Le due facce Sudafricane.

Il mio ospite italiano, Mauro, ha avuto occasione di meno di 24 ore di scontrarsi con due classiche realta’ sudafricane (anche se si puo’ tranquillamente espandare il tutto al resto dell’Africa sub sahariana).

Mercoledi’ sera siamo usciti con il resto della truppa (Lindsey, sua sorella Jill e Curtis) a Monte Casino per vedere Stomp.

Monte Casino e’ un gigantesco casino’ modello Las Vegas in cui una intera cittadina rinascimentale e’ stata ricostruita per dare al turista l’idea di essere proiettati di colpo nel mezzo di Firenze o Siena, un po’ come il Venetian Hotel a Las Vegas (Venezia senza giapponesi, piccioni e acqua puzzolente).

STOMP!

Stomp!

Dining at Monte Casino

Ristorante Italiano a Monte Casino

An Italian in fake Italy

Davanti ad una ricostruzione della Scala (con cielo finto annesso)

Non so quanto sia grande. Non so quanto sia costato. Non so nemmeno da quanto esista. Ma se volete vivere un’esperienza di quelle esagerate, quello e’ il posto giusto. Decine di ristoranti, take aways, negozi, centinaia di slot machines, tavoli da roulette, poker, etc…

Dentro trovi di tutto. Un sacco di neri che cercano di cavalcare la fortuna e vincere alla slot spendendo il proprio stipendio settimanale, seduti come zombie schiacciando bottoni davanti ad un monitor. Sostituisci i neri con i messicani, e hai Las Vegas.

Trovi spettacoli internazionali (Stomp, nonostante ormai sia la quinta volta che porto qualcuno a vederlo, rimane unico, originale e divertentissimo), una intera stazione radio, 15 multi sala ognuno enorme e svariati alberghi.

Trovi tamarri dall’East Rand. Trovi pensionati del West Rand. Trovi famiglie che escono da uno show, e ragazzi che entrano in un club o in uno dei svariati cocktail bar.

Monte Casino rappresenta tutto quello che i residenti vogliono: a portata di mano (e’ ha 30 minuti da qui), americano, sicuro e soprattutto sempre pieno di cose da fare per chiunque.

Siamo andati, abbiamo mangiato in un ottimo ristorante finto italiano, abbiamo visto uno show in un teatro bellissimo, abbiamo camminato per vicoli finto fiorentini e dopo un giro di Tequila in un cocktail bar, siamo tornati a casa.

Il giorno dopo, invece, ho svegliato Mauro alle 6.30 per andare al Hartbeespoort Dam Elephant Sanctuary, una specie di rifugio per gli elefanti.

Essere elefante nel continente africano di oggi (non importa di quale tipo, l’elefante africano che vive nella savana sudafricana o quello che vive nelle foreste del centro Africa) e’ davvero difficile.

La savana o la foresta diminuisce di giorno in giorno, e quotidianamente ti ritrovi a combattere per spazio vitale con i tuoi simili oppure con gli esseri umani, in una battaglia che molto probabilmente finirai per perdere.

Ogni elefante ha bisogno di circa 1000 ettari di savana per vivere, e ormai e’ ridotto a vivere in parchi come il Kruger (enorme, tra l’altro, con i suoi 19000 km quadrati e i circa 11.000 elefanti).

Feeding time!

Tempo di mangiare

The mouth of the elephant

La bocca dell’elefante

Quando il numero di elefanti in una certa zona sale troppo, ci sono solo tre alternative per ristabilire l’ordine: culling (uccidere gli elefanti, di solito quelli piu’ vecchi o malati), relocation (trasportare gli elefanti in altre aree o continenti o riserve private, di solito la migliore soluzione) e birth control (ovvero iniettare un anti contraccettivo che dura un anno, con il problema che gli elefanti, non essendo territoriali, sono difficili da ritrovare un anno dopo in mezzo al continente africano).

Il Santuario degli Elefanti rientra nella seconda opzione. Gli elefanti vengono “adottati” da questa riserva privata che aiuto gli animali con esercizi che stimolano l’elefante, dando cibo e re-integrandoli nel branco.

In cambio gli elefanti si fanno toccare e accarezzare intrattenendo bambini e adulti.

E’ la terza volta che vado a vederli (una con Lindsey, una con mio padre e questa con Mauro) e ogni volta rimango stupido dalla delicatezza con cui questi pachidermi camminano, si muovono, comunicano, ti guardano. Quelli occhi cosi’ enormi e tante volte tristi.

Di tutte le esperienze africane da fare, questa e’ probabilmente la piu’ emozionante.

Stessa nazione, meno di 24 ore, meno di 50km di distanza: da una parte il casino’ africano di Monte Casino, enorme ed esagerato, dall’altra elefanti, enormi, tranquilli, che vogliono soltanto mangiare e giocare.

