Natale a casa Olgiati (quella africana)

Dovevo essere in Italia quest’anno, come in tutti gli anni dispari da quando sono emigrato in Sudafrica.

Nel 2009 ero li’, nel 2011 pure.
Purtroppo sto appena smaltendo i costi della lunga vacanza estiva in Europa, e quando avevo l’occasione di comprare biglietti (intorno a Settembre), le carte di credito stavano tornando a respirare da poco.

E cosi’, come in tutti gli anni pari, ho organizzato il natale a casa mia, in compagnia di una ventina di persone (la famiglia di Lindsey in pratica) che venivano a spendere una giornata nell’unica casa attrezzata per permettere a ciascuno di passare il natale alla sua maniera. Tra giardino, piscina, soggiorno, pub, wi-fi disponibile per tutti (tanto pago io) e tre cessi, casa Olgiati era il posto piu’ idoneo per organizzare il pranzo.

That's how you drink cosmopolitan

Debbie apprezza il CamelBak pieno di Cosmopolitan

Antipasti

Antipasti di tutti i tipi: spiedini di verdura alla griglia, salame, prosciutto crudo, formaggi…

A differenza degli scorsi anni sono stato io ad organizzare il menu, per evitare che gente portasse cibo che poi nessuno mangiava e rimaneva nel mio frigo per mesi.

Mentre Lindsey (che aveva preparato la casa per il tema natalizio) e il resto delle donne si occupavano di insalate e dessert  (qui, nonostante la pioggia costante che ha un po’ rotto i maroni durante Natale, e’ sempre estate e le instalate sono un must, anche se quella di ananas e carote mi fa sempre schifo), io prendevo il comando della truppa maschile per organizzare antipasti (all’italiana) e la carne, e per poi passare alla coordinazione dei barman al pub.

Group picture

Una parte degli ospiti

Il giorno prima avevo razziato l’unico supermercato in cui riesco a convincere i salumieri a tagliare il prosciutto crudo ” “all’italiana” (e non a fette spesse 5mm), e il numero di antipasti era ovviamente inspirato agli ingredienti classici italiani: prosciutto crudo, salami, formaggi e focacce cucinate dietro ordini dati il giorno prima.

Jack Daniels 1954: best gift  ever

Un regalo gradito!

Ma la parte principale era la carne. Debbie (la cugina di Lindsey, vegetariana), era riuscita a trovare dal suo macellaio di fiducia (non chiedetemi perche’ una vegetariana ha un macellatio di fiducia…) tutto quello che desideravo: 2kg di manzo, 2kg di agnello e 2kg di pollo, gia’ speziati e arrotolati e pronti per essere cucinati a fuoco lento nel barbecue casalingo per 3 ore.

Inoltre mi aveva consegnato il pezzo pregiato: una pancia di maiale di circa 2kg, tagliata a mo’ di quadrato (30×30 circa), pronta per essere cucinata per circa 4 ore nel forno.
L’avevo visto fare al Masterchef Australiano qualche mese fa, e me ne ero innamorato.
Il risultato finale in televisione sembrava fantastico, e preparala non sembrava niente di difficile (l’unico elemento importante era il tempo)

E infatti tutto e’ andato come previsto: le carni si sono arrostite nella maniera desiderata, e la pancia del maiale e’ diventato il piatto del giorno, divorato da tutti (per fortuna che prima di portarlo nelle grinfie degli ospiti mi ero procurato qualche striscia per me…)

Meat is ready!

La carne e’ pronta!

Curtis is helping

Curtis aiuta a tagliare la carne

Ready to eat!

Assalto al tavolo

Lindsey and Debbie

Lindsey, Debbie e qualche dessert…

Come al solito, nonostante la pioggia incessante, il pranzo natalizio e’ stato un successo. I regali sono stati scambiati, l’alcool e’ stato consumato a litri e nessuno e’ morto dopo i dessert.

Desserts, a lot of desserts.

