Winter is coming… costruiamo un muro

L’inverno in Sudafrica (o almeno sull’Highveld, sul gigantesco altipiano su cui vivo) e’ un’ottima opportunita’ per costruire strutture, visto che di pioggia non se ne vede per almeno 3 mesi. Certo, l’erba in giardino non e’ particolarmente felice e la temperatura della piscina scende sotto i 15 gradi, ma l’estate, con le sue pioggie, durera’ molto piu’ a lungo.

Tenere tre cani in giardino vuol dire cercare di creare l’area intorno al cancello e a dove parcheggio le macchine dog-free. Non voglio vedere i miei cani passare le ore davanti al cancello, preferisco saperli al sicuro all’interno del giardino. Fino ad adesso avevo un semplice recinto di legno, poi migliorato qualche anno fa con l’aiuto di un muretto di bamboo.

Dopo le ultime piogge dello scorso anno, e la presenza di 5 cani durante il periodo in cui Kirsten e Andy vivevano qui, il recinto si e’ ridotto in condizioni pietose, e cosi’ ho cercato una soluzione definitiva: costruire un muro.

Grazie ad istruzioni trovate su internet, e l’aiuto del mio giardiniere (alla fine io coordinavo e spiegavo quello che volevo fare, e poi lui si sbatteva, mentre io tornavo a laovo), in meno di una settimana, lavorando qualche ora al giorno, ho tirato su un muro perfetto! I fratelli della Night’s Watch sarebbero stati fieri (se fossero stati puffi)

Qualche foto della procedura:

The old fence on the right

Sulla destra, potete vedere uno scorcio della vecchia recinzione in bamboo

Fence out

Bye bye bamboo, si inizia a scavare

Some chipped rocks before I pour cement

Il canale per il cemento e’ pronto, e pure qualche sasso spaccato (per migliorare l’aderenza)

Cement is in

Il cemento e’ pronto!

Loading a poor fiesta

Caricare mattoni e sacchi di sabbia e cemento in viaggi multipli era l’unica possibilita’ con una Fiesta…

So this is the max amount I can load the Fiesta

Le sospensioni tengono…

Let's start build

Il muro inizia a salire

Wall is almost up

Quasi finito

Time to plaster and add the tirolese effect

Il mio giardiniere e il suo amico si sbattono per dare l’effetto ruvida (qui chiamato “alla tirolese…”)

Painting!

In mutande a dipingere il muro

Wall completed

Finito!

Next to the old structure

Si sposa perfettamente con la vecchia struttura esistente (il barbecue)

The back side

Vista da dietro

<a href=”https://www.flickr.com/photos/olafmeister/14502129661″ title=”The back side by Olaf Olgiati, on Flickr”><img src=”https://farm4.staticflickr.com/3904/14502129661_98c1e016aa.jpg” width=”375″ height=”500″ alt=”The back side”></a>

L’inverno sportivo

In Sudafrica non fa mai cosi’ tanto freddo quanto durante un inverno in Europa.

Le temperature non scendono mai sotto lo zero e di neve (tranni casi eccezionali) non se ne vede mai.
Senza contare che la stagione fredda dura solo due mesi (Giugno e Luglio), e l’autunno (Agosto / Settembre) assomiglia alla nostra primavera.

Ma questo non vuol dire che sia facile abituarsi. Qui non esistono i riscaldamenti nelle case, e al massimo la gente usa stufette a gas giusto per scaldarsi davanti alla televisione. Di giorno faranno anche 15-20 gradi, senza mai pioggia e sempre con il sole, ma appena arriva il tramonto, la temperatura scende intorno ai 5 gradi. E si sente. Soprattutto se si gioca a calcio di sera.

Winter sports

Kick off alle 8 di sera, 2 gradi…

Continuo a recuperare da infortuni e procurarmene nuovi (l’eta’!), ma voglia di smettere ne ho poca. Soprattutto se finalmente faccio parte di una squadra che, per una volta, domina i campionati. In campionato non perdiamo dal 19 Giugno scorso (un anno!), mentre l’unica sconfitta negli ultimi 12 mesi e’ avvenuta nella semifinale di coppa contro una squadra di una categoria superiore, ai supplementari, nel Febbraio scorso.  Senza contare i 19 (diciannove!) goal fatti nelle ultime 27 partite e potete capire come smettere di giocare sia un problema, nonostante il dolore e il freddo.

Certo, le corse stanno un po’ facendosi da parte con l’inverno che arriva, ma per una volta mi sto concentrando su uno sport che mi obbliga a ripartire da zero: il nuoto.

Ho iniziato a fare lezioni private di nuoto nell’accademia sportiva a 30km da casa mia ad orari impossibili (6 di mattina, devo svegliarmi alle 5), in virtu’ del fatto che devo riuscire a convincermi di essere capace di nuotare circa 2km in meno di un’ora in mare aperto per partecipare al mio primo (half) Iron Man, in Durban ad Ottobre.
Negli ultimi 2 anni ho considerato il nuoto come un fastidio necessario durante il triathlon, ma sto cercando, per una volta, di affrontare il corso seriamente, visto che a quanto pare, nonostante sia un calciatore, quando calcio in acqua faccio davvero pena!

Winter sports

All’interno del Wahoo Aquatic Centre, dove mi alleno

Un nome impossibile da scrivere

A quanto pare Olaf e’ un nome difficile da queste parti. Se per anni mi ero rassegnato ad avere il mio cognome scritto in maniera diversa su vari documenti (Olgati, Oligati, Oligiati, Al Djzati etc…), mai nessuno prima di adesso aveva avuto il coraggio di stampare il mio nome in questa maniera:

My new rclfa card

Olf? Davvero? Il mio nome ha quattro lettere. Due vocali, due consonanti, nessuna lettera difficile. Senza contare che dopo il successo mostruoso di Frozen ormai pure i bambini sanno come si scrive Olaf!

Alla ricerca della forma perduta

Tornato qualche settimana fa dal mio viaggio europeo (torno a Luglio!), mi sono ritrovato in condizioni fisiche penose: un infortunio durante l’unica attivita’ fisica fatta in 2 settimane mi ha tenuto ai box fino a poco tempo fa, e una dieta a base di porco e alcool non ha fatto altro che aumentare i chili di troppo.

Cosi’, con la vaga intenzione di partecipare alla Tri Rock di Durban in Ottobre (113km di sofferenza divisi tra 1.9 km id nuoto, 90 di bici e 21 di corsa…) devo rimettermi in forma durante una stagione (qui e’ inverno) in cui di solito non faccio troppo sport e mi accontento di giocare a calcio…

Il polpaccio e’  ancora leggermente infortunato (anche se una settimana fa ho giocato tutti i 90 minuti della prima di campionato, fasciandomi il polpaccio e correndo in qualche modo su una gamba sola), e per adesso di sto accontenando di accumulare km in bici.

Fortunatamente a mezz’ora da casa mia ho splendidi posti in cui scatenare la mia bici da corsa, e poco tempo fa ne ho approfittato per partecipare alla Bell of Hope challenge, una 50km collinare.

Non ero abituato a partire cosi’ presto con le prime luci dell’alba invernale, e il mio abbigliamento non era adatto alle condizioni ambientali, cosi’, per la prima ora, non ho fatto altro che pedalare a ritmo leggero aspettando che il sole mi scaldasse e tornassi a respirare senza affanno.

Bell of Hope Race

Bell of Hope Race

Bell of Hope Race

Alla fine ho concluso la gara intorno alle 2 ore (speravo meglio, ma la prima parte era stato davvero tremenda), mettendo 50km in gambe non piu’ abituate allo sforzo.

I chili di troppo sono ancora li’ (solo la corsa e la dieta mi potranno aiutare), ma rimettere a posto il motore e ricordarsi che dolore e fatica fanno parte di qualsiasi allenamento mi da un po’ di speranza in attesa di vedere se riesco a trovare qualche corso di nuoto specializzato, perche’ nuotare 2km entro un tempo massimo di 1hr nel mare aperto al momento mi sembra un’azzardo…

Attraversando la Polonia, da Ovest ad Est, con Eugenio

Con il matrimonio di Jonny e Kinga ormai a distanza di pochi giorni, io e mio padre (Eugenio) ci preparavamo ad un viaggio che sarebbe stato intenso: volo da Malpensa fino a Berlino, in minibus fino a Poznan, attraversando la (scomparsa) frontiera, e poi, dopo un giorno di riposo, via verso l’Est, Lublino, a poca distanza dal confine Ucraino, passando per Varsavia.

