Amare l’Europa, guardare al futuro. Dieci motivi per non dimenticare. Uno.


Tornare in Europa, specialmente in Italia, per me e’ sempre un piacere.
Per anni sono tornato da Londra per weekend di 3-4 giorni,e da almeno 9 anni (dal giorno della mia partenza in pratica) non passavo cosi’ tanto tempo a Canegrate, circondato da famiglia e amici.

Stavolta tornare indietro e’ stata davvero dura.

Sono mille i motivi per i quali queste vacanze sono state speciali, e ora, con un piede nel 2010 e la testa ancora nel 2009, devo iniziare a pensare al nuovo anno, a cercare di lavorare di meno guadagnando di piu’, a perdere almeno 10 chili prima dell’inizio del campionato a Marzo, a trovare un equilibrio tra una vita da sposato e ambizioni da singolo.

Quindi dovrete sorbirvi nei prossimi giorni qualche foto e qualche casuale spiegazione.

Il futuro e’ qui in Sudafrica, lontano da tutti voi, ma le memorie e buona parte del mio cuore sono ancora li’ , sotterrate da neve che non mi divertiva cosi’ tanto da almeno lo scorso millennio…

The bush is gone, just snow

La vista dalla mia stanza. Addio bosco, rasato a zero…

Good morning car

Certo che fa davvero freddo da queste parti…

Walking Bart

Forse, tra tutti, Bart e’ quello che ha piu’ goduto della mia presenza

Sbalzi termici

Sono finalmente tornato. Non mi ricordo piu’ da quanto ho fatto una vacanza cosi’ lunga lavorando cosi’ poche ore.

Anche durante il mio viaggio di nozze nel 2008 erano riusciti a rintracciarmi alle Mauritius per sessioni di lavoro.Tornando indietro nel tempo, sara’ stato dal mio viaggio del 2007 in Sicilia (primo e ultimo fino ad adesso), dove fortunatamente la zona era cosi’ sperduta che non avevano modo di contattarmi via email o telefono.

Comunque l’importante ed essere tornati, carichi di energia, alcool da smaltire, un fegato da sostituire, 6kg da buttare via in fretta e le solite centinaie di foto che come al solito renderanno poco onore agli eventi e alle persone (amici e famigliari) coinvolte.

Quello che e’ certo e che il mio corpo ha retto poco l’ondata micidiale di caldo all’aereporto di Johannesburg. In pochi giorni sono passato dai meno undici di Andalo, in Trentino, ai 5 di Milano, fino ai 15 di Doha di notte e infine i 30 (nuvoloso) di adesso qui in Sudafrica.

Sono seduto in mutande davanti al computer, e ho ancora troppo caldo. (si’, come al solito le foto arriveranno nei prossimi giorni)

Le avventure di un clandestino, capitolo 4: Botswana

Dopo la debacle della settimana prima, ore e ore di macchina verso il Lesotho con Lindsey, Bruce e Cucciola per vederci rovinati il weekend dalla pessima polizia di frontiera, stavolta ho deciso di andare sul sicuro: volare in Botswana l’ultimo giorno di validita’ del visto, dormire nella capitale, Gaborone, e tornare in Sudafrica col visto scaduto e affrontare la guardia di frontiera spiegando la mia situazione.

A weekend in Botswana (Gaborone)

Un altro viaggio..dove sit trova Vilanculus?

Gaborone, cosi’ come Lesotho, e’ un altra di quelle capitali messe sulla frontiera con il Sudafrica. Il resto del paese si sviluppa a Nord, dove si trovano alcuni dei piu’ bei parchi nazionali (e non, visto che non e’ che puoi recintare migliaia di chilometri).
Rispetto al resto dei paesi africani (sub-sahara), il Botswana e’ uno di quelli in cui la democrazia funziona abbastanza bene e senza troppi scontri tribali.
L’economia viaggia alla grande e lo stato e’ usato come esempio di possibilita’ di sviluppo dei paesi “neri” (in pratica una delle poche storie di successo).

