Kentucky fried thief

Lunedi’ scorso, per la seconda volta in pochi giorni, mi sono ritrovato senza corrente.
Per chi come me lavora da casa e’ un po’ un disastro, una volta che l’UPS muore (giusto in tempo di spedire qualche email e mandare un “ci si vede online tra qualche ora” al mio ufficio londinese).

Ho provato a chiamare il customer service di City Power, ma dopo 10 minuti di attesa e senza nessun update sul loro sito capivo gia’ che il normale pessimo servizio di feedback sarebbe stato ancora peggiore, se possible.

Online tramite il portatile di emergenza e la connessione 3g dell’iphone, ho cercato un po’ d’informazioni online per sapere il motivo e avere qualche risposta su quando l’elettricita’ tornera’ in funzione.
Dopo tentativi falliti sui soliti siti mainstream sudafricani, ho provato con twitter, e dopo poche ricerche ho scoperto che l’hashtag #roodepoort (l’area in cui vivo) era in alto alle mie classifiche. Qualche click dopo ed ecco svelato il motivo: la substation di Roodepoort (a 10 minuti di qui) era in fiamme!

Tutta l’area (stiamo parlando di un’area abbastanza grossa) non aveva elettricita’. La gente non poteva fare benzina, tutte le luci del (di solito pessimo, immaginate cosi’) traffico erano spente e in lontananza sentivo gli allarmi delle case suonare.

Ma come cazzo fa una piccola centrale ad andare in fiamme, dopo che solo settimana scorsa dopo l’ennesimo blackout l’avevano riparata e rimessa a posto? Semplice, sempre su twitter noto un altro hashtag #kentuckyfriethief ed ecco la risposta: i soliti ladri di cavi di rame hanno provato a rubare direttamente dalla centrale.
Come al solito uno e’ stato folgorato e il corpo del ladro e stato trovato completamente carbonizzato, ancora attaccato al cavo (vivo, 83 KW a quanto pare!)  che ha provato a segare.

Qui in Sudafrica (ma anche in UK sta avvevendo, ultimamente) il furto di cavi di rame e’ un ottimo investimento ma ad altissimo rischio.
Esiste poca sicurezza intorno a cavi e tralicci (sarebbe impossible l’opposto!), ma c’e’ sempre il rischio di rimanere fulminati. Pensavo che qui succedesse soprattutto nelle zone piu’ povere o rurali, e invece qualcuno ha provato a rubare i cavi, alle 9 di mattina, in una delle stazioni piu’ usate della zona…

 

Vita morte e birra

A nessuno piacciono i funerali. Nonostante le promesse di una felice eternita’  in paradiso (anche se ad essere sempre felici non si finisce ad annoiarsi? Alti e bassi aiutano a far passare il tempo…senza contare la maggior parte delle persone con cui non vorresti proprio passare piu’ di 10 minuti e poi te li ritrovi li’ per sempre) la maggior parte dei partecipanti sono tristi, piangono o semplicemente tentano di isolarsi per giocare ad Angry Birds sul cellulare o leggere le ultime notizie.

Settimana scorsa e’ morta, dopo circa 2 anni in cui era sempre vicina alla fine, la nonna di Lindsey, Stella.

Aveva 79 anni, e due polmoni rovinati dal fumo. Smettere circa 10 anni fa non e’ servito a molto a quanto pare, visto che i polmoni da tempo non aiutavano la respirazione ed era constantemente collegata alla macchina dell’ossigeno.

Il funerale si e’ svolto di Lunedi’, intorno alle 10.30 di mattina.
In Italia, dove vige la tradizione di seppellire i morti al cimitero, dopo averli accompagnati (a piedi) per qualche chilometro sotto un solo cocente a 5 km/h tutti vestiti di nero, avrei provato a tirarmi fuori (lavoro, malattia etc..).

In Sudafrica invece le varie edi anglosassoni o evangeliche hanno tutte le stessa tradizione: 20 minuti in chiesa, poi carichi la salma sulla macchina e invece di seguirla, butti qualche fiore, saluti e vai a mangiare o a bere tutti insieme.
Invece di essere depressi per la perdita, si festeggia la vita di chi e’ appena morto.

Mentre la macchina delle pompe funebri sfrecciava in autostrada, in direzione crematorio (pochissimi cimiteri qui, tutti vengono di solito cremati, si salva spazio e soldi!), parenti, amici o conoscenti camminavano 5 minuti in direzione di una sala predisposta dalle stessa agenzie che si occupava di tutto.

Cosi’ invece di rosari e pianti vari, le bocche sono state riempite di cibo, ricordi e, in una stanza apposta, bevande alcoliche per chi voleva bere e brindare alla vita della nonna di Lindsey.

Quando un giorno moriro’ (inevitabile), ricordatevi questo: voglio un funerale dove la gente brindi e mangi alla mia (ormai inesistente) salute. Se possible, imbalsamatemi e incastrate quel fusto di birra tra le mia braccia, pronto ad offrirvi alcolici per un’ultima volta.

Spring day: felicita’ e’ fare sport e non indossare mutande.

E’ arrivata la primavera qui in Sudafrica.
Iniziata ufficialmente il primo di Settembre (Spring Day), si sentiva nell’aria da almeno 2 settimane.

Orma non piove da fine Maggio (tranne una strana nevicata qualche settimana fa)  e quando la pioggia arrivera’ segnera’ l’inizio dell’estate locale.
Di giorno fa sempre caldo (20-25 gradi di media), ma, a differenza dell’inverno, di sera la temperatura non crolla.
I cani non saltano piu’ sul letto durante la notte per scaldarsi tra me e Lindsey, e io ho gia’ assunto l’uniforme ufficiale estiva: canotta, pantaloncini e sandali.

Niente scarpe, calze e, se mi sento lazzarone di prima mattina, i boxer rimangono nell’armadio.

La stagione calcistica si sta avviando verso una conclusione non troppo esaltante, e ormai sto guardando oltre: alle gare di bicicletta, podismo e (si spera) triathlon che mi aspettano nei prossimi mesi in cui mi godro’ il clima africano.

Sabato, alla Spirit Of Flight (una delle mie 10km preferite, all’interno di una base aerea militare), ho completato il percorso in 44:36, il secondo miglior risultato personal di sempre.
Nel pomeriggio, invece, mi sono trovato a guidare circa 100km (50 andata/ritorno) per andare a giocare nel pessimo sud-est di Johannesburg, dove abbiamo perso 3-1 su un campo di patate…

I dettagli della gara sono su runkeeper: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/114282684

Spirit of the flight 2012

Spirit of the flight 2012

Spirit of the flight 2012

Sentirsi un tedesco

Torni a casa e sono le 11 di sera. Sei ancora sporco, hai ancora un po’ di sangue sulle ginocchia e sei incazzato. La mancanza di acqua calda nelle docce del campo sportivo non ha certo aiutato.

Hai appena finito di giocare 120 minuti, e sai benissimo che meno di 48 ore dopo dovrai giocarne altri 90, stavolta in trasferta, in culo ai lupi.
Il campionato continua ma il sogno di andare avanti nella coppa di lega e’ finito qualche ora fa.

Il risultato sul tabellona sa di beffa. 4-3 ai tempi supplementari. Tu e la tua squadra siete andati in vantaggio due volte, e per due volte di fila il Durban United (maledetta squadra di indiani che gioca nella categoria superiore) ha pareggiato a pochi minuti del fischio finale.
A 5 minuti prima della fine del primo tempo. A 10 minuti prima della fine del secondo tempo.

Sono cose che fanno male. 

Eppure, in una stagione in cui intorno a te avrai visto 20-30 giocatori diversi (maledetti infortuni e vacanze), per una sera tutto stava andando bene. Sono tornati i tackle, la volonta’ di vincere, la cattiveria sportiva. Ma non e’ bastato.

