al supermercato quando la moglie ti dice di comprare fiori per il vaso in salotto.

Qui invece un sacco di persone, uomini inclusi, sono ossessionate dai fiori “sudafricani”, e vorrebbero andare almeno una volta nella loro vita al Chelsea Flower Show (a Londra), a quando pare l’equivalente del Sexpo per 15 enni allupati.

Il particolare clima di questo pezzo di continente africano a quanto pare fa felice un sacco di piante e fiori che non avevo mai visto da nessuna altra parte.

Anche nel mio giardino, dove i fiori per me valgono meno dei pomodori che ho piantato, ho due classici esempi:

La Protea, forse il fiore piu’ sudafricano, simbolo della squadra nazionale di cricket:

Proteas

(tra l’altro e’ davvero strano come esemplare: e’ un dinosauro floreale e al tocco sembra fatto di cartone…)

e la Strelitzia (o fiore dell’uccello del paradiso), un fiore che quando sboccia assomiglia ad un uccello:

Strelitzia in my garden

Irene 2010

Correre 42km domenica non mi e’ bastato. Tempo 6 giorni (di cui 5 a riposo, il corpo umano non e’ fatto per soffrire cosi’ tanto…) ed eccomi di nuovo a correre l’ennesima 10km di questa lunghissima stagione giusto per controllare il livello di fitness prima della 94.7km di bici che affrontero# per la seconda volta domenica 27 novembre.

Correre ad Irene (a poca distanza da dove la nazionale italiana aveva il ritiro nella scorsa coppa del mondo) e’ ormai una tradizione per la famiglia di Lindsey. Credo che sia l’unica occasione in cui tutti corrono una delle distanze disponibili, la 5km o la 10km.

Io, Jill e suo padre come al solito abbiamo affrontato la 10km, mentre Lindsey, Kirsten (che tra l’altro ora, insieme ad Andy, suo marito, e i loro 2 cani vivono tutti da me visto che si sono trasferiti da Cape Town e non hanno trovato ancora lavoro…), e Jennifer, (la mamma) si sono accontentate della 5km in mezzo alla fattoria dove le mucche sono regine (vedere foto sotto)

Irene race 2010
Cows are queens

Il tempo finale su un percorso tutto sommato facile (una sola lunga salita intorno al km 6) e’ stato un 49.32 poco distante dal mio record su quel percorso del lontano 2007. Ho corso a buon ritmo i primi 7km, poi la fatica accumulata dalla maratona si e’ fatta sentire e, guardando il grafico sul solito sito (http://runkeeper.com/user/olafek/activity/19914598) ho visibilmente rallentato.

A differenza di altre gare organizzate nel Nord Gauteng, le stazioni di rifornimento hanno sempre acqua e succhi di frutta, molto meglio della terribile coca cola che ti viene servita in tutte le altre gare.

Irene race 2010
Medaglia edizione 2010

Irene race 2010
Foto di famiglia

E ora? Settimana prossima e’ tempo della 94.7. E poi finalmente un po’ di riposo prima di un altro caldissimo Natale…

Un weekend di sport: Domenica, l’inferno di Soweto

Ho corso e completato una decina di maratone fino ad adesso. Da Venezia a Parigi, da Amsterdam a Los Angeles e altri posti. Questa doveva essere la mia undicesima maratona, la prima dopo 3 anni (praticamente da quando mi sono trasferito in Sudafrica).
Per gli eventi sportivi di qualsiasi livello (confederation cup, coppa del mondo, 94.7 di bici ma anche le numerose gare amatoriali durante i weekend) il Sudafrica mi aveva sempre impressionato per la capacita’ di organizzare il tutto senza problemi.
Ero quindi convinto di correre finalmente una maratona vicino a casa (Soweto e’ a 15 km da qui), affrontare il duro percorso pieno di saliscendi, che a quanto pare avrebbe toccato zone “storiche” di quella zona, e tornare a casa per godermi un po’ di riposo.

Cosi’, di domenica mattina, eccomi in piedi alle 4.30, vestirmi e guidare verso Soweto per la prima volta dal 2005 ad oggi e parcheggiare vicino alla partenza, a circa 1km di distanza dallo stadio della finale mondiale. Con quasi 350 chilometri di allenamento negli ultimi 2 mesi, ero sicuro che avrei faticato ma sarei riuscito a chiudere intorno alle 3 ore e 45 minuti.

