Correre 50km

Due anni fa avevo partecipato alla stessa gara senza nessun particolare allenamento. Avevo terminato la city2city del 2011 (50km da Centurion, a Sud di Pretoria fino a Johannesburg) in 5 ore e 25 minuti, soffrendo come un cane negli ultimi 15km.

Non dovevo nemmeno correrla, quest’anno. Ma Andy, il marito della sorella di Lindsey, si era messo in testa di trasformarsi in corridore negli ultimi mesi, e mi aveva convinto ad iscrivermi. Durante l’inverno avevamo iniziato ad allenarci insieme, e a fare qualche gara, anche se poi lui finiva regolarmente dietro, di solito appena il sole spuntava all’orizzonte (con una carnagione delicata come la sua il sole e’ il nemico numero uno).

Nonostante tutto gli allenamenti erano frequenti (nel mio caso alternavo con calcio e bici) e a pochi giorni dalla partenza eravamo entrambi pronti, anche se con obiettivi diversi: Andy voleva semplicemente finire la gara entro il tempo massimo (8 ore), mentre io volevo fare meglio di 2 anni fa.

Purtroppo, il giorno della partenza, il mio compare si era tirato indietro, vittima di influenza.
E cosi’ alla stazione di Centurion mi presentavo da solo.

Il piano era semplice: partire e toccare prima possible una velocita’ di crociera (non troppo lenta, ma nemmeno troppo veloce per evitare di stancarmi troppo) di circa 5 minuti e 30 secondi al chilometro, e tenerla il piu’ possibile, in modo da potermi permettere di correre gli ultimi dolorosi chilometri ad un ritmo piu’ basso.

La partenza (alle 6.30 di mattina, con il sole ben nascosto dalle gentili nuvole) era abbastanza lenta, soprattutto per colpa del traffico umano e delle numerose salite (alla fine avrei “scalato” 700 metri…).  Raggiungevo il mio obiettivo solo al 15esimo chilometro, e da li’ riuscivo a mantenere per altri 20 chilometri circa l’andatura desiderata (grazie al Garmin Forerunner, impossible pianificare qualcosa del genere senza riferimenti precisi…)

Il sole faceva capolino intorno al 30esimo chilometro, e mi obbligava a bere piu’ liquidi del necessario (siamo in Africa!) durante gli stop. Ma ormai avevo accumulato abbastanza vantaggio per prendermela comoda una volta che i dolori mi colpivano dovunque, accompagnati da qualche crampo. E cosi’ gli ultimi 10 chilometri venivano corsi ad un ritmo di circa 7 min / km. Arrivavo comunque con un tempone (almeno per me): 4 ore e 55 minuti, 30 minuti in meno di 2 anni fa!

All’arrivo c’erano Lindsey, Kirsten, Andy e Campbell ad accogliermi e congratularsi con me per l’ennesima corsa completata!

I dettagli della gara potete trovarli qui: http://connect.garmin.com/activity/382912156 oppure qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/249269138, mentre qui sotto trovate qualche foto, in attesa dei risultati ufficiali:

Bonitas City to City 50km
Alla partenza

Bonitas City to City 50km
Qualche ora piu’ tardi…

Bonitas City to City 50km
Eccomi!

Bonitas City to City 50km
Un’altra maratona completata

Bonitas City to City 50km
Con Lindsey

Bonitas City to City 50km
Una medaglia da aggiungere alla collezione

E ora, con l’aiuto dell’energia solare, vincero’!

Solar Geyser with evacuated tubes installation

Il mio nuovo geyser (caldaia)

Probabilmente la mia passione per l’energia solare era iniziata negli anni 80, seguendo Daitarn 3 in televisione e la fantastica mossa finale con cui mettava ko i nemici. Anni dopo mi sarei chiesto perche’ non la utilizzava immediatamente, ma poi avrei capito che per accumulare cosi’ tanta energia solare doveva avere l’intera struttura ricoperta in pannelli fotovoltaici…

Nel Nord Italia utilizzare il sole per scaldare l’acqua era un po’ inutile, l’estate durava (e dura) solo 3/4 mesi, e durante l’inverno sarebbe stata una missione impossibile. Idem a Londra. Senza contare che in entrambi i casi il gas (abbastanza economico) scaldava l’acqua della caldaia e il risparmio sulla bolletta non avrebbe avuto l’effetto desiderato.

In Sudafrica invece, dove solo poche zone di Johannesburg sono coperte dai tubi del gas (costruiti qualche decennio fa, e da almeno vent’anni lasciati un po’ andare in malora), tutti si scaldano l’acqua con un geyser elettrico. Fino al 2007, quando l’elettricita’ era una soluzione economica, l’impatto sulla bolletta era minimo.
Dal 2007 in poi, e durante varie crisi di Eskom, l’equivalente sudafricano dell’Enel (soprattutto per colpa del pessimo management BEE, ovvero neri messi al potere senza avere idea di cosa fare), il costo dell’elettricita’ e’ salita in maniera spaventosa, tanto che adesso, nel 2013, una caldaia che rimane accesa tutta la giornata per scaldare l’acqua vale circa il 40/50% dell’intera bolletta.

