Ritornando dall’Europa. Ricordi polacchi e storie di confine.

Ho parlato nel precedente articolo della settimana (o poco piu’) passata in Italia, ma e’ giunto il momento di parlare della Polonia, o perlomeno di Poznan.

Non so quante persone riescono davvero a capire quanto il mondo sia cambiato negli ultimi venticinque anni. Viaggiare al giorno d’oggi e’ facilissimo.
Se vuoi andare in Francia, o in Inghilterra, non ti serve nemmeno il passaporto. Puoi salire sulla macchina un giorno e via.

The theatre bridge

Poznan e’ pronta

Puoi volare in America, in Australia o in Sudafrica senza preoccuparti troppo del visto (te lo fanno all’arrivo) e parlare una lingua franca (l’inglese) e in qualche modo farti capire, spendendo relativamente poco rispetto agli anni 80.

Finally in Poland

Un confine senza barriere

Il mondo e’ un immenso paese, con diversi quartieri, ma basta poco per riaggiustare la mentalita’ e passare una settimana, un mese, una vita in un paese straniero. Io sono riuscito a farlo due volte, da solo.

Come on Poland too!

Forza Polonia

Non ci sono piu’ barriere quasi impossibili da superare. Le frontiere in macchina non vengono attraversate in 10-15 ore, ma in secondi. Non esiste piu’ l’Europa dell’Est. O quella dell’Ovest.

Molti associano la fine del comunismo in maniera errata con crollo del muro di Berlino nel 1989, un evento sicuramente storico, ma diventato molto piu’ importante di quello che e’ (una conseguenza di altri eventi) grazie a quella macchina del marketing che e’ la Germania.
Il comunismo in Europa e’ finito in Polonia. La fine e’ iniziata con Solidarnosc, e molto prima del crollo del muro, l’ombra sovietica che dominava su tutti i paesi dell’Est ha iniziato a dissolversi proprio nella cattolicissima nazione polacca.
In Italia siamo abituati a criticare la chiesa piu’ che altro perche’ associata allo stato Vaticano e alle varie cazzate che fanno in giro per il mondo, dimenticandoci degli aspetti positivi della fede cristiana.
In Polonia e’ stata invece la fede cristiana (cattolica) e le continue richieste della dittatura sovietica (dove la chiesa come luogo di culto non avrebbe posto) a far partire le prima vera rivoluzione sociale che ha trovato nel crollo del muro l’ultimo tassello di un domino iniziato dai baffoni di Walesa.

Negli anni 80 andavo in Polonia con mio padre, mia sorella e mia madre in macchina, e ogni volta avevo paura di passare due frontiere: quella tra Germania dell’Ovest e dell’Est (10 ore di coda, con controlli a tappeto), e quella tra DDR e Polonia (altre 10-15 ore di coda, in cui ancora una volta la macchina ti veniva quasi smontata da militari in assetto da guerra).

Poznan, gia’ allora una delle citta’ piu’ “occidentali” rispetto al resto della Polonia (e alla pessima Warszawa), era un citta’ vicino al confine tedesco, con influenze italiane (il Ratusz, costruito da un italiano nel 1550) e da sempre una delle citta’ piu’ vivibili in Polonia.
Ma era comunque sotto il regime comunista. Da bambino mi ricordo che ad esempio i miei amici di allora non potevano comprare il Lego, in vendita nei negozi Pewex dove si poteva pagare solo in dollari, una valuta negata a quasi tutti i polacchi.
Le Mentos o le TicTac costavano un sacco, ed era quasi impossibile parlare dell’Italia, della televisione, del totocalcio, del Milan, di Milano e del McDonald (o Burghy) senza lasciare tutti a bocca aperta.

Here we go!

Via Berlino

Sono passato piu’ di vent’anni da allora. L’ultima volta ero tornato a Poznan con Lindsey 6 mesi fa, e Lindsey era rimasta affascinata da una citta’ di circa 500.000 abitanti che era vivibile, bella, accogliente, economica e cosi’ incredibilmente felice (era il periodo Natalizio).

6 mesi piu’ tardi eccomi di nuovo li’. Via Berlino, dove ho incontrato italiani in trasferta per la partita che come prima domanda mi hanno chiesto dove possono trovare bordelli (ho dato a loro l’indirizzo del cimitero militare).