Battere il mio record personale (3.18 nel lontano 2003 e 10 chili fa) su un tracciato cosi’ faticoso sarebbe stato impossibile, ma alla fine mi sarei accontentato di qualsiasi risultato sotto le 4 ore.

Gia’ dalla partenza mi ero accorto che qualcosa mancava: l’organizzazione. Nessuno sapeva dove partire e alla fine la maggior parte delle persone semplicemente seguiva, come un gregge, qualsiasi altro gruppo che sembrava sapere qualcosa di piu’. Dopo 20 minuti di panico tutti i 5000 corridori circa erano stati incanalati tra due transenne. Non c’era nessuno striscione o bandiera che indicava la partenza, tanto che a forza di spingere il gruppone si e’ ritrovato circa 200 metri in avanti rispetto a quella che doveva essere considerato il punto d’inizio.

Soweto Marathon 2010
Alla partenza

Soweto Marathon 2010

Da quel momento in poi:

  • Il clima e’ impazzito, con forti venti che ti rallentavano in salita e ti spaccavano la faccia in discesa
  • Dopo circa 20km ho iniziato la mia guerra personale con quei bastardi alla guida dei taxi di Soweto, che continuavano ad invadere la corsia dedicata ai corridori per riuscire a battere il divieto di traffico. Non credo in vita mia di avere mandato a fare in culo cosi’ tanta gente (neri, ma a Soweto non trovi altro) tentando di non offenderli solo per il colore della pelle (mi sarebbe bastato prouncciare la K-word per far partire assalti nella mia direzione…) ma cercando di usare madri, figlie e sorelle come neanche il caro Materazzi
  • L’acqua e’ sparita dai vari rifornimenti (ogni 2-3km circa), portata via da bambini che si intascavano i sacchettini con il prezioso liquido. In cambio, seguendo questa moda africana che trovo a tutte le gare, avrei potuto bere coca cola a volonta’. Chi cazzo beve bevande gassate mentre corre una 42km?
  • La frutta e’ sparita dai banconi, per riapparire solo a 2km dall’arrivo. A quanto pare gli organizzatori (fantasmi) hanno permesso ai partecipanti della 5 e 10km di avere accesso ai camion dei rifornimenti proprio quando questi dovevano essere gia’ in strada a riempire i banconi di banane, arance e frutta secca…
  • Non c’erano controlli di nessuno tipo. Ormai da anni le maratone vengono fatte correre con un chip sulla scarpa per controllare tempi e in generale per evitare veloci switch (tanto nessuno controlla) durante il percorso. Qui invece mi hanno dato il numero, come in una qualsiasi 10km, e fino all’arrivo non ho visto nessun controllore…
  • Ho gia’ detto delle lotte contro il traffico? Di come io e chissa’ quante altre persone hanno dovuto smettere di ascoltare musica per concentrarsi sul rumore di macchine in pericolos avvicinamento
  • Il mio GPS, sull’iphone, e’ morto dopo 22km. Purtroppo mi sono scordato di disattivare il WI-FI e il povero telefono mi e’ morto mentre correvo
  • All’arrivo invece di consegnarci magliette commemorative e il solito pacco regalo, ci hanno solo infilato l’ennesimo pacco e fatto camminare dall’altra parte del complesso sportivo per metterci in coda con altre centinaia di persone per ritirare una maglietta in taglia XXL e dirci che i pacchi regalo (con barre energetiche, acqua e altre cose che avrei divorato subito) erano esauriti

Soweto Marathon 2010
In macchina verso casa

In qualche maniera, bestemmiando e insultando gli stronzi al volante (e tutti i cittadini di soweto che probabilmente per una caramella hanno spostato i coni stringendo la corsia dei corridori in maniera ridicola), sono riuscito ad arrivare in 3 ore, 58 minuti e 17 secondi.