Sei seduto davanti al computer di notte (Lindsey e’ andata a dormire) dopo un bagno in cui ripensi alla partita.
Perdere fa sempre male. Ripensi all’1-0, a come sei riuscito a passare la palla in mezzo a 4 giocatori per liberare il tuo compagno per il goal. Ripensi ai tackle e ai mille falli fatti (senza ricevere un cartellino) per fermare una squadra che puntava su velocita’ e passaggi. Ripensi al tuo goal, quello del 3-4 finale, su deviazione volante da punizione.

Ma non e’ bastato. Ti gratti il ginocchio (il sangue ormai si e’ trasformato in una lunga crosta) e sei ancora incazzato. E’ un anno storto. Segni come non mai (9 reti fino ad adesso) ma la difesa continua a farti incazzare, con tutti quei goal presi.

A 35 anni corri come i ventenni che ti circondano, ma non basta. Non basta mai quando si perde.

Hai 35 anni, e ancora adesso ti porti dietro i ricordi delle tantissime sconfitte da quando giochi ad oggi. Ti ricordi il 3-4 con l’Arconate nel 1990, il 0-8 contro i Soccer Boys nel 1989, le sconfitte ridicole in cui segnavi (3-7 con l’Arlunese a meta’ anni 90) e quei tristi 1-0 in Inghilterra. Ti ricordi le sconfitte a Londra, in Polonia, un po’ dovunque nell’Alto Milanese, in Sudafrica. E ogni sconfitta fa sempre male.

Tuo padre ti diceva sempre di smettere di piangere quando tu o il Milan perdeva. Con gli anni ho smesso di piangere quando il Milan perdeva, ma non ho mai smesso di incazzarmi quando io tornavo a casa sconfitto.

Vittorie? Certo, ci sono state. E aiutano, un sacco. Ma le archivio in fretta. Sono le sconfitte che mi rovinano il fegato.

Chiedi ad un tedesco. Tre mondiali vinto secoli fa (1954, 1974 e 1990) e in mezzo tante, troppo sconfitte in finali e semifinali. Soprattutto grazie a maglie azzurre. Chiedi cosa si ricordano. E ti bestemmieranno dietro ogni volta che nominerai un Rivera, un Rossi, un Grosso o un Balottelli…

Goal e medaglie africane

Con le Olimpiadi ormai al termine (in assoluto le mie preferite dal 1996 a questa parte), sono tornato a fare sport come si deve.

Dopo una settimana gelida (neve! In Sudafrica!), il sole tornava finalmente a scaldare per un weekend dedicato allo sport.

In piedi gia’ alle 5, mi incontravo con Jill mezz’ora dopo per guidare verso Pretoria e partecipare ad una delle 15km piu’ dure della zona: la Ocean Basket Marcel van’t Slot Memorial.
Tra tutte le distanze che di solito corro (dalla 10km alla maratona ogni tanto), la 15km e’ una di quelle distanze che piu’ mi piacciono: impegnativa piu’ della 10km (distanza che corro in allenamento) ma non abbastanza stancante come una mezza maratona, soprattutto se poche ore piu’ tardi devo andare a giocare a calcio.

Il percorso collinare non aiutava certo a prendere il ritmo, ma nonostante sessioni di allenamento nelle gambe sono comunque riuscito a concludere a poco piu’ di un minuto dal mio personale: 1.17.26

Il dettaglio della gara lo trovate su runkeeper, come al solito.

Ocean's basket Marcel Van't Slot Memorial

Ocean's basket Marcel Van't Slot Memorial

 

4 ore piu’ tardi mi presentavo al Panorama Sports Club per l’ennesima giornata di campionato, stavolta per giocare nel derby contro il Panorama riserve (ammesso alla nostra lega). Il risultato finale? 10-0. Dieci a zero!

Ho segnato 2 goal, servito 2 assists, colpito i legni due volti e sbagliato altri due goal davanti al portiere. Il tutto giocando dietro le punte e con 15km di “riscaldamento” nelle gambe!

Settimana prossima dovrei provare a fare una maratona di mattina e vedere quali saranno i risultati nella partita del pomeriggio…