10 chilometri al Cradle of Humankind, alla ricerca del record

Settimana scorsa e’ stata dura. Passare la Pasqua a casa, guardando in televisione i corridori che si cimentavano nella Two Oceans, la mia prima ultramaratona – purtroppo e’ saltata miserabilmente – non e’ stato sicuramente fantastico.

Senza partite per colpa delle festivita’ mi sono ritrovato con una voglia di andare a fuori e tornare a partecipare alle corse, dopo una pausa di quasi 2 mesi per colpa dell’inizio della stagione calcistica e di un infortunio che proprio non voleva guarire.

Cosi’, in occasione del Freedom Day (anniversario della prima volta che tutti i cittadini sudafricani di tutti i colori erano andati a votare nel 1994 dopo la fine dell’apartheid), sono andato al Cradle of Humankind, distante una ventina di chilometri, per participare alla 10km locale.

Su un percorso in cui ho perso 2 minuti alla partenza (gruppo pieno di marciatori e ciccioni che per qualche strano motivo vogliono partire sempre in cima al gruppo), ho concluso in 45 minuti e 45 secondi, inclusa pausa piscia al chilometro 8. E adesso rimpiango di non aver svuotato la vescica prima della partenza, visto che ho mancato il mio record personale per soli 16 secondi!

Sara’ per la prossima volta. Sono risultati come questi che mi convincono che anche a 34 anni ho possibilita’ di migliorare i miei record personali da ventenne…

Qualche foto:

Cradle of Humankind 2011 race (10km)
L’ennesima medaglia per la mia collezione

Cradle of Humankind 2011 race (10km)
In posa con la medaglia

Cradle of Humankind 2011 race (10km)
Il pittoresco arrivo della corsa

trentaquattro

Con la pioggia che ha letteralmente tagliato le gambe ai miei progetti sportivi nel weekend (e’ vietato giocare sui campi di calcio quando tuoni e fulmini colpiscono l’atmosfera con frequenza ridicola), avevo deciso di passare il mio 34esimo compleanno a dormire tutta la giornata.

Ci ha pensato Lindsey a svegliarmi dal mio torpore da weekend con una festa di domenica pomeriggio, a base di fonduta.

L’ultima volta che avevo immerso carne, pollo o verdura in formaggio fuso, vivevo ancora a Londra, era il 2007, ed ero stato invitato da alcune amiche francesi ex-coinquiline di Lindsey. Bei ricordi.

Stavolta oltre alla classica fonduta al formaggio, Lindsey aveva preparato anche una all’olio (modello bourguignon) per tutti quelli che, come lei, non posso sopportare il delizioso odore e sapore del mix di emmenthal, gruviera e vino bianco.

Inutile dire che ho mangiato come un maiale.

uando sembrava tutto finito, ecco pronto il dessert: una fontana di cioccolato per immergere stavolta spumoni o frutta di tutti i tipi. Lindsey sapeva benissimo che io non sono un grande ammiratore del cioccolato scuro, e mi ha fatto preparare un mini-contenitore con cioccolato bianco tutto per me…

Le foto parlano da sole:

Getting the cheese fondue ready

Andy controlla il formaggio

All is ready

La tavola e’ pronta!

Oil fondue as alternative

Vista dall’alto

All in the same pot

All’attacco!

And the cheese fondue has been finished!

Guinness e formaggio fuso…

Perfect chocolate fountain in action

La fontana di cioccolato

Quando le buone notizie arrivano dall’Italia

Qui in Sudafrica e’ tornato il diluvio universale. Questa mattina sarei dovuto tornare alle competizioni podistiche correndo una 10km dopo quasi un mese, e poi, nel pomeriggio, giocare la mia solita partita di calcio.
Invece, per colpa di 48 ore di pioggia continua (con almeno 48 ore nel futuro prima di rivedere il sole), ora sono chiuso in casa con tre cani completamente fradici.

Pikitup, la societa’ regionale di smaltimento rifiuti, e’ in sciopero da due settimane e l’immondizia, soprattutto in centro citta’, sta arrivando a livelli napoletani (non che Johannesburg fosse super pulita prima).
Il diluvio sicuramente non aiuta visto che guidando per strada ormai si vedono rivoli pieni di acqua e rifiuti di qualsiasi tipo (ho visto un microonde scassato venire giu’ dalla cima della montagna galleggiando sulla strada…).

Settimana prossima, nel weekend Pasquale, sarei dovuto essere alla partenza della Two Oceans, ma per colpa degli infortuni del mese di Marzo che mi hanno fatto perdere un mese di allenamento, e la mancanza di biglietti per Cape Town nel periodo Pasquale (a meno di non dover pagare 400 euro per un volo di due ore) mi sa che dovro’ rimandare al prossimo anno.
Peccato, volevo completare la mia prima ultra-maratona.

Per fortuna dall’Italia mi arrivano notizie che riportano il sorriso da queste parti: mio cugino Davide e’ tornato dall’Afghanistan dopo 6 mesi di missione, tutto intero, e il mio caro amico Massimiliano e’ diventato padre di Raul (immagino che il nome venga dal personaggio di Kenshiro e non dall’attore – Bova -). A questo punto ho due motivi in piu’ per tornare presto in Europe, da dove manco dal Settembre scorso!

Sullo scivolo

Qui a 1700 metri (s.l.m.) di parchi dove andare a passeggiare di pomeriggio durante pause dal lavoro ne trovo a decine. Il problema e’ trovare parchi in cui ci siano poche persone e dove posso lasciare scorrazzare i miei cani.

La popolazione nera in generale e’ terrorizzata da qualsiasi tipo di cane. Specialmente quelli neri (considerati alla stregua dei gatti neri in Italia), e soprattutto se hanno gli occhi marroni/rossicci. Come i serpenti.
Nelle tradiziona locali a quanto pare sono in qualche modo legati a Satana o qualcosa del genere.

Immagino soltanto i Tokoloshi (una specie di gremlin/fantasma Zulu) sono considerati peggio dei cani di quel colore.

E cosi’ con immenso stupore che ho trovato un parco a soli 5 minuti di macchina da casa mia, lungo, completamente chiuso tranne un piccolo ingresso, e, soprattutto, vuoto.
Lindsey, io e i tre cani (Bruce, quello nero, Cucciola e Benji) abbiamo passato mezz’ora a camminare ed esplorare il parco (su google map lo trovate qui), circondato da villoni e poco frequentato. E siamo anche riusciti a filmare questo numero da circo: