6 mesi

6 months

Lindsey (chiamarla "mia moglie" suona ancora strano) mi conosce benissimo e sa che una medaglia non la rifiuto mai.
E cosi’ siamo arrivati a 6 mesi di matrimonio. Intensi. Complicati. Incasinati.

Ne e’ valsa la pena.

Il problema del Sudafrica…

Bye bye Mbeki…. e’ quello di essere governati da neri (comunisti) ancora in cerca di vendetta.

Basta guardare quello che e’ successo ieri. Aspettavo il solito episodio di How I met your mother (fantastico programma, molto simile a quel Coupling che adoravo in UK), e di colpo le trasmissioni sui canali nazionali vengono interrotte per un discorso del presidente Mbeki.
Discorso durato ben 20 minuti: 10 per motivare il suo addio – a due mesi dalla fine del mandato – , 8 a giustificare l’operato dell’ANC e trovare scuse per i recenti scandali e 2 a dire “ciao” nelle 11 lingue nazionali.
Parole piu’ utilizzate: “1994” (l’anno della svolta sudafricana) e “Compagni” (ho gia’ detto che sono comunisti?)

L’ANC, il partito al potere, l’aveva messo al governo anni fa (dopotutto lui era il vice-Mandela nel primo governo), e l’ANC, il partito ancora al potere, ha deciso che si e’ rotto le palle, visto che da ormai un anno (o poco meno) si e’ schierato dietro al Vero Nero Africano, Zuma (di etnia Zulu, differente dall’etnia Xhosa di Mandela e Mbeki), un criminale che pero’ ha presa con quella parte di popolo che soffre quotidianamente, grazie a quel look da King Jaffe Joffer (il padre di Eddie Murphy nel Principe cerca Moglie) e i balli e le canzoni zulu con cui regolarmente intrattiene le folle.

Purtroppo l’ANC ha un grosso problema: non ha piu’ un nemico.
Le cose erano facili quando il nemico giurato era quello bianco, creatore dell’apartheid, ricco, europeo.
Lo stesso nemico che nel 1994 aveva deciso di lasciare il governo in mano alla popolazione locale, senza la solita guerra civile (cosi’ comune in tutte le altre nazioni africane), e rimanendo in zona per far funzionare un’economia che era la piu’ solida del continente.

Dopo i primi anni di luna di miele a fine anni 90 (vorrei vedere, con un Mandela praticamente santo e intoccabile), il governo Mbeki deve ancora mantenere le promesse fatte agli elettori neri (e analfabeti, e disperati) che finiscono per votarlo: case per tutti, soldi per tutti, acqua e medicine per tutti, Sky e abbonamento allo stadio per tutti.

Il problema e’ che dopo 14 anni, forse, in un altro paese, uno si stancherebbe anche di aspettare, e voterebbe per qualche altro partito. E invece il classico sudafricano nero (di qualsiasi etnia) vivacchia nell’attesa che il governo gli regali quello che spetta a lui e al suo popolo: una casa, soldi, una macchina etc..
Peccato che nell’attesa non faccia un cazzo per migliorare la sua posizione economica – tanto poi il governo ci pensera’ lui – e, quando chiamato a votare, riconosce solo i tre caratteri del partito al potere e il logo stalinista, non pensando che, ogni tanto, votare qualcosa’altro meno deludente potrebbe essere un alternativa.

Non so sincermente come l’economica sudafricana reagira’ (anche se il rand crolla, io sono piu’ ricco visto che vengo pagato in sterline!), ma prevedo una spaccatura in seno all’ANC, e, con un po’ di fortuna, la fine dell’egemonia di un partito che ha tradito le sue basi per arricchire illegalmente come non mai neri con molti meno scrupoli di qualsiasi dittatore bianco, e farsi barzellette di una democrazia che solo 10 anni fa era considerata un esempio per tutto il continente…

La vita dell’emigrato italiano (in una bolla temporale)

Incontrando italiani (soprattutto in Germania) duranti i viaggi polacchi verso la fine degli anni 80, mi chiedevo com’era possibile che, a distanza di anni, questi ancora ascoltavano Celentano, adoravano i Ricchi e Poveri (gia’ trash allora) e sognavano una reunion di Al Bano e Romina, magari in un mega concerto con Pupo.

