Probabilmente Bart e’ stato avvelenato. Mio padre ancora non capisce come mai un cane cosi’ buono, giunto comunque a quell’eta’ in cui inizia a diventare vecchio (nonostante un animo da giocherellone), meritasse una fine simile. Purtroppo esistono persone (o forse mostri?) che non hanno riguardo per niente o nessuno. Cercare vendetta sarebbe inutile, visto che non servirebbe a riportare indietro il mio cagnolone.
Cosi’, lontano 10.000km, non mi rimane che rispettare le tradizioni locali. Ogni volta che muore un membro a quattro zampe della famiglia, si pianta un albero.
Nella foto potete vedere i due alberi che Lindsey e io abbiamo piantato.
In alto a sinistra, un limone piantato nel 2008, per ricordare Jonti, il cane 14enne di Lindsey morto prima che arrivassi in Sudafrica. L’alberello in basso a destra (entrambi protetti contro le scorribande di Cucciola e Bruce), e’ un pesco (o perlomeno lo sara’ tra qualche anno), piantato in onore di Bart. Avrei voluto piantare un salice piangente, ma a quanto pare hanno bisogno di molto piu’ spazio…
Il campionato e’ finalmente iniziato. In quattro giorni abbiamo giocato due partite, con risultati altalenanti.
Mercoledi’ sera prima partita di campionato contro i Crusaders F.C., partita dominata e facile vittoria per 2-0. Costretto in panchine per colpa dell’ennesimo, stupido, infortunio (strappo a questo muscolo bastardo), sono entrato nel secondo tempo per dare un po’ d’ordine ad un centrocampo un po’ spento, ed entrando in entrambe le azioni dei due goal, praticamente giocando su una gamba.
Sabato, invece, sono finito in porta. Si, in porta, in una partita assurda. Il portiere titolare e’ rimasto incastrato in un incidente stradale (per fortuna niente di rotto), mentre quello di riserva era in viaggio di nozze. Siamo stati costretti a far giocare il portiere dei Juniores. Risultato? Primo tempo sotto di 5 goal.
Si, lo so, sembra una storia assurda. Dopo i primi 10 minuti passati nella metacampo avversario (e dopo 2 o 3 ennesimi goal sbagliati), Old Parks (la squadra che affrontavamo), ha fatto la bellezza di 5 tiri in porta in 20 minuti, trovando un rigore, un autorete e tre papere del portiere da 20 metri.
Danno finale: il giovane portiere sull’ultimo goal si e’ rotto il dito, e cosi’, con nessuno dalla panchina pronto ad entrare in porta, mi sono offerto volontario.
Eccomi portiere
In verita’ non sarebbe stata la mia prima volta a difendere i pali. Nel secolo scorso mi ricordo, a livello Juniores credo, di aver passato 90 minuti in porta a San Giorgio, in un derby finito 1-1, per colpa di espulisioni e mancanza di portiere di riserva.
Stavolta e’ andata anche meglio, nonostante il pesante passivo del primo tempo, quando ero in panchina, sono riuscito a tenere la porta serrata e non fare entrare nessun goal, con due parate di culo strepitose.
Peccato che sia stata solo una magra consolazione: il 5-0 del primo tempo e’ un risultato sempre duro da digerire…
Bart doveva essere uno schnauzer. Era piccolo, nero, e quando mia sorella lo aveva portato a casa dal canile nel millennio scorso, tutti erano sicuri che sarebbe stato un cane di stazza piccola-media.
Nessuno glielo aveva detto.
Bart per anni ha continuato a crescere, il suo pelo ha continuato a schiarirsi (da nero pece fino a quel grigio pecora) ed allungarsi, fino a raggiungere i 40 o 50 chili. Anche se almeno 30 erano di pelo.
Non ha mai smesso di essere un cucciolo. Nessuno gli ha mai chiesto di crescere, e tutto quello che voleva era una carezza o una grattatina mentre si allungava sul pavimento.
