Bart

Bart doveva essere uno schnauzer. Era piccolo, nero, e quando mia sorella lo aveva portato a casa dal canile nel millennio scorso, tutti erano sicuri che sarebbe stato un cane di stazza piccola-media.

Nessuno glielo aveva detto.

Bart per anni ha continuato a crescere, il suo pelo ha continuato a schiarirsi (da nero pece fino a quel grigio pecora) ed allungarsi, fino a raggiungere i 40 o 50 chili. Anche se almeno 30 erano di pelo.

Non ha mai smesso di essere un cucciolo. Nessuno gli ha mai chiesto di crescere, e tutto quello che voleva era una carezza o una grattatina mentre si allungava sul pavimento.

Bart amava Pulce, il mio gatto mafioso che ci ha lasciato in una primavera del 2005, proprio come Bart.
Pulce, dopo essere stato padrone della casa per 5 anni, si era trovato a condividere successivi 7 anni l’affetto della famiglia con questo cagnolone un po’ sbadato. Pulce non amava Bart, ma lo sopportava, e, quando era annoiato, ci giocava un po’.

Bart amava tutti. Non aveva mai attaccato nessuno, e al massimo lo avevo costretto a pisciare sulle macchine di quelli che mi stavano sulle palle, durante le (purtroppo) rare passeggiata che facevo con lui.

Gia’, perche’ alla fine Bart era quello che aveva compensato in famiglia durante i miei anni lontano da casa. Quando era arrivato, subito dopo ero partito per militare. Dopo 2 anni passati a vivere insieme (e talvolta lottare per il possesso del letto), ero partito per quel di Londra, e da quel lontano 2001, la mia stanza e’ diventata la stanza di Bart.

Mio padre ogni tanto sbagliava e mi chiamava Bart.
Mio padre ogni tanto si confondeva e chiamava Bart Olaf.

Bart era grosso, ma era delicato. Potevi tenere 2cm di wurstel al pollo in bocca, e lui sarebbe riuscito ad afferrarlo senza neppure toccarti le labbra.

Quando mi chiedevano all’estero a cosa serva il bidet, io rispondevo che era un gesto di civilta’ verso i cani, la loro fontanella preferita.

Bart amava Olga, e immagino che il 2005 per lui fosse stato un anno un po’ miserabile. Io a Londra, Olga in Brasile, e Pulce morto. Solo lui e mio padre.

Bart amava mio padre. Bart amava Olga.

Bart odiava il giardino, tanto da scavare buche dovunque per nascondere ossa che comunque si sarebbe scordato il giorno dopo.

Bart dormiva dovunque voleva. Soprattutto nel mio letto, ma in estate adorava la cantina. In estate Bart dormiva fuori, cosi’ come mio padre.

Bart odiava il telefono. Ogni volta che qualcuno era al telefono, lui abbaiava. Forse perche’ voleva che chiunque fosse dietro a quella cornetta smettesse di parlare per accarezzarlo.

Mio madre chiamava Bart Bartolomeo, ed era l’unica. E diceva che quando estendeva quella zampotta posteriore sembrava Nureyev.

Bart ha conosciuto tutte le ragazze importanti degli ultimi 10 anni della mia vita. Ha visto Anna, ha conosciuto Alessia (che nel 98, prima dell’arrivo di Bart, aveva conosciuto Pulce), e ha passato ore a parlare in inglese con Lindsey. Ha provato anche a parlare in polacco con Ola, ma a quanto pare Ola non era di suo gradimento (avrei dovuto capirlo allora).

In verita’ qualsiasi ragazza che sia passata a casa mia non ha potuto fare a meno di parlare o giocare con Bart.

Bart era piccolo prima che arrivassero le macchine digitali. E cosi’ ho solo qualche foto e qualche polaroid di quando era cucciolo. Ma dal 2001 in poi, e’ sempre sullo sfondo di qualsiasi foto fatta a casa

Bart era l’eroe delle feste. A suo agio con 2,20,50 persone. Che regolarmente davano cibo di nascosto ad un cane che comunque mangiava gli spaghetti cucinati apposta da mio padre.

Bart si era ubriacato una volta, leccando Martini da una bottiglia rotto. E andando a barcollare e sbattere dovunque.

Come mi ricorda Olga, la parola “Andiamo” era vietata in casa nostra. Era l’inequivocabile segnale che era l’ora della passeggiata, e usarla senza attenzione provocava delusione e un disperato abbaiare del povero cagnone lasciato dietro al cancello

Bart adorava i miei amici. Da quelli che ogni tanto erano andati a dargli da mangiare mentre la famiglia era in trasferta, a quelli che venivano ogni morte del papa. Bart adorava gli amici di Olga. Bart era amico di tutti.

Bart era un po’ tonto. Aveva un’espressione tonta. Ma era il nostro tontolone.

Bart ieri e’ morto. Olga mi ha chiamato nel mezzo della notte (quando ricevo chiamate intercontinentali dopo le 9 di sera comincio sempre a preoccuparmi) per darmi la triste notizia.

