Stone Hill, ancora una volta

Durante tutto il 2015, Lindsey si e’ continuamente sbattuta per fare le torte di compleanno preferite a tutti i membri della sua famiglia.
Arrivato il weekend del suo compleanno – il 22 di Agosto – , era finalmente giunto il momento per rilassarsi, andare via e festeggiare stavolta con la sua torta preferita, fatta dal sottoscritto, una Madeira Cake sfornata la notte prima di andare via (perche’ ovviamente me ne ero dimenticato).

How to make a Madeira Cake - Step 1
Tutto pronto per la torta

How to make a Madeira Cake - Step 3
Mischiamo un po’ d’ingredienti

How to make a Madeira Cake - Step 4
All’una sono ancora in piedi…

Fortunatamente la ricetta era abbastanza elementare e il risultato e’ stato piu’ che discreto:

How to make a Madeira Cake - Step 6
Ecco qui la torta, pronta!

Una volta caricato tutto in macchina (cani inclusi) eccoci partire in direzione di Stone Hill, un fantastico posto sulle colline del Magaliesberg, a meno di un’ora da casa mia, dove i cani sono i benvenuti. Ne avevo gia’ parlato durante le visite (ormai annuali) del 2013 e del 2014.

Packed and ready to go
Si parte!

Dogs are ready
I cani sono con noi

Stavolta a venire a passare il compleanno di Lindsey e’ venuta l’intera sua famiglia, per passare un Sabato in campagna, tra cani, passeggiate e mostruose grigliate (senza scordare la torta).

The meat is ready
La carne e’ pronta!

Lindsey devouring the ribs
Lindsey divora le costine grigliate

Happy birthday! (yes, that's the cake from before)
Lindsey e la sua torta

Everyone smile!
Buon compleanno Lindsey!

Il resto del tempo invece, una volta sbarazzati degli ospiti, lo abbiamo passato in compagnia di Cucciola, Bruce e Benjy, a consumarli di passeggiate in un caldo weekend invernale qui in Sudafrica:

Last walk at Stone Hill
Ultime passeggiate

Our queens, Lindsey and Cucciola
Lindsey e Cucciola

By Stone Hill's entrance
All’ingresso di Stone Hill

All together for a final picture
In riva al fiumiciattolo

(tutte le foto del weekend le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/albums/72157657808457142)

2005-2015, 10 anni spesi a consumare il tallone

Nel 2005 mi ruppi il perone durante una partita di calcio nelle famose e brutali leghe minori londinesi.
Tornai a giocare (forse un po’ troppo in fretta) 5 mesi e un giorno dopo, alla faccia dei 6 mesi previsti dai dottori.
Da allora, con un pezzo di metallo lunga la tibia,  non mi sono mai fermato.

Da allora sono riuscito a concludere 1 Comrades (89 km!), 3x50km e 4 maratone (non conto le gare sotto i 30km ormai), un mezzo iron man  (e molti altri triathlon su distanze minori), innumerevoli gare ciclistiche e partite di calcio, e, gia’ che c’ero, nel 2007 prendevo la cintura nera di kickboxing.

Negli ultimi anni pero’ ho iniziato a preoccuparmi. Nonostante il peso (che fluttua ormai tra il “mi sento pesante” e il “sovrappeso” – ormai dal 2011 non sono in peso forma…), e l’eta’, che non mi consente di recuperare tra una gara e l’altra come vorrei, non riesco piu’ ad andare ad un ritmo serrato per piu’ di 10-15km. Anche durante gli allenamenti, difficilmente riesco a tornare ai tempi di 2-3 anni fa.

Cosi’ sono andato a farmi fare i raggi x. Il risultato? Qui sotto:

Early Haglund Deformity

 

Nel cerchio si puo’ vedere il problema: sto consumando l’osso del calcagno (che dovrebbe essere bello liscio e rotondo in quella zona), in quello che potrebbe essere un inizio di deformita’ di Haglund. In pratica mi ritrovo spesso con una borsite achillea se mi scordo di prendere anti-infiammatori oppure mettere ghiaccio dopo l’attivita’ sportiva. Senza contare i muscoli dei polpacci, spesso troppo tesi.