Io non tornavo in Polonia dal 2012 (ci ero andato per gli europei), mentre mio padre da un po’ piu’ di tempo (2002 credo). Durante la mia permanenza a Londra di solito, grazie ai soliti voli low-cost, tornavo a trovare mia nonna e i miei amici circa una volta all’anno. Dopotutto avevo passato quasi tutte le mie estati della mia infanzia (e adolescenza) in Polonia, e tornare e vedere la citta’ trasformata (e migliorata in parecchi punti di vista) mi faceva sempre piacere.

On the airplane

In aereo con Eugenio

Mio padre, che con la Polonia ha un rapporto molto piu’ lungo, andava a Poznan durante gli anni 70/80 soprattutto per lavorare alla fiera internazionale, la piu’ importante della Polonia.
Senza contare che nel lontano 1976 si era sposato li’ e durante gli anni 70 si era abituato a fare il viaggio Legnano – Poznan in macchina in tempi in cui le drastiche frontiere (Germania Ovest – Est e Germania Est – Polonia) avevano bisogno di eroi e vesciche strepitose per poter battere le 8-10 ore di code e controlli.

Cosi’, in nome dei tempi passati, quando mi avevano invitato a Lublino per il matrimonio di Jonny, avevo pensato proprio a mio padre come compagno di viaggio. Insieme al solito e gentilissimo Dominik (mia nonna non e’ piu’ in grado di ospitarmi, e per fortuna lui ancora non ha problemi a rivedere  il mio faccione italiano) avevamo in programma di guidare con la macchina per centinaia di chilometri, passando un po’ di tempo a ricordarci i tempi passati.

Arrivati a Poznan di giovedi’,e accolti dalla famiglia di Dominik, passavamo una prima giornata in giro per Poznan, lasciando mio padre a continui flashback collegati ad una citta’ completamente cambiata negli ultimi 20 anni.
Sentirlo parlare di posti e usanze ormai sconosciute (o scordate) alla maggior parte dei residenti stessi era per me e Dominik un piacere, come sentire un terzo punto di visto su cose di cui entrambi ci ricordavamo, aggiungendo un’altra dimensione ai ricordi della nostra infanzia.

Andavamo anche a trovare mia nonna (ed ex-suocera di mio padre), ormai 92enne e costretta a letto per colpa di un corpo che sta iniziando a perdere battaglie.
Nonostante questo, era ancora capace di parlare italiano e si ricordava dei bei tempi passati in cui tutta la mia famiglia arrivava in Polonia per poi lasciare me e mia sorella per 2 mesi in loro compagnia.

All new Poznan

Una nuova Poznan per mio padre

Piu’ tardi Michal (l’altro mio storico amico polacco, ora diventato prete…) e Magda, la moglie di Dominik, si aggiungevano a noi per una serata allo Stary Rynek (il mercato vecchio), a mangiare polacco (pierogi e zurek) e bere birra locale.

Two happy friends

Dominik e Michal

By the old miasto

Stare Miasto

Time for a zurek

Con Dominik e Magda

Polskie Pierogi

Pierogi time!

Il giorno dopo la sveglia avveniva alle 7 di mattina, e Dominik, Eugenio ed io partivamo in macchina, direzione Lublino (circa 500km est da Poznan). Il viaggio era lungo, attraversava la Polonia per la lunghezza, e passava da una delle zone piu’ ricche (la Wielkopolska) a una di quelle piu’ povere (quello appunto di Lublino).
In poco meno di 5 ore passavamo da autostrade illuminate a 3 corsie senza traffico a strade statali ad una corsia piene di lavori in corso e con traffico da ora di punta milanese (immagino che i polacchi non vogliano avere un’autostrada troppo larga in caso di invasione russa via Ucraina…).

My dad is tired

Mio padre leggermente stanco

Arrivati a Lublino ci fermavano nel centro storico per un pranzo veloce, per poi rimanere bloccati nel traffico (ancora una volta) in direzione dell’hotel in cui si svolgeva la cerimonia. Arrivavo all’hotel Trzy Roze (tre rose) circa 10 minuti prima dell’inizio del matrimonio ma grazie ad una scelta esecutiva perfetta (cambiarmi in auto), ero bello e pronto.

