Come da tradizione famigliare, ad ogni San Valentino io e Lindsey, invece di comprare regali, ci mettiamo un po piu’ d’impegno e facciamo qualcosa con le nostre mani. Ogni tanto i risultati sono curiosi, altre volte quasi pessimi (e infatti non finiscono su questo sito, per la vergogna dell’esecuzione di qualcosa fatto in ritardo 6 ore prima della mezzanotte del 14).
Quest’anno abbiamo avuto entrambi una simile idea, ovvero qualcosa da appendere in giro per la casa.
L’opera di Lindsey e’ stata la seguente:
Mentre la mia era un po’ differente:
(ho stampato e tagliato i profili di Lindsey e dei nostri tre cani)
E, sempre da tradizione, siamo andati in un ristorante italiano di quelli piccoli (e leggermente piu’ costosi), tornando alla “Forchetta”, che invece delle solite pizze e paste ha un menu tipicamente nordico (polenta!).
A differenza degli scorsi anni, non e’ stata la fidata Toyota Yaris ad accompagnarci al ristorante, visto che purtroppo ce l’hanno rubata qualche settimana fa, ma la nuova e fiammante Renault Sandero Stepway, comprata con i (pochi) soldi che l’assicurazione ci ha pagato in pochi giorni come deposito, visto che le speranze di ritrovare una Toyota erano pochissime se non nulle (le Toyota sono rubate giusto per smontarle e rivendere i pezzi…)
Perlomeno adesso abbiamo una macchina un po’ piu’ grande, che non ha problemi a tenere dentro tutti i cani… (e con il fondo rialzato, ci sono meno possibilita’ di distruggere il telaio sulle pessime strade sudafricane…)
La prima volta che affrontai il triathlon a Germiston (parte del CGA Championship, i campionati regionali), il risultato fu abbastanza imbarazzante. Vero, era il mio primo triathlon in assoluto, ma dopo esser praticamente affogato alla partenza, il ritardo in confronto degli altri concorrenti dopo la nuotata (750m) era cosi’ ampio che ne passai ben pochi.
Pronti nella transition area
La prima boa
Stavolta, ai blocchi di partenza nella categoria sprint (750 nuoto, 20km bici, 5km corsa), avevo nelle gambe 4 triathlon completati. Il mio compagno di gara stavolta era Andy, al suo primo triathlon. Ottimo nuotatore, non troppo bravo ciclista e discreto corridore, a differenza di me, pessimo nuotatore, buon ciclista e ottimo corridore.
Tutto pronto di fianco alla mia bici
La partenza era abbastanza tardi (11.30), ma grazie alla presenza di nuvole non ci sarebbe stato il rischio di morire sotto un solo cocente. Come al solito la sezione di nuoto mi ha visto nelle retrovie. Dopo 2 giri di boa senza problemi, perdevo l’orientamento per colpa di pessime scelte cromatiche dell’ultima boa: rossa. Circondati da un parco, io, daltonico, non riuscivo a vedere l’ultima boa durante la nuotata (le altre erano gialle), e perdevo un sacco di tempo.
Pochi minuti prima della partenza
Fuori dall’acqua, sono a posto adesso
Nonostante la mancaza di orientamento, uscivo dall’acqua nell’ultimo gruppo, preceduto da 2 minuti da Andy. Il cambio stavolta era abbastanza veloce, e passavo Andy all’inizio della sezione ciclistica. Qui mi scatenavo, finendo i 20km in meno di 40 minuti (classificandomi terzo nella sezione) e arrivando16 minuti davanti ad Andy.
Con la mia bici
Una volta sceso dalla bici, dopo un cambio perfetto (57 secondi), iniziavo a correre, ma venivo tradito dal polpaccio infortunato qualche giorno prima a calcio. Un piccolo strappo 4 giorni prima si trasformava in dolore costante per tutti gli ultimi 5 km. Nonostante questo, su una gamba sola (e mandando a quel paese il dolore), passavo altri rivali per poi correre gli ultimi 2km in solitudine, con nessuno davanti e nessuno di dietro che potesse superarmi.
All’arrivo
Alla fine arrivavo 11esimo nella generale, chiudendo in poco piu’ di un’ora e mezzo (quasi mezz’ora meno della scorsa edizione!), mentre Andy finiva 23esimo a circa 17 minuti da me.
Entrambi finivamo la gara nella braccia delle nostre mogli, che erano gentilmente venute a sostenerci battendo il traffico e la mancanza di parcheggio.
Con Campbell, mio nipote
Lindsey all’arrivo con me
E adesso un po’ di riposo in attesa di riprendere gli allenamenti per il triathlon del 2 Marzo, a circa 500 km da qui (il midmar ultra, anche se partecipero’ nella categoria sprint…)
Sun City, una specie di Gardaland (con annesso albergo a 5 stelle e casino), ha una storia particolare.