A weekend in Botswana (Gaborone)

Welcome to Botswana

Senza Lindsey, ho volato quei 30 minuti per atterrare a Gaborone e passare la serata in albergo. Volevo visitare la capitale, ma dopo 3-4 ore a camminare in giro di sabato pomeriggio, ho preferito tornare in albergo ed annoiarmi li: non c’era anima viva.

La maggior parte dei Setswana, la tribu’ di appartenenza dei Batswana (gli abitanti del paese), e’ molto diversa rispetto a come sono abituato: vivono una vita tranquilla, non chiedono soldi e invocano cibo/aiuti ad ogni semaforo e, incredibilmente, ti lasciano in pace quando visiti i mercati locali. Hanno poco (ma non niente) e vivono in armonia.
Parlare con loro e’ stato un piacere, le uniche conversazioni in 24 ore piu’ lunghe di 2 minuti sono state col il mio tassista bloccato nel traffico, e con la ragazze con cui convidevo il taxi, in partenza per Oxford…

A differenza di Maseru, che il sabato sera si trasformava da citta’ sporca e caotica a citta’ sporca, caotica e ubriaca, Gaborone vive con un passo molto piu’ tranquillo, anche se, di sabato pomeriggio, non c’e’ davvero niente da fare. Il mercato locale e’ semivuoto, e il traffico e’ pochissimo.

Le uniche cose abbondanti che ho trovato nella capitale erano le formiche (velocissime e capaci di costruire nidi enormi simili a quelli delle termiti) e le scimmie, un po’ dappertutto. Fatta la spesa sono tornato in albergo per annoiarmi fino al giorno dopo.

A weekend in Botswana (Gaborone)

Una scimmia

A weekend in Botswana (Gaborone)

Le formiche dominano qui

A weekend in Botswana (Gaborone)

Impressionato dalla vida loca

A weekend in Botswana (Gaborone)

La piazza principale

A weekend in Botswana (Gaborone)

Tutti amano il calcio

A weekend in Botswana (Gaborone)

Niente, non posso neanche fare una chiamata

Il weekend in Lesotho non mi era costato troppo, e pensavo di spendere poco anche qui, convinto che la valuta locale, il Pula, valesse molto meno del Rand. Sbaglio clamoroso. La colazione, costata 77 pula, convertita in euro mi veniva quasi 8 euro. Con 8 euro mangiavo una colazione da maiale a Londra…

Annoiato a morte, e con un’attivita’ serale ridotta a guarde film d’orrore in tv (era halloween), sono andato a letto presto per poi svegliarmi alle 7 per prendere l’aereo.

Atterrato in Sudafrica, ho affrontato la guardia di frontiera che finalmente ha capito i miei problemi e mi ha stampato il passaporto con un’estensione fino a Gennaio 2010. Il massimo che potevo ottenere, e proprio quello che mi serviva per far ripartire la richiesta di estensione…

A weekend in Botswana (Gaborone)

L’estensione!

Il resto delle foto le trovate qui

Le avventure di un clandestino, capitolo 3: Lesotho

Le mie avventure nelle nazioni qui vicine sono finite.
Dopo un viaggio in Lesotho (senza successo) e uno in Botswana, finalmente il mio passaporto e’ stato esteso giusto per quei 3 mesi necessari a far ripartire la richiesta di estensione di 2 anni ("partner visa").

Io e Lindsey pensavamo di risolvere tutti i problemi con un veloce weekend in Lesotho, e invece le cose li’ sono semplicemente precipitate. Avevamo scelto il Lesotho semplicemente per la distanza, era il piu’ vicino staterello (5 ore di macchina), non era troppo costoso, ed aveva paesaggi da cartolina.
Il Lesotho e’ una specie di San Marino locale, completamente circondato dal Sudafrica, con montagne che ricordano la Svizzera in estate (e altezze intorno ai 2500-2800 metri, in pratica l’unica neve in inverno la trovi qui).

