Nel 2005 mi ruppi il perone durante una partita di calcio nelle famose e brutali leghe minori londinesi.
Tornai a giocare (forse un po’ troppo in fretta) 5 mesi e un giorno dopo, alla faccia dei 6 mesi previsti dai dottori.
Da allora, con un pezzo di metallo lunga la tibia, non mi sono mai fermato.
Da allora sono riuscito a concludere 1 Comrades (89 km!), 3x50km e 4 maratone (non conto le gare sotto i 30km ormai), un mezzo iron man (e molti altri triathlon su distanze minori), innumerevoli gare ciclistiche e partite di calcio, e, gia’ che c’ero, nel 2007 prendevo la cintura nera di kickboxing.
Negli ultimi anni pero’ ho iniziato a preoccuparmi. Nonostante il peso (che fluttua ormai tra il “mi sento pesante” e il “sovrappeso” – ormai dal 2011 non sono in peso forma…), e l’eta’, che non mi consente di recuperare tra una gara e l’altra come vorrei, non riesco piu’ ad andare ad un ritmo serrato per piu’ di 10-15km. Anche durante gli allenamenti, difficilmente riesco a tornare ai tempi di 2-3 anni fa.
Cosi’ sono andato a farmi fare i raggi x. Il risultato? Qui sotto:
Nel cerchio si puo’ vedere il problema: sto consumando l’osso del calcagno (che dovrebbe essere bello liscio e rotondo in quella zona), in quello che potrebbe essere un inizio di deformita’ di Haglund. In pratica mi ritrovo spesso con una borsite achillea se mi scordo di prendere anti-infiammatori oppure mettere ghiaccio dopo l’attivita’ sportiva. Senza contare i muscoli dei polpacci, spesso troppo tesi.
Riposare? Non serve a niente. E cosi’, dopo aver integrato nella mia routine settimanale lezioni di nuoto al posto di sessioni di corsa, mi ritrovo a fare yoga (o meglio, la versione “hot”, il bikram yoga, fatta in costume da bagno in una stanza con 40 gradi), una volta alla settimana, alle 5 del mattino, consigliato dal fisioterapista, che sa benissimo che sono troppo testardo per prendere una pausa.
E io, pirlone, vado avanti. Se il tallone deve consumarsi, che si consumi facendo il proprio dovere e facendomi prendere qualche medaglia in piu’….