Al mercato sudafricano

I mercati in Sudafrica si distinguono in tre nette categorie:

  • quello creato apposta per i turisti, di solito nei dintorni di destinazioni classiche, tipo safari, parchi naturali, musei o aereporti. I prezzi sono eccessivi (se vi chiedono 500 rand per un raro esempio di statuina zulu state pur certi che potete calare il prezzo fino a meno della meta’, e loro comunque ci faranno un profitto…), la merce e’ quella che i turisti vogliono portarsi a casa (magliette, statue, tamburi etc…) e i venditori sono tutti neri che parlano e comprendono perfettamente inglese, afrikaans e una lingua a scelta (francese, portoghese ma anche italiano)
  • quello che serve alla comunita’ nera e che sembra molto piu’ simile ai nostri mercati. Di solito questi mercati sono posizionati all’interno delle citta’ (ce ne sono 2 grandissimi a Johannesburg, ma non saprei come arrivarci!) oppure ai confini delle baraccopoli locali, dove la gente di solito aspetta taxi scassati per andare al lavoro o in giro. I prezzi sono onesti, ma la qualita’ della merce e’ sospetta (soprattutto la carne). Trovi tende improvvisate che forniscono servizi essenziali (barbiere o vendita di credito telefonico) oppure che vendono merce contraffatta perche’ anche il piu’ povero nero di Soweto vuole avere una maglietta Lacoste. Il resto e’ cibo.
    Pochi parlano inglese (anche se lo capiscono senza problemi), non trovi sconti e tutto quello che senti e’ un continuo urlare da una parte all’altra in Zulu, Xhosa o chissa’ quale altro idioma. Sono tutti neri li’, e gli unici bianchi che ci trovi sono quelli che si avventurano per farci foto da spacciare poi in Europa, rigorasamente in bianco e nero, sotto qualche titolo ridicolo del tipo “La speranza negli occhi di Tembisa”.
  • infine c’e’ il mercato misto, quello che tutti gli altri (bianchi, indiani, colored oppure neri coi soldi). Sono i posti in cui ci vai per trovare cose curiose che trovi difficilmente nei centri commerciali (che qui spuntano ogni 2 km).  I prezzi sono onesti, anche se trattare e’ difficile. La maggior parte dei venditori e’ di solito cinesi o indiani, con qualche nero.

E’ in quest’ultima categoria di mercati che mi sono trovato ieri alla ricerca di un lettino per Benji (che sta incominciando a rubare i letti circolari comprati anni fa a Bruce e Cucciola). Sono andato all’unico mercato di questo tipo qui vicino (Hillfox Centre), una struttura permanente che da’ in affitto spazi commerciali temporanei ai venditori locali.

Hillfox Market Centre

Qualcuno mi deve spiegare quel segnale di pericolo con la locomotiva davanti all’entrata…

Il letto l’ho trovato senza problemi (155 rand , circa 16 euro), ma, verso l’uscita, ho trovato una vecchia signora cinese che vendeva questo:

Hillfox Market Centre

Si tratta di Stun guns, armi che producono scosse elettriche da circa 1000 volt, in forme particolari (cellulari, torcia elettrica) da utilizzare come arma di difesa. Per soli 15 euro avrei potuto comprarmene una.
E la signora cinese per attirare l’attenzione ogni 5 minuti schiacciava il pulsante per far sentire il rumore della scossa elettrica (simile a quella che senti nei film) a tutti i passanti…

Novita’ di Gennaio

Da subito potete vedere come la grafica del sito e’ cambiata.
Da tempo volevo aggiornare la piattoforma del blog e cosi’ una sera mi sono messo a convertire i dati del vecchio dblog (http://www.dblog.it/ , un software scelto nel lontano 2007 e da allora ottimizzato per i miei scopi) e a portarli su wordpress (http://www.wordpress.com), installato qui con una grafica abbastanza semplice. In poco tempo sono riuscito a importare gli articoli, le foto e i vari commenti e a tenere una sorta di compatibilita’ con i vecchi link archiviati su google.

