Vuvuzela, Mandela e una pazza partita: memorie di una finale del mondiale

E’ stata dura rifiutare circa 500 euro per i due biglietti che mi ero tenuto per la finale. Dopo avere venduto tutti gli altri biglietti, devo ammetterlo: per un mometo ho pensato di vendere anche gli ultimi due.
Invece ho deciso di tornare ad uno stadio quasi 2 settimane dopo l’eliminazione dell’Italia in quel di Ellis Park. Dopotutto, quante volte nella vita si ha l’occasione di andare a vedere una finale dei mondiali di calcio? Quasi mai.

Qualcuno pensa ancora che le Olimpiadi siano il massimo evento sportivo. Ridicolo. Le Olimpiadi, con centinaia di vincitori in decine di sport differenti, vanno giusto bene per fare felici tutti quei paesi e tifosi che si interessano a certi sport una volta ogni quattro anni. Non ci sono tifosi, solo spettatori. Alcune competizioni danno medaglie ridicole, come ad esempio il nuoto. Esiste un solo modo di nuotare piu’ veloce degli altri (e si chiama stile libero), che senso ha dare medaglie per stili diversi, piu’ lenti?
E’ come se Bolt vincesse i 100metri e poi si presentasse ad altre categorie di 100 metri: i 100 metri corsi all’indietro, i 100 metri corsi strisciando, i 100 metri corsi saltellando. E infatti imprese come quelle di Phelps non mi sembrano cosi’ eccezionali. Poi tanto, degli eroi olimpici, ci si scorda per altri 4 anni.

La coppa del mondo di calcio premia una squadra una volta ogni 4 anni, ed ogni nazione aspetta solo quel momento dopo aver pregato, tifato, imprecato e sperato per numerosi mesi.
I giocatori che vi partecipano non sono dimenticati tra una coppa e l’altra, ma vengono tifati e spremuti dai club in numerose competizioni, e spesso, nonostante siano i miglior durante la stagione, non riescono a partecipare al mondiale semplicemente perche’ la loro nazionale non si qualifica.

Per un mese nomi ignoti (chi aveva sentito parlare di Oezil? O Hondo?) diventano superstar, altri crollano schiacciati dalle aspettative (chi per motivi fisici, come Torres e Kaka, chi per sopravvalutazione nel paese di origine, come Rooney), e gioia e lacrime diventano le protagoniste alternandosi in base ai risultati.

Inutile negarlo: e’ l’evento sportivo piu’ importante al mondo, nello sport piu’ giocato in questo pianeta (e sareste sorpresi a scoprire la classifica degli sport piu’ praticati…).

Cosi’, una domenica pomeriggio, io e Lindsey abbiamo salutato tutti, indossato i colori nazionali (lei maglietta Sudafricana, io felpa dell’Italia campione del mondo, almeno ancora per qualche ora), e abbiamo guidato verso il solito Park&Ride, organizzato benissimo, all’interno dell’Universita’ del Wits.
Da li’ abbiamo preso la navetta e, 20 minuti dopo, parcheggiavamo a 1km di distanza da Soccer City (il Calabash), che dopo i mondiali diventera’ molto probabilmente la casa della nazione di rugby sudafricana, e cambiera’ nome.

The beautiful calabash
Soccer City

Intorno a noi c’erano soprattutto tifosi olandesi, e tifosi sudafricani che avevano deciso, in nome della provenienza boera, di tifare Olanda. I tifosi spagnoli erano pochi, ma numerosi, anche se la maggior parte dei tifosi neutrali (indiani, cinesi, qui comunita’ enormi) indossavano la casacca della Roja.

Arrivati al bellissimo stadio (niente da dire, costruito in maniera fantastica, cosi’ come quelli di Cape Town e Nelspruit) ci siamo seduti e abbiamo aspettato l’inizio della cerimonia di conclusione.

Lindsey is ready too for the final
Lindsey tifa Olanda

Come on Holland!
All’interno dello stadio

Lindsey era curiosa ed era venuta con me soprattuttto per questo. Io invece pensavo che mi sarei annoiato (come in quella di Pechino) per poi riprendermi all’inizio della partita. E invece… e invece un’ora dopo ero ancora a bocca aperta.

