La Comrades e’ una delle “ultra” piu’ famose e brutali al mondo.
Da fine Dicembre fino a poche settimane fa io e mio cognato (Andy, anche se quel “bro in law” in inglese suona sempre meglio) abbiamo accumulato chilometri su chilometri, soprattutto di salite (e discese).
Togliamo quel zero dal numero va…
Lui fino a 5 mesi fa non aveva completato niente di piu’ che una mezza maratona.
Nel giro di pochi mesi e’ riuscito ad ottenere un tempo valido qualificandosi tramite la terribile maratona notturna di Ottosdal e poi ripetendosi con me durante la 50km della Om Die Dam. Niente male!
Abbiamo corso dovunque. Il piu’ possibile (basta guardare il mio profilo sul sito della Garmin), soprattutto i 30km del Cradle of Humankind, un loop per ciclisti e corridori senza traffico, in mezzo al nulla, tra salite micidiali.
Durante la settimana, con l’inverno che arrivava, mi sono ritrovato a svegliarmi alle 4.30, guidare a casa sua e correre dalle 5 alle 7, per poi tornare a casa, riposare un’ora, portare i cani fuori e poi cominciare a lavorare.
La partena alle 5.30 di mattino
Quando sai che devi correre 90km non puoi sopravvalutare la distanza. Ci sono un sacco di imprevisti (umidita’ – la partenza era a livello del mare a Durban, alimentazione, crampi, infortuni, sfortuna) che e’ difficile prevedere. Immagina di infortunarti alla caviglia dopo 30km.. vai avanti? Smetti? 90km sono tanti, e hai 12 ore per finire la gara, trasmessa live su SABC ogni anno.
In forma sulle prime salite
Dopo i vincitori (che arrivano in meno di 6 ore), tutti aspettano di vedere quelli che concluderanno la gara nell’ultimo minuto. E’ una delle scene sportive piu’ crudeli: alle 17.30, esattamente 12 ore dopo la partenza, un colpo di pistola segnalera’ la fine della corsa. Arrivi dopo le 12 ore? Magari in 12 ore e 1 secondo? Non importa, l’area di arrivo viene chiusa e tu rimani senza una medaglia, senza essere classificato. Non conti niente. E rimpiangi di esserti fermato a pisciare a 20km dal traguardo.
La tattica adottata da entrambi era simile: dopo una partenza inesorabilmente lenta (22.000 corridori! primi 5-6km fatti a 12-13 min/km) cercavamo di trovare un ritmo decente (sotto i 7min/km) per tenerlo il piu’ possibile. Una volta stanchi morti, se anche camminando (10-11min/km) arrivavamo al traguardo, camminavamo.
Con Andy
Le salite erano tanto storiche quanto mortali. Cowie’s, Field’s, Botha’s, Polly Shorts: nomi che mi fanno ancora tremare le gambe. Dopo 90km il totale “scalato” era di 2400 metri. Sotto il sole, sotto l’ombra delle montagne, sotto il freddo del tramonto di Pietermarizburg.
Mentre faccio finta di correre per il fotografo
Io fino ai 50km (il mio limite “di corsa”) non aveva avuto problemi, ma poi un improvviso attaco di vomito mi stordiva per almeno 10km passati a correre e vomitare.
Per fortuna che Andy, staccato prima, passava proprio dopo un di questi attacchi, e mi attaccavo a lui per completare la corsa. Correvamo 30km insieme, incoraggiandoci a vicenda (piu’ lui che io sinceramente, per la prima volta da quando abbiamo cominciato ad allenarci) e arrivavamo stremati.
L’arrivo era incredible, lo stadio di Cricket era completamente invaso da tifosi e famigliari. Noi, dopo 20km passati a camminare le ultime salite, decidavamo di correre per completare in gloria. E le foto testimoniano il sollievo sulle nostre facce.
L’arrivo!
Le nostre medaglie
Mai una medaglia fu piu’ sofferta
Prendavamo la nostra medaglie in un decente 11:19 e, dopo il solito collasso, cominciavamo a pianificare la prossima edizione…
(per fortuna che il giorno prima ci eravamo rilassati in compagnia del resto della truppa, Lindsey, Kirsten e Campbell sulle fantastiche spiagge di Durban, che anche in inverno rimane un posto caldissimo!)
Qualche foto del giorno prima (passato a rilassarci nella maniera piu’ assoluta!)