Dominik e Magda come al solito sono riusciti ad organizzarmi una stanza a casa loro, visto che mia nonna e’ ancora impossibilitata ad ospitarmi, per colpa di una malattia da cui ci sono poche vie d’uscita: la vecchiaia.

Ho passato solo tre giorni a Poznan, ma sono rimasto colpito da come tutti i lavoro iniziati anni fa sono arrivati finalmente al termine.
Lo stadio municipale (dove  gioca il mio amato Lech Poznan) e’ stato terminato mesi fa ed e’ davvero uno dei migliori impianti calcistici mai visti in vita mia. Moderno, dall’acustica eccezionale (ditemi l’ultima volta in cui capivate quello che gli altoparlanti a San Siro comunicavano) e soprattutto accessibile. E io che ancora mi ricordo le tribune in legno sulla collina da cui guardavo le partite di calcio…

Dopo un primo pomeriggio di aggiustamento, siamo andati alla Fanzone (impara Sudafrica: le aree fan dove guardare la partita sui maxischermi dovrebbero tutti essere cosi’: in centro citta’, dove non si deve guidare per tornare in albergo) per vedere Germania-Olanda , terminata con l’ennesima delusione per la squadra orange.

Tutto era organizzato benissimo, e anche il cibo (a prezzi fissi:1 euro per bere , 2 per mangiare, 2 per alcolici) era decente, tanto da aver mangiato una zapiekanka in piena notte ed essere andato a dormire poco dopo sorridendo e con la panza piena.

Zapiekanka time

Zapiekanka by night

Il giorno dopo invece era il grande giorno: Italia – Croazia era alle porte.

Supporting team!

Con la famiglia Nowacki

Io e Dominik, dopo aver provato a salire su un tram pieno di croati (unico dispiacere della trasferta: l’assenza di tifosi italiani…), avevamo deciso di camminare fino allo stadio.

At the stadium

Allo stadio

Arrivati 30 minuti piu’ tardi, ci siamo seduti e abbiamo atteso l’inizio della partita. La cerimonia di presentazione era stata pensata a puntino per descrivere la partita e Poznan, con il simbolo della citta’ (le due caprette in lotta) rappresentato sul campo di calcio a ritmo di musica.

Great opening mini ceremony

La cerimonia di presentazione

La partita non era stata niente male, e per una volta (penso la prima da quando ho visto l’Italia in Sudafrica nel 2009 e 2010), eravamo passati in vantaggio grazie a una grandiosa punizione di Pirlo.

Still nervous

Circondati da croati

La Croazia avebbe pareggiato 30 minuti piu’ tardi, ma non mi interessava piu’: perlomeno non avevamo perso. (L’Italia a quanto pare ha deciso di carburare solo dalla partita con l’Irlanda in poi, e domani giochera’ la finale contro l’odiata Spagna).

Pirlo ready for a set piece

Pirlo si prepara

Goooooaaaal!!!

 Gooooooalll!

L’ultimo giorno in compagnia di Dominik era stato passato a cazzeggiare per lo Stary Rynek, forse il luogo piu’ facilmente riconoscibile di Poznan, dove sono stato intervistato dalla TV polacca (sezione sportiva) per parlare del passato, del Sudafrica, e della Polonia attuale. Appena trovo il link vi faro’ vedere il video.

The tv crew that interviewed me

Intervista con la tv polacca

Stary rynek

Il bellissimo Ratusz (made in Italy) nello Stary Rynek

The fighting goats

Le caprette di Poznan

Another beautiful day

Un’altra bella giornata

Per essere intervistato (tutto organizzato da Dominik), sono stato costretto a perdere il passaggio per Berlino (280km da Poznan) e cosi’ il mio compare mi ha preso e caricato sulla macchina con suo figlio Piotr per portarmi in Germania, in aereporto.

Driving to Berlin

Via verso Berlino

Mentre salutavo Dominik e Piotr all’aeroporto ripensavo a quelle 3 ore in macchina e a quel confine passato senza nemmeno fermarsi: nel 1980 avremmo passato 10 ore in fila, e la guardia di confine avrebbe detto a Dominik di tornarsene in Polonia, mentre io avrei dovuto trovarmi un altro passaggio fino a Berlino…

Goodbye Piot

Ciao Piotr

Goodbye Dominik

Ciao mia caro amico Domenico!