Riposare? Non serve a niente. E cosi’, dopo aver integrato nella mia routine settimanale lezioni di nuoto al posto di sessioni di corsa, mi ritrovo a fare yoga (o meglio, la versione “hot”, il bikram yoga, fatta in costume da bagno in una stanza con 40 gradi), una volta alla settimana, alle 5 del mattino, consigliato dal fisioterapista, che sa benissimo che sono troppo testardo per prendere una pausa.

E io, pirlone, vado avanti. Se il tallone deve consumarsi, che si consumi facendo il proprio dovere e facendomi prendere qualche medaglia in piu’….

Tour italo-polacco 2015: road trip, direzione Roma via Tripadvisor

Dopo un migliaio e passa di chilometri in giro per la Polonia, io e Lindsey tornavamo al quartier generale canegratese, per passare 2-3 giorni a non fare niente (un po’ di shopping, un po’ di bevute allo splendio Birrificio di Legnano, dove lavora Olga), in attesa dell’ultimo viaggio, direzione Roma.

St Peter's cathedral
La Basilica di San Pietro

Noleggiata la terza macchina di questo giro (una Ford Focus), eravamo pronti a guidare in direzione Lodi, per prelevare Jamba e Laura, compagni di avventure sicule e sudafricane.

Time to go! 6 hours and we will be there
In viaggio (guidero’ solo io!)

Leaving Jamba behind
Lasciando Jamba dietro…

Nonostante un problema alla partenza (il mio vicino di casa decideva di prendere la curva larga e colpire la mia macchina, fortunatemente coperta completamente dall’assicurazione), prelevavamo quasi in orario i due per poi dirigerci verso Roma, o meglio, Santa Marinella, una localita’ sul mare in cui eravamo riusciti ad ottenere  – tramite Jamba – un posto da dormire gratis grazie a strane conoscenze col prete locale…

Ma parliamo un attimo di Roma. Tranne Milano, Roma e’ probabilmente una delle citta’ piu’ grandi in Italia che ho frequentato con piacere durante svariati periodi della mia vita. L’ultima volta ci ero stato nel lontano 2007, per andare a vedere mio cugino Davide giurare da ufficiale militare (ora sta facendo il suo secondo tour in Afghanistan) e per tornare in contatto con Giada ed Alessia, che frequentavo spesso verso la fine degli anni 90, durante le mie scorribande venete.
Prima di allora mi ricordo di spedizioni nel 2002, in compagnia della mia ragazza di allora (polacca, matta), ne 1998, andando giu’ con mio padre per lavoro e nel 1997, vestito da Shampoo per entrare gratis a una specie di comicon romano. Ma posso tornare ancora piu’ indietro nel tempo, con viaggi per vedere amici (residenti ad Acilia, se ancora ricordo), oppure con l’Oratorio, oppure ancora con la famiglia, per andare a vedere il papa polacco.

Rispetto ad altre citta’ come Venezia, Firenze o Torino ad esempio, Roma non mi e’ mai dispiaciuta. Certo, una volta dentro il traffico rimane bestiale (anche Milano ha imparato a chiuderlo vicino al Duomo, potrebbero fare lo stesso intorno al Vaticano…), ma, soprattutto di estate, e’ un piacere da visitare.

Se io e Laura eravamo stati li’ spesso, l’opposto si poteva dire per Lindsey – mai avuto l’occasione per portarla, e Jamba, preoccupato di piu’ a seguire i Green Day in giro per il mondo che non a vedere la capitale della sua patria.

Arrivati a Santa Marinella (davvero bella) e mangiato nel primo ristorante di pesce trovato in piazza, il giorno dopo prendavamo un comodo trenino per arrivare a Termini, dopo 45 minuti di viaggio (sempre meglio che guidare e cercare parcheggio).

First icecream in Santa Marinella
Primo gelato a Santa Marinella

Subito Jamba prendeva il sopravvento. Mentre io e Lindsey pensavamo di fare il solito giro turistico (vai in giro per certi monumenti chiave, cammini fino al prossimo e se hai fame mangi dove ti sembra un posto decente), Jamba prendeva l’iniziativa e ci avvolgeva nella sua esperienza culinaria.

Lindsey destroying a maritozzo
Maritozzi per tutti

In pratica invece di avere “monumenti chiave”, aveva “ristoranti chiave”, tutti con ottime recensioni via tripadvisor e stellina sulla mappa della Nokia (lui e’ probabilmente l’unico al mondo che usa i Nokia della Microsoft…). I monumenti erano secondari, e potevano essere visti, intravisti o suggeriti. L’importante era arrivare nel luogo in cui mangiare come deciso in precendenza.

A me come strategia non dispiaceva, almeno non dovevo preoccuparmi di prendere il comando della truppa. Cosi’ dopo avere evitato il Vaticano, passandoci intorno, facevamo la prima colazione romana con dei giganteschi maritozzi, per poi tornare indietro sui nostri passi e fare una lunga coda sotto il sole per visitare la splendida basilica di San Pietro (no, davvero, e’ splendida). L’unico imprevisto era stato il blocco all’entrata, visto che ero in canotta. Cosi’ ho dovuto coprirmi le spalle col cardigan femminile di Lindsey….

By the Vatican
Davanti a San Pietro

Forced to cover my shoulders!
Spalle coperte grazie al cardigan di Lindsey…

Vaticano
Il simbolo del Vaticano

By Castel sant'Angelo
Castel Sant’Angelo

Birds have no respect
Un piccione caga su una statua

Lasciato il Vaticano camminavamo verso Castel Sant’Angelo, per poi attraversare il Tevere e camminare nella Roma vecchia, dove, nonostante la larghezza ridotta dei vicoli, c’era un continuo via vai di macchine, soprattutto quelle blu dedicate ai politici che, di primo pomeriggio, avevano finito la lunga giornata di lavoro per rendere l’Italia un paese migliore…

Dopo un fantastico pranzo in un locale chiamato Supplizio (piccolissimo, ma che forniva supli’, della specie di arancini romani, ad un prezzo davvero basso per la qualita’ fornita), dove venivo ufficialmente nominato “best man” al matrimonio del prossimo anno in Sicilia di Jamba e Laura (potete immaginare la mia sorpesa), mangiavamo un gelato in un altro posto eccezionale chiamato Frigidarium, confermando le qualita’ di Jamba come guida culinaria.

A great restaurant: supplizio
Supplizio!

Time to eat so suppli'
Dopo essere stato nominato best man

Best ice cream ever!
Un fantastico gelato

Il resto del pomeriggio veniva passato in giro per Trevi (dove la fontana e’ sfortuntamente ancora in fase di ristrutturazione), per il Pantheon, per i vari edifici dedicati alla politica italiana, finendo a piazza di Spagna dove, sotto un sole ancora assassino, decidavamo che era ora di tornare a Santa Marinella, per tuffarci in mare sulla spiaggia (libera) poco distante di Santa Severa, proprio sotto al castello locale.

In Piazza Navona
A piazza Navona

Inside the Pantheon
All’interno del Pantheon

Inside the Pantheon
Chissa’ cosa succede quando piove…

On the Spanish steps
Cercando un po’ d’ombra

Relaxing on the Spanish Steps
Sugli scalini di Piazza di Spagna

Group picture by the beach
Sulla spiaggia di Santa Severa

Per cena Jamba ci portava (o meglio, io guidavo in quella direzione) verso Civitavecchia, per mangiare da Adragna una “fraschetta” (osteria romana) dove venivamo uccisi da chili di buonissima pasta, che in qualche modo io riuscivo a finire conciato cosi’:

Adragna!
Il nome del ristorante

Time to eat more, at Adragna in Civitavecchia
Antipasti per tutti

So.much.pasta.
Pasta per un guerriero

Il giorno dopo, dopo l’ennesima colazione a base di maritozzi (giusto per confrontarli con quelli del giorno prima), tornavamo a Roma, stavolta direzione Colosseo. Un’altra coda per un altro spettacolare monumento.

The colosseum
Il colosseo

Surprise Panorama
Panorama all’interno del Colosseo

Slaves figthing, empress unhappy
All’interno

The mouth of Truth
Io e la bocca della verita’

The mouth of Truth
Lindsey e la bocca della verita’

La giornata proseguiva con una deludente visita al Circo Massimo (lavori in corso), alla Bocca della Verita’,poco distante, all’esterno della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, l’isola Tiberina , per poi arrivare a quello che probabilmente rimane ancora il mio monumento preferito a Roma: l’Altare della Patria (o Vittoriano).

