Sentirsi un tedesco

Torni a casa e sono le 11 di sera. Sei ancora sporco, hai ancora un po’ di sangue sulle ginocchia e sei incazzato. La mancanza di acqua calda nelle docce del campo sportivo non ha certo aiutato.

Hai appena finito di giocare 120 minuti, e sai benissimo che meno di 48 ore dopo dovrai giocarne altri 90, stavolta in trasferta, in culo ai lupi.
Il campionato continua ma il sogno di andare avanti nella coppa di lega e’ finito qualche ora fa.

Il risultato sul tabellona sa di beffa. 4-3 ai tempi supplementari. Tu e la tua squadra siete andati in vantaggio due volte, e per due volte di fila il Durban United (maledetta squadra di indiani che gioca nella categoria superiore) ha pareggiato a pochi minuti del fischio finale.
A 5 minuti prima della fine del primo tempo. A 10 minuti prima della fine del secondo tempo.

Sono cose che fanno male. 

Eppure, in una stagione in cui intorno a te avrai visto 20-30 giocatori diversi (maledetti infortuni e vacanze), per una sera tutto stava andando bene. Sono tornati i tackle, la volonta’ di vincere, la cattiveria sportiva. Ma non e’ bastato.

Sei seduto davanti al computer di notte (Lindsey e’ andata a dormire) dopo un bagno in cui ripensi alla partita.
Perdere fa sempre male. Ripensi all’1-0, a come sei riuscito a passare la palla in mezzo a 4 giocatori per liberare il tuo compagno per il goal. Ripensi ai tackle e ai mille falli fatti (senza ricevere un cartellino) per fermare una squadra che puntava su velocita’ e passaggi. Ripensi al tuo goal, quello del 3-4 finale, su deviazione volante da punizione.

Ma non e’ bastato. Ti gratti il ginocchio (il sangue ormai si e’ trasformato in una lunga crosta) e sei ancora incazzato. E’ un anno storto. Segni come non mai (9 reti fino ad adesso) ma la difesa continua a farti incazzare, con tutti quei goal presi.

A 35 anni corri come i ventenni che ti circondano, ma non basta. Non basta mai quando si perde.

Hai 35 anni, e ancora adesso ti porti dietro i ricordi delle tantissime sconfitte da quando giochi ad oggi. Ti ricordi il 3-4 con l’Arconate nel 1990, il 0-8 contro i Soccer Boys nel 1989, le sconfitte ridicole in cui segnavi (3-7 con l’Arlunese a meta’ anni 90) e quei tristi 1-0 in Inghilterra. Ti ricordi le sconfitte a Londra, in Polonia, un po’ dovunque nell’Alto Milanese, in Sudafrica. E ogni sconfitta fa sempre male.

Tuo padre ti diceva sempre di smettere di piangere quando tu o il Milan perdeva. Con gli anni ho smesso di piangere quando il Milan perdeva, ma non ho mai smesso di incazzarmi quando io tornavo a casa sconfitto.

Vittorie? Certo, ci sono state. E aiutano, un sacco. Ma le archivio in fretta. Sono le sconfitte che mi rovinano il fegato.

Chiedi ad un tedesco. Tre mondiali vinto secoli fa (1954, 1974 e 1990) e in mezzo tante, troppo sconfitte in finali e semifinali. Soprattutto grazie a maglie azzurre. Chiedi cosa si ricordano. E ti bestemmieranno dietro ogni volta che nominerai un Rivera, un Rossi, un Grosso o un Balottelli…

Goal e medaglie africane

Con le Olimpiadi ormai al termine (in assoluto le mie preferite dal 1996 a questa parte), sono tornato a fare sport come si deve.

Dopo una settimana gelida (neve! In Sudafrica!), il sole tornava finalmente a scaldare per un weekend dedicato allo sport.

In piedi gia’ alle 5, mi incontravo con Jill mezz’ora dopo per guidare verso Pretoria e partecipare ad una delle 15km piu’ dure della zona: la Ocean Basket Marcel van’t Slot Memorial.
Tra tutte le distanze che di solito corro (dalla 10km alla maratona ogni tanto), la 15km e’ una di quelle distanze che piu’ mi piacciono: impegnativa piu’ della 10km (distanza che corro in allenamento) ma non abbastanza stancante come una mezza maratona, soprattutto se poche ore piu’ tardi devo andare a giocare a calcio.

Il percorso collinare non aiutava certo a prendere il ritmo, ma nonostante sessioni di allenamento nelle gambe sono comunque riuscito a concludere a poco piu’ di un minuto dal mio personale: 1.17.26

Il dettaglio della gara lo trovate su runkeeper, come al solito.

Ocean's basket Marcel Van't Slot Memorial

Ocean's basket Marcel Van't Slot Memorial

 

4 ore piu’ tardi mi presentavo al Panorama Sports Club per l’ennesima giornata di campionato, stavolta per giocare nel derby contro il Panorama riserve (ammesso alla nostra lega). Il risultato finale? 10-0. Dieci a zero!

Ho segnato 2 goal, servito 2 assists, colpito i legni due volti e sbagliato altri due goal davanti al portiere. Il tutto giocando dietro le punte e con 15km di “riscaldamento” nelle gambe!

Settimana prossima dovrei provare a fare una maratona di mattina e vedere quali saranno i risultati nella partita del pomeriggio…

Neve in Africa

Pensavo di averle viste tutte, qui a Johannesburg.
Giornate con temperature altissime, e pomeriggi sotto acquazzoni mostruosi.

Ogni tanto arrivavano, soprattutto in estate, grandinate di questo tipo:

Hail storm in Johannesburg

Hail storm in Johannesburg

Se vieni colpito muori…

Quello che non mi aspettavo era le neve.

Questa mattina le nuvole erano simili a quelle che abbiamo in Italia durante Dicembre / Gennaio, ma sinceramente troppe volte avevo visto nuvole di quel tipo per poi vederle scomparire presto.

Stavolta erano rimaste li’ in alto, immobili, pronte a sorprendermi.
Convinto dell’ennesimo falso allarme (l’ultima volta che Johannesburg vide la neve fu nel 2002 o 2003, prima di allora negli anni 80), ho preso i cani e sono andato a farmi una passeggiata durante una pausa di lavoro.

Snow in Johannesburg

Tutto tranquillo, con qualche nuvolone…

Snow in Johannesburg

I cani sniffano qualcosa nell’aria e decidono di correre verso la macchina

Dopo 10 minuti al parco Bruce, Cucciola e Benji sono diventati irrequieti, e stranamente avevano deciso di dirigersi verso la macchina. 2 minuti piu’ tardi, e’ arrivata una bufera di neve. La durata era ridicola, forse 5 minuti, e la neve non faceva in tempo ad accumularsi, sciogliendosi per terra al minimo contatto.

Le persone nel parco con me (a quell’ora soprattutto neri in cerca di un posto in cui riposare) sono scappate terrorizzate, cercando riparo sotto alberi e fermate dell’autobus, mentre io mi guardavo intorno e scattavo qualche foto:

Snow in Johannesburg

Parco deserto, e neve che scende!

E pensare che mi sono trasferito in Sudafrica per vivere sotto il sole…