La corsa di San Valentino

Come ogni anno, il Venerdi’ prima di San Valentino c’e’ stata la classica night race di Randburg, una 10km notturna illuminata a  candele lungo la maggior parte del percorso. Sotto la pioggia battente l’intera famiglia di Lindsey (inclusi cugini, per un totale di 12 componenti) ha preso parte alla gara.

Impossibile sperare di fare tempi eccezionali su un percorso affollato, piendo di “walkers” (marciatori) che ti ostacolano mentre tenti di accelerare nei pochi spazi disponibili. Senza contare che la gara e’ vissuta dalla maggior parte dei partecipanti in maniera goliardica, con costumi ispirati a San Valentino (ho visto ragazze correre in giarrettiera, e uomini correre in mutande da donna…).

Io e Lindsey per questa edizione ci siamo presentati cosi’:

Randburg Valentine Race

La gara notturna non mi e’ dispiaciuta, anche se in certi tratti, con la pioggia che spegneva le candele, tentare di evitare buche e tombini era un’impresa (il padre di Lindsey e’ andato a finire a gambe all’aria proprio per quel motivo). Ho tirato e sono riuscito a concludere in 48 minuti e poco piu’, il mio tempo migliore di quest’anno e il mio personale su questa gara.

Peccato soltanto per la mancanza di medaglie alla fine: ogni anno mi rifilano una tazza con lo sponsor stampato sopra (KFC), che poi va a finire con le altre centinaia di tazze che ho gia’ a casa che non usero’ mai piu’…. ma dateci queste medaglie!

I dettagli della gara come al solito qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/70247899

Mille

Mi piacciono i numeri. Tengo statistiche delle mie attivita’ sportive sul mio sito da circa 10 anni. Prima era anche peggio.

Quando ero piu’ giovane tenevo un bellissimo foglio a quadretti dove regolarmente segnavo tutte le partite in cui facevo goal. Avevo ormai superato quota cento gia’ nel 1994 (dopo 4 stagioni tra esordienti, giovanissimi e allievi con 27,21,36 e 29 goal) e, una volta ottenuto il mio primo computer decente, avevo salvato tutte le informazioni su un grazioso documento Excel – versione 5.0

Poi il crash del mio computer e la mancanza di backup mi avevano ridotto a passare settimane a cercare quel prezioso foglio di carta per provare ad aggiornare le statistiche, ma purtroppo, convinto del sorpasso della tecnologia rispetto alla cellulosa, lo avevo probabilmente buttato via senza nemmeno pensarci troppo.
Do ancora la colpa della carenza di stagioni in doppia cifra alla mancanza di motivazioni: senza numeri, non potevo nemmeno festeggiare il 150esimo o il 200esimo goal con i miei compari.

Anni dopo, con l’avvento del mio sito personale (nel 2004 credo), decisi di provare a tenere informazioni dei risultati degli sporti che facevo o faccio tuttora: calcio, corsa, ciclismo e, ai tempi, kickboxing.

Dopo aver completato una 21km in Pretoria qualche ora fa, ed aver aggiornato il sito come al solito (la corsa non e’ andata male, una prima parte lenta seguita da 11km percorsi in 51 minuti, per un risultato finale sotto l’1.50 nonostante la solita noiosa caviglia), sono andato a guardarmi le statistiche. Da quando registro i risultati finale delle gare podistiche cui partecipo, ho finito ufficialmente 56 gare per un totale di 1031km! (sono 94 ore di corsa)

Avevo sfondato il muro dei 1000km ufficiali (senza allenamento, contano solo quelli trascorsi correndo con un pettorale e classifica finale ufficiale) qualche settimana fa, ma non me ne ero accorto.
Sono entrato a far parte del club dei 1000 a 34 anni.

Sono cose che danno soddisfazione e sinceramente non vedo l’ora di arrivare a 2000. Ho impiegato 13 anni di gare per arrivare a 1000. Ora corro molto di piu’ e spero di mettercene piu’ o meno la meta’…(anche perche’ guardando le statistiche su runkeeper, tra allenamento e altro ho corso/completato circa 1300km in poco piu’ di un anno e mezzo!)