Concludavamo la giornata a Roma con una porchetta mica male dalle parti di Termini (ovviamente consigliata da Jamba Advisor)

How to decide where to go
Decidere dove andare…

At the altare della Patria
Altare della Patria

Salvation comes in the form of water fountains
Acqua fresca, la salvezza qui a Roma

Tornati a Santa Marinella (dopo un altro tuffo in mare a Santa Severa), Jamba decideva di provare a mangiare alla pizzeria migliore (secondo trip advisor) del paese: Pizza e Caffe’. Dopo una ricerca di 1 ora, e con google  che ci tradiva, riuscivamo in qualche modo ad arrivarci, e a mangiare una pizza che era davvero la migliore assaggiata durante le vacanze in Italia. Jamba poteva ritenersi soddisfatto.

12 ore dopo partivamo, direzione Milano, per salutare tutti (e lasciare Jamba e Laura a Bareggio) in un’ultima serata al Texas, dopo 3 settimane passate su e giu’ per l’Italia (e la Polonia). Mentre i soldi uscivano in continuazione dal portafoglio, i chili venivano accumulati ancora piu’ in fretta sulla pancia…

(le foto del viaggio romane le trovate tutte qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157653920766573)

Tour italo-polacco 2015: in Polonia, parte della mia storia (da Poznan a Krakow, da Wieliczka ad Auschwitz)

La Polonia e’ un paese bellissimo.

The beautiful Stary Rynek

Stary Rynek

Lo so da sempre.

Passavo ogni estate – da quando ero nato fino al 1995 – a Poznan (tranne nel 1986, l’anno di Chernobyl).

Mentre i miei amici partivano per viaggi lunghissimi verso il meridione (Calabria e Sicilia), io salivo sulla macchina in compagnia dei miei e di mia sorella, pronto a sorbirmi un viaggio lunghissimo.

Erano gli anni 80, e di voli economici non ce n’erano. L’Europa non era ancora unita e la Germania era divisa tra quella dell’Ovest (campione del mondo ad Italia 90) e la DDR (che ancora adesso collego mentalmente al doping alle Olimpiadi di quel periodo).

I due momenti peggiori del viaggio erano i confini tra le Germanie e la Germania dell’Est e la Polonia. Ore (e ore) di coda in macchina per tentare di entrare nel blocco comunista. Una volta passato l’ultimo confine, io e mia sorella venivamo ricompensati con 2 mesi (qualche volta di piu’, qualche volta di meno) di vacanza a Poznan, dai miei nonni, in compagnia di tutti quegli amici che vedevamo solo una volta ogni anno.

Per me si trattava di due mesi passati a giocare a calcio, ad andare in gite senza genitori, e, successivamente, durante il periodo in cui venivamo lasciati andare alle “colonie” (un mese di vacanza circondati da mezzi polacchi mezzi qualcos’altro, in giro per la Polonia), a scoprire tutte quelle cose che l’adoloscenza mi mettava davanti.

Negli ultimi anni i viaggi in Polonia erano diventati sporadici, o quasi inesistenti.

Durante il periodo londinese, andavo a trovare i miei nonni per 4-5 giorni al massimo a Poznan ogni estate. Una volta andato a vivere in Sudafrica, ero riuscito a portare Lindsey in Polonia solo nell’inverno del 2011, 2 anni dopo la morte di mio nonno (e tre anni dopo un tentativo estivo fallito di andare a trovare entrambi per colpa della varicella…).

E cosi’ siamo ad oggi.

Da ormai qualche mese aspetto la telefonata per dirmi che mia nonna – da tempo costretta e letto con cure costanti – non e’ riuscita a farcela. Proprio per quello per me era importante riuscire a portare Lindsey lassu’ a sinistra, nell’est europeo, per farle vivere una parte della mia storia.

Cosi’, dopo aver salutato momentanemente l’Italia, io e Lindsey partivamo in direzione Berlino, per poi noleggiare una macchina e guidare verso Poznan, a circa 3 ore di distanza. Cosi’ come l’anno prima, in compagnia di mio padre, passare il vecchio confine mi dava un senso di nostalgia. Li’ dove una volta c’erano soldati e centinaia di macchine, adesso c’erano solo caselli abbandonati, occupati da qualche business semi-ufficiale (soprattuto di cambio valuta)

. The old East Germany / Poland border

Il vecchio confine

Plac Wolnosci's fountain

Plac Wolnosci

By the ratusz in Poznan

Sotto il municipio

L’arrivo a Poznan, a casa di Dominik (che tra l’altro si trovava in Italia nello stesso momento), era tranquillo, e ci sistemavamo li’ grazia all’accoglienza di sua madre, che mi conosceva da quando ero praticamente nato.

Evening eating at the Stary Rynek

Cena allo Stary Rynek

Passavamo poi il pomeriggio da mia nonna, ormai in stato semi-cosciente, che riusciva pero’ a trovare le forze per parlare con me e con Lindsey (ricordandosi l’italiano, studiato quando era gia’ pensionata…). Per me era davvero difficile vedere una donna di ferro come lei, sopravissuto all’occupazione nazista,  e quella (ben piu’ lunga, e per certi versi peggiore) sovietica, ridotta in quelle condizioni. Ma li’ dove Hitler e Stalin avevano fallito, l’eta’ purtroppo stava avendo il sopravvento.

Stary Rynek

I colori dello Stary Rynek

Dopo aver passato 2-3 ore preziose in sua compagnia, ci salutavamo mentre era semi-addormentata, per poi passare il resto della serata estiva nel solito, bellissimo, Stary Rynek.

Il giorno dopo tornavamo da mia nonna, per salutarla un’altra volta, per poi iniziare la lunga avventura verso Krakow (o Cracovia).

Dopo 8 ore in macchina (dovevano essere 5, ma un incidente sull’autostrada ci aveva bloccato per ore) arrivavamo stremati nella vecchia capitale polacca (dal 1000 al 1500 circa), una delle citta’ piu’ caratteristiche dal punto di vista storico della Polonia (molto meglio di Varsavia per esempio).

Stare Miasto in Krakow (panorama with two Lindsey)

Panorama con doppia Lindsey della citta’ vecchia a Cracovia

Inside Cloth Hall

All’interno della Clot Hall

Il centro storico si rivelava fantastico come mi ricordavo, e Lindsey rimaneva stupita dalla bellezza architettonica di chiese e castelli, senza contare che, con un cambio decisamente piu’ favorevole rispetto del Rand rispetto all’Euro, poteva permettersi di comprare regali per la famiglia.
Il cibo polacco (avevamo deciso di mangiare solo in locali tradizionalmente polacchi) piaceva ad entrambi, ma, dopo una visita nel quartiere ebraico (reso famoso da Schindler’s list, cui fabbrica si trovava a poca distanza), decidavamo di provare, per una volta, cibo che non avesse il maiale all’interno del menu (lo trovi dovunque qui).

Jewish quarters

Il quartiere ebraico di Cracovia

Krakow by the river

Il Wawel (Il castello) dal fiume

All saints (Judas did not make the cut, instead we have Mary Magdalena) church

Una delle bellissime chiese a Cracovia, nella citta’ vecchia

Inside the Old Market

In centro a Cracovia

Il giorno dopo portavo Lindsey a uno dei miei posti preferiti: Wieliczka, una antichissima miniera di sale in cui all’interno, disposti su 3 livelli (fino a 120 metri sotto terra), si trovano chiese e sculture fatte completamente in sale.

Going underground in the fantastic Salt Mine of Wieliczka

Si parte!

Going down, down

Un sacco di scalini…

The beautiful main chapel of St Kinga

La cappella di Santa Kinga

A chandelier made of pure crystal salts

Un lampadario fatto di cristalli di sale

Lo so, spiegato cosi’ non sembra granche’, ma per me si trattava della terza o quarta visita (l’ultima volta venni qui nel 2001 con mio cugino Davide, nel mio ultimo viaggio prima dell’addio per Londra), e ogni volta rimango sempre a bocca aperta di fronte a uno delle piu’ complicate opere di architettura costruite da persone libere e non schiavi…

Free selfie offered by Wieliczka

Auto selfie sottoterra

By St Kinga's chapel

La cappella di Santa Kinga a circa 60 metri sotto terra

Trying the salt

Lindsey assaggia il sale

Roman Polanski visiting Wieliczka

Roman Polanski in visita…

Il giorno dopo invece, dopo le meraviglie di Wieliczka, andavamo in uno dei posti piu’ crudeli mai esistiti nel panorama storico mondiale: Oswiecim, probabilmente piu’ famoso col nome dato durante l’occupazione tedesca: Auschwitz. 

E’ difficile fare il tour dei due campi di concentramento (Auschwitz e’ quello piu’ vecchio, costruito dell’esercito polacco e poi riadaddato da quello tedesco, mentre Birkenau, costruito nel 1942 con un unico scopo – massacro sistematico – , a pochi chilometri di distanza, e’ quello dove regolarmente ebrei e prigionieri di ogni tipo venivano sterminati) e rimanere uguali.
Al giorno d’oggi esistono ancora persone che non credono all’esistenza di un posto dove 1.500.000 persone (di cui 250.000 bambini…) erano state eradicate dall’esistenza.
Una volta usciti, e’ invece difficile credere all’esistenza di persone (ufficiali nazisti, soldati semplici o meno) che potevamo lavorare li’ ogni giorno e tornarsene a casa alla sera, con la coscienza pulita.

Ticket entrance

L’ingresso del museo

Arbet macht frei

Il lavoro rende liberi

The importance of the site

Importanti parole all’ingresso

From up there the pellets were dropped

Da quel buco venivano buttate le pastiglie di gas solido

Some numbers

Qualche numero…

The barbwire around the blocks

Filo spinato ad Auschwitz

Close. Forever.

Il famigerato ingresso di Birkenau

I numeri parlano da soli. Le stanze piene di scarpe, protesi, capelli, occhiali e altro lasciate dietro dopo l’occupazione russa alla fine della seconda guerra mondiale fanno semplicemente paura. La storia e i film si ricordano principalemente degli ebrei dati in pasto alle docce a gas. Ma prima del loro arrivo, centinaia di migliaia di polacchi, considerati “pericolosi” (professori, comunisti, pensatori ed omosessuali as esempio) erano stati uccisi li’.

The furnace, destroyed by the Germans before the fall

Una delle fornaci, distrutte poco prima dell’arrivo dei russi

Auschitwz serve. A ricordare. A non ripetere (e da allora, nonostante altri stermini, soprattutto in Africa e Asia, non siamo piu’ arrivati a quei numeri orribili)

(Certo che arrivare li’ con una macchina noleggiato targata tedesca non mi faceva troppo fiero…)

Finalmente nel pomeriggio lasciavamo Auschwitz – non certo a cuor leggero – per tornare a Berlino, dove il giorno dopo avremmo preso l’aereo per tornare in Italia.
Nonostante l’arrivo in tarda serata, riuscivamo a prendere la pessima metropolitana per andare in centro, verso la porta di Brandeburgo. Peccato che un improvviso temporale ci colpiva in pieno, ed eravamo costretti a tornare in albergo quasi subito…

The Brandenburg gate

La porta di Brandeburgo

Come al solito tutte le altre foto le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157655751415808

Tour italo-polacco 2015: il resoconto della prima settimana: tra zanzare, corse e gelati

Come al solito, prima di riuscire a scrivere qualcosa sulle fantastiche 2 settimane e mezzo trascorse nella caldissima Europa (evitando le settimane piu’ fredde dell’highveld sudafricano), sono dovuto passare attraverso la raccolta, riorganizzazione e selezione delle foto scattate in 19 giorni, e tentare di ricordarmi tutto quello che abbiamo fatto.

In questo periodo, in compagnia di Lindsey, ho accumulato 3500km di guida di macchine a noleggio (due volte in Italia, e uno in Polonia).

Ho rivisto la mia famiglia, per un periodo piu’ lungo del normale, visto che il solito viaggio londinese era stato sostituito da una settimana nella Pianura Padana.

Ho mangiato come un maiale, soprattutto in Polonia.

Ho bevuto piu’ del solito, soprattutto quando non dovevo guidare.

Ho rivisto amici, e non sono riuscito a rivedermi con altri (ad esempio Mera & Luciana, provero’ a Settembre!).

Ho divorato gelati.

Ho visto un sacco di chiese e cattedrali, e, in generale, mi sono divertito in compagnia di mia moglie, che tutto sommato era la cosa piu’ importante.