L’altra novita’ riguarda Sabato scorso. Dopo aver completato la seconda gara di questo 2011 (una 10km – Akasia 3 in 1 – conclusa in 48:47, senza spingere troppo visto che 2 ore dopo dovevo presentarmi al campo di calcio per la preparazione atletica…), sulla via del ritorno, vicino a una delle svariate uscite dell’autostrada Pretoria-Johannesburg, ho raccolto questo:

Benji

Non fatevi ingannare dall’aspetto di questa foto. L’immagine e’ stata scattata solo qualche ora piu’ tardi, dopo averlo lavoro, asciugato e controllato per vedere come stava. Sotto quel folto pelo (che mi ricorda vagamente Bart), ci sono soltanto 10kg di pelle e ossa (la meta’ di quanto dovrebbe pesare).

Benji (questo il suo nome attuale, dopo essere stato chiamato “incrocio” “curtis” “shaggy” nelle prime 2-3 ore) tentava di attraversare l’autostrada, in quel punto abbastanza pericolosa, per andare chissa’ dove.
Si vedeva da subito che era perso (o peggio, abbandonato), ma non per questo infelice. Continuava a trotterellare da una parte all’altra delle 4 corsie automobilistiche probabilmente cercando indizi per tornare a casa. Io mi sono fermato semplicemente perche’ aveva provocato un ingorgo di macchine che tentavano di rallentare e scansare quel povero cane.

Cosi’ ho aperto la portiera, ho fischiato, ed e’ subito salito allegramente dentro la macchina. E’ un cane che ovviamente viveva con una famiglia prima, visto che risponde ad ordini rudimentali e sa dove andare a pisciare (fuori) e mangiare (dentro).

Vista la mancanza di chip o tatuaggio o deciso di prenderlo e tenerlo qui con me in attesa di rimetterlo in forma e darlo via a qualche famiglia che lo possa amare. Non voglio darlo ad un canile municipale (dove, se non selezionato, sarebbe ucciso in poche settimane) ma ho davvero paura che dopo un po’ io e Lindsey iniziamo ad affezionarci un po’ troppo…

Questo 2011 inizia davvoro in maniera interessante (anche se la combinata 10km – calcio in Sabato mattina con sveglia alle 4.30 e ritorno a casa solo alle 12.30 mi ha decisamente distrutto…)

Venticinque

Ho iniziato a giocare a calcio, spronato da Holly e Benji in televisione – su Bim Bum Bam – e da Beppe (che mi aveva accompagnato in quel primo allenamento all’Oratorio San Luigi di Canegrate, ora conosciuto come Calcio Canegrate & OSL) quando avevo 9 anni ed ero in quarta elementare. Era il 1986.

Berlusconi comprava il Milan e vinceva lo scudetto inseguendo e superando il Napoli di Maradona due anni piu’ tardi, mentre in Italia tutti votavano ancora Democrazia Cristiana.

Non c’erano strutture organizzate per bambini. La categoria “primi calci” non esisteva (e non sarebbe esistita per chissa’ quanti anni). Ogni due anni cambiavi categoria , da pulcini ad esordienti, da esordienti a giovanissimi, da giovanissimi ad allievi e poi in Juniores, Under 21 o prima squadra.

Le categorie non erano divise in anni di nascita (come adesso, dove gli esordienti nati nel 98 e quelli nati nel 99 fanno parte di squadre diverse) e rischiavi, in piena puberta’, di essere circondati da ragazzi coi vocioni e i primi peli sul petto che parlavano di come procurarsi i pornazzi dal cugino mentre tu pensavi soltano a tornare in casa in tempo per non perdere la puntata di Holly e Benji o Kenshiro e magari comprarti il Topolino all’edicola della stazione.
Edicola che allora teneva le riviste pornografiche in bella mostra sul retro.