Bart amava Pulce, il mio gatto mafioso che ci ha lasciato in una primavera del 2005, proprio come Bart.
Pulce, dopo essere stato padrone della casa per 5 anni, si era trovato a condividere successivi 7 anni l’affetto della famiglia con questo cagnolone un po’ sbadato. Pulce non amava Bart, ma lo sopportava, e, quando era annoiato, ci giocava un po’.
Bart amava tutti. Non aveva mai attaccato nessuno, e al massimo lo avevo costretto a pisciare sulle macchine di quelli che mi stavano sulle palle, durante le (purtroppo) rare passeggiata che facevo con lui.
Gia’, perche’ alla fine Bart era quello che aveva compensato in famiglia durante i miei anni lontano da casa. Quando era arrivato, subito dopo ero partito per militare. Dopo 2 anni passati a vivere insieme (e talvolta lottare per il possesso del letto), ero partito per quel di Londra, e da quel lontano 2001, la mia stanza e’ diventata la stanza di Bart.
Mio padre ogni tanto sbagliava e mi chiamava Bart.
Mio padre ogni tanto si confondeva e chiamava Bart Olaf.
Bart era grosso, ma era delicato. Potevi tenere 2cm di wurstel al pollo in bocca, e lui sarebbe riuscito ad afferrarlo senza neppure toccarti le labbra.
Quando mi chiedevano all’estero a cosa serva il bidet, io rispondevo che era un gesto di civilta’ verso i cani, la loro fontanella preferita.
Bart amava Olga, e immagino che il 2005 per lui fosse stato un anno un po’ miserabile. Io a Londra, Olga in Brasile, e Pulce morto. Solo lui e mio padre.
Bart amava mio padre. Bart amava Olga.
Bart odiava il giardino, tanto da scavare buche dovunque per nascondere ossa che comunque si sarebbe scordato il giorno dopo.
Bart dormiva dovunque voleva. Soprattutto nel mio letto, ma in estate adorava la cantina. In estate Bart dormiva fuori, cosi’ come mio padre.
Bart odiava il telefono. Ogni volta che qualcuno era al telefono, lui abbaiava. Forse perche’ voleva che chiunque fosse dietro a quella cornetta smettesse di parlare per accarezzarlo.
Mio madre chiamava Bart Bartolomeo, ed era l’unica. E diceva che quando estendeva quella zampotta posteriore sembrava Nureyev.
Bart ha conosciuto tutte le ragazze importanti degli ultimi 10 anni della mia vita. Ha visto Anna, ha conosciuto Alessia (che nel 98, prima dell’arrivo di Bart, aveva conosciuto Pulce), e ha passato ore a parlare in inglese con Lindsey. Ha provato anche a parlare in polacco con Ola, ma a quanto pare Ola non era di suo gradimento (avrei dovuto capirlo allora).
In verita’ qualsiasi ragazza che sia passata a casa mia non ha potuto fare a meno di parlare o giocare con Bart.
Bart era piccolo prima che arrivassero le macchine digitali. E cosi’ ho solo qualche foto e qualche polaroid di quando era cucciolo. Ma dal 2001 in poi, e’ sempre sullo sfondo di qualsiasi foto fatta a casa
Bart era l’eroe delle feste. A suo agio con 2,20,50 persone. Che regolarmente davano cibo di nascosto ad un cane che comunque mangiava gli spaghetti cucinati apposta da mio padre.
Bart si era ubriacato una volta, leccando Martini da una bottiglia rotto. E andando a barcollare e sbattere dovunque.
Come mi ricorda Olga, la parola “Andiamo” era vietata in casa nostra. Era l’inequivocabile segnale che era l’ora della passeggiata, e usarla senza attenzione provocava delusione e un disperato abbaiare del povero cagnone lasciato dietro al cancello
Bart adorava i miei amici. Da quelli che ogni tanto erano andati a dargli da mangiare mentre la famiglia era in trasferta, a quelli che venivano ogni morte del papa. Bart adorava gli amici di Olga. Bart era amico di tutti.