A weekend in Lesotho

Svizzera, in pratica

Nessuno dei due era mai stato li’ e quindi la decisione era state presa in 20 minuti.

Le alternative via macchina, con i cani? Swaziland, uno stato in cui l’Aids la fa da padrona piu’ del solito, il Mozambico, con posti da sogno ma tutti sulla costa indiana e troppo lontano, il Botswana, con fantastici safari ma anche quelli tropppo lontani (al Nord del paese, a circa 12 ore di macchina da qui), e la Namibia, anche questa un po’ troppo lontana. Zimbabwe considerato per 2 minuti giusto per farci una risata.

Partiti di Sabato mattina, tempo 6 ore ed eravamo al confine. Controlli un po’ troppo superficiali (era sabato sera) ed eccoci a Maseru, la capitale, posta sul confine sudafricano.
Maseru e’ una capitale africana: sporca, caotica, trafficata.
Pochi monumenti (una cattedrale cattolica, qui religione piu’ diffusa, e uno stadio di calcio gigantesco rispetto alle costruzioni circostanti), un sacco di bar semi legali dove comprare alcool e tabacco, e tanti lavoratori che fanno la spola con il Sudafrica e tornano qui per bruciarsi i risparmi in un weekend a ritmo di musica locale.

A weekend in Lesotho

Welcome to Lesotho

Hanno un re, la tribu’ dominante sono i Basotho (famosi per i cappelli dalla forma strana), e se non vivi in citta’ non ti rimane altro da fare che pascolare il gregge sulle montagne.
Nonostante questo, l’85% delle persone sa leggere e scrivere (numeri incredibili per un paese africano), visto che la scuola e’ una delle poche attivita’ che prendono seriamente, e soprattutto per le ragazze, uno dei pochi posti dove possono scappare da una societa’ africana che le vorrebbe sempre disponibili e a casa a farsi mettere incinte, lavare e cucinare.

L’Aids e’ un problema grosso, soprattutto in quelle 2-3 grosse citta’ di confine, ma niente di nuovo all’orizzonte (anche se i numeri fanno paura: 40% dei lavoratori ufficialmente controllati hanno il virus dell’HIV…)

Grazie ad internet avevo trovato alloggio a Roma, nell’entroterra, in una splendida valle e proprio di fianco all’unviersita’ del Lesotho. Grazie ai soliti consigli di tripadvisor (il miglior sito per avere recensioni dei posti da dormire intorno al mondo), avevo scelto il Trading Post , una specie di agglomerato di casette con giardino protetto da qualsiasi pericolo (e infatti avevamo guardia personale con fucile a pompa che pensava alla nostra sicurezza e a quella dei cani).

A weekend in Lesotho

Protezione locale

Arrivati di notte, sotto la pioggia, ci siamo svegliati di domenica mattina, ancora sotto la piogga, un leit-motiv locale.

Non avendo molto da fare (volevamo essere a casa prima di sera), eravamo decisi a guidare verso la diga in mezzo alle montagna, un’attrazione locale costruita grazie ai soldi di altre nazioni, che produce abbastanza elettricita’ per rendere il Lesotho indipendente dal Sudafrica (e fornire acqua potabile che arriva fino a casa mia…).

A weekend in Lesotho

Un cappello stupido

A weekend in Lesotho

Un altro cappello idiota (che ora fa bella mostra nel mio bar)

Con poca benzina, e grazie ad un errore topografico (sulla mappa la via per la diga era segnata dritta, quando in verita’ era la solita strada di montagna ricca di curvoni), abbiamo scalato i 2800 metri prima di accorgersi che, con la spia accesa, non avremmo avuto abbastanza  carburante per tornare indietro o andare avanti al primo benzinaio. Per questo la foto della diga e del lago e’ cosi’ lontana…

A weekend in Lesotho

Il lago formato dalla diga

Spento il motore, e guidando in discesa, grazie a grandi dosi di freewheeling, 30km di riserva si sono trasformati in 65km.

