Il mostro e’ tornato

Non succedeva da 6 anni. Fino a ieri, dopo una settimana di tempeste tropicali in tutto il Sudafrica (insolite verso la fine dell’estate), dicevano ancora “no, non ci saranno problemi”. E invece questa mattina, tac, ecco tornare il famigerato load shedding.

Di cosa si tratta? In pratica la griglia elettrica nazionale e’ sotto stress. Non c’e’ abbastanza elettricita’ per tutto il paese. E cosi’ ogni “zona” viene completamente spenta dalle 2 alle 4 ore. Oggi, tanto per iniziare bene, le ore sono state 5 e mezza.

Potete immaginare i problemi: ospedali che si ritrovano UPS e generatori non usati da tempo (visto che l’allarme e’ stato dato solo ieri), business medio-piccoli incapaci di continuare. Negozi chiusi. Alcune zone saranno colpite, una volta arrivati al livello 3 (molto possibile) da black out di 24 ore. Immaginate di avere una macelleria, o un ristorante. Cibo che va a male subito (non conto nelle emergenze le milioni di persone a Soweto e dintorni che di colpo non hanno elettricita’ per caricare il cellulare, visto che alla fine loro non pagano…)

Ecco una mappa apparsa su news24:

Load Shedding surprise

Nessuno sapeva dove la corrente sarebbe saltata, e quindi in fretta e furia e’ stata organizzata una specie di mappa sociale.

Di chi e’ la colpa? Ovviamente di Eskom, l’equivalente locale della Enel. E dietro di loro? Il governo attuale.

Dal 2005 hanno in progetto di terminare due nuove centrali elettriche (qui vanno tutte a carbone, che a quanto pare, a sentire le scuse ufficiali, era troppo bagnato per essere utilizzato). Dovevano essere terminate nel 2008, ma dopo gli spaventi del 2010 (immaginate la coppa del mondo senza elettricita’), tutti pensavano che in qualche modo Eskom avesse risolto il problema.

Invece, dopo rialzi del costo dell’elettricita’ (salita ogni anno dal 2010 a questa parte di circa il 25%!!!), con la scuse di necessarie spese per l’infrastrutturea, nessuna delle centrali e’ stata terminata.
L’azienda incaricata di finire una delle centrali maggiori, costruite da Hitachi, e’ una azienda controllata dall’ANC, il partito locale finito spesso (leggi: sempre) sulle cronache per abuso di potere e sprechi di denaro  (immaginate un mangia mangia all’italiano, solo meno nascosto e con zero risultati utili, neppure se fanno finta).

L’ANC per troppi anni ha governato, grazie a voti dei disperati, senza preoccuparsi di rendere conto a nessuno. Ma negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando. E’ solo storia di ieri che, durante l’amichevole Sudafrica-Brasile (finita 5-0 per i sudamericani), quando e’ apparso il volto paffuto di Zuma, l’attuale (corrotto) presidente, l’intero stadio ha iniziato a ululare i soliti boooo, sentiti qualche mese prima durante il memoriale per Mandela.

Loro vanno avanti, ma stanno lentamente portando il Sudafrica indietro di decenni, dal punto di vista dello sviluppo. La Nigeria sta piano piano superando il Sudafrica come prima economica africana (per altri motivi…), e i continui scioperi dei minatori (carbone e platino mandano avanti l’economica locale) non aiutano di certo.

Io invece? Oggi, dopo anni di dubbi, ho fatto il grande passo e mi sono comprato un generatore (a benzina), da 2.5 KVA, che mi basta per tenere l’ufficio e i computer online. L’acqua fortunatamente e’ da tempo scaldata dal sole, e quando devo farmi il pranzo, ho una bombola di gas che mi scalda la padella, dove ci butto di tutto.

Come al solito sopravvivero’, sperando che alle prossime elezioni la massa (ignorante e disperata, spesso le due cose vanno avanti insieme) decidera’ di dare un segno nell’unica maniera democratica permessa in una repubblica: votando qualcos’altro (al momento le alternative sono DA o EFF, ma godrei se l’ANC scendesse sotto il 50%…)

Un triathlon ad Howick

Guidare 500km (di cui un centinaio tra le catene rocciose del Drakensberg) non e’ sicuramente una delle mie attivita’ preferita, soprattutto quando, di ritorno verso Johannesburg, abbiamo passato 4 ore a guidare sotto un temporale che ancora adesso, 3 giorni dopo, non e’ finito.

Plenty of space in the new car
Nella macchina nuova ci sta tutto!

Pero’ l’occasione era ghiotta. Lindsey voleva rivedere la sua migliore amica (Shari) da tempo, mentre io cercavo qualche triathlon da fare ora che la stagione sta lentamente finendo.

Il Midlands Ultra, organizzata dallo stesso comitato in carica della gara di nuoto con piu’ partecipanti al mondo (il Midmar mile) era l’occasione perfetta: Shari viveva a soli 15 minuti dalla partenza, all’interno di una riserva naturale di cui lei e’ la manager.

Cosi’, una volta dato addio al piovoso Gauteng, e dopo qualche contrattempo la prima notte (volevamo fermarci in un hotel prenotato via internet a meta’ strada, ma loro non avevano la prenotazione ed erano pieni, cosi’ siamo finiti a dormire in un altro, piu’ interessante, albergo: the Pyramids), arrivavamo di Sabato mattina alla Umgeni Valley Reserve per incontrare Shari.

Bu the chalet at the Pyramids
Il curioso villaggio turistico in cui ci eravamo fermati a dormire

Howick, una cittadina di circa 20.000 abitanti, divideva la riserva naturale dalla partenza del triathlon. Mentre la maggior parte dei concorrenti passavano il sabato ad allenarsi (il lago e le strade erano piene di atlenti), io mi rilassavo e, insieme a Lindsey e Shari, ne approfittavo per fare un po’ di turismo, visto che ad Howick non c’ero mai stato.

Cosi’ scoprivo due posti turistici fantastici: le cascate di Howick (le quarte piu’ alte in Africa, con 95 metri circa di altezza e con una leggenda tipo Loch Ness allegata), e il monumento dedicato a Mandela eretto nel luogo in cui fu arrestato prima del famoso Rivonia Trial. Invece di provare a descriverli, ecco qualche immagine:

The Mandela monument at the capture site
Lindsey and I by the monument
Il monumento dedicato a Mandela. Una specie di illusione ottica lo rende visibile solo da un preciso punto


Le Howick Falls

Lindey and I by the falls

La serata, passata a guidare nel parco circondati da zebre, era rilassante proprio come me la immaginavo.

Shan and Brian
Lindsey, Shari e qualche zebra

Il giorno dopo invece era un’altra storia. In piedi alle 5, mi presentavo alla partenza alle 5.30, pronto a preparare tutto per la zona di transizione.

My transition area
Last check before the swim
Tutto pronto!

L’acqua del Midmar era abbastanza calda (24 gradi), e poco mossa. Alla partenza lasciavo partire tutto il gruppo davanti a me per poi andare avanti col mio solito (pessimo) stile libero. Partivo ultimo e dopo 22 estenuanti minuti, uscivo dall’acqua negli ultimi 10 (una trentina si erano arresi prima, come al solito). Il fidato Garmin mi segnalava circa 900 metri nuotati invece dei 600, misura possibile visto che ad andare dritto non ci riesco mai…

Out of the water (in the last group)

Fuori dall’acqua

Una volta salito sulla bici, cambiava tutto. La maggior parte dei concorrenti erano decenti nuotatori (molti partecipano ogni anno al Midmar Mile), ma pessimi ciclisti. Nei 20km (o poco piu’) passavo un centinaio di altri atleti e finivo in circa 40 minuti prima di un ultimo cambio per la corsa.

On the road

In bici

La 5 km finale, lungo le (relativamente) dolci colline intorno al lago, era un po’ lenta ma riuscivo comunque a passare un’altra ventina di triatleti e chiudere al 69esimo posto, quasi 130 in meno dopo la nuotata…

Done!

All’arrivo!

Midlands Ultra medal

Un’altra meritata medaglia

Posing with Lindsey

Con Lindsey

Raccolta le medaglia, salutavo la gentilissima Shari e insieme a Lindsey guidavo l’intera distanza verso Johannesburg, pronto a dormire non appena arrivati a casa…

 

San Valentino e un regalo a quattro ruote

Come da tradizione famigliare, ad ogni San Valentino io e Lindsey, invece di comprare regali, ci mettiamo un po piu’ d’impegno e facciamo qualcosa con le nostre mani. Ogni tanto i risultati sono curiosi, altre volte quasi pessimi (e infatti non finiscono su questo sito, per la vergogna dell’esecuzione di qualcosa fatto in ritardo 6 ore prima della mezzanotte del 14).

Quest’anno abbiamo avuto entrambi una simile idea, ovvero qualcosa da appendere in giro per la casa.

L’opera di Lindsey e’ stata la seguente:

St Valentine Gift

Mentre la mia era un po’ differente:

St Valentine Gift

(ho stampato e tagliato i profili di Lindsey e dei nostri tre cani)

E, sempre da tradizione, siamo andati in un ristorante italiano di quelli piccoli (e leggermente piu’ costosi), tornando alla “Forchetta”, che invece delle solite pizze e paste ha un menu tipicamente nordico (polenta!).