Costruito negli anni 70 in uno degli staterelli artificiali dati in mano ai neri durante l’apartheid (chiamati Bantustan, in questo caso si trattava del Bantustan di Bophuthatswana) per raggirare le ferree regole sulla morale che andavano di voga in una super puritana Sudafrica (dove topless show e giochi d’azzardo erano vietati), dopo il crollo dell’aparthed si e’ re-inventato in una attrazione turistica utilizzata soprattutto dagli abitati di Pretoria e Johannesburg.
La fontana all’ingresso di Sun City
Lontano circa 1 ora di macchina da casa mia, tramite autostrada che porta direttamente li’ (e non va da nessuna altra parte, visto che il complesso e’ costruito all’interno di una valle), e’ spesso ignorato dai turisti che vengono qui a scoprire i soliti posti (Kruger, Cape Town e Garden Route in primis).
Io non ci tornavo ormai dal lontanissimo 2005, ovvero dalla mia prima visita turistica in questo stato che ormai da 7 anni e’ la mia casa. Ho controllato ed ho ancora sul mio sito inglese l’articolo che scrissi allora: http://www.o2ip.com/home/read.asp?ID=41&page=3&title=Fighting_the_waves
L’occasione speciale era il compleanno di una collega (e cara amica) di Lindsey, Charlene, che ci avevano invitato a passare un weekend fuori con un gruppo ristretto di amici, per poi andare a passare la notte in una lodge a circa 7km di distanza (che aveva prezzi abbordabili: 700 rand a notte per cottage – 46 euro, rispetto ai 2500 per l’albergo all’interno del complesso – 165 euro).
Dopo aver guidato fino a li’ grazie alla fidata Renault Clio gentilmente concessaci in utilizzo da Kirsten & Andy (ci mancherebbe, vivono da Dicembre a casa mia), visto l’assenza di entrambe le nostre macchina (una rubata e una dal meccanico) arrivavamo insieme ad una clamorosa tempesta intorno alle 10.
Grazie alle condizioni climatiche non troppo favorevoli, il solito numero di turisti locali non si presentava, e cosi’, per una volta, potevo godermi Sun City senza troppe persone tra le palle. I temporali mattutini sparivano presto per lasciare il sole a comandare il resto della giornata.
La spiaggia (artificiale)
Con Lindsey!
Con Lindsey abbiamo come al solito fatto il solito mix di relax e attivita’ acquatiche: sfidare le onde (artificiali) nell’immensa Valley of the Waves, andare a fare un po’ di trekking nella giungla (artificiale) disseminata intorno alle colline e poi, grazie all’assenza di file, divertirci sulle varie attrazioni disponibili.
Tutti ad aspettare le onde
A spasso per la giungla
Dietro la cascata
L’highlight della giornata e’ stato decisamente la gara di ghiaccioli cui ho participato dietro richiesta di Lindsey (che ovviamente conosce il mio livello di competitive eater molto piu’ di quanto lo conosca io).
Le regole erano semplici: una volta in fila sul palco, con un ghiacciolo in mano, tutti i concorrenti (una ventina circa) dovevano tentare di finire il ghiacciolo prima possible per poi urlare “nestle'” e vincere il premio. Non c’e’ stata gara: mentre il resto dei rivali era ancora al second morso, io avevo gia’ finito.
Il premio? altri 4 ghiaccioli (per tenermi in allenamento immagino), due biglietti per uno show serale, un biglietto per un’entrata gratis e un po’ di caramelle. Il valore totale era circa 500 rand, non male per 10 secondi di duro lavoro…
Campione!
All’interno dell’anfiteatro
In giro per la valle delle onde
Arrivata la sera ci siamo spostati sull piscina circolare dell’albergo (40 metri circa di diametro), dove mentre tutti bevevano cocktail, io la sfruttavo per allenarmi in vista della gara di triathlon della prossima settimana (a preso il report).
Allenamenti prima del triathlon
Purtroppo la piscina chiudeva per i turisti intorno alle 6 (poi poteva essere sfruttata solo da chi alloggiava li’), e poco dopo eravamo in strada in direzione di Mokgatle Lodge. Il temporale che ci aveva abbandonato di mattino tornava ingrandito di 10 volte. Sotto una pioggia scrosciante io e Lindsey finivano a dormire in un cottage con un tetto di paglia che non era stato ancora trattato, e l’acqua entrava dovunque.
Dopo un cambiamento lampo attraversando campi tra fulmini e diluvi, finalmente riuscivamo ad ottenere un posto asciutto, e, una volta passato il temporale, potevamo rilassarci con altre 4 persone intorno ad un barbecue.
Mokgatle Lodge
Il giorno dopo era tempo di dire addio al North West (al regione di Sun City) e tornare dalle nostre parti. Il viaggio di ritorno aveva qualche altra sorpresa: la diga dell’Haartebespoort Dam aperta e incazzata e la Renault Clio che, ovviamente, decideva di non funzionare piu’ negli ultimi 20 chilometri… (basta macchine!)