Due mondi separati, cosi’ vicini eppure cosi’ lontani

A huge kiss

Mauro baciato come non mai

This is how you handle a trunk

A passeggio con l’elefante

Dinner time for the elephant!

Ora di pranzo!

Sudafrica, dove ci si diverte tutto l’anno

Mauro, citato nell’articolo precedente, e’ qui da qualche giorno. Da tempo non organizzavo una settimana intera di escursioni o divertimenti visto che da tempo non avevo ospiti. Certo, il pomeriggio devo sempre tornare a lavorare, pero’ ogni tanto fa bene divertirsi (in cambio Mauro e’ praticamente obbligato a venire a vedere i miei incontri di calcio. Uno vinto 5-2 e l’altro, ieri, vinto 4-1. Dovrebbe indubbiamente rimanere qui!).

Qualche foto dai primi 4 giorni di avventure:

In the bar

Una sera a ballare

In my personal pub

Un pomeriggio a bere a casa

Mauro and some ugly bird

Una mattinata a visitare il parco dei leoni e fare foto con uccelli strani

At the great Beer Museum

Una mezza giornata passata al fantastico museo della birra (2 pinte gratis alla fine del tour!)

Looking at me?

Questa foto non c’entra nulla, pero’ mentre mi avvicinavo ad una gabbia quell’uccello si e’ messo a fissare la mia macchina fotografica…

90 minuti. Il corpo dice ciao.

Da quanto tempo non giocavo 90 minuti? L’anno scorso, tra infortuni e assenze giustificate (matrimoni e viaggi in Europa), credo che di essere subentrato a partita in corso o essere stato sostituito in tutte le partite di campionato.
Quest’anno pensavo di finire allo stesso modo.

L’ultimo infortunio alla coscia ancora mi costringe a stringere i denti e inventare fasciature assurde per tenere solo quel muscolo immobilizzato (per fortuna esiste il Kinesio Taping da rugbista), ma perlomeno posso muovermi sul campo e, da vero veterano, far correre la palle e gli altri per me.

E cosi’ sabato, nella ridente localita’ semi montanara di Mondeor, nel sud di Johannesburg, ho giocato 90 minuti semplicemente facendo il lavoro sporco che faccio di solito.
Per una volta sono tornato mastino di centrocampo e ho fatto girare la palle e le palle alla squadra avversaria.

Probabilmente ha anche aiutato il fatto che ho chiesto di giocare con una squadra diversa (dal Panorama III a quello IV, la stessa squadra con cui 2 anni fa avevo vinto la coppa di lega), visto che impegni extra sportivi (Mauro e’ qui in Sudafrica con me) mi hanno un po’ fatto cambiare i ritmi.

La partita e’ stata vinta 5-2, dominando come ai bei tempi.
Mauro, trascinata dall’aereporto fino a casa mia e poi ancora dall’altra parte di Johannesburg, 3 ore e passa in autostrade con lavori in corso, si e’ gustato una mia prestazione decente sorseggiando una birra fresca sotto il sole cocente di un autunno sudafricano.

90 minuti, e poi la sera non riuscivo neppure a ballare o tenermi in piedi.
No, giocare semi infortunato non e’ una fantastica idea, ma con una stagione cosi’ corta bisogna stringere i denti…

Quasi 2 anni dopo

Tra poco saranno 2 anni da quando mi sono sposato. Il sito ufficiale e’ ancora online e per festeggiare come al solito io e Lindsey andremo a passare una mezza giornata alla spa situata nello stesso posto in cui ci siamo sposati (Glenburn Lodge).

Domani arrivera’, con quasi 2 anni di ritardo, uno degli ospiti che non era riuscito a venire in tempo nel 2008: Mauro, un mio amico veronese del mio periodo veneto (intorno al 98, una vita fa!).

Era un periodo particolare: passavo i weekend a farmi 400km con tappe obbligatorie a Verona, Padova e Bassano del Grappa (e Vicenza ogni tanto) giusto per passare un po’ di tempo in compagnie di Mauro, Gualtiero e Alessia a bere Red Bull (allora in vendita solo in selezionati supermercati veneti!), visitare agriturismi sperduti nelle campagne circostanti, ascoltare una selezione di mix-tape dove Neffa (pre La Mia Signorina) la faceva da padrona, e generalmente cazzeggiare, terminando ogni tanto a dormire a casa della gentile famiglia di Alessia.

Era il mio periodo pre-militare, dove poi tutto sarebbe cambiato.
Riguardo quel centinaio di foto fatte insieme, in epoca pre-digitale, pagate oro dal fotografo di fiducia e poi scannerizzate a risoluzione bassissime cosi’ da poterle spedire via email tramite modem analogico, e ripenso che, alla fine, erano tempi davvero spensierati.