Sapevi che prima di giocare la prima partita avresti passato settimane a correre e a toccare la palla solo se l’allenatore (che normalmente cambiava ad ogni passaggio di categoria) aveva voglia di calciare la palla con te.
Ma non importava.
Una volta iniziata la scuola, a Settembre, sapevi che con la serie A sarebbe iniziato anche il tuo campionato. E non vedevi l’ora di essere nello spogliatoio, prima di una partita, curioso di sapere quale numero l’allenatore di avrebbe dato e di conseguenza quale ruolo avresti dovuto coprire durante la partita.

Gia’, c’era una volta un periodo in cui il numero indicava il ruolo. Per quelli che correvano c’erano 4 numeri: terzino destro? 2. Sinistro 3? Ala destra? 7 Sinistra? 11. Per quelli che invece erano grossi e coi piedi scarsi c’era il 5 (lo stopper) e il 4 (il mediano, solo se avevi piedi leggermente migliori dello stopper). Il 6 di Baresi indicava il libero. Il 9 il centravanti. L’otto il centrocampista centrale alla Ancelotti.
E poi il 10, il numero di Holliver Atton, di Maradona, di Platini, di Pele’. Quello che volevano tutti. Anche lo stopper.

A me sinceramente importava poco. Preferivo giocare, vincere, segnare e magari avere la fascia di capitano. Mi piaceva l’atmosfera elettrica prima di ogni partita, e mi piaceva sentire il mio nome chiamato per farsi dare un maglia con un numero inferiore al 12 oppure per firmare la distinta da capitano (e anche da vice tutto sommato).

Sono passati 25 anni da allora. Ho visto passare facce e giocatori di tutti i tipi, in quattro nazioni diverse (incluso il campionato estivo polacco che facevo a Poznan).
Ho sentiro parlare intorno a me chissa’ quanti dialetti e lingue straniere.
Ho segnato montagne di goal a Canegrate nella categorie giovanili mentre io e i solito noti (Beppe, Massi, Solbia, Borti) venivamo trasportati a destra e sinistra per la provincia da mia madre prima e poi da chiunque aveva una patente, prima di trasferirmi all’estero e riscoprirmi giocatore difensivo e gustare ogni tackle e colpo di testa e rialzarmi ogni volta che mi buttavano a terra. Ho trovato una squadra di calcio in Inghilterra prima di parlare inglese. Ho dovuto conquistarmi la fiducia dei miei compagni non arrendenomi mai visto che con la lingua per i primi mesi non c’era verso.
Sono diventato capitano in Italia, in Inghilterra e in Sudafrica.

Prima di trasferirmi qui in Sudafrica, dove in 3 anni ho vinto piu’ trofei di squadra e personali che non nel resto della mia carriera, ho giocato e perso chissa’ quante partite.

Ma in in questi 25 anni, non ho mai smesso di giocare a calcio, o di pensare di smettere.
Correre e faticare, a gennaio in Sudafrica come a settembre in Europa, mi ha fatto sempre piacere. Perche’, alla fine, voglio tornare a sedermi li’, nello spogliatoio, circondato dai miei compagni e in attessa dell’ennesima battaglia sul campo da calcio. Anche se quel numero 18 che mi e’ stato assegnato dal Panorama F.C. 3 anni fa, quando ero bambino non mi avrebbe neppure visto partire dalla panchina…

E poi ditemi se questo non e’ lo sport piu’ bello del mondo.

Qui sotto la medaglia ufficiale della federazione che ci e’ stata consegnata Sabato alla premiazione per la stagione 2010. Alla fine si gioca ogni tanto anche per vincere!

The RCLFA medal

Uno sguardo alla politica italiana, via giornali sudafricani

L’unico giornale che leggo qui, il Sunday Times non si occupa spesso di politica italiana.

Il resto della stampa locale o si occupe principalmente del mondo nero (Sowetan, The Citizen, The Star), con edizioni tabloid – tipo The Mirror in Inghilterra – piene di foto e pochi articoli piu’ lunghi di 2-3 colonne (a meno che non si tratti di calcio) oppure vengono scritti in Afrikaans (Rapport / Beeld) e in quel caso sono inaccessibili.

