Tour italo-polacco 2015: in Polonia, parte della mia storia (da Poznan a Krakow, da Wieliczka ad Auschwitz)

La Polonia e’ un paese bellissimo.

The beautiful Stary Rynek

Stary Rynek

Lo so da sempre.

Passavo ogni estate – da quando ero nato fino al 1995 – a Poznan (tranne nel 1986, l’anno di Chernobyl).

Mentre i miei amici partivano per viaggi lunghissimi verso il meridione (Calabria e Sicilia), io salivo sulla macchina in compagnia dei miei e di mia sorella, pronto a sorbirmi un viaggio lunghissimo.

Erano gli anni 80, e di voli economici non ce n’erano. L’Europa non era ancora unita e la Germania era divisa tra quella dell’Ovest (campione del mondo ad Italia 90) e la DDR (che ancora adesso collego mentalmente al doping alle Olimpiadi di quel periodo).

I due momenti peggiori del viaggio erano i confini tra le Germanie e la Germania dell’Est e la Polonia. Ore (e ore) di coda in macchina per tentare di entrare nel blocco comunista. Una volta passato l’ultimo confine, io e mia sorella venivamo ricompensati con 2 mesi (qualche volta di piu’, qualche volta di meno) di vacanza a Poznan, dai miei nonni, in compagnia di tutti quegli amici che vedevamo solo una volta ogni anno.

Per me si trattava di due mesi passati a giocare a calcio, ad andare in gite senza genitori, e, successivamente, durante il periodo in cui venivamo lasciati andare alle “colonie” (un mese di vacanza circondati da mezzi polacchi mezzi qualcos’altro, in giro per la Polonia), a scoprire tutte quelle cose che l’adoloscenza mi mettava davanti.

Negli ultimi anni i viaggi in Polonia erano diventati sporadici, o quasi inesistenti.

Durante il periodo londinese, andavo a trovare i miei nonni per 4-5 giorni al massimo a Poznan ogni estate. Una volta andato a vivere in Sudafrica, ero riuscito a portare Lindsey in Polonia solo nell’inverno del 2011, 2 anni dopo la morte di mio nonno (e tre anni dopo un tentativo estivo fallito di andare a trovare entrambi per colpa della varicella…).

E cosi’ siamo ad oggi.

Da ormai qualche mese aspetto la telefonata per dirmi che mia nonna – da tempo costretta e letto con cure costanti – non e’ riuscita a farcela. Proprio per quello per me era importante riuscire a portare Lindsey lassu’ a sinistra, nell’est europeo, per farle vivere una parte della mia storia.

Cosi’, dopo aver salutato momentanemente l’Italia, io e Lindsey partivamo in direzione Berlino, per poi noleggiare una macchina e guidare verso Poznan, a circa 3 ore di distanza. Cosi’ come l’anno prima, in compagnia di mio padre, passare il vecchio confine mi dava un senso di nostalgia. Li’ dove una volta c’erano soldati e centinaia di macchine, adesso c’erano solo caselli abbandonati, occupati da qualche business semi-ufficiale (soprattuto di cambio valuta)

. The old East Germany / Poland border

Il vecchio confine

Plac Wolnosci's fountain

Plac Wolnosci

By the ratusz in Poznan

Sotto il municipio

L’arrivo a Poznan, a casa di Dominik (che tra l’altro si trovava in Italia nello stesso momento), era tranquillo, e ci sistemavamo li’ grazia all’accoglienza di sua madre, che mi conosceva da quando ero praticamente nato.

Evening eating at the Stary Rynek

Cena allo Stary Rynek

Passavamo poi il pomeriggio da mia nonna, ormai in stato semi-cosciente, che riusciva pero’ a trovare le forze per parlare con me e con Lindsey (ricordandosi l’italiano, studiato quando era gia’ pensionata…). Per me era davvero difficile vedere una donna di ferro come lei, sopravissuto all’occupazione nazista,  e quella (ben piu’ lunga, e per certi versi peggiore) sovietica, ridotta in quelle condizioni. Ma li’ dove Hitler e Stalin avevano fallito, l’eta’ purtroppo stava avendo il sopravvento.

Stary Rynek

I colori dello Stary Rynek

Dopo aver passato 2-3 ore preziose in sua compagnia, ci salutavamo mentre era semi-addormentata, per poi passare il resto della serata estiva nel solito, bellissimo, Stary Rynek.

Il giorno dopo tornavamo da mia nonna, per salutarla un’altra volta, per poi iniziare la lunga avventura verso Krakow (o Cracovia).

Dopo 8 ore in macchina (dovevano essere 5, ma un incidente sull’autostrada ci aveva bloccato per ore) arrivavamo stremati nella vecchia capitale polacca (dal 1000 al 1500 circa), una delle citta’ piu’ caratteristiche dal punto di vista storico della Polonia (molto meglio di Varsavia per esempio).