Bart mi ha fatto piangere. Ieri sera, e anche adesso mentre scrivo.

Bart mi manca.

Olaf, Olga and Bart

Con me e Olga a capodanno

Drinking

Mentre beve dalla sua fontanella preferita

Sleeping

Addormentato

Bart e Pulce nel 2004, durante la visita di Ian e Sarah

With dad

Con il papa’

With a shoe

Con una scarpa

In all his beauty

Bart 1998-2010

Amare l’Europa, guardare al futuro. Dieci motivi per non dimenticare. Dieci.

Lo so, ci e’ voluto quasi un mese e mezzo per trovare il tempo di scrivere 10 ragioni che stavolta hanno reso un po’ piu’ difficile il ritorno in Sudafrica.

Qui continua a fare un caldo pauroso di giorno (al momento tutte le finestre di casa sono aperte, sono in mutande, e ho gia’ bevuto 2 litri d’acqua, tra poco saro’ obbligato a buttarmi in piscina) mentre di notte tutto il caldo accumulato si trasforma in temporali epici ed elettrici che mi obbligano a spegnere quasi tutto, per evitare disastri come l’anno scorso.

La stagione calcistica e’ ricominciata. Per colpa della coppa del mondo che arrivera’ qui tra 4 mesi, il campionato e’ stato completamente rivoltato: inizio ufficiale fine di Febbraio e termine finale ultima settimana di Maggio!
Presto giocheremo due volte alla settimana (mercoledi’ e sabato) e ci alleneremo il martedi’ e il giovedi’.

Ormai tra allenamenti e corse varie (fino ad adesso nel 2010 mi sono sparato due 10km e una 15km competitive) sto tornando in forma, anche se giocare di sabato pomeriggio, sotto questo sole, e’ da suicidio.

Nell’ultima visita italiana ho avuto occasione di andare a fare visita ai vecchi amici dell’AC Canegrate, finalmente trovando il tempo di vedere Colombo, lo storico presidente, grazie ai soliti sforzi organizzativi di Zanzottera, dirigente. (qui trovate l’articolo sul loro sito)

Ed e’ sempre bello essere ricordati (forse in maniera leggermente migliore della realta’ dei fatti, ma immagino sia normale) ed essere premiati con questa:

A nice gift from my old team

E l’ego intanto continua a crescere…

Amare l’Europa, guardare al futuro. Dieci motivi per non dimenticare. Nove.

Non ho mai avuto fortuna con i visti.
Appena arrivato, da non ancora sposato, mi fecero penare l’anima per ottenere un misero visto di soggiorno di 2 anni. Per qualche giorno il mio status divento’ addirittura immigrato illegale.

Due anni dopo, sposato, regolarmente registrato come residente temporaneo (anche se la residenza rimane italiana, visto che sto ancora aspettando i documenti sudafricani per registrarmi sposato e residente da queste parti – per lo stato italiano sono ancora scapolo) , qualcuno tenta di incastrarmi in qualsiasi modo.

A Luglio , con qualche mese di anticipo, mi sta per scadere il visto.
Mando la richiesta, e mesi dopo sorpresa! I documenti a Pretoria sono stati persi. Rimando la stessa richiesta, ma ormai il mio visto e’ scaduto e non me la accolgono. Viaggio in Lesotho, volo in Botswana, giusto per ottenere una maledetta estensione, e finalmente mi accettanno la richiesta.

Passano settimane, poi mesi. Prima di partire per l’Europa per il mio viaggio natalizio, mi dicono che manca un documento, ovvero la mia fedina penale. Organizzo in fretta e furia con mia madre e il 24 dicembre vado in Questura e ottengo un certificato d’urgenza. Torno in Sudafrica, consegno il documento, e aspetto.

Due giorni dopo mi arriva questo:

The visa extension

Un certificato che in pratica mi dice: "Grazie, abbiamo qui i tuoi documenti. Pero’ ci vorra’ un po’ di tempo per processarli. Torna pure tra [……] giorni e [……….] settimane per avere ulteriori informationi"

E pensare che in Europa viaggiavo fino da prima del crollo del muro di Berlino con 2 passaporti e in pratica potevo stare dovunque senza troppo sbattimenti…

Amare l’Europa, guardare al futuro. Dieci motivi per non dimenticare. Sei. Sette. Otto.

Non mi ricordo nemmeno da quanto tempo non riuscivo ad organizzare un natale o una settimana visitando tutti i rami della famiglia Olgiati (tre, quello di mio padre e dei suoi due fratelli Tino e Giulio, purtroppo entrambi non piu’ con noi).

A questo giro, grazie ad una sofisticata pianificazione (incastrare lavoro, famiglia, amici e viaggi quando poi alla fine uno vorrebbe anche un po’ riposare e’ sempre difficile), sono riuscito nell’intento.

Lindsey aveva sempre incontrato il resto del clan in visite veloci, dove non aveva mai avuto occasione di parlare oppure passare semplicemente un po’ di tempo con loro. Stavolta invece si e’ sorbita tutta la famiglia per giorni e giorni. Mangiando, bevendo, cercando di intercettare frammenti di discorso, oppure parlando con tutti quelli capaci di comunicare in inglese.