Lo zucchero la fa da padrone

Certo, mi mancava il resto della mia famiglia, dispersa in quel del Nord Italia.

Ma a tutti ho dedicato un silenzioso brindisi ogni volta che riempivo il bicchiere di Whisky. Perche’ saremo anche lontani, ma mi siete tutti vicini nel cuore (e nella panza).

Going for a family picture...

Alla fine della serata, e’ tempo di foto natalize con i nostri cani

E con le festivita’ finalmente terminate, e’ ora di cominciare a pensare a Gennaio, dove tornero’ a giocare a calcio e dove il 26 mi aspetta un altro triathlon…

 

Io, Mandela ed una nazione orfana

Dare addio ad un icona come Mandela, morto poco piu’ di una settimana fa, era un evento in cui il Sudafrica si stava preparando da almeno un anno – o forse da piu’ tempo – almeno da quando era stato ricoverato per i primi problemi ai polmoni (e infatti a poche ore dalla sua morte dozzine di documentari di tutti i tipi invadevano la televisione satellitare locale).

E pensare che fino al 1987 non sapevo neppure chi fosse.
Mi ricordo la data perche’, dopo che Ruud Gullit conquisto’ il pallone d’oro, la mia insegnante delle elementari mi chiese a chi lo avesse dedicato.
Io, che al tempo assorbivo libri della storia del calcio dal 1890 ad oggi e leggevo la Gazzetta quotidianamente, pensavo di sapere tutto, e invece la domanda mi colse impreparato. La risposta ovviamente fu Nelson Mandela.

Chi lo avrebbe mai detto che 26 anni piu’ tardi mi sarei ritrovato a vivere in Sudafrica, il giorno in cui lui moriva? (tra l’altro scoperto tramite SMS mandatomi dall’Irlanda dal mio ex coinquilino irlandese Rob). 

Negli ultimi 10 giorni di lutto nazionale (dove in pratica tranne i politici il resto del paese continuava a lavorare), si e’ stato detto di tutto, da tutti.

Ci sono state scene imbarazzanti, come lo stadio nazionale (l’FNB stadium, dove nel 2010 fu decisa la coppa del mondo) mezzo vuoto per colpa dei temporali, e con continui fischi contro l’attuale e odiatissima presidente Zuma (il piu’ corrotto della giovane democrazia sudafricana, e ne parlavo gia’ anni fa…), mentre Obama ritrovava l’energia perduta negli Stati Uniti e tirava fuori il miglior discorso della giornata.
Oppure la pessima organizzazione per i vari eventi in ricordo di Mandela.

Ma ci sono state anche scene tristi e commoventi, di una nazione che, senza differenze di colore, piangeva la scomparsa di chi ha portato, primo nella storia, un paese africano ad un cambio di potere senza laghi di sangue cosi’ comuni in tutte le altre parti del continente nero.

Certo, bisogna stare attenti a non santificare Mandela (a forza di leggere la BBC sembra di essere davanti alla morta di Cristo), ma anche a non classificarlo solo come “terrorista” (chiedete ai politici americani e inglese degli anni 80, oppure ai revisionisti storici di adesso).

Era Mandela un terrorista? No, almeno non nel senso considerato attualmente (alla al-qaeda).
Era invece un terrorista tanto quanto lo erano i partigiani italiani durante i vari movimenti di liberazione durante la seconda guerra mondiale. 

L’ANC inizialmente, per ribellarsi alle odiose leggi razziali, aveva instituito un movimento di non-violenza per farsi sentire. Ma la risposta del governo di allora fu semplicemente di combattare i ribelli con la violenza.

Mandela (e il resto dell’ANC) decise allora di iniziare a fare sabotaggi di tipo terroristico, colpendo uffici pubblici e stazioni strategiche, ma sempre tentando di fare scoppiare le bombe quando all’interno degli edifici non c’era nessuno, minimizzando il numero di vittime (che avrebbero portato l’opinione pubblica, gia’ guidata in una direzione contraria dai giornali di stato e dalle radio, a odiare ancora di piu’ il movimento) e massimizzare la protesta.

