Inizialmente non dovevo venire in Italia. Il mio biglietto, pagato gentilmente da Londra, mostrava chiaramente due direzioni: Johannesburg – Londra, e poi Londra – Johannesburg 5 giorni dopo. Sarei dovuto atterrare di domenica mattina e poi riposarmi in attesa di ricominciare un’altra settimana piena di impegni di lavoro.
Invece pochi giorni prima della mia partenza mi e’ arrivata una di quelle telefonate che non sentivo dal 2009 (quando in poco tempo morirono mio nonno in Polonia e mio zio in Italia). Stavolta a dire “ciao mondo, e’ stato tutto bello, ma noi ci rivedremo solo piu’ tardi” e’ stata mia zia Graziella, madre di Davide e Simona.
Con il mio cugino piu’ giovane ho sempre avuto una relazione speciale, grazie soprattutto ai pochi anni che ci dividono.
Compagno di giochi durante i Natali famigliari (i regali quasi venivano coordinati cosi’ potevamo giocare coi vari Lego / Transformers / Cavalieri dello Zodiaco etc…), poi compagno di avventure in Polonia durante le mie ultime estati italiane, sono rimasto in contatto con lui grazie alle passioni che entrambi abbiamo in comune: il militare (se ho cambiato vita e’ stato grazie al periodo da Bersagliere, mentre lui sta facendo carriera nell’esercito come Alpino, con un’esperienza memorabile in Afghanistan), il whiskey e lo sforzo fisico alla Rocky, in cerca di quella gloria che nessuno riuscira’ mai a capire.
Ho passato tutti i miei 3 giorni in sua compagnia. Dopo aver coraggiosamente passato i mesi scorsi di fianco a sua madre, che ha lottato coraggiosamente contro l’unica malattia bastarda che sconfigge le persone piene di vita come lei, ha praticametne deciso di passare il weekend con me. Abbiamo bevuto (di tutto), abbiamo parlato (con nostalgia del passato, con onore del presente e con speranza per il futuro), anche se tante volte i discorsi erano pronunciati in maniera alquanto brilla, ma soprattutto abbiamo corso.
Mattina prima di andare a correre, dopo 2 ore di sonno…
Tutti pronti per la partenza
Domenica mattina, mentre Milano decideva di farsi coprire di neve (a fine Febbraio!), io e Davide, dopo essere andati a dormire alle 3.30 dopo l’ennesima serata alcolica al (solito) Texas, eravamo in piedi alle 6.30 per guidare in direzione Rho.
La neve scendeva e guidare era quasi impossible. Eppure, nonostante tutto, arrivavamo a Rho giusto in tempo per la partenza. La gara (la tradizionale Avisada locale, organizzata dall’Avis) doveva svolgersi su un percorso cittadino, ma viste le condizioni improbabili era stato deciso all’ultimo momento di correre intorno al canale scolmatore Nord, in un percorso con poco asfalto (tranne alla partenza e all’arrivo), e tanto fango e moltissima neve.
Mentre tutti correvano e si coprivano in qualsiasi maniera, i due cugini Olgiati affrontavano le intemperie nell’unico modo possibile: sbattendosi e correndo in calzoncini e maglietta.
Due giri, 13km, e arrivo in cui, invece di ricevere medaglie, ottenevamo vino e caffe’. Sentendoci eroi e con ancora litri di alcool nel sangue.
Probabilmente se in futuro provero’ a ricordarmi come ho passato quel weekend italiano, me lo ricordero’ cosi, correndo sotto la neve con mio cugino, confondendo qualche lacrima con la neve che si scioglieva sulla barba incolta.
Perche’ era l’unico modo per onorare i morti: sentendoci vivi piu’ che mai a zero gradi.
Naturalmente qualche ora dopo eravamo al cimitero, ad onorare i morti come si deve. Perche’, come ripetono i Dropkick Murphys, colonna sonora del weekend, in Rose Tattoo:
You’ll always be there with me
Even if you’re gone
You’ll always have my love
Our memory will live on
Non troverai mai un posto piu’ silenzioso
Certo, ho fatto anche altre cose: sono riuscito dopo 10 anni a fare gli auguri di persona a Massi per il suo compleanno (altro che Skype), ho rivisto le solite facce che voglio rivedere ogni volta che torno (Beppe e Mera per esempio), ho fatto un brunch con mia madre (diventato poi lunch, ma vabbe’), e passato un po’ di tempo a parlare con mio padre e mia sorella (difficile beccarli in contemporanea, Olga fa sempre orari assurdi di lavoro).
Ho rivisto l’Italia, sono tornato ad assaggiare la neve, e mi sono ricordato del passato. Ora devo solo sperare che il mio prossimo viaggio in Italia non sia forzato da altri eventi nefasti. Cari amici miei, quand’e’ che mi invitate ad un matrimonio, per esempio?