Tutte le altre foto della trasferta polacca sono come al solito su flickr.

Ritornando dall’Europa. Ricordi italiani.

Sono tornato un po’ di tempo fa. Ma per quasi 10 giorni ho dovuto mettermi alla pari con lavori che avevo tralasciato mentre bestemmiavo dietro a Balotelli (diventato idolo una settimana piu’ tardi).

Tornare in Europa da solo e’ sempre una sensazione particolare. Indubbiamente spendo di meno (visto che ad esempio posso mangiare qualsiasi pessimo cibo offerto dalla Coop locale ed essere comunque felice per i ricordi che mi trasmette, anche se la birra Milano rimane pessima), ma la mia vita sociale rimane simile a quella del ghiro.
Sono in vacanza, mi connetto ogni tanto per lavorare, ma il resto del tempo lo trascorro circondato da amici o da bottiglie nel raggio di 2km dal mio (piccolo) letto.

Magari visitare l’Italia che vedo 1 volta – forse 2 – all’anno? Non se ne parla nemmeno.
L’anno prossimo tornero’ in estate con Lindsey e ne approfittero’ per portarla in giro dal Nord al Sud (Roma), ma da solo l’unica cosa che voglio fare e’ tuffarmi nei ricordi e nel salame.

Salame and Barolo!

Salame

I miei dieci giorni europei possono tranquillamente essere divisi in due esperienze completamente diverse: il periodo italiano e quello polacco. Esperienze diverse ma con un simile tema di sottofondo: lasciarsi abbandonare alla nostalgia e passare il tempo a parlare dei tempi passati con tutte quelle persone che hanno fatto parte della mia vita. Anche se stavolta mi sa che ho esagerato!

Saying goodbye to the dogs

Bye bye Cucciola, Bruce e Benji

And to the wife

Ci vediamo tra 11 giorni

Partito da Johannesburg di Sabato sera, 2 ore dopo aver perso in casa contro la prima in classifica 3-1 (pessimo periodo questo Giugno 2012: 1 vittoria e 5 sconfitte, tutte di misura), arrivo incazzato all’aereporto dopo aver salutato cani e moglie e mi presento al check in. Salito sull’aereo (Emirates, scelto soprattutto per l’ampia disponibilita’ di film, circa 250, e l’ampio spazio per le gambe, che voglio riposare), atterro a Dubai molte ore dopo. Fa caldo e mi suda il culo per i circa 2 minuti in cui esco dall’aereo, salgo sull’autobus, e arrivo in aereporto in attesa del prossimo volo per Milano.

Waiting in Dubai

Ancora un po’ e sono in Italia

Dubai (almeno l’aereporto), non dorme mai, e cosi’ trovi inglesi in visita turistica che dormono stanchi e ubriachi per terra mentre un sacco di arabi si lavano i piedi nei lavandini prima di andare a pregare (dormire) nella sala dedicata al loro dio.

4 ore piu’ tardi appoggio le stanche chiappe sull’aereo per Malpensa e atterro 8 ore piu’ tardi.

Malpensa, come aereporto, se paragonato a quelli europei (Londra per esempio) o anche a quello di Johannesburg, sembra un aereporto di 20 anni fa. Poche indicazioni per gli stranieri, muri colorati in maniera triste, pochi negozi decenti e niente wi-fi gratis.

Mia madre (auto-assegnatasi come mio autista personale, per fortuna) arriva per portarmi a casa, dove saluto mio padre e Tyson, il suo cagnone. Mia sorella dorme ancora dopo l’ennesimo turno notturno al Texas, dove lavora da 10 anni come fantastica barista.

L’Italia gioca la sera stessa. Contro la Spagna, una delle squadre la cui involuzione e’ sotto gli occhi di tutti. Guardare la Spagna e’ come guardare un film softcore porno, in cui ti aspetti chissa’ quanto per poi rimanere irrimediabilmente deluso.

Forza Italia!

Forza Italia!

L’Italia stranamente gioca bene (mi ricordo ancora gli orrori del 2010), e costringe gli spagnoli all’1-1.
A me sinceramente del risultato non interessava granche’. Passare il tempo a vedere una partita con mio padre dopo chissa’ quanti anni? Quello non aveva prezzo.