Dopo qualche anno Mandela fu arrestato, e nel 1964, poco prima di finire ai lavori forzati (a vita) a Robben Island, affermo’, durante il famoso Rivonia Trial questo:

Ho dedicato tutta la mia vita a favore della lotta civile degli Africani. Ho combattuto contro il dominio bianco, e ho combatutto contro il dominio nero. Ho avuto a cuore l’ideale democratico di una societa’ libera in cui tutte le persone possono vivere in armonia e possono avere le stesse opportunita’. E’ un ideale per il quale sono pronto a continuare a vivere per vederlo realizzato. Ma se, Mio Signore, deve essere necessario, sono pronto a morire (per quello in cui credo).

Non fu ucciso (nonostante la pressione politica), e fu mandato a Robben Island.

Ne usci’ 27 anni dopo, dopo un ventennio di pressioni internazionali in cui il Sudafrica si trovo’ sotto embargo economico, e, soprattutto, sportivo.

Ne usci’ e invece di cercare vendetta, cerco’ riconciliazione.

In prigione aveva capito che se un giorno l’ANC fosse andato al potere, sarebbe partita una guerra civile.

E cosi’, in compagnia di De Klerk (l’ultimo presidente bianco, che vinse il Nobel della Pace con Mandela), inizio’ il processo di riconciliazione che nel 1994 porto’ alle prime elezioni democratiche.

Per Mandela, nonostante il successo politico, quelli furono anni difficili. Tento’ di capire il nemico (da qui la favolosa frase: Conosci il tuo nemico, e impara il suo sport preferito), e di farsi amare da una nazione che aspettava di finire in guerra.  Nel frattempo doveva tenere a bada i bracci armati dell’ANC, guidata dall’ex-moglie Winnie che volevano semplicemente buttare fuori tutti i bianchi seguendo il modello Zimbabwe.

Il film Invictus, uscito qualche anno fa, sara’ stato anche il solito film hollywodiano, ma credetemi, per i Sudafricani bianchi vedere il primo presidente nero indossare la Springbok Jersey, l’uniforme della squadra di rugby per decenni simbolo dell’apartheid, fu la prova d’amore che serviva a riunire una nazione lacerata. 

Sono passati quasi vent’anni e il sogno di Mandela e’ stato probabilmente tradito da una classe politica nera che si e’ arricchita troppo in fretta, cercando quella vendetta che voleva da decenni, ottendendola in chiave economica (a discapito degli stessi cittadini neri, ora poveri piu’ che mai).
Il Sudafrica adesso guarda al futuro e spera che il recente passato lo aiuti a superare la morte dell’amato Tata (padre in Zulu).

Saranno anni difficili senza una guida come Mandela.
Ma se il Sudafrica e Madiba hanno mostrato al mondo qualcosa, e’ che, insieme, tutto e’ possibile.

I segreti sudafricani: un altro weekend nel Magaliesberg

Mentre il Sudafrica piangeva la morte di Mandela (a presto un articolo con qualche punto di vista personale), io prendevo Lindsey e i tre cani e partivo ancora una volta in direzione delle colline del Magaliesberg, per un weekend lontano da tutti e tutto, specialmente internet e il computer (ogni tanto ci vuole).

The entrace of Saamrus

Saamrus, entrata

Nel Magaliesberg ci ero stato solo qualche mese fa, dalle parti di Stone Hill. Stavolta la decisione e’ andata su Saamrus (che vuol dire di Afrikaans “riposa insieme” o qualcosa del genere), a pochi chilometri dalla localita’ esplorata in Agosto.

Arrivare li’ pero’ stato immensamente piu’ difficile. Una volta abbandonato lo stradone, il percorso diventava degno di 4×4. Due settimane di acquazzoni avevano distrutto la strada serrata e anche i pochi pezzi asfaltati (che sono letteralmente esplosi per la pressione sottostante). La nostra povera Toyota Yaris ha faticato non poco a guadare sentieri coperti d’acqua che nascondavano rocce che continuavano a battere sul fondo della macchina.

