Riconoscere i propri limiti

Doveva succedere prima o poi. Dopo 3 anni e 61 partite di campionato, non ho terminato i 90 minuti sul campo. Dopo essermi infortunato alla coscia settimana scorsa, ho provato a stringere i denti, fasciarmi la gamba, e continuare a giocare.

Per 45 minuti ho corso dove potevo, sono riuscito a fornire un assist per l’1-0 (giocavamo contro la prima in classifica, risultato finale 4-0 per noi!) ma poi mi sono arreso e, per la prima volta in cosi’ tante partite, ho dovuto ammettere che avermi in campo era deleterio per la mia squadra.

Al decimo del secondo tempo ho chiesto il cambio, e un giocatore nato nel 1994 (17 anni piu’ giovane di me!) mi ha sostituito, fornendo velocita’ alla manovra che io ormai rallentavo.

E’ stato strano vedere la proprio squadra vincere e dominare anche senza di me li’ in mezzo al campo. Ma per tutti arriva un momento di dire basta. Di capire che e’ inutile non camminare per 2 settimane quando puoi uscire prima e rilassarti col ghiaccio sperando in un recupero piu’ veloce, mentre la squadra gioca benissimo anche senza di te…

Per la prima volta in tanti, tantissimi anni, mi sono sentito un ex-giocatore…

 

Spring day: felicita’ e’ fare sport e non indossare mutande.

E’ arrivata la primavera qui in Sudafrica.
Iniziata ufficialmente il primo di Settembre (Spring Day), si sentiva nell’aria da almeno 2 settimane.

Orma non piove da fine Maggio (tranne una strana nevicata qualche settimana fa)  e quando la pioggia arrivera’ segnera’ l’inizio dell’estate locale.
Di giorno fa sempre caldo (20-25 gradi di media), ma, a differenza dell’inverno, di sera la temperatura non crolla.
I cani non saltano piu’ sul letto durante la notte per scaldarsi tra me e Lindsey, e io ho gia’ assunto l’uniforme ufficiale estiva: canotta, pantaloncini e sandali.

Niente scarpe, calze e, se mi sento lazzarone di prima mattina, i boxer rimangono nell’armadio.

La stagione calcistica si sta avviando verso una conclusione non troppo esaltante, e ormai sto guardando oltre: alle gare di bicicletta, podismo e (si spera) triathlon che mi aspettano nei prossimi mesi in cui mi godro’ il clima africano.

Sabato, alla Spirit Of Flight (una delle mie 10km preferite, all’interno di una base aerea militare), ho completato il percorso in 44:36, il secondo miglior risultato personal di sempre.
Nel pomeriggio, invece, mi sono trovato a guidare circa 100km (50 andata/ritorno) per andare a giocare nel pessimo sud-est di Johannesburg, dove abbiamo perso 3-1 su un campo di patate…

I dettagli della gara sono su runkeeper: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/114282684

Spirit of the flight 2012

Spirit of the flight 2012

Spirit of the flight 2012

Sentirsi un tedesco

Torni a casa e sono le 11 di sera. Sei ancora sporco, hai ancora un po’ di sangue sulle ginocchia e sei incazzato. La mancanza di acqua calda nelle docce del campo sportivo non ha certo aiutato.

Hai appena finito di giocare 120 minuti, e sai benissimo che meno di 48 ore dopo dovrai giocarne altri 90, stavolta in trasferta, in culo ai lupi.
Il campionato continua ma il sogno di andare avanti nella coppa di lega e’ finito qualche ora fa.

Il risultato sul tabellona sa di beffa. 4-3 ai tempi supplementari. Tu e la tua squadra siete andati in vantaggio due volte, e per due volte di fila il Durban United (maledetta squadra di indiani che gioca nella categoria superiore) ha pareggiato a pochi minuti del fischio finale.
A 5 minuti prima della fine del primo tempo. A 10 minuti prima della fine del secondo tempo.

Sono cose che fanno male. 