A differenza degli scorsi anni, non e’ stata la fidata Toyota Yaris ad accompagnarci al ristorante, visto che purtroppo ce l’hanno rubata qualche settimana fa, ma la nuova e fiammante Renault Sandero Stepway, comprata con i (pochi) soldi che l’assicurazione ci ha pagato in pochi giorni come deposito,  visto che le speranze di ritrovare una Toyota erano pochissime se non nulle (le Toyota sono rubate giusto per smontarle e rivendere i pezzi…)

Perlomeno adesso abbiamo una macchina un po’ piu’ grande, che non ha problemi a tenere dentro tutti i cani… (e con il fondo rialzato, ci sono meno possibilita’ di distruggere il telaio sulle pessime strade sudafricane…)

Lindsey's new car

Lindsey incontra la sua nuova macchina

The dogs agree

I cani apprezzano…

La rivincita, su una gamba sola

La prima volta che affrontai il triathlon a Germiston (parte del CGA Championship, i campionati regionali), il risultato fu abbastanza imbarazzante. Vero, era il mio primo triathlon in assoluto, ma dopo esser praticamente affogato alla partenza, il ritardo in confronto degli altri concorrenti dopo la nuotata (750m) era cosi’ ampio che ne passai ben pochi.

Almost ready

Pronti nella transition area

We have to swim all that distance

La prima boa

Stavolta, ai blocchi di partenza nella categoria sprint (750 nuoto, 20km bici, 5km corsa), avevo nelle gambe 4 triathlon completati. Il mio compagno di gara stavolta era Andy, al suo primo triathlon. Ottimo nuotatore, non troppo bravo ciclista e discreto corridore, a differenza di me, pessimo nuotatore, buon ciclista e ottimo corridore.

Olaf's area

Tutto pronto di fianco alla mia bici

La partenza era abbastanza tardi (11.30), ma grazie alla presenza di nuvole non ci sarebbe stato il rischio di morire sotto un solo cocente. Come al solito la sezione di nuoto mi ha visto nelle retrovie. Dopo 2 giri di boa senza problemi, perdevo l’orientamento per colpa di pessime scelte cromatiche dell’ultima boa: rossa. Circondati da un parco, io, daltonico, non riuscivo a vedere l’ultima boa durante la nuotata (le altre erano gialle), e perdevo un sacco di tempo.

ready!

Pochi minuti prima della partenza

Here I am!

Fuori dall’acqua, sono a posto adesso

Nonostante la mancaza di orientamento, uscivo dall’acqua nell’ultimo gruppo, preceduto da 2 minuti da Andy. Il cambio stavolta era abbastanza veloce, e passavo Andy all’inizio della sezione ciclistica. Qui mi scatenavo, finendo i 20km in meno di 40 minuti (classificandomi terzo nella sezione) e arrivando16 minuti davanti ad Andy.

And now we run...

Con la mia bici

Una volta sceso dalla bici, dopo un cambio perfetto (57 secondi), iniziavo a correre, ma venivo tradito dal polpaccio infortunato qualche giorno prima a calcio. Un piccolo strappo 4 giorni prima si trasformava in dolore costante per tutti gli ultimi 5 km. Nonostante questo, su una gamba sola (e mandando a quel paese il dolore), passavo altri rivali per poi correre gli ultimi 2km in solitudine, con nessuno davanti e nessuno di dietro che potesse superarmi.

Arriving in style

All’arrivo

Alla fine arrivavo 11esimo nella generale, chiudendo in poco piu’ di un’ora e mezzo (quasi mezz’ora meno della scorsa edizione!), mentre Andy finiva 23esimo a circa 17 minuti da me.

Entrambi finivamo la gara nella braccia delle nostre mogli, che erano gentilmente venute a sostenerci battendo il traffico e la mancanza di parcheggio.

Zio Olaf and Campbell

Con Campbell, mio nipote

With Lindsey

Lindsey all’arrivo con me

E adesso un po’ di riposo in attesa di riprendere gli allenamenti per il triathlon del 2 Marzo, a circa 500 km da qui (il midmar ultra, anche se partecipero’ nella categoria sprint…)

Tutte le altre foto come al solito le trovate su flickr: http://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157640795827194/

I segreti sudafricani: l’imperatore dei ghiaccioli a Sun City

Sun City,  una specie di Gardaland (con annesso albergo a 5 stelle e casino), ha una storia particolare.

Costruito negli anni 70 in uno degli staterelli artificiali dati in mano ai neri durante l’apartheid (chiamati Bantustan, in questo caso si trattava del Bantustan di Bophuthatswana) per raggirare le ferree regole sulla morale che andavano di voga in una super puritana Sudafrica (dove topless show e giochi d’azzardo erano vietati), dopo il crollo dell’aparthed si e’ re-inventato in una attrazione turistica utilizzata soprattutto dagli abitati di Pretoria e Johannesburg.