Arrivati a destinazione, prima di rilassarci dovevamo faticare non poco per raggiungere il cottage prenotato su internet, scelto proprio per l’isolamento circostante, sulla cima della collina.

View of the cottages from the river

Il cottage in cima alla collina

The most isolated cottage at Saamrus

Eccolo qui!

Una volta nel cottage, e sistemati i cani, e’ iniziato il weekend vero e proprio, che alla fine ha seguito questa routine:

  • Sveglia (tardi) col sole gia’ in alto
  • Colazione e cibo per i cani
  • Camminata mattutina sulle colline circostanti prendendo il sentiero piu’ corto
  • Pranzo, cucinato sul fuoco
  • Relax
  • Camminata pomeridiana, prendendo il sentiero piu’ lungo
  • Relax sulla riva del piccolo fiume
  • Tea time!
  • Relax
  • Ultima camminata serale sul corto percorso lungo il fiume
  • Cena, cucinata sul barbecue esterno
  • Relax

Just follow the path...

Sentieri sperduti sudafricani…

Tra i vari punti potete aggiungere il “togliere zecche ai cani” visto che in tutti i 3 giorni del weekend trascorso a Saamrus sono riusciti a scovare nidi di zecche dovunque.

Lindsey by our cottage

Lindsey tenta di fare stare in posa i cani…

Showing the dogs the panorama

Il panorama dalla nostra casetta

Still on a walk with the dogs

In giro con i cani

Time to go home

Tempo di tornare a casa

Alla fine e’ stato un altro weekend (economico) trascorso sulle colline del Magaliesberg, una zone tranquilla e sonnolenta a solo 45 minuti da casa mia, dimenticando le tragedie locali (si’, la morte di Mandela, aspettata da tempo, ha colpito davvero tutti qui)

Per un’idea della camminata potete guardare qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/278695370?&tripIdBase36=4lxeq2

Tutte le foto sul solito set su flickr: http://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157638601835085/

Super temporali africani

Negli ultimi anni almeno una volta ogni estate arrivava un’acquazzone che si trasformava in burrasca. La pioggia spariva per dare spazio a chicchi di grandine grandi come una pallina da golf, e l’acqua la faceva da padrone (specialmente se, come me, sono praticamente in una valle).

Ma in 6 anni di vita sudafricana mai avevo visto un temporale come quello di settimana scorsa. Dopo 7 giorni mi ritrovo ancora a mettere a posto la casa, aspettando che l’assicurazione mi rimetta in piedi il muro di cinta crollata per la forza dell’acqua accumulata in fondo al giardino (in discesa) e il terreno diventato fango. Senza contare la piscina che ha 10-15 cm di poltiglia (fango e foglie) arrivate da chissa’ dove.

Il giornale locale ha raccolto una serie di foto che documentano i danni nella zona circostante: http://www.looklocal.co.za/looklocal/content/en/roodepoort-northside/roodepoort-northside-news-general?oid=7985372&sn=Detail&pid=4730257&Your-photos-of-the-massive-storm

Io invece posso solo offrirvi la mia esperienza personale:

Hail Storm in Johannesburg

Durante la tempesta

Hail Storm in Johannesburg

Poco dopo la fine della tempesta, la piscina e’ diventata un lago

Hail Storm in Johannesburg

Grandine dovunque

Hail Storm in Johannesburg

Il muro di cinta e’ sparito

Hail Storm in Johannesburg

Il mio nuovo (e si spera temporaneo) muro

Hail Storm in Johannesburg

Al mio vicino di casa invece e’ andata anche peggio…

Se volete vedere un video durante la tempesta eccolo qui:

Un mese di sport, parte 4: Rockman X-Tri, e si vedono i risultati di un mese di sport!

