Lascia, raddoppia o arrenditi.

Tra poco iniziera’ il mese di Novembre. Con la stagione calcistica conclusa, e con Natale alle porte (almeno da quello che si vede in giro nei centri commerciali, anche se non mi abituero’ mai a vedere un Babbo Natale versione classica Polo Nord in nazioni come il Sudafrica dove a Natale ci sono 35 gradi…), per evitare il solito calo di forma, ho deciso di darmi da fare come non facevo dai bei tempi londinesi.

Sabato ho iniziato con una 10km (qualche foto qui sotto), nella solita zona di Pretoria, dove ogni Sabato ci sono 10/21km a disposizione di chi voglia alzarsi presto.
Con la partenza programmata alle 5.45 (si, leggete bene), ho lasciato casa per raccogliere Jill, sorella di Lindsey e suo padre, fanatico di corsa, intorno alle 5.
Nonostante l’ampio margine siamo rimasti incastrati nello strano centro commerciale (dedicato alle vacche) dove era prevista la partenza per colpa di un asta d’ingresso del parcheggio bloccata.
Alla fine siamo riusciti a prendere il numero e iniziare la nostra 10km circa 20 minuti piu’ tardi.
Devo dire che l’esperienza non e’ stata male. Per tutti i 10.000 metri ho superato la schiera di marciatori – categoria che parte sempre dopo -, obesi, vecchi e corridori occasionali e sono riuscito a concludere sotto i 47 minuti (46.36 per la precisione, tempo che credo sia il migliore da quando sono arrivato in Sudafrica). Il tempo ufficiale sara’ intorno all’ora e 17….

Miway Legends Medal
L’ennesima medaglia

A strange statue at the start
Una strana statua in uno strano centro commerciale

Comunque i dettagli della gara sono qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/18824961 (con mappa, grazie a Runkeeper su iphone, e altrimetria, anche se il percorso era abbastanza piatto).

Il giorno dopo invece ho preso la bici, caricata in macchina e mi sono ritrovato con Curtis (ragazzo di Jill) ad allenarmi al Cradle of Humankind, la culla della razza umana, dove sono stati trovati fossili dei nostri antenati africani.
Quella zona e’ probabilmente la mia preferita per allenarmi. Odio allenarmi in bici in mezzo al traffico (tanto vale correre e poi presentarsi alle gare), ma, di domenica mattina, tutto quello che trovi sui 30km collinari (africani) del Cradle of Humankind sono altri ciclisti che si affannano lungo il percorso.

Cycling at the cradle of humankind
Inizio del parco

Cycling at the cradle of humankind
Mentre aspetto Curtis, morto sull’ultima salita

E’ fantastico tirare in discesa (dove tocchi i 60km/h), arrancare in salita, circondati soltanto da montagne, campi e scimmie. Si, scimmie. La prima parte del percorso presenta un numero curioso di scimmie (credo siano scimmie della foresta o come cavolo si chiamano, abbastanza piccoline) che attraversano la strada per andare in giro per il parco. Le vedi da chilometri e, se sei fortunato, puoi avvicinarti abbastanza per farci una foto:

Cycling at the cradle of humankind
Una scimmia mi guarda

O girare un video (le scimmie sono quei punti scuri che si muovono, prometto).

Ovviamente, ecco i dettagli del percorso (notare la pazza altimetria): http://runkeeper.com/user/olafek/activity/18876847

Mountain Bike Loop around the cradle of humankind
Il percorso finale

Dopo una 30ina di chilometri siamo tornati a casa per una domenica di riposo, anche se gia’ da domani dovro’ iniziare la preparazione per le prossime settimane.
Dopo la 10km di sabato, tra 6 giorni tocchera’ alla mia prima 21km (distanza che non apprezzo piu’ di tanto) da 10 anni a questa parte (l’ultima fu un Stramilano credo del 2000, o del 2001).
Poi, tempo due settimane, sara’ la volta della mia undicesima maratona (e prima che faccio dal 2007 ad oggi) a Soweto. 10-21-42km. Potrei spingermi anche oltre, dite?

E infatti, il 27 Novembre (con qualche altra gara in mezzo immagino), sara’ la volta della 94.7km ciclistica di Johannesburg, corsa la scorso anno e completata sotto le 5 ore.

No pain, no gain. Sono uno schiavo della fatica.

Il 2010 finisce qui (hey capitano)

Fa caldo. Sento le vesciche aprirsi sotto i miei piedi. Giocare con 35 gradi, con scarpe a 6 (quelle a 13 uscite disintegrate dall’ultima partita) su un secco campo da calcio africano non e’ stata una grandissima idea.