Possibile che non avevano mai sentito parlare di Vasco, Zucchero, e la sola novita’ italiana arrivata in mittel europa era Boys boys boys di Sabrina Salerno? Negli anni 90 era lo stesso.
Fermi agli anni 60. Agli anni 70. Ai primi anni 80. Niente di nuovo nel jukebox, nessuna possibilita’ di parlare di musica, calcio (ma Rivera gioca ancora? Il Milan non era in serie B? Chi cazzo e’ Berlusconi? Liedholm allenatore, ma dai, dovevano vendere Baresi alla Roma!) oppure cartoni animati.

Vivevano in una bolla temporale, provocata da distanze che allora erano considerate temibili (Polonia? Nel blocco sovietico? 30 ore di file tra le frontiere tedesche? Ma sei pazzo?) e da viaggi piuttosto costosi.
La mancanza di internet, del cellulare, del satellite, di giornali non aiutavano di sicuro. Ai tempi mi sembravano alieni. Incontravo stranieri (in generale meta’ polacchi e meta’ qualcos’altro) che avevano amici italiani tutti spaghetti pizza e mandolino (e valigia di cartone).
Ok, la maggior parte degli emigrati era proveniente dal sud, ma possibile che rimanere aggiornati era cosi’ difficile?

Ora capisco tutto. Sono un emigrato, vivo all’estero, e per me l’Italia e’ ancora quella che ho lasciato.
Si, ho internet. Certo, chiamo i miei ogni settimana. Sicuro, torno in patria una due volte all’anno.
Ma alla fine quali sono gli ultimi aggiornamenti che controllo? I risultati di calcio (disponibili comunque su qualsiasi altro sito in lingua inglese, e pure sui giornali sudafricani…), quelli di altri sport in cui italiani riescono a distinguersi, e poco altro.

Vivo in una bolla temporale. I film ormai li guardo in lingua originale, mentre l’ultimo film italiano visto – tra l’altro a Londra – era stato Romanzo Criminale (che mi ha tolto la voglia di ascoltare la mia lingua madre calpestata in romano, tanto da leggere i sottotitoli per capire cosa veniva detto).

Politicamente conosco meglio la situazione a Londra, a Johannesburg (e pure in America) che non quella in Italia. Ok, c’e’ Berlusconi, ma non c’era anche negli anni 90? Possibile che tutti i nomi e le facce in parlamento siano le stesse di prima che me ne andassi? Ma non muoiono mai?

Non ho la minima idea di cosa succeda sulla televisione italiana. Mi accorgo di non capire un cazzo della maggior parte dei discorsi che inseriscono personaggi provenienti dal grande fratello (l’unico che mi ricordo e’ il primo, con Pietro Taricone), da amici, da striscia la notizia.

Dai uno sguardo alle canzoni italiane che ascolto su itunes. Articolo 31 dei primi tempi, quelli di Maria e Voglio una Lurida, Ligabue pre-2000, Neffa prima del turn gay con la mia signorina, Frankie Hi-NRG e, ovviamente, tutte le possibili sigle di cartoni animati.

E’ difficile spiegare l’importanza che hanno avuto sulla mia generazione. Ne parli con un londinese, che conosce Macross e Transformer ma non Ken il Guerriero, Mazinga o Holly e Benjy, e ottieni ben poco dallo scambio culturale. In Sudafrica, parlare di cartoni animati giapponesi e’ praticamente impossibile, a meno di trovare il fanatico (ce ne sono in ogni continente), ma che e’ piu’ collezionista che altro. Probabilmente avresti piu’ fortuna con un polacco, che ha vissuto l’invasione giapponese di riflesso, con cartoni importati illegalmente e doppiato con una sola voce.

