Un weekend di sport: Domenica, l’inferno di Soweto

Ho corso e completato una decina di maratone fino ad adesso. Da Venezia a Parigi, da Amsterdam a Los Angeles e altri posti. Questa doveva essere la mia undicesima maratona, la prima dopo 3 anni (praticamente da quando mi sono trasferito in Sudafrica).
Per gli eventi sportivi di qualsiasi livello (confederation cup, coppa del mondo, 94.7 di bici ma anche le numerose gare amatoriali durante i weekend) il Sudafrica mi aveva sempre impressionato per la capacita’ di organizzare il tutto senza problemi.
Ero quindi convinto di correre finalmente una maratona vicino a casa (Soweto e’ a 15 km da qui), affrontare il duro percorso pieno di saliscendi, che a quanto pare avrebbe toccato zone “storiche” di quella zona, e tornare a casa per godermi un po’ di riposo.

Cosi’, di domenica mattina, eccomi in piedi alle 4.30, vestirmi e guidare verso Soweto per la prima volta dal 2005 ad oggi e parcheggiare vicino alla partenza, a circa 1km di distanza dallo stadio della finale mondiale. Con quasi 350 chilometri di allenamento negli ultimi 2 mesi, ero sicuro che avrei faticato ma sarei riuscito a chiudere intorno alle 3 ore e 45 minuti.

Battere il mio record personale (3.18 nel lontano 2003 e 10 chili fa) su un tracciato cosi’ faticoso sarebbe stato impossibile, ma alla fine mi sarei accontentato di qualsiasi risultato sotto le 4 ore.

Gia’ dalla partenza mi ero accorto che qualcosa mancava: l’organizzazione. Nessuno sapeva dove partire e alla fine la maggior parte delle persone semplicemente seguiva, come un gregge, qualsiasi altro gruppo che sembrava sapere qualcosa di piu’. Dopo 20 minuti di panico tutti i 5000 corridori circa erano stati incanalati tra due transenne. Non c’era nessuno striscione o bandiera che indicava la partenza, tanto che a forza di spingere il gruppone si e’ ritrovato circa 200 metri in avanti rispetto a quella che doveva essere considerato il punto d’inizio.

Soweto Marathon 2010
Alla partenza

Soweto Marathon 2010

Da quel momento in poi:

  • Il clima e’ impazzito, con forti venti che ti rallentavano in salita e ti spaccavano la faccia in discesa
  • Dopo circa 20km ho iniziato la mia guerra personale con quei bastardi alla guida dei taxi di Soweto, che continuavano ad invadere la corsia dedicata ai corridori per riuscire a battere il divieto di traffico. Non credo in vita mia di avere mandato a fare in culo cosi’ tanta gente (neri, ma a Soweto non trovi altro) tentando di non offenderli solo per il colore della pelle (mi sarebbe bastato prouncciare la K-word per far partire assalti nella mia direzione…) ma cercando di usare madri, figlie e sorelle come neanche il caro Materazzi
  • L’acqua e’ sparita dai vari rifornimenti (ogni 2-3km circa), portata via da bambini che si intascavano i sacchettini con il prezioso liquido. In cambio, seguendo questa moda africana che trovo a tutte le gare, avrei potuto bere coca cola a volonta’. Chi cazzo beve bevande gassate mentre corre una 42km?
  • La frutta e’ sparita dai banconi, per riapparire solo a 2km dall’arrivo. A quanto pare gli organizzatori (fantasmi) hanno permesso ai partecipanti della 5 e 10km di avere accesso ai camion dei rifornimenti proprio quando questi dovevano essere gia’ in strada a riempire i banconi di banane, arance e frutta secca…
  • Non c’erano controlli di nessuno tipo. Ormai da anni le maratone vengono fatte correre con un chip sulla scarpa per controllare tempi e in generale per evitare veloci switch (tanto nessuno controlla) durante il percorso. Qui invece mi hanno dato il numero, come in una qualsiasi 10km, e fino all’arrivo non ho visto nessun controllore…
  • Ho gia’ detto delle lotte contro il traffico? Di come io e chissa’ quante altre persone hanno dovuto smettere di ascoltare musica per concentrarsi sul rumore di macchine in pericolos avvicinamento
  • Il mio GPS, sull’iphone, e’ morto dopo 22km. Purtroppo mi sono scordato di disattivare il WI-FI e il povero telefono mi e’ morto mentre correvo
  • All’arrivo invece di consegnarci magliette commemorative e il solito pacco regalo, ci hanno solo infilato l’ennesimo pacco e fatto camminare dall’altra parte del complesso sportivo per metterci in coda con altre centinaia di persone per ritirare una maglietta in taglia XXL e dirci che i pacchi regalo (con barre energetiche, acqua e altre cose che avrei divorato subito) erano esauriti

Soweto Marathon 2010
In macchina verso casa

In qualche maniera, bestemmiando e insultando gli stronzi al volante (e tutti i cittadini di soweto che probabilmente per una caramella hanno spostato i coni stringendo la corsia dei corridori in maniera ridicola), sono riuscito ad arrivare in 3 ore, 58 minuti e 17 secondi.

Non sono riuscito a trovare la macchina per un’altra ora (mi ero scordato dove l’avevo parcheggiata) ma una volta arrivato a casa, quando Lindsey mi ha chiesto come e’ andata, l’unica cosa che sono riuscito a dire e’ stata: “vaffanculo Soweto” (ed e’ un peccato, perche passare per Vilakazi Street, l’unica via al mondo dove sono nati due premi Nobel, e incontrare bambini e vecchi seriamente interessati alla corsa sono stati gli unici momenti decenti dell’intero percorso).

Soweto Marathon 2010
La medaglia