Dubai Airport

 

L’aereoporto di Dubai, fantastiche architetture, che pero’ annoiano dopo 8 ore di attesa senza wi-fi decente…

Dopo il solito viaggio lunghissimo via Dubai (24 ore in totale…) arrivavamo in Italia stanchissimi, ma pronti ad una settimana relativamente tranquilla in compagnia dei miei soliti compari, e, per una volta, della migliore amica/ex-collega di Lindsey del periodo londinese: Sian (gallese), in arrivo con sua figlia di 3 anni. Meeting Sian at the airport

Lindsey & Sian

Organizzare gite e tentare di fare qualcosa intorno ad una bambina cosi’ piccola, in giornate in cui l’afa uccideva tutti – di giorno e di notte – e le zanzare prelevavano a volonta’ dalle nostre vene non era per niente facile, soprattutto per le crisi completamente casuali a cui spesso assistevo.

Per fortuna il mio caro amico Beppe riusciva a trascinarmi fuori da casa per 2 gare in 3 giorni!

La prima, la 5 mulini by night di San Vittore (una versione notturna e piu’ facile della classica gara di cross dallo stesso nome), ci vedeva partecipare all’ultimo momento grazie all’aiuto di mio cugino Renato, che era riuscito ad isciverci oltre il tempo massimo. Il percorso, dopo i primi chilometri, era piatto e velocissimo, tanto che riuscivamo a finire insieme intorno ai 47 minuti. Senza la partenza in fondo al gruppo e l’attesa al primo passaggio al mulino  (erano due giri di 5km) probabilmente scendevamo sotto i 45.

Cinque Mulini By Night in San Vittore

 

Prima della partenza

Cinque Mulini By Night in San Vittore

 

Dopo l’arrivo

Gli organizzatori della gara, durante le premiazioni, mi facevano salire addirittura sul palco per ottenere un premio speciale come corridore arrivato da piu’ lontano. Neppure i kenyani potevamo battermi stavolta! 

Cinque Mulini By Night in San Vittore

Premiato!

La seconda, due giorni dopo, ci vedeva correre a Cesate per la Run for Children, una gara organizzata per aiutare i bambini africani (non capisco mai queste idee di aiutare bambini africani… africa dove? Sudafrica? Sudan? Egitto? E’ un po come mandare aiuti umanitari all’Europa quando c’e’ una crisi in Grecia…) Il percorso era misto: un po’ in mezzo ai campi (sotto un sole cocente), un po’ sulla strada, ma il risultato finale non era malaccio, 1.18 , 1.01 per quasi 12km di corsa campestre. Per entrambe le gare al momento ho soltanto i dettagli su Runkeeper, visto che mi sono scordato i vari cavi del Garmin 910xt in Italia (e costano un botto qui…) With Beppe at another race

Poco prima di un’altra gara, questa volta a Cesate

Se non correvo, passavo il tempo con Lindsey, Sian e sua figlia Star nelle zone migliori poco distante da casa mia: una giornata passata sul Lago Maggiore (in particolare Isola dei Pescatori e Isola Bella, gia’ visitate nel 2013), un’altra giornata a Milano, ignorando l’Expo e visitando il Duomo e il Castello Sforzesco, e un’altra giornata passata semplicemente a passeggiare al parco di Legnano, senza scordarmi di una fantastica serata a casa di mia madre, con la solita quantita’ industriale di bistecche, stuzzichini e alcolici!

Posing on the Isola Bella

Sull’isola Bella

Looking over Isola Bella

Sull’isola dei Pescatori, guardando l’isola Bella

Relax on the Isola dei Pescatori

Una fantastica giornata sull’isola dei Pescatori

In front of the Duomo

Davanti al sempre spettacolare Duomo di Milano

Inside the Duomo of Milan

All’interno del Duomo

Saint Bartholomeus and his skin

Il mio santo preferito, San Bartolomeo, scorticato vivo mentre diffondeva il cristianesimo in Oriente

Dopo una viaggio cosi’ lungo, e prima di un’altra settimana che si sarebbe rivelata davvero stancante, il ritmo del primo “terzo” della nostra vacanza si era rivelato ideale…

(qui le foto della prima, rilassante, settimana)