Mancano i discorsi sul reggiseno di Lamu’, sull’albero genealogico estremamente complicato di Ken (Kaio? Raul? Chi cazzo e’ il fratello? Shin? Toki?), sull’importanza di Holliver Atton (e Bruce Harper) per chiunque abbia avuto 10 anni nella seconda meta’ degli anni 80, su quanto sia complicato inserire un campana di bronzo nel corpo di Jeeg.

Potrei andare avanti per ore, parlando dei robottoni o di tutti quei cartoni targati Bim Bum Bam, Uan e Bonolis – Creamy mon amour – ma sarei costretto a parlare con me stesso, a ricordarmi dei tempi passati o a provare ad intrattenere discorsi dietro ad una chat di messenger. Senza alcool. Che, come sanno tutti, non e’ mai lo stesso.

Poi torno in Italia e obbligo i miei amici ad entrare nella mia confortevole bolla temporale.
E si sa, la favola dei bei tempi di una volta funziona sempre.

D’altro canto, come si puo’ non avere nostalgia dei tempi in cui parole come mutuo, lavoro, tasse e pendolare erano solo fardelli che capitavano ai nostri genitori?
Noi dovevamo preoccuparci solo di leggere Topolino il mercoledi’, il Giornalino la Domenica (venduto dalle suore col sovrapprezzo, bastarde), la gazzetta – quando era decente – se il papa’ ce la prestava.
E le uniche cose che dovevamo ricordarci erano gli orari di inizio dei cartoni, il pomeriggio dopo scuola e la sera prima delle otto, e le partite all’oratorio fino a tarda sera. E di portare un pallone, altrimenti non si giocava mai.

Un soggiorno metrosexual (Pimp my lounge)

E cosi’ mi hanno rifatto il soggiorno. La designer e il tuttofare hanno deciso di fare pace dopo 5 giorni di telefonate e litigate, con il povero producer di Home Channel in mezzo (producer fan di Neil Gaiman in estasi dopo che gli ho prestato Neverwhere, impossible da trovare qui in dvd)

Potete vedere le differenze nelle due foto sotto, quella sopra mostra il mio soggiorno minimale, quella sotto il soggiorno com’e’ adesso.

Color Splash South Africa Make Over

Dulux Color Splash, transformation of the living room

Qui trovate invece la collezione completa delle foto

Sinceramente non vedo l’ora di vedere la trasmissione (tra 2 settimane su DSTV, poco dopo su youtube ovviamente), dopo ho finto il mio stupore per fare contenti un po’ tutti.

Oggi le stesse persone (meno la designer e la crew) hanno ricominciato i lavori per cambiare quello che non piace a me e Lindsey: il pavimento troppo scuro e i due giganteschi specchi appoggiati contro il muro (la designer ha preso le misure sbagliate).
Uno finira’ da qualche altra parte, l’altro sara’ messo in orizzontale, contro il muro verniciato marrone con venature nere (o almeno e’ quello che mi hanno descritto).

Abbiamo deciso di dipingere tutte le piastrelle della casa gia’ che ci siamo (con materiali speciali a quanto pare), anche se per altri 4 giorni dovremo vivere nel mio ufficio…

A spasso coi cani

Avere cuccioli e’ un po come avere figli (almeno da quanto vedo in giro). Finisci col fare 10.000 foto dei cani in posizioni impossibili, mentre dormono, mentre mangiano e, nel mio caso, pure mentre cagano.

Potrei annoiarvi con effetti speciali e raccolte di foto di Cucciola e Bruce in chissa’ quante posizioni, invece vi lascio con una sola foto, che e’ finita direttamente sul mio muro.

Probabilmente perche’ e’ l’unica che merita.

Puppies crossing the bridge

Bruce e Cucciola finalmente attraversano il ponte in Costantia Park da soli.