Getting there

Verso Lublino

With my dad

Con papa’ a Lublino

Almost done

Mentre mi cambio in macchina

Il matrimonio tra Jonny e Kinga (entrambi vivono dalle parti di Atlanta, negli Stati Uniti, si sono incontrati durante le olimpiadi del 2012 a Londra) era uno strano misto tra l’idea di divertimento di Jonny e le tradizioni polacche. Si erano sposati in precedenza a Las Vegas, e quindi l’evento era soprattutto per fare felici la sua famiglia.

Looking smart!

Pronto per tutto!

Some more singing and they are married

Jonny e Kinga

With Guy and Rafal

Con i miei colleghi

Dopo una cerimonia velocissima all’aperto entravamo tutti nella sala principale per essere accolti dal leit motiv della serata: maiale e vodka. La maggior parte dei piatti avevano il maiale cucinato in qualsiasi modo, e tutti i tavoli erano pieni di ottima vodka e del famigerato bimber (alcool polacco casalingo, in pratica la versione comunista del moonshine).

Our starters

Ora di mangiare

The imedia8 uk office

L’ufficio londinese

Dancing time!

Primi balli

Dopo il dessert, come colpo finale ad uno stomaco violentato, veniva servito un cinghiale arrosto. Mi sembrava di essere dentro un episodio di Asterix…

Eating that monster

Il cinghiale arrosto

Circondato da compagni di lavoro londinesi e facce che non vedevo da almeno 7-8 anni, la serata passava veloce tra numerose portate e tanto, tantissimo alcool. Ovviamente i balli non potevano mancare, e se la maggior parte delle canzoni erano hit degli anni 80/ inizio anni 90, faceva tenerezza sentire I Ricchi e Poveri e Toto Cutugno (idoli polacchi per le persone piu’ anziane) cantati a squarciagola da tutti gli over 50.

With Guy and Jonny

Alcool fino a tarda notte, come 10 anni prima a Las Vegas

Dopo le 2 , e con ancora 3 ore almeno di festa, io e miei compagni di stanza crollavamo a andavamo a dormire. Alle 7 dovevo svegliarmi per farmi prendere da Dominik e mio padre (abbandonati in un albergo poco distante). Inutile dire che il viaggio di ritorno mi vedeva abbastanza addormentato. Se non fosse stato per lo stop a Varsavia, per mangiare ed andare a controllare la fiera (Dominik era li’ anche per lavoro) e il nuovo stadio, mi sarei probabilmente addormentato fino all’arrivo a Poznan.

La giornata pero’ non era ancora finita. Dominik aveva organizzato i biglietti per una partita casalinga della mia squadra polacca di calcio preferita, il Lech Poznan, in lotta per mantenere il secondo posto in campionato (purtroppo il Legia era troppo lontano per essere raggiunto).

I ricordi di mio padre e dello stadio del Lech si fermavano a quel buco sulla collina, senza posti a sedere ma con lunghe banchine, che era una volta lo stadio vecchio. Niente a che vedere con lo stadio costruito per gli Europei, a livello degli stadi inglesi. Semplicemente uno stadio fantastico.

La partite fortunatamente terminava con una vittoria del Lech 2-1 sul Gornik Zabrze.

Time for a game

All’entrata dello stadio

Before entering

Pronti per tifare Lech!

Some more coreography

I tifosi del Lech

Il giorno dopo era il momento dei soliti addii (io mi sono abituato, praticamente ogni volta che torno devo dire addio a tutti senza la minima idea di quando potro’ rivedere le solite facce note). Dominik ci accompagnava alla fermata del minibus, e ringraziarlo era il minimo.

Ormai, con mia nonna sempre piu’ vicina ad una triste telefonata, lui e’ il mio ultimo contatto con la mia infanzia polacca. Un’infanzia vissuta intorno alla fiera, in cui mio padre ha lavorato ogni anno, e in cui Dominik e ora direttore e organizzatore di uno dei nuovi eventi europei di equitazione, la Cavaliada.

Dominik and Dad

Mio padre e Dominik

5 ore piu’ tardi eravamo di ritorno in Italia. Non credo di avere mai passato cosi’ tanto tempo in compagnia di mio padre da decenni, e sinceramente vorrei che fosse qui in Sudafrica con me per accompagnarmi in qualche altra avventura in questa nazione descritta cosi’ bene dal suo autore preferito, Wilbur Smith.

(tutte le foto del viaggio le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157644298862687/)