Qualche foto dalla gara odierna:

Toyota McCarthy 21km in Pretoria
La fila per i cessi

Toyota McCarthy 21km in Pretoria

Poco dopo l’arrivo

Toyota McCarthy 21km in Pretoria

Le statistiche come al solito le trovate qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/69344115

Raccolti atomici

Una volta domato l’orto, lasciato a se stesso (sole, grandine, temporali, vento) durante le tre settimane passate in Europa (e una successiva settimana passata a riprendermi), ho finalmente iniziato il raccolto di frutta verdura.

Rispetto agli anni scorsi, ho piantato solamente quello che avrei poi mangiato, invece di altra verdura che piantavo “giusto perche’ c’era spazio”.

Cosi’, a questo giro, il raccolto e’ stato abbondante e, con un po’ di programmazione nelle prossime settimane, dovrei riuscire a piantare altre verdure (basilico, rucola, peperoncini e peperoni) che mi accompagneranno fino alla fine dell’estate, insieme ai soliti immancabili pomodori che continueranno a spuntare fino almeno ad Aprile.

Il primo raccolto e’ stato quello delle Gem Squash. Stavolta quel tipo di zucchina e’ arrivata alla dimensione giusta, ovvero circa quella di una palla di baseball, rispetto alle dimensioni da ping pong dell’anno scorso:

Gardening

Anche la “fabbrica di patate” (le chiamano proprio cosi’, Potato Farms), ha dato decisamente piu’ frutti dello scorso anno,. Con sole due patate piantate nella costruzione verticale, ho tirato su un buon numero di tuberi:

Gardening

Peccato aver perso l’opportunita’ di averne il doppio (o il triplo) , visto che purtroppo in quelle tre settimane all’estero non ho potuto “coprire” le piantine che spuntavano dalla patate sotto terra per imbrogliarne la crescita e obbligare la pianta a creare un’altra patata.

Risultato strano invece con le carote. Stavolta (grazie al fatto che ne ho piantate di meno), sono venute fuori di dimensioni “normali”, ma l’eccesso di  nutrienti nel terreno (ho drogato il tutto con quello che la fabbrica dei vermi mi ha dato negli ultimi mesi), ha provocato forme orribili, da horror giapponese:

Gardening

Ho avuto il coraggio di assaggiarle e fortunatamente sanno di carota, pero’, a differenza del resto della verdura, la madre di Lindsey ha deciso di non portarsene nessuna a casa, chissa perche’…

Vacanze di Natale 2011: a Poznan. Che spacca, anche d’inverno

Durante i primi vent’anni della mia vita, credo di avere passato quasi tutte le vacanze estive in compagnia dei miei nonni (e dei miei amici di cortile a Pozna) in Polonia. D’inverno ci saro’ andato solo due volte, nel 1986 (evitata la vacanza polacca estiva per colpa di Chernobyl) e nel 2000, quando Dominik si era sposato.

Sinceramente speravo in un po’ di neve, convinto com’ero che Poznan a Dicembre avrebbe deluso Lindsey.
Invece, nonostante la mancanza del solito clima invernale polacco (temperatura a meno 20, ghiaccio e neve dovunque), Lindsey e’ riuscita ad apprezzare Poznan e il clima post-natalizio polacco in maniera inaspettata.

Per una volta non ero ospite di mia nonna (non piu’ in condizioni di ospitarci, purtroppo), e cosi’ Dominik si e’ offerto volentieri di darci una stanza nel suo appartamento per tutta la durata del viaggio.
Utilizzando come campo base il suo salotto (tentando di non occuparlo troppo a lungo, visto che Piotr e Susanna, i suoi figli, avevano ricevuto una playstation3 per Natale e volevano giocarci tutto il tempo) ho portato Lindsey in giro per lunghe passeggiate piene di ricordi.