Eppure, in una stagione in cui intorno a te avrai visto 20-30 giocatori diversi (maledetti infortuni e vacanze), per una sera tutto stava andando bene. Sono tornati i tackle, la volonta’ di vincere, la cattiveria sportiva. Ma non e’ bastato.

Sei seduto davanti al computer di notte (Lindsey e’ andata a dormire) dopo un bagno in cui ripensi alla partita.
Perdere fa sempre male. Ripensi all’1-0, a come sei riuscito a passare la palla in mezzo a 4 giocatori per liberare il tuo compagno per il goal. Ripensi ai tackle e ai mille falli fatti (senza ricevere un cartellino) per fermare una squadra che puntava su velocita’ e passaggi. Ripensi al tuo goal, quello del 3-4 finale, su deviazione volante da punizione.

Ma non e’ bastato. Ti gratti il ginocchio (il sangue ormai si e’ trasformato in una lunga crosta) e sei ancora incazzato. E’ un anno storto. Segni come non mai (9 reti fino ad adesso) ma la difesa continua a farti incazzare, con tutti quei goal presi.

A 35 anni corri come i ventenni che ti circondano, ma non basta. Non basta mai quando si perde.

Hai 35 anni, e ancora adesso ti porti dietro i ricordi delle tantissime sconfitte da quando giochi ad oggi. Ti ricordi il 3-4 con l’Arconate nel 1990, il 0-8 contro i Soccer Boys nel 1989, le sconfitte ridicole in cui segnavi (3-7 con l’Arlunese a meta’ anni 90) e quei tristi 1-0 in Inghilterra. Ti ricordi le sconfitte a Londra, in Polonia, un po’ dovunque nell’Alto Milanese, in Sudafrica. E ogni sconfitta fa sempre male.

Tuo padre ti diceva sempre di smettere di piangere quando tu o il Milan perdeva. Con gli anni ho smesso di piangere quando il Milan perdeva, ma non ho mai smesso di incazzarmi quando io tornavo a casa sconfitto.

Vittorie? Certo, ci sono state. E aiutano, un sacco. Ma le archivio in fretta. Sono le sconfitte che mi rovinano il fegato.

Chiedi ad un tedesco. Tre mondiali vinto secoli fa (1954, 1974 e 1990) e in mezzo tante, troppo sconfitte in finali e semifinali. Soprattutto grazie a maglie azzurre. Chiedi cosa si ricordano. E ti bestemmieranno dietro ogni volta che nominerai un Rivera, un Rossi, un Grosso o un Balottelli…

Goal e medaglie africane

Con le Olimpiadi ormai al termine (in assoluto le mie preferite dal 1996 a questa parte), sono tornato a fare sport come si deve.

Dopo una settimana gelida (neve! In Sudafrica!), il sole tornava finalmente a scaldare per un weekend dedicato allo sport.

In piedi gia’ alle 5, mi incontravo con Jill mezz’ora dopo per guidare verso Pretoria e partecipare ad una delle 15km piu’ dure della zona: la Ocean Basket Marcel van’t Slot Memorial.
Tra tutte le distanze che di solito corro (dalla 10km alla maratona ogni tanto), la 15km e’ una di quelle distanze che piu’ mi piacciono: impegnativa piu’ della 10km (distanza che corro in allenamento) ma non abbastanza stancante come una mezza maratona, soprattutto se poche ore piu’ tardi devo andare a giocare a calcio.

Il percorso collinare non aiutava certo a prendere il ritmo, ma nonostante sessioni di allenamento nelle gambe sono comunque riuscito a concludere a poco piu’ di un minuto dal mio personale: 1.17.26

Il dettaglio della gara lo trovate su runkeeper, come al solito.

Ocean's basket Marcel Van't Slot Memorial

Ocean's basket Marcel Van't Slot Memorial

 

4 ore piu’ tardi mi presentavo al Panorama Sports Club per l’ennesima giornata di campionato, stavolta per giocare nel derby contro il Panorama riserve (ammesso alla nostra lega). Il risultato finale? 10-0. Dieci a zero!