"Hey capitano"

Siamo sotto 1-0 per colpa di uno stupido errore del portiere. Manca ancora mezz’ora. Lindsey e’ sugli spalti con il resto della truppa. Sperano tutti nel miracolo.

"Hey capitano"

Intorno a me quelli meno in forma stanno iniziando a non correre piu’. Come ho fatto per la prima mezz’ora, e per quasi tutto il campionato, mi trovo costretto a correre per due e urlare ordini senza mai smettere.

"Hey capitano"

Qualcuno mi chiama. E’ l’arbitro. Cosa cacchio vuole? Fammi giocare.
Vedo l’arbitro che si consulta con guardalinee. Indicano il mio faccione. Ok, saro’ sudato, allora?

L’arbitro ferma il gioco, fischia e si avvicina a me. Mi guarda e chiama la panchina della mia squadra.

Arriva Stoy, il mio compare bulgaro. Mi guarda e mi chiede: "Che cazzo ti sei fatto?"
Non capisco, passo la mano sulla faccia, leggermente dolorante, e guardo il palmo: sangue.
A quanto pare sto giocando da 5 minuti con la faccia coperta di sangue e non me ne sono neanche accorto.

Cerco di ricordare… e mi torno tutto chiaro. 5 minuti prima ho ricevuto una gomitata mentre saltavo a prendere la palla, poi pochi secondi piu’ tardi , cercando di recuperare quella palla non ancora mia, mi sono buttato in un contrasto e qualcuno mi ha colpito in faccia. Non mi sono neanche accorto, tutto regolare per me, mi sono rialzato e ho continuato a giocare.
Ho visto troppi film sportivi in vita mia per fermarmi adesso. No pain no gain dicono.

L’arbitro mi fa uscire dal campo. Mi tocco il nasone mi accorgo che e’ dolorante. Mi esce sangue dalla bocca. Mi volto, guardo il pubblico incazzato per la mancanza del cartellino precedente (a quanto pare loro si sono accorti), e, dopo essermi pulito la faccia con un po’ d’acqua vado dal guardalinee e torno in campo.

E ricevo l’ultimo applauso di questo 2010.

Con la sconfitta di Sabato nei quarti di finale di coppa di Lega contro  l’Universita’ del Wits (la cui prima squadra gioca nella Serie A Sudafricana) la stagione finisce qui.

Il risultato finale (2-0 a favore degli ospiti) purtroppo e’ scaturito dalle uniche due disattenzioni difensive di una difesa che a tenuto a lungo a bada i giocatori del Wits.

Versare sangue non e’ stato sufficiente e cosi’ niente doppietta quest’anno. Ora e’ tempo di riposare, comprare un paio di scarpe nuove, e darsi ad altri sport decisamente meno cruenti, almeno fino a Gennaio 2011, dove iniziero’ l’ennesima stagione calcistica (la ventiseiesima…).

Dopotutto, dopo aver vinto un campionato che mancava da secoli qui sotto, non vorrei perdere l’opportunita’ di difendere il titolo l’anno prossimo!

Qualche foto della partita:

Panorama F.C. - Wits University
Fa caldo in Africa!

Panorama F.C. - Wits University
La solitudine del capitano

Panorama F.C. - Wits University
Mentre urlo ordini

Panorama F.C. - Wits University
Durante la partita

Pedalare in Africa, sull’acqua

La stagione calcistica sta ormai avvicinandosi alla conclusione, con la coppa di lega (si perde e sei fuori, e la stagione in pratica finisce li’, anche se per adesso abbiamo passato ben due turni senza giocare…), e ormai i campionati locali di sport di squadra (calcio, cricket e rugby) tra meno di un mese inizieranno il periodo di riposo estivo.
Giocare di pomeriggio sotto 35 gradi africani e’ considerato un suicidio anche da queste parti.

Con la fine della primavera e l’arrivo dell’estate iniziera’ la stagione degli sport individuali: ciclismo, corsa (con gare che iniziano alle 6 di mattina invece delle 7-7.30) e nuoto, con i soliti obiettivi per tutti quelli che iniziano ad allenarsi adesso: la 94.7km di ciclismo a Johannesburg, qualche triathlon, la maratona di Soweto per qualificarsi alla Comrades del prossimo anno, etc….

Ho ricominciato ad allenarmi in sella in previsione di un Novembre leggermente massacrante (94.7 di bici, Maratona di Soweto e 2-3 10km tanto per stare in forma), e, sfruttando una domenica perfetta, con Curtis siamo andati a pedalare in uno dei numerosi parchi dedicati alla Mountain Bike. In questo caso il posto era il Teak Place, a 20km da qui, poco lontano dal posto in cui mi sono sposato nel 2008.

Con 3-4 percorsi a disposizione in mezzo alle colline, con sezioni tecniche (in mezzo alle rocce o con discese assurde) e sezioni miste da scegliere in base al livello e alla bici, pedalare circondati solo dalla natura africane e’ sempre un piacere, soprattutto se alla fine del percorso trovi un bar pronto a rinfrescarti in cambio di qualche decina di rand.

Il Teak Place ha pero’ una delle mie sezioni preferite: quella “bagnata”, in cui con la bici bisogna letteralmente superare laghetti e stagni su piattaforme galleggianti (vietato fermarsi: si affonda).

Tanto per capire meglio, eccomi all’opera mentre attraverso uno di questi passaggi:

Ed ecco altre due foto di una mattinata domenicale sulla bici:

Cycling at Teak Place

Cycling at Teak Place

I bless the rains down in Africa

Sono passati quasi 4 mesi da inizio Giugno, dall’ultimo volta che ha piovigginato.

Da allora ho vinto un campionato, c’e’ stata una coppa del mondo, ha fatto freddo, ho rimesso a posto il giardino, sono stato in Italia, sono tornato, ma ormai da qualche settimana, con l’arrivo di una primavere troppo torrida (30 e passa gradi, per fortuna ho una piscini qui per rinfrescarmi), tutti aspettavano con ansia la pioggia.

E, finalmente, e’ tornata proprio oggi.

Pioggia che a differenza di quelle che accompagnava le mie giornate autunnali londinesi, qui scende a dirotto, dura relativamente poco (a un ciclo tutto suo, del tipo intorno alle 2 di pomeriggio inizia a piovere per poi smettere 3 ore dopo) e rinfresca la zona, togliendo la polvere alle strade a ridando speranza a tutte quelle piante nel mio giardino che ho letteralmente quasi lasciato morire per distrazione (ero distratto curandomi di altro, come la mia verdura).

Senza contare l’odore che lascia indietro. Un odore curioso, che sento solo in questi periodi dopo mesi di secca, e che, per qualche strano motivo, mi ricollega all’adolescenza italiana e agli aquazzoni di Agosto dopo una lunga estate a cazzeggiare nell’attesa dell’inizio di un altro ciclo scolastico…

Stralci di una settimana italiana – 4: Tyson


La morte di Bart di qualche mese fa
era stato un colpo bastardo per Olga e soprattutto mio padre. Chiunque abbia avuto un cane sa benissimo che l’improvvisa mancanza della povera bestiola rende le giornate meno piene, troppo silenziose, troppo prevedibili.

Per fortuna per il compleanno di mia sorella nel Luglio scorso i suoi amici hanno deciso di regarlarle un nuovo compagno per la famiglia: Tyson (chiamato cosi’ dopo che il nome inizialmente scelto – addirittura veramente – non piaceva per niente a mio padre).

Attendenvo con ansia di incontrarlo, e vedere come mi avrebbe accolto, in una casa in cui lui ha passato piu’ giorni negli ultimi 3 mesi di me negli ultimi 9 anni.

Ora posso dirlo: Tyson e’ un fantastico cane. Non un cucciolo (ha 2 anni credo), ma con un passato in un canile municipale, ha bisogno di costante affetto.
Ti abbraccia su due zampe e non ti lascia mai andare. Ha sempre fame, e ti ruba qualsiasi cosa che odori di commestibile, sul tavolo o dalla mano.
Fa incazzare ogni tanto mio padre e innersovire ogni tanto mia sorella, ma so benissimo che entrambi si abitueranno presto alla sua presenza. Cosi’ come Bart, si diverte alle feste (assurde) di mia sorella, in cui 30 o 40 persone si presentano a casa Olgiati per passare ore e ore di divertimenti e bevute.

E cosi’ come con Bart, un giorno mi piacerebbe portarmelo qui per farlo giocare con Bruce e Cucciola. Se solo il Sudafrica non fosse cosi’ lontano…

Tyson says hello
Hello Olaf

Dad with Tyson
Tyson con mio padre

Tyson wants food
Tempo di mangiare

With Mera
Io, Mera e photobomb di Tyson

Davide, Tyson and Claudia outside
Tyson tra Claudia e Davide

Tyson too tired to stay awake
E’ ora di dormire