At Dominik's house

Inutile nasconderlo, Poznan mi e’ sempre piaciuta.
Sara’ l’effetto nostalgia che mi colpisce quando torno in Europa – le mie migliori vacanze sono state trascorse da quelle parti con mia sorella – sara’ la citta’ vecchia, sara’ l’assenza di palazzi orrendi in centro che, come per esempio a Milano, rovinano tutto.
Sara’ il cibo. Forse la birra (economica).
Oppure semplicemente la spensieratezza che ho quando cammino per le vie del centro, partendo da mia nonna e arrivando regolarmente dalle parti del fiume dopo un’ora di camminata.
Credo che invece a questo giro il motivo vincente sara’ stata l’opportunita’ di condividere con Lindsey una parte della mia vita che le e’ sempre stata nascosta.
Lei conosceva l’Olafmeister londinese. Conosce quello italiano. Ma quello polacco?

The Ratusz

Stary Rynek in Poznan

Lindsey and I

Ratusz

Ready to roll

In 4 giorni ho tentato di farle vedere quasi tutto, dallo spettacolare Stary Rynek (sempre bellissimo) con i capretti meccanici che si fanno la guerra dall’alto del Ratusz alle 12 e le case dipinte di tutti i colori, fino all’universita’ (Poznan ha un buon 20% di studenti che studiano nella cita’ con il  maggior numero di universita’ in Polonia).
Dallo stadio del Lech Poznan, che ho riconosciuto a stento, visto che e’ stato completamente rifatto per Euro 2012, fino a Malta, il lago artificiale, uno dei posti migliori per rilassarsi o fare sport in estate.

Senza scordare le camminate intorno all Fiera Internazionale di Poznan (dove Dominik lavora). Mio padre ha conosciuto mia madre grazie a quella fiera, e senza di essa io non sarei qui ora scrivere. Vedere lavorare Dominik in fiera, continuando una tradizione di lavoratori “italiani” , mi fa sempre un immenso piacere.

Dominik e sua moglie ovviamente hanno provato il possibile per farci vivere un’esperienza con i fiocchi.
Ad esempio siamo andati al palazzo reale di  Baborówko, dove abbiamo passato la mattinata a fare colazione con quella che credo possa considerarsi la nobilta’ polacca (distrutta durante il periodo comunista).
Il palazzo era fantastico, e le strutture per i circa 70 cavalli (un’arena indoor…) erano notevoli. La colazione invece era stata semplicemente eccezionale. Da tempo non mangiavo alla polacca.

Baborowko palace

Another gigantic christmas tree
Oppure l’ultima sera siamo andati in uno dei ristoranti di lusso del centro, il Ratuszova, per un’indimenticabile cena a base di cibi rigorosamente locali, tra i quali i classici pierogi oppure il Zurek, una zuppa servita all’interno di una forma di pane. Fantastica! (E Dominik ha messo Lindsey alla guida, la sua prima volta dalla parte regolare della strada…)

Soup in a sour bread

Con Michal (un altro mio amico d’infanzia, che sta prendendo i voti da sacerdote) siamo andati a visitare lo stadio (visita per me d’obbligo) e la Palmiarnia, una specie di struttura di vetro divisa per settori con piante provenienti dalla giungla, dalla savana etc… un’ottima scusa per riscaldare Lindsey dopo ventate freddissime all’aperto.

Ready for Euro 2012

Dangerous fish

Una visita in Polonia non poteva essere considerata completa senza andare a trovare mia nonna.
Ancora agile mentalmente nonostante l’eta e’ gli acciacchi, e’ riuscita in qualche modo a cucinarci un pranzo dalle dimensioni colossali che ho faticato a finire.
Se il pranzo non mi aveva distrutto, il continuo tradurre da inglese a polacco e polacco a inglese in modo che Lindsey e mia nonna potessero comunicare mi aveva ucciso definitivamente.

With my grandma

I problemi di traduzioni sono andati avanti bene o male per il resto del viaggio  tanto che ho passato gli ultimi giorni a parlare con Lindsey in polacco e Dominik in inglese…

Fortunatamente Lindsey era distratta delle meraviglie nascoste della citta’: un presepe enorme nella chiesa di San Fransesco (due mesi per costruirlo), oppure gli alberi di natale di tutte le dimensioni decorati con gusto bene o male dovunque (altro che USA, la Polonia prende gli addobbi natalizi in maniera seria, senza tutto il kitsch tradizionalmente americano).