Magari ogni tanto l’Italia viene citata, ma purtroppo la mancanze di comprensione di quella lingua non aiuta…

Per quello il Times rimane uno dei miei preferiti. Esce solo la domenica, ma ha un numero di pagine e inserti lunghissimo, ben scritti e che rimangono di fianco alla tazza del cesso durante tutta la settimana, pronti per essere letti e approfonditi.

Di solito notizie italiane vengono rifilate in una piccola colonna nella sezione politica estera. Negli ultimi anni mi ricordo di pagine piene solo quando ci fu il g8 in Abruzzo (con la faccia di Silvione bello sorridente) e recentemente con gli studenti in protesta a Roma.
Per il resto solo trafiletti delle ultime battute di Berlusconi, diventato una figura comica anche all’estero (perdendo tutto il credito accumulato durante quel G8 dalla stampa internazionale, sono sicuro che agli occhi della stampa locale italiana di credito ne ha piu’ di prima).

Immaginate quindi la sorpresa quando, nella sezione “Review”, l’inserto piu’ letto dopo il giornale vero e proprio, vedo questo:

Nicola Vendola on the South African Press

Un’intera pagina dedicata a Nicola (Nichi) Vendola, presentato in questo modo:

Incontrate la nuova stella della sinistra italiana, Nichi Vendola che, a differenza di quanto suggerisca il suo profilo, e’ destinato a guadagnare (voti) grazie ad una nazione che continua a disprezzare le buffonate di quello che una volta era l’intoccabile primo ministro, Silvio Berlusconi

Conosco vagamente Vendola. E l’articolo e’ stato scritto da Le Monde (giornale francese) e poi riportato in quello Sudafricano, sbattutto cosi’ in prima pagina.

Qui non capiscono come qualcuno che si dichiari cattolico possa essere gay. Oppure come una persona comunista possa conciliare la sua fede. Oppure come faccia un gay ad essere anche comunista.

L’articolo tenta di spiegarlo abbastanza bene: l’Italia si sta stufando di Berlusconi, e proprio come l’america anti-Bush, sta guardando a qualsiasi personaggio che sia diverso e magari posso risultate piu’ efficace (anche se con Obama non stanno guadagnano i risultati sperati). In questo caso l’Obama italiano potrebbe essere un gay. Cattolico. Comunista. Che non sia rompiballe quanto Grillo.

Non so quanto sia vero, dopotutto spendo si’ o no 10 giorni all’anno in Italia. Forse, pero’, le cose stanno cambiando. Ma dicono tutti cosi’ da almeno 10 anni…

Vita da contadino

L’unico a non lamentarsi di questa settimana di piena estate (caldo pazzesco fino alle 3 di pomeriggio, poi acquazzoni fino a notte inoltrata) e’ il mio giardino.

Se l’erba tagliata solo settimana scorsa e’ gia’ cresciuta di 10cm, e mi tocchera’ tagliarla di nuovo, l’orto invece e’ letteralmente esploso. Finalmente posso vedere i frutti di un laborioso lavoro iniziato mesi fa.

After the rains... a nice veggie garden!
Il mio fantastico orto

Le piante di pomodoro ormai accolgono qualche centinaio di frutti che saranno pronti tra 2 settimane, mentre i peperoncini stanno crescendo e diventando troppo pesanti per le piantine.

Green tomatoes
I pomodori saranno pronti tra poco

Habaneros
I peperoncini ormai sono pronti (habenero!)

Purtroppo non tutti gli esperimenti ortofrutticoli sono andati a buon punto: se le piante di mais sono rigogliose, le zucche li’ vicino non sono sopravissute ad un fungo che ha distrutto le piantine. Gli spinaci sono cresciuti benissimo ma ho dovuto ripiantare i cetrioli e le cipolle dopo che i cani avevano scavato e nascosto biscotti proprio in quell’area…

Aspettero’ ancora un mese prima di tirare giu’ tutto e preparare il giardino per un tranquillo inverno, pero’, rispetto allo scorso anno, il risultato e’ sicuramente migliore!