Il Rockman X-Tri, un triathlon offroad dalle parti del Vaal Dam (a circa 130km da qui, con almeno 20km di strade serrate piene di buche…) e stato indubbiamente il migliore triathlon a cui ho partecipato, dal punto di vista sportivo.

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Partenza di prima mattina

Come al solito ho partecipato alla gara “sprint” (composta da 400 metri di nuoto, 13km di mountain bike e 3 km di corsa campestre), visto che la distanza successiva era considerata da Iron-Man (2km di nuoto oppure 16km di canoa, seguiti da 70km di mountain bike e 18km di corsa campestre!) e sinceramente la distanza da nuotare mi sembrava proibitiva al momento.

Arrivati prestissimo, dopo aver lasciato casa alle 4.30 (con Lindsey ancora mezza addormentata in macchina), e dopo essermi registrato, ho passato un’ora a rilassarmi e organizzare il tutto. A differenza di altri sport, le zone di transizione tra uno sport e l’altro sono abbastanza importanti, visto che bisogna cambiare da un assetto all’altro e nello stesso tempo cercare di recuperare le energie senza pero’ sprecare tempo.

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Preparando la mia zona

Alle 7 partiva il gruppo Iron Man, e alle 8 toccava finalmente a noi.
Tra i tre sport il nuoto e’ storicamente quello in cui non sono granche’. Allenarsi in piscina (in palestra) serve a poco, visto che tutto e’ diverso: la partenza in gruppo, la mancanza di visibilita’ una volta che metti il muso in acqua, la mancanza di direzioni e in generale il battito che sale immediatamente. Per questo invece di sprecare tempo in corsia ho continuato ad allenarmi a secco, e nella mia piscina a casa, attaccando due corde elastiche e continuando a nuotare con gli occhi chiusi per abituarmi all’oscurita’.

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Pronto a nuotare

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Eccomi in acqua

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Finalmente fuori

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Tempo di correre

Il risultato si  e’ visto. Nel mio primo triathlon ero uscito dall’acqua penultimo, mentre in questo, su circa 200 partenti, ero uscito 81esimo, in mezzo al gruppo. (i dettagli della parte in acqua sono qui: http://connect.garmin.com/activity/410734754)

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Verso la bici

La prima transizione, fotografata da Lindsey, e’ stata un disastro. Mi sono incastrato uscendo dalla tuta di nuoto, e poi, alla partenza, mi sono scordato il chip per il tempo. Quasi 5 minuti spesi prima di riuscire ad uscire sulla mia mountain bike.

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

C’e’ solo da ridere dopo essermi dimenticato di tutto

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Sulla bici

Da qui poi tutto e’ cambiato. Quelli che erano fortissimi nel nuoto di solito erano mediocri ciclisti e pessimi corridori, e viceversa. I 13km di mountain bike sono stati passati a superare un sacco di concorrenti, facendo registrare il 22esimo tempo in totale.

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

All’attacco

La seconda transizione invece avveniva in tempo zero: via la bici, e via di corsa, tutto in 44 secondi, a livello dei primi classificati. (Dettagli qui: http://connect.garmin.com/activity/410734764)

Con un sacco di energia ancora nelle gambe (grazie ad un mese passato a fare gare ed allenarmi) iniziavo la campestre (nel fango) che veniva completata un tempo eccezionale (il quarto miglio tempo). (dettagli qui: http://connect.garmin.com/activity/410734777)

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Ormai e’ finita

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Con il mio trofeo

Alla fine mi classificavo 28esimo, addirittura secondo nella mia categoria! (30-36 uomini) con un tempo di poco superiore all’ora.

 

 

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Con Lindsey

Rockman X-Tri 2013 at the Vaal Dam

Il trofeo

E adesso devo solo trovare altri triathlon nel calendario, perche’ ora che a nuotare riesco a sopravvivere senza problemi, i risultati possono solo migliorare!

Tutte le foto le trovate qui: http://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157631879145578/

I risultati ufficiali invece qui: http://www.spectrumsport.co.za/Portals/17/ResultDoc/Rockman_Dash_20131201.pdf