Massive Nativity Scene in the Saint Francis church in Poznan

Tornare la sera del 31 e’ stata una pessima scelta da parte mia, ma visti i prezzi (nessuno si imbarca su Ryanair a quell’ora il giorno di Capodanno) era l’unica possibile soluzione. (per fortuna mia madre si e’ presentata a Bergamo per portarci a casa, facendo un brindisi improvvisato all’aereoporto!)

Cosi’, dopo 4 bellissimi giorni in Polonia, ho dovuto salutare Dominik e Michal all’aereoporto, sperando di poterli rivedere tra 6 mesi, in tempo per vedere l’Italia giocare in Polonia per Euro 2012 (nota ai viaggiatori futuri: Poznan e’ l’unica delle 4 citta’ polacche pronta al 100% per l’evento sportivo dell’estate!)

With Michal and Dominik

Calciomercato di inizio stagione. Sentirsi come un povero Beckham.

Sono ancora qui immobile dopo l’infortunio di settimana scorsa. Eppure mi trovo davanti ad una scelta calcistica mica da poco: cambiare squadra.

Non sono un tipo che cambia squadra facilmente. Alla fine dal 1985 ad oggi ho giocato in sole 3 squadre (senza considersare la parentesi fallimentare al Legnano oppure le sue squadre di Canegrate).
Di solito gioco sempre in societa’ che sono vicine a me geograficamente soprattutto perche’ mi considero un lazzarone abitudinario e odio dover guidare 30 minuti per andare ad allenarmi o per una partita. Ho controllato su google map: durante gli anni canegratesi la distanza tra casa mia e lo stadio era di 1.9km (6 minuti). A Londra, quando giocavo col Parsons Green, era ancora minore: 500 metri.

Ho dovuto fare uno sforzo qui in Sudafrica, ma la distanza tra casa mia e il centro sportivo del Panorama calcio e’ comunque di soli 5km.

In 27 anni di calcio la mia fantastica distanza media e’ stata di 2.5km. 

Ora invece le cose potrebbero cambiare. Di colpo (in meno di una settimana, i trasferimenti societari possono farsi fino a meta’ febbraio, poi e’ finita), ho avuto offerte per andare a giocare al Ruimsig (una categoria superiore), a ben 11.2 km da qui, oppure al Marks Park (stessa categoria), a 11.4km.

Entrambi vogliono comprare i cosidetti “vecchi” del Panorama, ovvero io e altri tre giocatori che, per via dell’eta, sono considerati ormai marginali per i piani societari.
Lo so, e’ un po’ triste visto che negli ultimi 4 anni io e Stoj, il mio compare bulgaro, abbiamo portato a casa 4 medaglie (una coppa di lega vinta e una finale persa, un campionato vinto e un secondo posto), due promozioni e numerosi trofei individuali.

Capisco benissimo: nonostante sia il capitano, bisogna guardare al futuro e ormai le decisioni sociali sembrano finali.
Le nuove norme di quest’anno prevedono un minimo di 4 under 21 nell’11 titolare, e solo 3 stranieri tra campo e panchina, e purtroppo non ho nelle gambe (e nella testa) 3 sessioni settimanali di allenamento piu’ la partita al sabato.

Cosi’ mi ritrovo davanti ad una scelta: continuare al Panorama (volevamo farmi allenatore / giocatore per una delle squadre senior, ma hanno cambiato idea all’ultimo minuto), andare al Ruimsig e giocare difensore (questo e’ quello che il loro allenatore mi ha proposto) oppure accettare il ruolo di capitano / allenatore / giocatore per il Marks Park dove ci sono le strutture migliori e dove hanno una squadra veterani in cui posso continuare a giocare nei periodi morti.

Certo, cambiare squadra sarebbe triste dopo 4 bellissimi anni, soprattutto sapendo che probabilmente finirei a giocare nello stesso girone del Panorama.
Ma devo guardare avanti, come un Beckham dei poveri(issimi) o un Tevez leggermente piu’ felice e meno odiato (ma sempre povero).