Una volta tornati a Maseru, invece di mangiare li’ , con i cani un po’ stanchi , e i locali curiosi (non vedono troppi bianch qui), pensavamo fosse la volta di tornare a casa.
Al confine, sorpresa: la sera prima i lazzaroni alla frontiera, forse spaventati dai cani, ci hanno fatto passare SENZA timbrare il passaporto in entrata e ora la guardia di confine non ci voleva far tornare in Sudafrica.

Accusati di poter essere potenziali spacciatori (ovviamente spacciatori idioti, entriamo da chissa’ dove e usciamo dalla frontiera ufficiali?) e fermati dalla polizia, senza un segnale telefonico decente (il telefono di Lindsey prendeva solo quando lei era appoggiata alla rete di protezione del confine…), la situazione era un po’ scocciante.
Lindsey era scossa, i cani erano nervosi e io volevo solo l’estensione del visto.

Alla fine, dopo varie lacrime, urla e minacce ("Non sapete con chi state parlando, sono Italiano io!"), Lindsey e’ riuscita ad attreversare la frontiera per parlare con la Polizia sudafricana che ci ha fatti passare senza problemi, dicendo che quelli del Lesotho sono un po’ idioti.
Io intanto ero riuscito a convincere la polizia Lesothiana a farci passare per 20 euro…

Varcato il confine pero’ , senza timbro regolare, l’unica estensione che ho ottenuto e’ stata di ben 5 giorni, inutile per qualsiasi tipo di richiesta.

E cosi’, guidando verso Johannesburg di domenica sera, gia’ programmavo il prossimo viaggio, questa volta destinazione Botswana, via aereo…

Tutte le foto del viaggio le trovate qui

Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c’è.

Riguardando le foto dell’ultimo viaggio in Italia, e paragonandole a quelle degli 8 anni precedenti, mi sono accorto di due costanti: gli amici, e il Texas Bar a Legnano.

Ho lavorato li’ per circa due anni, prima di partire per Londra. Da allora la gestione e’ cambiata, mia sorella mi ha sostituito ed e’ praticamente diventata la regina del locale, e io, regolarmente, convinco tutti, amici vecchi e nuovi, a venire a trovarmi li’.

Nicola ha preso in mano il locale da qualche anno e da allora il Texas e’ semplicemente migliorato ogni volta che tornavo.
Non esiste nessun posto, in Italia o in Europa (o in Sudafrica), che mi faccia sentire a casa come quello. Ho fantastici ricordi di ubriacature (ok, la meta’ di queste non me le ricordo proprio), o di camminate alle 2 di notte verso casa con la neve appena caduta, in compagna di Beppe, a scrivere il proprio nome pisciando sulla neve fresca.

Sono venuti tutti a trovarmi li’, chi dal Veneto, chi da Londra, chi dal Sudafrica (ok, conto Lindsey). E io sono stato sempre li’ ad aspettarli.

Ho preso qualche foto a caso e l’ho buttata su flickr. Eccovi una bella carrellata di facce dal 2001 al 2009. In verita’ ho molte altre foto, che finiranno presto su facebook…

 

BrothersOlaf and PuccOlaf before LondonNicola and OlafBeppeIanMax and MeraCristina and OlafOlaf and RemaOlaf e Katta SrOlaf and GiambaMax, Beppe and GiorgioOlaf and ClaudiaOlaf and DavideOlaf and ClaudiaGiamba and OlafMaxOlaf and ManuelaDavide and MeraDavideOlaf, Nicola and DavideDavide and GiuseppeOlgaOlga and OlafSara, Olga and CristinaOlaf in painGiamba and ClaudiaOlaf and GiambaGiorgio e LellaGiorgio and BeppeNicola and DavideClaudia and BeppeRenatoBeppe and MaxOlaf and ManuelaBeppe, Mera, Max and OlafOlafClaudia and BeppeClaudia and BeppeMax, Olaf and LindseyOlaf, Claudia, Giamba and LindseyMax, Lindsey, Olaf, Beppe and ClaudiaMax and mumMax, Olaf and BeppeOlaf