Ho segnato 2 goal, servito 2 assists, colpito i legni due volti e sbagliato altri due goal davanti al portiere. Il tutto giocando dietro le punte e con 15km di “riscaldamento” nelle gambe!

Settimana prossima dovrei provare a fare una maratona di mattina e vedere quali saranno i risultati nella partita del pomeriggio…

Un glorioso sabato sportivo

Era da troppo tempo che non partecipavo ad un gara podistica. Da fine Aprile!

Durante il lungo periodo che separa la fine dell’estate con il freddo invernale, sono successe un sacco di cose che mi hanno tenuto lontano dalla corsa in generale: Jill si e’ infortunata ad un occhio, poi io mi sono spaccato la caviglia (rinunciando alla corse ma continuando a giocare a calcio!), ed e’ arrivato il freddo mattutino – svegliarsi alle 5 di sabato mattina per correre 10km di colpo sembrava una cattiva idea – senza contare che il mese scorso sono andato in Europa.

Stavolta Jill mi ha convinto a partecipare ad una gara di solito riservata agli Afrikaneers (i sudafricani di originer boera), la Springbok Vasbyt in Pretoria.
La gara ha un significato particolare per i boeri in quanto partenza e arrivo sono posizionate alla base del Voortrekeer Monument, un colossale monumento dedicato ai quei boeri che secoli fa attraversarono mezza Sudafrica (da Cape Town fino a Pretoria) per fondare i primi insediamenti nell’entroterra sud africano.

Springbok Vasbyt
Pretoria vista dal parco del Voortrekker Monument

Il parco nazionale intorno al monumento (una specie di cubo massonico-Borg di mattoni) era tutto dedicato alla storia boera (ci sono musei, percorsi storici, e una vecchia base militare costruita da italiani!), e il percorso della 10.5km si svolgeva all’interno del parco.

Springbok Vasbyt
Il Voortrekker monument

A differenza delle solite gare, solo i primi e gli ultimi 2 km erano su strada, il resto era un saliscendi sulle colline circostanti, correndo su rocce, terra e fieno. Jill e io eravamo partiti come al solito dal fondo, e presto avevamo capito che era impossibile cercare il risultato clamoroso: sorpassare la fila indiana di corridori che tentavano di scalare la collina era troppo pericoloso.
Cosi’ mi sono rilassato e mi sono goduto il panorama circostante.

Alla fine ho concluso i 10.5km in 1 ora e 15, di cui almeno 1 ora passata a camminare in fila indiana scalando la collina!

Springbok Vasbyt
La prima medaglia invernale

Springbok Vasbyt
Dettaglio della medaglia

Il resoconto della gara come al solito lo trovate su runkeeper

Un’ora piu’ tardi tornavo a Johannesburg per una colazione super veloce con Lindsey e i cani, tutti appena svegliati, per poi presentarmi alle 11 a Trezona Park per una partita di campionato anticipata ad un orario folle (mezzogiorno).

Con 10km nelle gambe ma una voglia matta di correre (avevo ancora energie accumulate durante la mattinata), la partita era iniziata alla grande: in 20 minuti andavano avanti 2-0, ed in entrambi i goal c’era il mio zampino: passaggio filtrante in area per il primo goal, e poi il secondo realizzato dal sottoscritto, a tu per tu con il portiere: palla infilata nell’angolino.

Purtroppo ancora una volta il nostro pessimo portiere ha tradito le aspettative (gia’ basse): due tiri da 30 metri e due goal. 2-2 e fine primo tempo.

Il secondo tempo non ha avuto nessuno spunto particolare fino all’ultimo minuto della partita. Su calcio d’angolo svettavo di testa e segnavo il 3-2 definitivo (non capita spesso che usi la testa per segnare…)

Dopo la partita, abbiamo trascorso il resto del pomeriggio al pub di Trezona Park per festeggiare, festa che e’ poi continuata fino a tardi a casa di uno dei miei colleghi calciatori, con un barbecue al volo e (troppi) litri di birra… (sto scrivendo questo articolo alle 11 di Sabato sera, dopo aver passato 7 ore a bere e fare il pirla)

Some beers after a hard football game
Troppe birre