Ho parlato nel precedente articolo della settimana (o poco piu’) passata in Italia, ma e’ giunto il momento di parlare della Polonia, o perlomeno di Poznan.
Non so quante persone riescono davvero a capire quanto il mondo sia cambiato negli ultimi venticinque anni. Viaggiare al giorno d’oggi e’ facilissimo.
Se vuoi andare in Francia, o in Inghilterra, non ti serve nemmeno il passaporto. Puoi salire sulla macchina un giorno e via.
Poznan e’ pronta
Puoi volare in America, in Australia o in Sudafrica senza preoccuparti troppo del visto (te lo fanno all’arrivo) e parlare una lingua franca (l’inglese) e in qualche modo farti capire, spendendo relativamente poco rispetto agli anni 80.
Un confine senza barriere
Il mondo e’ un immenso paese, con diversi quartieri, ma basta poco per riaggiustare la mentalita’ e passare una settimana, un mese, una vita in un paese straniero. Io sono riuscito a farlo due volte, da solo.
Forza Polonia
Non ci sono piu’ barriere quasi impossibili da superare. Le frontiere in macchina non vengono attraversate in 10-15 ore, ma in secondi. Non esiste piu’ l’Europa dell’Est. O quella dell’Ovest.
Molti associano la fine del comunismo in maniera errata con crollo del muro di Berlino nel 1989, un evento sicuramente storico, ma diventato molto piu’ importante di quello che e’ (una conseguenza di altri eventi) grazie a quella macchina del marketing che e’ la Germania.
Il comunismo in Europa e’ finito in Polonia. La fine e’ iniziata con Solidarnosc, e molto prima del crollo del muro, l’ombra sovietica che dominava su tutti i paesi dell’Est ha iniziato a dissolversi proprio nella cattolicissima nazione polacca.
In Italia siamo abituati a criticare la chiesa piu’ che altro perche’ associata allo stato Vaticano e alle varie cazzate che fanno in giro per il mondo, dimenticandoci degli aspetti positivi della fede cristiana.
In Polonia e’ stata invece la fede cristiana (cattolica) e le continue richieste della dittatura sovietica (dove la chiesa come luogo di culto non avrebbe posto) a far partire le prima vera rivoluzione sociale che ha trovato nel crollo del muro l’ultimo tassello di un domino iniziato dai baffoni di Walesa.
Negli anni 80 andavo in Polonia con mio padre, mia sorella e mia madre in macchina, e ogni volta avevo paura di passare due frontiere: quella tra Germania dell’Ovest e dell’Est (10 ore di coda, con controlli a tappeto), e quella tra DDR e Polonia (altre 10-15 ore di coda, in cui ancora una volta la macchina ti veniva quasi smontata da militari in assetto da guerra).
Poznan, gia’ allora una delle citta’ piu’ “occidentali” rispetto al resto della Polonia (e alla pessima Warszawa), era un citta’ vicino al confine tedesco, con influenze italiane (il Ratusz, costruito da un italiano nel 1550) e da sempre una delle citta’ piu’ vivibili in Polonia.
Ma era comunque sotto il regime comunista. Da bambino mi ricordo che ad esempio i miei amici di allora non potevano comprare il Lego, in vendita nei negozi Pewex dove si poteva pagare solo in dollari, una valuta negata a quasi tutti i polacchi.
Le Mentos o le TicTac costavano un sacco, ed era quasi impossibile parlare dell’Italia, della televisione, del totocalcio, del Milan, di Milano e del McDonald (o Burghy) senza lasciare tutti a bocca aperta.
Via Berlino
Sono passato piu’ di vent’anni da allora. L’ultima volta ero tornato a Poznan con Lindsey 6 mesi fa, e Lindsey era rimasta affascinata da una citta’ di circa 500.000 abitanti che era vivibile, bella, accogliente, economica e cosi’ incredibilmente felice (era il periodo Natalizio).
6 mesi piu’ tardi eccomi di nuovo li’. Via Berlino, dove ho incontrato italiani in trasferta per la partita che come prima domanda mi hanno chiesto dove possono trovare bordelli (ho dato a loro l’indirizzo del cimitero militare).