Bart era un po’ tonto. Aveva un’espressione tonta. Ma era il nostro tontolone.
Bart ieri e’ morto. Olga mi ha chiamato nel mezzo della notte (quando ricevo chiamate intercontinentali dopo le 9 di sera comincio sempre a preoccuparmi) per darmi la triste notizia.
Bart mi ha fatto piangere. Ieri sera, e anche adesso mentre scrivo.
Bart mi manca.
Con me e Olga a capodanno
Mentre beve dalla sua fontanella preferita
Addormentato
Bart e Pulce nel 2004, durante la visita di Ian e Sarah
Scappando in Botwsana, alla ricerca di un visto che l’esperienza precedente non mi aveva fatto ottenere.
Finendo in Italia, il 24 Dicembre, a fare la coda alla mattina davanti alla Questura per ottenere documenti che di colpo mi erano stati richiesti, con un preavviso ridicolo.
A Gennaio, quasi tre mesi dopo la scadenza del visto ufficiale, ero riuscito a consegnare tutto perfettamente in regola.
E oggi, dopo 2 mesi di attesa, finalmente ho ottenuto questo sul mio passaporto:
Si’, lo so, sembra farlocco. Ma siamo in Africa, e almeno fino al 2012 non dovro’ preoccuparmi di essere cacciato a calcio in culo dal paese…
Era da un sacco di tempo che io e Lindsey non tornavamo a FORA (Friends of rescued animals), il canile privato da cui avevamo prelevato Bruce e Cucciola.
Mentre i canili municipali sovvenzionati dallo stato continuano a ricevere fondi (che per la maggiore parte, considerato lo stato dei canili, finiscono nella mani dei soliti parassiti statail) per prigioni in cui i cani rimangono solo 3 settimane prima di essere soppressi, FORA e’ uno dei pochi esempio di canili privati in cui i cani semplicemente rimangono li’ fino a quando sono addottati o muoiono di cause naturali. Il motto stesso dell’organizzaione indica il suo ideale: "Endless hope, not a hopeless end" (Infinita speranza, non fine senza speranza).
Qualche mese fa erano stati sfrattati dal relativamente piccolo appezzamento di terreno dai soliti disperati costruttori che avevano deciso che era necessario costruire l’ennesimo supermall (in una zona gia’ congestionata…) Cosi’, con soli 3 mesi di preavviso, il piccolo team di Fora ha dovuto fare i miracoli per trovare un nuovo sito, piu’ grande, piu’ pulito, piu’ tranquillo per un prezzo decente. Sono iniziate cosi’ raccolte, richieste, concerti etc.. che hanno reso Fora abbastanza famosa nella zona.
E in soli tre mesi, con donazioni di tutti i tipi, sono arrivati a circa quel milione di rand (o qualcosa di piu’) necessario per trasferire tutti i cani, i gatti e uffici nel nuovo sito, ad una decina di km dal vecchio, stavolta lontano dalla strada principale e circondato da montagne.
Io e Lindsey ci eravamo promessi da tempo di tornare a salutare e donare qualche chilo di cibo, ma avevamo paura di andare e tornare con un altro cucciolo. L’inaugurazione della nuova sede era un’ottima occasione per salutare il team di Fora e andare a fare compagnia e giocare con quei circa 600 cani che ora risiedono in un sito molto migliore del precedente.
Certo, siamo andati molto vicini a tornare a casa col terzo cane, soprattutto quando ho riconosciuto il fratello di Cucciola, lasciato indietro quando abbiamo preso Bruce, ma completamente identico a lei, solo leggermente piu’ magro e con un pisello in piu’.
Lasciato il cibo e qualche soldo dietro, siamo tornati a casa, convinti pero’ che, nel caso Lindsey rimanesse incinta, torneremo l’anno prossimo per prendere un terzo cane…