No, non sto parlando dei classici nomi Zulu o Xhosa (la maggior parte impronuciabili), ma della moda che vige ormai da decenni di dare nomi inglesi ai figli.
Tutto inizio’ da un errore. A quanto pare, ai tempi dell’apartheid, quando pochi neri sapevano leggere l’inglese oppure arrivavano da regioni sperdute, una volta nato un bambino compilavano il modulo all’ospedale ma sotto il campo nome mettevano il mese o il giorno della nascita (una delle poche parole che conoscevano).
E’ cosi’ in giro per il paese si trovano adulti con nomi tipo January, February, Sunday etc…
Se invece conoscevano qualche parola inglese, di solito proveniente dalla bibbia, prendevano un nome a caso (Joy, Grace, Salvation, Love) e lo appioppavano al figlio, convinti che grazie ad un nome inglese questi avrebbe avuto piu’ speranze di una vita migliore.
Basta andare nei supermercati per accorgersene, leggendo di sfuggita le varie targhette sul petto dei cassieri o delle cassiere. Nomi come Prejudice, Cyvil Rights, Fantasy, Sunday, Holy, Cocoa, Mercy, fino al fantastico politico di nome Tokyo Sexwale (il cognome si pronunica “sequali” e non sex-wale…).
Il migliore pero’ l’ho scoperto per caso. Jill, la sorella di Lindsey, voleva scambiare i biglietti per la partita del Sudafrica con quelli di Italia-Egitto, per venire con me e Lindsey. I biglietti sono nominali ma le regole fifa sono chiare: basta avere una fotocopia autorizzata del documento d’identita’ dell’original proprietario.
Eccolo qua:
Questo e’ un signor nome!