E’ il Texas la prima destinazione serale. Arrivo con Beppe e mio cugino Renato e passiamo la prima serata a bere leggermente e parlare degli ultimi sviluppi italiani. Mi manca discutere in italiano e per i primi momenti preferisco bere il cocktail che Olga mi ha preparato velocemente, mentre ripenso a Balotelli, un comodino d’ebano nella partita con la Spagna.

With Renato at the Texas

Con Renato
With Beppe at the Texas

Con Beppe

Sono ancora un po’ stanco e convinco il resto della truppa a tornare a casa presto. Beppe immagino non possa fare troppo tardi con Alice a casa (mi smentira’ qualche giorno dopo), e Renato, beh, a 51 anni le energie sono quelle che sono, anche se scopro che sta diventando istruttore di qualche misterioso sport.

Il giorno dopo, dopo aver passato qualche ora a lavorare e aver tenuto compagnia a mia sorella, vado a mangiare a casa di mia madre, dove una serata partita in maniera indecisa (la pizza viene bruciata nel forno), si trasforma in una interessante serata a base di scontri religiosi e idee di business dallo strano potenziale, idee accolte benissimo dalle amiche di Olga, interessate a fare soldi in maniera alternativa.

Eating at mum's

A casa di mia madre

Olga mixing cocktails

Olga mixa i cocktails

Non ho tempo di ubriacarmi ancora al Texas, anche se ci provo stavolta con Davide, mio cugino reduce dall’Afghanistan, ma ancora non ci siamo. Bevo di piu’, mangio di piu’, ma la stanchezza regna sovrana. 

Davide with his brandy

Un reduce dell’Afghanistan: alcolizzato. Come quelli del Vietnam

Il giorno dopo parto per la Polonia a torno 3 giorni piu’ tardi, ancora incazzato con un Mario che di super ha ben poco (anche se adesso, a 24 ore dalla finale, e’ un eroe).

Torno dalla Polonia Venerdi’ notte, e finisco scaricato al Texas dove passo la notte a bere da solo, per rilassarmi, e trovare un passaggio di notte grazie a Nico, il gentilissimo padrone.

Sabato mattina parto per Milano (a quanto pare il mio piano di non lasciare l’hinterland milanese e’ gia’ fallito), dove mi incontro con il caro amico Jamba, ex compagno delle superiori ripescato in passato durante il periodo londinese.

Jamba and I

Con Jamba

Mi presenta la sua nuova fiamma (che non posso citare visto che a quanto pare e’ un segreto) (e’ un uomo) (scherzo) e mangiamo un ottimo pranzo piu’ gelato a parlare dei tempi passati.

Salutato Jamba mi presento dalle parti di Centrale per incontrare Alessia, una ragazza molto speciale con cui ho passato tanti weekend nel 1997-99. Il tempo trascorso non e’  lunghissimo, ma dopo il vino bevuto a pranzo, l’afa milanese mi uccide e penso soltanto a tornare a casa e sdraiarmi.

With Alessia

Con Alessia

Tornato a Canegrate invece mi aspetta la reunion delle elementari (dopo aver guardato American Reunion e’ una cosa da fare).
Lo so, stavolta ho esagerato con il ritorno al passato, ma giuro che non e’ stata colpa mia. L’idea in effetti era venuta a Beppe il Gennaio scorso, e ha trovato fertile terreno in Lisa, il primo amore di entrambi (se non si considera Creamy), contattata via facebook: l’unica bionda della classe (nei primi anni 80 questa bastava a avanzava per farci innamorare).

Tentare di tornare in contatto con compagni la maggior parte visti l’ultima volta al tempo del Milan di Sacchi, Gullit e Virdis e’ stato complicato. Nelle settimane prima di sabato ci sono state defezioni tramite scusa di qualsiasi tipo, ed alcuni compagni sono rimasti introvabili o incontattabili.

E cosi’ alla fine ci ritroviamo solo in 5: io, Giuseppe Occorso (che non ho bisogno di introdurre), Massimiliano Luciani (altro mio compare storico, tra l’altro con Beppe sono entrambi venuti al mio matrimonio africano nel 2008), Lisa Fratus (la bionda citata prima) e Luca Ferioli, con cui tra l’altro ho condiviso anche le superiori, per poi vederci davvero di rado.