The monkey fountain

La fontana all’ingresso di Sun City

Lontano circa 1 ora di macchina da casa mia, tramite autostrada che porta direttamente li’ (e non va da nessuna altra parte, visto che il complesso e’ costruito all’interno di una valle), e’ spesso ignorato dai turisti che vengono qui a scoprire i soliti posti (Kruger, Cape Town e Garden Route in primis).

Io non ci tornavo ormai dal lontanissimo 2005, ovvero dalla mia prima visita turistica in questo stato che ormai da 7 anni e’ la mia casa.  Ho controllato ed ho ancora sul mio sito inglese l’articolo che scrissi allora: http://www.o2ip.com/home/read.asp?ID=41&page=3&title=Fighting_the_waves

L’occasione speciale era il compleanno di una collega (e cara amica) di Lindsey, Charlene, che ci avevano invitato a passare un weekend fuori con un gruppo ristretto di amici, per poi andare a passare la notte in una lodge a circa 7km di distanza (che aveva prezzi abbordabili: 700 rand a notte per cottage – 46 euro, rispetto ai 2500 per l’albergo all’interno del complesso – 165 euro).

Dopo aver guidato fino a li’ grazie alla fidata Renault Clio gentilmente concessaci in utilizzo da Kirsten & Andy (ci mancherebbe, vivono da Dicembre a casa mia), visto l’assenza di entrambe le nostre macchina (una rubata e una dal meccanico) arrivavamo insieme ad una clamorosa tempesta intorno alle 10.

Grazie alle condizioni climatiche non troppo favorevoli, il solito numero di turisti locali non si presentava, e cosi’, per una volta, potevo godermi Sun City senza troppe persone tra le palle. I temporali mattutini sparivano presto per lasciare il sole a comandare il resto della giornata.

Sun City after a storm

La spiaggia (artificiale)

With Lindsey

Con Lindsey!

Con Lindsey abbiamo come al solito fatto il solito mix di relax e attivita’ acquatiche: sfidare le onde (artificiali) nell’immensa Valley of the Waves, andare a fare un po’ di trekking nella giungla (artificiale) disseminata intorno alle colline e poi, grazie all’assenza di file, divertirci sulle varie attrazioni disponibili.

Everyone is waiting for the tsunami

Tutti ad aspettare le onde

Lindsey on the trail

A spasso per la giungla

Inside the waterfall

Dietro la cascata

L’highlight della giornata e’ stato decisamente la gara di ghiaccioli cui ho participato dietro richiesta di Lindsey (che ovviamente conosce il mio livello di competitive eater molto piu’ di quanto lo conosca io).

Le regole erano semplici: una volta in fila sul palco, con un ghiacciolo in mano, tutti i concorrenti (una ventina circa) dovevano tentare di finire il ghiacciolo prima possible per poi urlare “nestle'” e vincere il premio. Non c’e’ stata gara: mentre il resto dei rivali era ancora al second morso, io avevo gia’ finito.

Il premio? altri 4 ghiaccioli (per tenermi in allenamento immagino), due biglietti per uno show serale, un biglietto per un’entrata gratis e un po’ di caramelle. Il valore totale era circa 500 rand, non male per 10 secondi di duro lavoro…

Ice lolly eating champion!

Campione!

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All’interno dell’anfiteatro

With Lindsey by the valley of waves

In giro per la valle delle onde

Arrivata la sera ci siamo spostati sull piscina circolare dell’albergo (40 metri circa di diametro), dove mentre tutti bevevano cocktail, io la sfruttavo per allenarmi in vista della gara di triathlon della prossima settimana (a preso il report).

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Allenamenti prima del triathlon

Purtroppo la piscina chiudeva per i turisti intorno alle 6 (poi poteva essere sfruttata solo da chi alloggiava li’), e poco dopo eravamo in strada in direzione di Mokgatle Lodge. Il temporale che ci aveva abbandonato di mattino tornava ingrandito di 10 volte. Sotto una pioggia scrosciante io e Lindsey finivano a dormire in un cottage con un tetto di paglia  che non era stato ancora trattato, e l’acqua entrava dovunque.

Dopo un cambiamento lampo attraversando campi tra fulmini e diluvi, finalmente riuscivamo ad ottenere un posto asciutto, e, una volta passato il temporale, potevamo rilassarci con altre 4 persone intorno ad un barbecue.

At the lodge

Mokgatle Lodge

Il giorno dopo era tempo di dire addio al North West (al regione di Sun City) e tornare dalle nostre parti. Il viaggio di ritorno aveva qualche altra sorpresa: la diga dell’Haartebespoort Dam aperta e incazzata e la Renault Clio che, ovviamente, decideva di non funzionare piu’ negli ultimi 20 chilometri… (basta macchine!)

The Harteebeespoort dam full of water

Un dam incazzato

Tutte le foto le trovate qui: http://www.flickr.com/photos/organize/?start_tab=one_set72157640534236435