Non sono riuscito a trovare la macchina per un’altra ora (mi ero scordato dove l’avevo parcheggiata) ma una volta arrivato a casa, quando Lindsey mi ha chiesto come e’ andata, l’unica cosa che sono riuscito a dire e’ stata: “vaffanculo Soweto” (ed e’ un peccato, perche passare per Vilakazi Street, l’unica via al mondo dove sono nati due premi Nobel, e incontrare bambini e vecchi seriamente interessati alla corsa sono stati gli unici momenti decenti dell’intero percorso).

Soweto Marathon 2010
La medaglia

Un weekend di sport: Sabato, le gioie del calcio

E’ davvero strano fare parte di una societa’ sportiva in cui improvvisamente sono stati versati soldi (tramite sponsor, lotteria e finanziamenti) e che adesso punta a diventare il club numero uno nel Gauteng (la Lombardia sudafricana).

Basta vedere le differenze tra il 2008, quando per la prima volta mi ero presentato al prizegiving societario, dove una sala da ballo era bastata per fare sedere la maggior parte dei soci, e il 2010, dove hanno dovuto piantare un tendone enorme per far accomodare calciatori di tutte le eta’, famigliari e ospiti vari.

Prizegiving at Panorama (2010)
Il tendone

Con un numero di squadre giovanili da far paura, e con calciatori selezionati per andare nelle giovanili delle squadre della seria A locale (due ora giocano col Kaiser Chiefs), il Panorama si sta garentendo un futuro prospero.

E’ anche strano parlare con uno degli ospiti e scoprire che e’ uno degli scout inglesi per il Leed United ed ha intenzione di portare l’anno prossimo due-tre giocatori quattordicenni per vedere come se la cavano nel clima inglese.

Forse e’ per quello che vincere per la seconda volta il trofeo di giocatore dell’anno (stavolta con cap commemorativa) nella mia categoria davanti ad una folla di 500 persone e’ diverso. Sentirsi applaudire da quel centinaio di bambini e teenagers che mi conoscono solo di nome e’ un’esperienza mai vissuta prima.

Prizegiving at Panorama (2010)
Si, come nel 2008 hanno sbagliato ancora a scrivere il mio cognome

Prizegiving at Panorama (2010)
Il cappellino commemorativo

Inoltre, grazie alla vittoria in campionato, al passaggio di secondo turno nella coppa regionale, e ai quarti della coppa di lega, la mia squadra ha vinto il trofeo di squadra dell’anno, arrivano davanti a tutte le altre squadre che nonostante tutto hanno fatto vivere alla societa’ l’annata migliore dall’anno della fondazione a questa parte.

Prizegiving at Panorama (2010)
Squadra dell’anno

E, ancora una volta, sono stato io in qualita’ di capitano a ritirare il trofeo. Lo so, l’ego rischia di crescere a dismisura ma con pochi anni rimasti nella mia carriera, ormai devo riuscire a godere tutte quelle occasioni che mi capitano!

Verso Soweto

Ormai manca meno di una settimana alla mia prima maratona in quasi 3 anni e mezzo, praticamente da quando mi sono trasferito qui sotto nel terzo mondo.

Ho passato l’ultimo weekend nel solito modo: corsa di sabato (Hunter’s challenge in quel di Pretoria) e, tanto per sgranchirsi le gambe, 30km collinari nello stesso identico posto di settimana scorsa, il Cradle of Humankind.

A differenza di 7 giorno fa, invece di correre la solita 10km ho deciso di provare a vedere che sensazioni avevano le mie gambe sulla distanza doppia, e ho partecipato alle 21km, terminata senza faticare troppo in 1 ore e 42 minuti circa.
Il percorso era piatto e aveva solo due salite. Avrei preferito qualcosa di piu’ difficile visto che la maratona di Soweto e’ famosa per i saliscendi e il vento…

I dettagli della corsa sono come al solito sul solito sito: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/19185533

Hunter's challenge 21km

Hunter's challenge 21km

Domenica mattina invece svegliarsi di nuovo prima del sorgere del sole e’ stata una fatica immane.
Da settimane ormai mi alleno di mattina o di pomeriggio, e non ho mai tempo per dormire decentemente. Stavolta la fatica della 21km si e’ fatta sentire e il tempo segnalato sul giro intorno al parco e’ stato decisamente peggiore.

Dopo le scimmie di settimana scorsa stavolta e’ toccato ai leoni:

Cycling by Lions