Avevo sempre pensato che la maggiore parte degli effetti visivi dal vivo o erano fatti in CGI e poi mostrati solo in televisione, o, dall’interno dello stadio, non sarebbero stati grandiosi. Quanto mi sbagliavo. Una volta spente le luci e’ uscita fuori Shakira e l’intero stadio si e’ messo a ballare al ritmo di Waka Waka, per poi dare il via ad un serie di coreografie incredibili.
Un qualche proiettore mostrava immagini sul campo da calcio che erano davvero incredibili. I ballerini,che si alternavano ad altri cantanti ed elefanti, erano perfetti.
Per un’ora l’intero stadio era in piedi e una volta partiti i fuochi artificiali e gli effetti di luce tutti erano tornati bambini.

Ke nako!
Si inizia

Shakira
Shakira fa ballere 80.000 persone

Just awesome
Fantastico spettacolo

Poco prima della partita c’era ancora tempo per vedere due eroi. Uno tutto Sudafricano, Nelson Mandela (accolto da un boato dello stadio che credo sara’ impossibile ripetere nella storia, 85000 persone in piedi, nessuno seduto), e poi uno tutto Italiano, Fabio Cannavaro, tornato in Sudafrica a consegnare la coppa del mondo nelle mani della Fifa.

The stadium goes insane for Mandela
Arriva Mandela

Nelson Mandela arrives in Soccer City
Lo stadio impazzisce

Memories of 2006, Berlin
Cannavaro restituisce la coppa

Non so se in televisione si e’ visto, ma un pazzo aveva tentato di correre dal calcio d’angolo verso la coppa, tentando di sfiorarla. E’ riuscito a seminare i lenti addetti alla sicurezza sudafricani, ma e’ stato placcato dalle guardie del corpo della Fifa.

Someone tries to invade the pitch
L’invasore di campo

Poi, finalmente, e’ stata la volta della partita. Rivendendola in televisione qualche giorno fa, mi ha colpito la brutalita’ dell’incontro: allo stadio sembrava semplicemente che i giocatori spagnoli venivano toccati e cadevano giu’ ogni volta. E infatti la Spagna e l’arbitro venivano seppellitti di fischi ad ogni cartellino ricevuta dall’Olanda.
Olanda che tra l’altro come al solito aveva addottato il solito schema degli 8 in difesa e tre in attacco. Ogni palla dopo il centrocampo passava per Robben (terribile il suo sbaglio davanti al portiere), Snejder (che e’ stato davvero sotto tono) o Van Persie (pessimo come in tutto il mondiale).
La Spagna invece, nonostante il tiki-taka continuamente interrotto dal pressing e dai falli olandesi, aveva piu’ chance (anche se nessuno clamorosa come quell di Robben…) ma non riusciva a segnare. Almeno, per una partita, dopo i soliti 15 passaggi la palla arrivava vicino alla porta…

I tempi supplementari vedevano i tifosi col cuore in gola. Io, reduce dall’esperienza del 2006, mi aspettavo le due squadre di smettere di giocare e pensare solo ai rigori. E invece (ancora una volta) sono stato smentito. 30 minuti di ping pong da un’area all’altra, cercando il goal prima dei 120 minuti. Goal trovato da Iniesta, anche se nell’azione precedente l’arbitro Webb non si accorgeva di un calcio d’angolo per l’Olanda, purtropppo notato dallo stadio intero…

Some action
Inizia la partita

Iniesta scores! A country celebrates
Dopo 120 minuti, segna Iniesta

E cosi’, con la Spagna capace di vincere il quarto incontro di fila per 1-0 (manco l’Italia…) era tempo per i festeggiamenti in campo, e la delusione dei tifosi olandesi, che lasciavamo lo stadio fischiando contro l’arbitro prima della consegna della coppa.

Noi siamo rimasti fino alla fine. Dopotutto vedere alzare una coppa del mondo non e’ una faccenda da poco. E infatti, una volta che Casillas ha alzato la coppa, e’ iniziata la vesta anche sugli spalti, che ha coinvolto bene o male tutti. I tifosi sudafricani che tifavano Olanda avevano deciso di godersi il momento mentre i tifosi spagnoli… beh, potete immaginare, visto che 4 anni fa molti di noi abbiamo provato la stessa emozione.

Spain are world champions
La Spagna festeggia

Time to lift the cup for Casillas
Casillas alza la coppa

Camminando verso la navetta, per la prima volta mi sono reso conto che era davvero finita. Anni di attesa e preparativi, e poi questo. Certo, l’Italia ha deluso e il calcio mostrato non e’ stato fantastico (tranne qualche eccezione), ma l’atmosfera, davvero unica, fuori e dentro gli stadi, mi hanno reso fiero di potere dire in futuro: in quel 2010, io c’ero.

Bye bye South Africa, welcome Brazil
2014: buona fortuna Brasile

Tutte le foto della finale le trovate qui

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