Luca ha la brillante idea di portare le vecchie foto di classe, che potete vedere qui sotto. Io sono quello di fianco all’unica bionda. Era il 1983. 29 anni fa! L’anno prima l’Italia vinceva i Mondiali e il Milan finiva in serie B. Si parla di preistoria.

28 years ago...

C’era una volta…

The reunion!

Quasi 30 anni dopo…

La serata e’ davvero spettacolare. In un momento sono scomparse le barriere (chi sei? cosa fai?) e siamo tornati a parlare come se fossimo stati compagni di classe per gli ultimi 29 anni. Alcuni nel frattempo si sono sposati (io, Lisa, Luca), altri hanno avuto figli (Massi) e figlie (Luca e Beppe), ma tutti sono in forma strepitosa.

Impossibile provare a riassumere una serata partita in pizzeria, continuata al Texas (dove Beppe ha scoperto che, alla facciazza sua, io e Lisa ci siamo baciati nel lontano 1987 e dove per pochi minuti ho rivisto Mera & Luciana), e finita in un parcheggio alle 3 di notte. Sarebbe bello rifarla, ma so gia’ che reunion di questo tipo funzionano solo una volta ogni secolo.

Il giorno dopo ultime visite ai negozi (di domenica stranamente aperti), e po dritto ancora a Milano, per passare un pomeriggio alcolico in compagnia di Mauro, venuto direttamente da Verona, a parlare di progetti futuri. Non facevo un aperitivo milanese cosi’ alcolico da almeno 5-6 anni. O forse di piu’!

With Mauro and some aperitivi

Con Mauro

Poi, dopo l’ultima serata passata in generale a salutare  amici e parenti, sono stato riportato a Malpensa da mia madre dove ho appoggiato le chiappe sull’aereo lasciando la torrida estate italiana per tornare nel secco inverno sudafricano.

At the airport

All’aereporto…

Con un cuore pieno di ricordi e un fegato pieno di alcool.

Tutte le foto le trovate qui, sul mio account flickr

Mille

Mi piacciono i numeri. Tengo statistiche delle mie attivita’ sportive sul mio sito da circa 10 anni. Prima era anche peggio.

Quando ero piu’ giovane tenevo un bellissimo foglio a quadretti dove regolarmente segnavo tutte le partite in cui facevo goal. Avevo ormai superato quota cento gia’ nel 1994 (dopo 4 stagioni tra esordienti, giovanissimi e allievi con 27,21,36 e 29 goal) e, una volta ottenuto il mio primo computer decente, avevo salvato tutte le informazioni su un grazioso documento Excel – versione 5.0

Poi il crash del mio computer e la mancanza di backup mi avevano ridotto a passare settimane a cercare quel prezioso foglio di carta per provare ad aggiornare le statistiche, ma purtroppo, convinto del sorpasso della tecnologia rispetto alla cellulosa, lo avevo probabilmente buttato via senza nemmeno pensarci troppo.
Do ancora la colpa della carenza di stagioni in doppia cifra alla mancanza di motivazioni: senza numeri, non potevo nemmeno festeggiare il 150esimo o il 200esimo goal con i miei compari.

Anni dopo, con l’avvento del mio sito personale (nel 2004 credo), decisi di provare a tenere informazioni dei risultati degli sporti che facevo o faccio tuttora: calcio, corsa, ciclismo e, ai tempi, kickboxing.

Dopo aver completato una 21km in Pretoria qualche ora fa, ed aver aggiornato il sito come al solito (la corsa non e’ andata male, una prima parte lenta seguita da 11km percorsi in 51 minuti, per un risultato finale sotto l’1.50 nonostante la solita noiosa caviglia), sono andato a guardarmi le statistiche. Da quando registro i risultati finale delle gare podistiche cui partecipo, ho finito ufficialmente 56 gare per un totale di 1031km! (sono 94 ore di corsa)

Avevo sfondato il muro dei 1000km ufficiali (senza allenamento, contano solo quelli trascorsi correndo con un pettorale e classifica finale ufficiale) qualche settimana fa, ma non me ne ero accorto.
Sono entrato a far parte del club dei 1000 a 34 anni.