Prima di Natale siamo riusciti ad andare a mangiare al ristorante da mia mamma, ora felicemente risposata, con Germano, Lindsey e Olga. Cibo fantastico ma quantita’ decisamente eccessive!

A Natale, Lindsey, Olga, mio padre e io siamo andati da Renato, Mariangela e zia Carla, a passare la giornata nella mitica taverna dove per anni ho passato i miei Natali migliori in compagnia di tutti, cugini, nonni e zii, aspettando di scartare i regali e trovare Lego o Transformers, pronti per diventare parte integrale dei giochi assurdi che facevamo io e mio cugino Davide.

Poi dopo un capodanno fantastico passato con amici a casa mia, abbiamo preso il treno e  siamo andati in quel di Andalo, sulle montagne trentine. Altri fantastici giorni con Davide, Simona (e Marco e Tommaso), Mariano e ovviamente Zia Graziella, giorni spesi a mangiare leccornie locali e bere grappa (che a quanto pare e’ veleno per i sudafricani, incapaci di berla).

Siamo tre famiglie piene di ricordi, un po’ tristi per la mancanza di persone che avevano reso i Natali speciali quando eravamo tutti bambini, ma ancora piene di energie e pronte ad accogliere il primo erede della prossima generazione… (siamo tre maschi, ma a quanto pare essendo l’unico sposato la pressione e’ tutta su di me!)

Christmas with the family

Olga e mamma

Christmas with the family

Zia Carla, regina dalla casa

Christmas with the family

A casa di Renato e Zia Carla

Christmas with the family

Ovviamente ecco Bart! Con la sua fantastica sciarpa regalo di Lindsey

Christmas with the family

Papa’ cucina per capodanno

Christmas with the family

Olaf, Zia Graziella e Davide

Christmas with the family

Simona, Tommaso e Marco

Amare l’Europa, guardare al futuro. Dieci motivi per non dimenticare. Cinque.

Comunicazione vealoce:

La mia ferita di settimana scorsa ormai si e’ rimarginata alla perfezione. Il taglio era netto e una volta tolti i punti la mia faccia mi sembra bene o male la solita.
Scrivo qui il follow-up per evitare che persone preoccupate mi chiamino di notte per sapere come e’ andata a finire (come ieri mio padre, giustamente preoccupato dalla mancanza di notizie).

Continuo qui invece con la lista dei 10 motivi per cui tornare in Sudafrica dopo 2 settimane passate circondato da amici e famigliare e’ stato piu’ difficile del solito.

Quest’anno, per la prima volta dopo… 10? 11? anni avevo deciso di festeggiare il capodanno in Italia, a casa mia. Prima di partire per Londra mi ricordo un capodanno passato a Molino Dorino (nel 2000) e uno in Veneto (l’anno prima), ma poi la memoria mi abbandona.

Per anni ho festeggiato il capodanno a Londra in compagnia del mio co-inquilino irlandese semplicemente mangiando schiffezze, bevendo di tutto, e guardando American Pie / Animal House / Bachelor Party (a scelta) seguito da un porno di qualita’ pessima, di solito scelto da Rob, prima di andare a letto alle 2.

L’anno scorso non mi ricordo neanche cosa avevo fatto (probabilmente ero ubriaco in piscina).
Quest’anno, invece, volevo rivedere tutte le solite facce note sotto il sicuro tetto di casa mia.
Con Olga e Davide assenti giustificati (capodanno a Chamonix ed esercito rispettivamente) e Massi desaparecido, la banda era formata da me, Bart, mio padre, Lindsey, Beppe + Claudia (incinta), Mera + Luciana, Marco + Claudia (non incinta) + Giamba e Renato.

La serata e’ stata davvero fantastica. Cibi cucinati a casa, salumi di alta qualita’ (come solo in Italia), alcool a non finire nel bar organizzato perfettamente dalla mia grandissima sorella, e partite a Rock Band dove ho esibito la mia voce (pessima) e il mio stile (fantastico).

Non so se in futuro riusciro’ ancora a fare parte di serate simili (e’ sempre piu’ difficile organizzarle, specialmente quando non si sa mai la data del ritorno), ma le decine di foto su flickr (trovate piu’ foto sul sito) saranno testimonianze eterne che anche a capodanno ci si puo’ davvero divertire, specialmente in compagnia di amici.

New Year's eve Party

Mio padre collauda i drink

New Year's eve Party

Il menu lasciato da Olga

New Year's eve Party

Cugini

New Year's eve Party

Davanti alla tavola attrezzata da Lindsey

New Year's eve Party

Giamba collauda altri drink

New Year's eve Party

The Voice

New Year's eve Party

Pronti a mangiare

New Year's eve Party

Papa’, Beppe, Claudia e Lindsey

New Year's eve Party

Il barista

New Year's eve Party

Buon 2010

New Year's eve Party

Giochi pericolosi

New Year's eve Party

I Meraviglia festeggiano con un bacio

New Year's eve Party

Altri giochi pericolosi