Dominik e Magda come al solito sono riusciti ad organizzarmi una stanza a casa loro, visto che mia nonna e’ ancora impossibilitata ad ospitarmi, per colpa di una malattia da cui ci sono poche vie d’uscita: la vecchiaia.
Ho passato solo tre giorni a Poznan, ma sono rimasto colpito da come tutti i lavoro iniziati anni fa sono arrivati finalmente al termine.
Lo stadio municipale (dove gioca il mio amato Lech Poznan) e’ stato terminato mesi fa ed e’ davvero uno dei migliori impianti calcistici mai visti in vita mia. Moderno, dall’acustica eccezionale (ditemi l’ultima volta in cui capivate quello che gli altoparlanti a San Siro comunicavano) e soprattutto accessibile. E io che ancora mi ricordo le tribune in legno sulla collina da cui guardavo le partite di calcio…
Dopo un primo pomeriggio di aggiustamento, siamo andati alla Fanzone (impara Sudafrica: le aree fan dove guardare la partita sui maxischermi dovrebbero tutti essere cosi’: in centro citta’, dove non si deve guidare per tornare in albergo) per vedere Germania-Olanda , terminata con l’ennesima delusione per la squadra orange.
Tutto era organizzato benissimo, e anche il cibo (a prezzi fissi:1 euro per bere , 2 per mangiare, 2 per alcolici) era decente, tanto da aver mangiato una zapiekanka in piena notte ed essere andato a dormire poco dopo sorridendo e con la panza piena.
Zapiekanka by night
Il giorno dopo invece era il grande giorno: Italia – Croazia era alle porte.
Con la famiglia Nowacki
Io e Dominik, dopo aver provato a salire su un tram pieno di croati (unico dispiacere della trasferta: l’assenza di tifosi italiani…), avevamo deciso di camminare fino allo stadio.
Allo stadio
Arrivati 30 minuti piu’ tardi, ci siamo seduti e abbiamo atteso l’inizio della partita. La cerimonia di presentazione era stata pensata a puntino per descrivere la partita e Poznan, con il simbolo della citta’ (le due caprette in lotta) rappresentato sul campo di calcio a ritmo di musica.
La cerimonia di presentazione
La partita non era stata niente male, e per una volta (penso la prima da quando ho visto l’Italia in Sudafrica nel 2009 e 2010), eravamo passati in vantaggio grazie a una grandiosa punizione di Pirlo.
Circondati da croati
La Croazia avebbe pareggiato 30 minuti piu’ tardi, ma non mi interessava piu’: perlomeno non avevamo perso. (L’Italia a quanto pare ha deciso di carburare solo dalla partita con l’Irlanda in poi, e domani giochera’ la finale contro l’odiata Spagna).
Gooooooalll!
L’ultimo giorno in compagnia di Dominik era stato passato a cazzeggiare per lo Stary Rynek, forse il luogo piu’ facilmente riconoscibile di Poznan, dove sono stato intervistato dalla TV polacca (sezione sportiva) per parlare del passato, del Sudafrica, e della Polonia attuale. Appena trovo il link vi faro’ vedere il video.
Intervista con la tv polacca
Il bellissimo Ratusz (made in Italy) nello Stary Rynek
Le caprette di Poznan
Un’altra bella giornata
Per essere intervistato (tutto organizzato da Dominik), sono stato costretto a perdere il passaggio per Berlino (280km da Poznan) e cosi’ il mio compare mi ha preso e caricato sulla macchina con suo figlio Piotr per portarmi in Germania, in aereporto.
Via verso Berlino
Mentre salutavo Dominik e Piotr all’aeroporto ripensavo a quelle 3 ore in macchina e a quel confine passato senza nemmeno fermarsi: nel 1980 avremmo passato 10 ore in fila, e la guardia di confine avrebbe detto a Dominik di tornarsene in Polonia, mentre io avrei dovuto trovarmi un altro passaggio fino a Berlino…
Ciao Piotr
Ciao mia caro amico Domenico!
Tutte le altre foto della trasferta polacca sono come al solito su flickr.