Sono cose che danno soddisfazione e sinceramente non vedo l’ora di arrivare a 2000. Ho impiegato 13 anni di gare per arrivare a 1000. Ora corro molto di piu’ e spero di mettercene piu’ o meno la meta’…(anche perche’ guardando le statistiche su runkeeper, tra allenamento e altro ho corso/completato circa 1300km in poco piu’ di un anno e mezzo!)

Qualche foto dalla gara odierna:

Toyota McCarthy 21km in Pretoria
La fila per i cessi

Toyota McCarthy 21km in Pretoria

Poco dopo l’arrivo

Toyota McCarthy 21km in Pretoria

Le statistiche come al solito le trovate qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/69344115

Vacanze di Natale 2011: a Poznan. Che spacca, anche d’inverno

Durante i primi vent’anni della mia vita, credo di avere passato quasi tutte le vacanze estive in compagnia dei miei nonni (e dei miei amici di cortile a Pozna) in Polonia. D’inverno ci saro’ andato solo due volte, nel 1986 (evitata la vacanza polacca estiva per colpa di Chernobyl) e nel 2000, quando Dominik si era sposato.

Sinceramente speravo in un po’ di neve, convinto com’ero che Poznan a Dicembre avrebbe deluso Lindsey.
Invece, nonostante la mancanza del solito clima invernale polacco (temperatura a meno 20, ghiaccio e neve dovunque), Lindsey e’ riuscita ad apprezzare Poznan e il clima post-natalizio polacco in maniera inaspettata.

Per una volta non ero ospite di mia nonna (non piu’ in condizioni di ospitarci, purtroppo), e cosi’ Dominik si e’ offerto volentieri di darci una stanza nel suo appartamento per tutta la durata del viaggio.
Utilizzando come campo base il suo salotto (tentando di non occuparlo troppo a lungo, visto che Piotr e Susanna, i suoi figli, avevano ricevuto una playstation3 per Natale e volevano giocarci tutto il tempo) ho portato Lindsey in giro per lunghe passeggiate piene di ricordi.

At Dominik's house

Inutile nasconderlo, Poznan mi e’ sempre piaciuta.
Sara’ l’effetto nostalgia che mi colpisce quando torno in Europa – le mie migliori vacanze sono state trascorse da quelle parti con mia sorella – sara’ la citta’ vecchia, sara’ l’assenza di palazzi orrendi in centro che, come per esempio a Milano, rovinano tutto.
Sara’ il cibo. Forse la birra (economica).
Oppure semplicemente la spensieratezza che ho quando cammino per le vie del centro, partendo da mia nonna e arrivando regolarmente dalle parti del fiume dopo un’ora di camminata.
Credo che invece a questo giro il motivo vincente sara’ stata l’opportunita’ di condividere con Lindsey una parte della mia vita che le e’ sempre stata nascosta.
Lei conosceva l’Olafmeister londinese. Conosce quello italiano. Ma quello polacco?

The Ratusz

Stary Rynek in Poznan

Lindsey and I

Ratusz

Ready to roll

In 4 giorni ho tentato di farle vedere quasi tutto, dallo spettacolare Stary Rynek (sempre bellissimo) con i capretti meccanici che si fanno la guerra dall’alto del Ratusz alle 12 e le case dipinte di tutti i colori, fino all’universita’ (Poznan ha un buon 20% di studenti che studiano nella cita’ con il  maggior numero di universita’ in Polonia).
Dallo stadio del Lech Poznan, che ho riconosciuto a stento, visto che e’ stato completamente rifatto per Euro 2012, fino a Malta, il lago artificiale, uno dei posti migliori per rilassarsi o fare sport in estate.

Senza scordare le camminate intorno all Fiera Internazionale di Poznan (dove Dominik lavora). Mio padre ha conosciuto mia madre grazie a quella fiera, e senza di essa io non sarei qui ora scrivere. Vedere lavorare Dominik in fiera, continuando una tradizione di lavoratori “italiani” , mi fa sempre un immenso piacere.

Dominik e sua moglie ovviamente hanno provato il possibile per farci vivere un’esperienza con i fiocchi.
Ad esempio siamo andati al palazzo reale di  Baborówko, dove abbiamo passato la mattinata a fare colazione con quella che credo possa considerarsi la nobilta’ polacca (distrutta durante il periodo comunista).
Il palazzo era fantastico, e le strutture per i circa 70 cavalli (un’arena indoor…) erano notevoli. La colazione invece era stata semplicemente eccezionale. Da tempo non mangiavo alla polacca.

Baborowko palace

Another gigantic christmas tree
Oppure l’ultima sera siamo andati in uno dei ristoranti di lusso del centro, il Ratuszova, per un’indimenticabile cena a base di cibi rigorosamente locali, tra i quali i classici pierogi oppure il Zurek, una zuppa servita all’interno di una forma di pane. Fantastica! (E Dominik ha messo Lindsey alla guida, la sua prima volta dalla parte regolare della strada…)

Soup in a sour bread

Con Michal (un altro mio amico d’infanzia, che sta prendendo i voti da sacerdote) siamo andati a visitare lo stadio (visita per me d’obbligo) e la Palmiarnia, una specie di struttura di vetro divisa per settori con piante provenienti dalla giungla, dalla savana etc… un’ottima scusa per riscaldare Lindsey dopo ventate freddissime all’aperto.

Ready for Euro 2012

Dangerous fish

Una visita in Polonia non poteva essere considerata completa senza andare a trovare mia nonna.
Ancora agile mentalmente nonostante l’eta e’ gli acciacchi, e’ riuscita in qualche modo a cucinarci un pranzo dalle dimensioni colossali che ho faticato a finire.
Se il pranzo non mi aveva distrutto, il continuo tradurre da inglese a polacco e polacco a inglese in modo che Lindsey e mia nonna potessero comunicare mi aveva ucciso definitivamente.

With my grandma

I problemi di traduzioni sono andati avanti bene o male per il resto del viaggio  tanto che ho passato gli ultimi giorni a parlare con Lindsey in polacco e Dominik in inglese…

Fortunatamente Lindsey era distratta delle meraviglie nascoste della citta’: un presepe enorme nella chiesa di San Fransesco (due mesi per costruirlo), oppure gli alberi di natale di tutte le dimensioni decorati con gusto bene o male dovunque (altro che USA, la Polonia prende gli addobbi natalizi in maniera seria, senza tutto il kitsch tradizionalmente americano).

Massive Nativity Scene in the Saint Francis church in Poznan

Tornare la sera del 31 e’ stata una pessima scelta da parte mia, ma visti i prezzi (nessuno si imbarca su Ryanair a quell’ora il giorno di Capodanno) era l’unica possibile soluzione. (per fortuna mia madre si e’ presentata a Bergamo per portarci a casa, facendo un brindisi improvvisato all’aereoporto!)

Cosi’, dopo 4 bellissimi giorni in Polonia, ho dovuto salutare Dominik e Michal all’aereoporto, sperando di poterli rivedere tra 6 mesi, in tempo per vedere l’Italia giocare in Polonia per Euro 2012 (nota ai viaggiatori futuri: Poznan e’ l’unica delle 4 citta’ polacche pronta al 100% per l’evento sportivo dell’estate!)

With Michal and Dominik

Vacanze di Natale 2011: a Londra. Che alla fine non cambia mai.

Non tornavo a Londra dal 2009: un sacco di tempo. Il programma era semplice: lavorare per una settimana e divertirsi nel weekend. Lindsey poi sarebbe partita per il Galles per trovare la sua migliore amica (che recentemente ha avuto una figlia) mentre io sarei rimasto indietro, a portare avanti tutti i progetti londinesi.

My office in Brentford

Il mio ufficio a Londra

La societa’ per cui lavoro aveva deciso di rendere la mia ospitalita’, almeno i primi giorni, memorabile, e infatti ha prenotato una specie di suite all’Holiday Inn di Brentford, a 50 metri dall’ufficio.
Probabilmente avevano paura che mi svegliassi troppo tardi e troppo lontano per incominciare in orario.
Un’altra sorpresa attendava Lindsey: due biglietti (incredibilmente costosi) per un musical che lei voleva vedere da parecchio tempo: Legally Blonde al Savoy Theatre.

At the Savoy Theatre

A musical for Lindsey

Musical time!