Stare Miasto in Krakow (panorama with two Lindsey)

Panorama con doppia Lindsey della citta’ vecchia a Cracovia

Inside Cloth Hall

All’interno della Clot Hall

Il centro storico si rivelava fantastico come mi ricordavo, e Lindsey rimaneva stupita dalla bellezza architettonica di chiese e castelli, senza contare che, con un cambio decisamente piu’ favorevole rispetto del Rand rispetto all’Euro, poteva permettersi di comprare regali per la famiglia.
Il cibo polacco (avevamo deciso di mangiare solo in locali tradizionalmente polacchi) piaceva ad entrambi, ma, dopo una visita nel quartiere ebraico (reso famoso da Schindler’s list, cui fabbrica si trovava a poca distanza), decidavamo di provare, per una volta, cibo che non avesse il maiale all’interno del menu (lo trovi dovunque qui).

Jewish quarters

Il quartiere ebraico di Cracovia

Krakow by the river

Il Wawel (Il castello) dal fiume

All saints (Judas did not make the cut, instead we have Mary Magdalena) church

Una delle bellissime chiese a Cracovia, nella citta’ vecchia

Inside the Old Market

In centro a Cracovia

Il giorno dopo portavo Lindsey a uno dei miei posti preferiti: Wieliczka, una antichissima miniera di sale in cui all’interno, disposti su 3 livelli (fino a 120 metri sotto terra), si trovano chiese e sculture fatte completamente in sale.

Going underground in the fantastic Salt Mine of Wieliczka

Si parte!

Going down, down

Un sacco di scalini…

The beautiful main chapel of St Kinga

La cappella di Santa Kinga

A chandelier made of pure crystal salts

Un lampadario fatto di cristalli di sale

Lo so, spiegato cosi’ non sembra granche’, ma per me si trattava della terza o quarta visita (l’ultima volta venni qui nel 2001 con mio cugino Davide, nel mio ultimo viaggio prima dell’addio per Londra), e ogni volta rimango sempre a bocca aperta di fronte a uno delle piu’ complicate opere di architettura costruite da persone libere e non schiavi…

Free selfie offered by Wieliczka

Auto selfie sottoterra

By St Kinga's chapel

La cappella di Santa Kinga a circa 60 metri sotto terra

Trying the salt

Lindsey assaggia il sale

Roman Polanski visiting Wieliczka

Roman Polanski in visita…

Il giorno dopo invece, dopo le meraviglie di Wieliczka, andavamo in uno dei posti piu’ crudeli mai esistiti nel panorama storico mondiale: Oswiecim, probabilmente piu’ famoso col nome dato durante l’occupazione tedesca: Auschwitz. 

E’ difficile fare il tour dei due campi di concentramento (Auschwitz e’ quello piu’ vecchio, costruito dell’esercito polacco e poi riadaddato da quello tedesco, mentre Birkenau, costruito nel 1942 con un unico scopo – massacro sistematico – , a pochi chilometri di distanza, e’ quello dove regolarmente ebrei e prigionieri di ogni tipo venivano sterminati) e rimanere uguali.
Al giorno d’oggi esistono ancora persone che non credono all’esistenza di un posto dove 1.500.000 persone (di cui 250.000 bambini…) erano state eradicate dall’esistenza.
Una volta usciti, e’ invece difficile credere all’esistenza di persone (ufficiali nazisti, soldati semplici o meno) che potevamo lavorare li’ ogni giorno e tornarsene a casa alla sera, con la coscienza pulita.

Ticket entrance

L’ingresso del museo

Arbet macht frei

Il lavoro rende liberi

The importance of the site

Importanti parole all’ingresso

From up there the pellets were dropped

Da quel buco venivano buttate le pastiglie di gas solido

Some numbers

Qualche numero…

The barbwire around the blocks

Filo spinato ad Auschwitz

Close. Forever.

Il famigerato ingresso di Birkenau

I numeri parlano da soli. Le stanze piene di scarpe, protesi, capelli, occhiali e altro lasciate dietro dopo l’occupazione russa alla fine della seconda guerra mondiale fanno semplicemente paura. La storia e i film si ricordano principalemente degli ebrei dati in pasto alle docce a gas. Ma prima del loro arrivo, centinaia di migliaia di polacchi, considerati “pericolosi” (professori, comunisti, pensatori ed omosessuali as esempio) erano stati uccisi li’.

The furnace, destroyed by the Germans before the fall

Una delle fornaci, distrutte poco prima dell’arrivo dei russi

Auschitwz serve. A ricordare. A non ripetere (e da allora, nonostante altri stermini, soprattutto in Africa e Asia, non siamo piu’ arrivati a quei numeri orribili)

(Certo che arrivare li’ con una macchina noleggiato targata tedesca non mi faceva troppo fiero…)

Finalmente nel pomeriggio lasciavamo Auschwitz – non certo a cuor leggero – per tornare a Berlino, dove il giorno dopo avremmo preso l’aereo per tornare in Italia.
Nonostante l’arrivo in tarda serata, riuscivamo a prendere la pessima metropolitana per andare in centro, verso la porta di Brandeburgo. Peccato che un improvviso temporale ci colpiva in pieno, ed eravamo costretti a tornare in albergo quasi subito…

The Brandenburg gate

La porta di Brandeburgo

Come al solito tutte le altre foto le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157655751415808