Qui l’elettricita’ costa un sacco. I motivi sono vari: pessima pianificazione, pessima manutenzione e crescita smisurata dell’utilizzo, soprattutto nelle zone povere (dieci anni fa i neri non avevano telefoni cellulari, adesso tutti ne hanno almeno uno. Immaginate quanti milioni di caricatori sono attaccati alla linea elettrica per ore...).
Senza considerare che il governo negli ultimi 10-15 anni ha fornito energia elettrica gratis (o quasi) alle zone in via di sviluppo, supportando le spese grazie al circa 10% della popolazione sudafricana che paga le tasse…  Un’indagine di Luglio ha scoperto ad esempio che rispetto al costo della vita, l’elettricita’ in Sudafrica e’ una delle piu’ costose al mondo!

Ho notato il rialzo nei costi della bolletta da qualche anno a questa parte, e cosi’ sono passato ai ripari. Grazie ad una serie di progetti extra-londinesi completati nella prima meta’ del 2013, mi sono ritrovato con un po’ di soldi da spendere, ed ho deciso di investire in una soluzione che, se non aveva senso a Milano e a Londra, ha trovato il suo motivo di esistere qui in Sudafrica: l’energia solare.

Solar Geyser with evacuated tubes installation

Solar Geyser with evacuated tubes installation

Due giorni per ridipingere il tetto…

Cosi’, dopo aver dipinto il tetto (un lavoro molto piu’ lungo di quello che mi immaginavo), insieme al mio giardiniere, sono venuti ad installarmi una soluzione solare che utilizza, a differenza dei pannelli fotovoltaici, i tubi a vuoto.
Ho investigato a lungo prima di decidere quale soluzione utilizzare, e alla fine questa mi sembrava la migliore.  Costo finale dell’installazione? Circa 14.000 rand (1000 euro o poco piu’)

Solar Geyser with evacuated tubes installation

P1010962

Tutto installato, tutti felici!

Siamo alla fine dell’inverno qui, e col sole che non batte tanto quanto in estate, ho comunque una quantita’ abbondante di acqua calda per fare di tutto, e senza utilizzare corrente (non scordiamoci che ogni tanto qui arrivano black-out che durano una giornata intera!).  Magari l’energia solare non mi permettera’ di uccidere i meganoidi, ma almeno il risparmio sulla bolletta mi permettera’ di vincere la guerra con Eskom…

Sostenere un’artista (Andrew Sprawson)

Si sa, in ogni famiglia c’e’ sempre quello che si considera artista. Di solito e’ quello che non fa niente dalla mattina alla sera, che passa il tempo a scrivere poesie, o a leggere libri convinto di essere in grado di scriverne uno migliore, oppure quello che dipinge e si crede Picasso.

Per fortuna Andy, il marito della sorella di Lindsey, Kirsten, non e’ niente di tutto questo.
Non dice boiate citando libri di testo, se deve quotare qualcosa lo fa piuttosto da film come Shawn of the dead.
Il suo sogno e’ riuscire a mantenersi come pittore (anche se se la cava con altri materiali) e lavora duramente dalla mattina a sera in ufficio utilizzendo tutto il tempo libero che trova continuando a migliorare i suoi lavori.
Dopotutto ha vissuto poco piu’ di un anno con me e Lindsey, prima nella nascita di Campbell, e so benissimo quanto sacrifichi per riuscire a sfondare in un ambiente che a me rimane totalmente oscuro.

Finalmente da un po’ di tempo a questa parte (un annetto buono) la fortuna ha iniziato a girare dalla sua parte. Piano piano sta diventando uno di quegli artisti sulla cresta dell’onda dell’ambiente locale (di Johannesburg), e dopo aver partecipato ad uno show misto (con altre 2 persone), ed essere arrivato nei top 5 del piu’ grande concorso artistico sudafricano (ABSA L’Aterlier Art Competition), l’Ithuba Arts Fund ha deciso di sponsorizzarlo per uno show personale.

Precious Territory by Andrew Sprawson

Cosi’ io e Lindsey siamo andati a vedere il suo show intitolato “Precious Territory” (la descrizione potete leggerla nella foto li’ sotto). 15 dipinti, di cui uno venduto direttamente la prima serata (per circa 10.000 rand, 750 euro, non male!), e un buon successo di pubblico.

Precious Territory by Andrew Sprawson

Ovviamente io sono andato li’ in divisa da critico italiano, commentando i lavori in lingua madre per attirare un po’ di attenzione verso i suoi lavori.

Precious Territory by Andrew Sprawson

Non si sa mai. Alla fine a casa mia ho ancora appeso un dipinto che Dario Fo dedico’ a me e Lindsey per il mio matrimonio (tramite mia sorella), mentre nel soggiorno ho uno dei primi grossi lavori di Andy. Sia mai che un giorno il valore di entrambi schizzera’ in alto (si spera prima che muoiano!)

Precious Territory by Andrew Sprawson

Il dipinto preferito da Lindsey, e venduto la sera stessa

Correre nel far west (south, really)

Potrei semplicemente mostrare le solite foto della gara svolta questa mattina, la RAC 10km, che per almeno 7km segue (partenza e arrivo) il temibile percorso della Tough One che faccio ogni anno:

RAC 10km

RAC 10km

E poi raccontarvi di una 10km corsa ad un passo decente (obiettivo: stare sotto i 50, ottenuto senza problema), nonostante il solito infortunio calcistico (coscia, questa volta).

Invece stavolta, durante la solita gara domenicale, e’ successo qualcosa di completamente diverso: io (e il resto dei corridori intorno a me) siamo finiti (quasi) in mezzo ad una sparatoria tra polizia e criminali che avevano assalito un furgono portavalori nel parcheggio di un centro commerciale. Centro commerciale che costeggiava il percorso (tra il terzo e il quarto chilometro) della gara odierna!

Tutto mi sembrava un po’ strano gia’ quando, arrivato all’incrocio di William Nicol e Republic Road, vedevo una ventina di lavoratori, neri (impiegati del centro commerciale, probabilmente il turno mattutino dei vari ristoranti), correre nella direzione opposta, urlando in quella lingua che, anche quando parlata sottovoce, assomiglia sempre ad un urlo unico.

Vedevo poi un poliziotto giocare a nascondino dietro ad un muro del parcheggio, sparando un po’ alla cieca nella direzione opposta alla mia. Purtroppo la direzione opposta del poliziotto corrispondeva alla linea di tiro dei criminali (a quanto pare 6 o 7, a seconda degli articoli online, e una volta che un proiettile sparato arrivava sulla strada dove stavamo correndo, iniziava il panico assoluto. Tutti tentavano di nascondersi dietro agli unici ostacoli (i tronchi degli alberi sul viale alberato), altri invece facevano marcia indietro e invece di affrontare la salita del quarto chilometro decidevano di tornare indietro.

Io? Visto che di essere colpito non ne avevo voglia, semplicemente acceleravo lunga la perfida salita e mi lasciavo la confusione indietro, probabilmente guadagnando un 200 posti in classifica grazie al ritiro o alle reazioni negative dei corridori intorno a me…

I dettagli della gara come al solito qui: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/182780523?&tripIdBase36=30tmcr (notare tra l’altro la grande accelarazione in salita poco prima del quarto chilometro…

 

 

Bon Jovi in Johannesburg

Inutile nasconderlo: non volevo neppure andarci.
Bon Jovi, reduce degli anni 80 e 90, non era mai stato uno dei miei gruppi (o cantanti, c’e’ sempre confusione…) preferiti. Ma, dopo aver visto gli U2 due anni fa nello stesso stadio, e grazie a 2 biglietti gratis, avevo cambiato idea (soprattutto grazie ai 20 euro circa risparmiati…).

Soccer City, o FNB stadium come e’ chiamato da qualche tempo, e’ uno stadio che rimane spettacolare, anche grazie all’utilizzo molto piu’ frequente rispetto ad altri pachidermi costruiti per la coppa del mondo di 3 anni fa.
La squadra piu’ popolare (Kaizer Chiefs F.C.) ci gioca molte partite casalinghe, e tutti i concerti di un certo calibro utilizzano le strutture dello stadio. Ad esempio il giorno dopo il concerto di Bon Jovi, Justin Bieber avrebbe intrattenuto circa 90.000 bambine (e genitori che ancora adesso ringraziano l’alcool in vendita al concerto).

Approaching the stadium

Almost in!

Certo, la sicurezza a quanto pare non era granche’, visto che l’incasso per merchandising e cibi/bevande era stato rubato la stessa serata del secondo concerto….

Ma torniamo a Bon Jovi. Dopo i soliti opening acts che non caga nessuno, arrivava col resto della storica banda (insieme dal 1983!!!) alle 9.54, e ci rimaneva fino alle 11.54. 3 ore. 3 ORE!

Olaf and Lindsey

Still going after almost 3 hours

In 3 ore, con pochissime pause e senza balletti vari (vero Justin?) oppure momenti di riflessioni su come salvare il mondo (vero Bono?), il cinquatunenne di origine italiane (New Jersey Style!) dominava il palco, cantando e rockeggiando come pochi altri fanno di questi tempi. Assoli di chitarra, cori da stadio, momenti (semi) improvvisati col pubblico e lunghe chiome ancora semi intatte.

Lindsey in the mood

Another picture of the stage

Sono state 3 ore trionfali e divertentissime. Certo, delle circa 30 e passa canzoni ne conoscevo solo le piu’ famose (Bad Medicine, Livin’ on a Prayer, You give love a bad name, It’s my life e ovviamente Always) ma l’entusiamo del pubblico (le uniche persone nere erano quelle che vendavano bevande o gelati) era alle stelle anche nei momenti piu’ rilassati.

Ogni tanto un concerto cosi’ ci vuole. Star di questo calibro non vengono spesso in Sudafrica e, quando tornano (Bon Jovi non tornava da 18 anni circa), ricordano alle persone i vecchi tempi.
Vecchi tempi che troppo spesso in Sudafrica non sono nemmeno nominati, perche’ associati all’apartheid…

Great fun!

The massive (standing) crowd