Poi tutti abbiamo preso strade diverse. Io sono finito Bersagliere, e poco dopo sarei partito per Londra. Gualtiero avrebbe finito di studiare, per poi diventare professore. Mauro idem, per poi continuare nella ricerca di quell’anima gemella che ancora gli sfugge.
Alessia, dopo aver vissuto in Spagna e a Roma, sarebbe tornata nel nord italia per intraprendere (con successo) la carriera di produttrice di video musicali.

Da quando mio padre venne qui nel lontano Ottobre del 2008, non ho avuto nessun ospite in Sudafrica.
I tempi londinesi, in cui regolarmente ogni mese avevo qualcuno a convidere un buco di stanza per un weekend, sembrano davvero lontani…

Camping

Campeggio nel 1998

By Putney Bridge, 2004

Gualtiero a Londra nel 2004

Mauro in London, 2004

Mauro a Londra nel 2004

Olaf and Alessia, 2005

Alessia a Londra nel 2005

Hey Team Reunion Christmas 2005

Reunion Natale 2005

Hey Team Reunion Christmas 2005

Reunion Natale 2005

Eskom fa’ la cosa giusta (dopo aver sbagliato l’impossibile)

Eskom e’ l’equivalente dell’Enel italiana.
Fino a qualche anno fa (diciamo fino al 1995, anno dell’inizio dei cambiamenti in Sudafrica, che ha peggiorato di molto le strutture statali) era uno dei gioielli locali.

Grazie ad elettricita’ prodotta da stazioni all’avanguardia (costruite spesso quando il Sudafrica era stato isolato per via dell’Apartheid), inclusa una stazione nucleare in Koeberg, e venduta praticamente a meta’ dell’intero continente africano, per anni sono riusciti a venderla a basso prezzo ai cittadini sudafricani e a continuare a generare profitti.

Poi, dopo il 1995, il crollo. Di colpo Eskom e’ stata data in mano a manager neri (arrivati in alto solo grazie al colore della pelle e a quello strano razzismo rovesciato nel mondo del business sudafricano che va sotto il nome di Affirmative Action e che protegge gli interessi del Broad Based Black Economic Empowerement, soluzione che obbliga aziende ad assumere personale nero, anche non qualificato, pur di ottenere vantaggi statali, con corruzione ormai a mille) e la compagnia statale non ha retto il cambio.

Obbligati dal governo a dare elettricita’ gratis ai vari abitanti dei famosi informal settlements tipo Soweto (ma anche Tembisa o altri posti del genere), di colpo gli introiti sono evaporati.
Stiamo parlando di milioni di persone e case che sfruttano l’elettricita’ prodotta da Eskom senza pagare un singolo Rand.
Se una volta questa serviva solo ad accendere una lampadina o magari un televisore, oggi la maggior parte del consumo energetico e’ prodotta dal continuo ricaricare dei cellulari, diventati l’oggetto indispendabile per tutti quei neri che non hanno soldi per comprare da mangiare, ma che vogliono tenersi in contatto o ascoltare musica dalle radio incluse nel telefonino.

Ovviamente non pagando la bolletta, gli sprechi sono all’ordine del giorno, e anno dopo anno Eskom si e’ trovata con sempre meno soldi da spendere in nuove infrastrutture (necessarie per tenere sotto controllo la continua richiesta in aumento di corrente), e sempre piu’ soldi pagati in bonus, nuovi uffici, e stipendi ridicoli a quella classe di manager nera che vuole soltanto spremere l’azienda per ottenere quei milioni di rand comodi a fare la vita della star.

Potrei parlare per ore dei "traditori" delle idee di Mandela, appartenenti alla sua stessa razza ma capaci solo di cavalcare l’ondata anti-apartheid senza aver sofferto troppo in prigione per cercare di curare gli interessi personali. Guardare alla voce Julius Malema

Qualche settimana fa, invece, Eskom mi ha sorpreso, per la prima volta dopo l’ennesima batosta (tre aumenti della bolletta del 25% approvati dallo stato per i prossimi 15 mesi).

Andando in qualsiasi supermercato, bastava portare un documento e una bolletta per ricevere gratis fino a 20 lampadina salva corrente, di quelli dalla forma multi cilindrica, consegnando l’equivalente delle lampadine normali che si usano in casa.

Non so quante persone abbiamo aderito all’offerta (durata un mese), anche se sui giornali ho letto che e’ stata un successo, soprattutto tra la popolazione "bianca". Perche’ immagino se si paga la bolletta ci tengono tutti a risparmiare.

Eskom does the right thing

Vorrei andare a farmi un giro a Soweto di sera e vedere quanti di loro hanno approfittato dell’offerta (che ricordiamo, era gratuita) per sostituire quel milione di lampadine e aiutare il Sudafrica a risparmiare corrente per evitare disastri come il 2008 con il pessimo Load Shedding (4 ore al giorno in ore lavorative senza corrente, secondo una tabella decisa dallo stato, regione per regione…).
Ah gia’, li’ la bolletta non si paga…