Cosi’, dopo aver passato meno di 6 ore in ufficio, entrambi abbiamo salutato tutti e siamo andati a goderci un musical in uno di quei teatri che trovi solo nel West End londinese.
Nonostante avesse un target soprattutto femminile (cosi’ come il film originale), devo dire che mi sono divertito parecchio. Quando i biglietti sono gratis tutto ha un gusto particolare….

La sera successiva, dopo un’altra dura giornata di lavoro (sia io che Lindsey abbiamo vissuto a lungo a Londra, e nessuno dei due aveva particolare voglia di farsi un giro turistico. Credo che l’unica foto fatta davanti ad un monumento riconoscibile sia stata la prima sera dalle parti di Tower Bridge… – a questo giro il Big Ben non l’ho neppure sfiorato!), siamo andati alla cena sociale natalizia, con tutti i tre nuclei (quello londinese, quello americano e quello sudafricano) finalmente riuniti per la prima volta da anni. 

The London Eye

By Tower Bridge

Le uniche foto turistiche…

La scelta del ristorante e’ stata particolare: un ristorante francese piccolissimo di fianco ad Harrods. Ancora incapace di rilassarmi economicamente, continuavo a fare conversioni tra la sterlina e il rand, arrendondemi all’evidenza che per lo stesso prezzo di quella cena avrei potuto comprarmi un televisore HD enorme di marca…(il cibo era decente, il vino eccezionale, ma oltre a quello mangiare francese non e’ mai stato il mio forte).
Fortunatamente prima della cena avevamo fatto tappa in un pub a Knightsbridge per iniziare la serata alla grande!

The old team is back one night only!

Harrods, always the same

Party night

Il weekend, l’unico in cui non avrei dovuto lavorare, lo abbiamo passato a North Finchley, nel nord estremo di Londra (soprattutto per chi, come me, abituato a vivere a Fulham, considera Bayswater al pari della Scozia), dagli zii di Lindsey. Due giorni rilassanti, spesi soprattutto a fare shopping natalizio (mai andare a Londra prima di Natale!), e, nel mio caso, comprarmi le scarpe di corsa e da calcio che in Sudafrica mi sarebbero costate una fortuna.

Another coffee

News shoes for the season

Il lunedi’ successivo, dopo aver salutato Lindsey in partenza per il Galles, ho iniziato la mia tre giorni di rimbalzo: ogni sera in una casa diversa, ospitato a turno dai miei colleghi di lavoro.

Leaving London

Lindsey saluta e se ne va nel Galles

Per quanto avrei voluto tirare le ore piccole, la stanchezza dopo ore di lavoro e costante viaggi in auto / autobus e metropolitana (io abituato alla bici!), mi avevano reso ogni sera uno zombie. Essenzialmente la giornata era composta in questa maniera: sveglia, colazione, trasporto pubblico o auto (con Guy e la sua Porsche), lavoro fino a sera, casa, pub, casa, cimitero mentale.

Il ritorno di Lindsey (dopo che anche lei, vittima di stanchezza fisica e mentale, aveva perso l’autobus e si era dovuta arrangiare con costoso treno), coincideva con l’ennesimo cambiamento: via da Putney per tornare dagli zii a Finchley.

Great Burgers!

Olaf and Gemma

Ultima serata

Per poi tornare la sera stessa a Putney per incontrare i nostri ex-compari di kick-boxing e abbandonarsi mangiando i soliti, deliziosi ed enormi hamburger di GBK prima di passare il resto della serata a bere al “solito” pub, il Coat & Badge, dove sia io che Lindsey abbiamo passato la maggior parte del 2004 a bere, conoscerci e mangiare.

Nonostante i numerosi spostamenti, e’ stata una settimana in cui mi sono rilassato e non sono stato costretto e farmi il solito giro turistico di Londra.

Last drink with Guy

C’e’ sempre tempo per un’ultima birra…

Nonostante i cambiamenti strutturali (Tottenham Court Road e’ un cantiere, e l’orrendo grattacielo dalle parti di Tower Bridge rovina tutta le foto ) Londra e’ rimasta sempre la stessa: piena di polacchi (pensavo fossero tornati a casa ormai), con italiani allo sbaraglio e un sacco di gente perennemente incazzata.
Potrei tornarci a vivere domani e ri-ambientarmi in 2 giorni (a patto di vivere nel Sud dalle parti del fiume…)