Da tempo non tornavo a Maggio in Italia. Per la precisione dal 2004. 10 anni fa (vivevo ancora a Londra e i miei cari amici Ian e Sarah, ora da tempo residenti a New York, erano venuti a passare un veloce weekend con me).
Con la scusa di un matrimonio in Polonia fare scalo (e tappa) in Italia era scontato.
Dopo un viaggio lunghissimo, con uno scalo a Dubai di circa 10 ore (dove, per passare il tempo, ho dormito negli snoozecube, dei cubi isolati all’interno dell’aereoporto del costo di circa $20 dollari all’ora, sempre meno di una notte nell’albergo all’interno dello scalo…), arrivavo a Malpensa stanco morto, noleggiavo una macchina e mi presentavo a Canegrate.
Rilassato all’interno di un cubo
L’idea era di rilassarmi, e fare un po’ di sport visto che da troppe settimane ero diventato un lazzarone. Poi, dopo 4 giorni, avrei preso mio padre e l’avrei portato in Polonia per un viaggio in terre che avrebbe avuto difficulta’ a riconoscere, per poi tornare in Italia, spendere 2 giorni e ripartire direzione Sudafrica.
Cosi’, di Domenica mattina, eccomi a Ceriano Laghetto (un nome ingannevole visto che questo laghetto non lo ha visto proprio nessuno) per una 14km in compagnia delle solite facce: Davide, Mera, Luciana e Olga. E, come ospite speciale (anche lui preso dal vizio della corsa) ecco tornare Beppe.
L’idea era di correre con Beppe e tentare di fare un tempo decente in un percorso misterioso. Erano da anni che non correvo insieme a lui.
L’ultima volta, tolti gli allenamenti di calcio (un infortunio lo ha tolto dalla scena calcistica locale alla fine degli anni 90!), era stato alla campestre autunnale dello scuole medie, dove io arrivavo sempre terzo e lui sempre quarto (i primi due arrivano ogni anno nella stessa posizione…). Stiamo parlando della fine degli anni 80…
La partenza, dalla piazza di Ceriano, era un po’ caotica, con due curve ad imbuto dopo pochi metri. Per evitare la folla uscivo dal percorso segnato e in qualche modo riuscivo a infortunarmi al polpaccio. E cosi’, con 13.8 km da percorrere, dovevo rassegnarmi all’idea di finire la corsa senza nessuno tempo decente.
Poco dopo la gara
Foto di gruppo
Per fortuna Beppe, da buon storico amico, decideva di fare la corsa con me, mentre soffrivo in tutti i modi: i semi di pioppi, sparsi dal vento, mi entravano in qualunque orifizio, e presto iniziavo a starnutire, a ruttare, oppure a liberarmi di gas accumulati durante il viaggio transcontinentale.
Davide, mio padre e io
L’umidita’, nonostante fosse nella norma per la zona, per me era comunque troppo alta, abituato al clima secco di Johannesburg, e mi ritrovavo disperato per un po’ d’acqua, io che in una 20km di solito bevo una volta sola.
Infortunato!
Finivamo il percorso (13km invece di 14km) in un tempo decente dopo un inizio lento, per poi aspettare il resto della truppa e festeggiare in piazza.
Informazioni sulla gara le trovate qui
Poche ore dopo la famiglia Olgiati richiedeva la mia presenza a casa di Renato per un pranzo modello Natale dei tempi passati, con invitata speciale mia cugina Simona (che da anni vive nel Trentin0) ed io, che ormai dal 2001 vivo lontano da Canegrate.
Riunione famigliare
Il cibo era abbondante e l’alcool pure, tanto che per rivedere Beppe (e Massi, un altro amico storico), dovevo aspettare di passare un po’ di tempo prima di guidare verso la grigliata che avevano fatto nel frattempo.
Inutile dire come sia sempre strano rivedere i miei amici e scoprire che il loro mondo va avanti benissimo anche senza di me: sposati, con figli e con una carriera stabile.
Io sono stato praticamente assente per 13 anni (e lo saro’ ancora chissa’ per quanto tempo), e fa sempre piacere rivederli e potere parlarci senza avere pause imbarazzanti per coprire gli anni passati lontano.
Il giorno dopo invece era la volta del cenone (un altro massacro di ottimo cibo e ottimo alcool) a casa di mia madre, in compagnia della famiglia di suo marito (tecnicamente suo figlio e il mio fratellastro). Io, abituato ai silenzi di casa mia, per un po’ venivo frastornato dal continuo parlare di tutti gli ospiti, ma poi riuscivo ad adattarmi e passare una grandiosa serata.
A casa di mia madre
Martedi’ era tempo di cucinare la pork belly (la pancia del maiale) a mio padre, mia sorella, Davide, Renato e il mio cane. Era stato impossible trovare un taglio di maiale ideale, visto il diverso utilizzo di quella parte del porco che si fa in Italia. Ma in qualche modo riuscivo nell’impresa, e distruggevo le arterie della famiglia con un pranzo pieno di amore e grasso. Senza scordarsi del sigaro e del Jack Daniels (finito in tre) fornito da Davide.
Pork belly: tutto pronto
Davide ha fame
Mangiano tutti
Il resto delle giornate passavano in preparazione del viaggio polacco (di cui parlero’ presto).
La sera prima di partire venivo invitato da Giamba (e Laura) a casa loro, dalle parti di Bareggio, per una cena siciliana (Laura era appena tornata dalla Sicilia). Venivo ringraziato delle mia presenza con un limoncello fatto con i limoni che l’anno scorso avevamo portato dietro dopo il viaggio in Sicilia con Lindsey & co..
Giamba e Laura
Papillon time
Poi passavamo una buona ora a tentare di fare il nodo al mio papillon (essenziale visto che per il matrimonio in Polonia avevo deciso di usare il mio smoking). Fortunatamente internet e’ venuta in aiuto e dopo mille tentativi avevo almeno il papillon pronto.
Poi, purtroppo, era la volta di partire.
Da tempo ormai mi sono rassegnato che non riusciro’ mai a rilassarmi e passare momenti preziosi con le vecchie facce di una volta. Troppe persone da vedere, e tutte hanno una loro vita che va avanti senza preoccuparsi dei miei viaggi.
Ma fino a quando avro’ la mia famiglia e miei vecchi amici a bere un drink con me, mi sentiro’ sempre a casa.
(tutte le foto le trovate qui: https://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157644297796910/)