Riconoscere i propri limiti

Doveva succedere prima o poi. Dopo 3 anni e 61 partite di campionato, non ho terminato i 90 minuti sul campo. Dopo essermi infortunato alla coscia settimana scorsa, ho provato a stringere i denti, fasciarmi la gamba, e continuare a giocare.

Per 45 minuti ho corso dove potevo, sono riuscito a fornire un assist per l’1-0 (giocavamo contro la prima in classifica, risultato finale 4-0 per noi!) ma poi mi sono arreso e, per la prima volta in cosi’ tante partite, ho dovuto ammettere che avermi in campo era deleterio per la mia squadra.

Al decimo del secondo tempo ho chiesto il cambio, e un giocatore nato nel 1994 (17 anni piu’ giovane di me!) mi ha sostituito, fornendo velocita’ alla manovra che io ormai rallentavo.

E’ stato strano vedere la proprio squadra vincere e dominare anche senza di me li’ in mezzo al campo. Ma per tutti arriva un momento di dire basta. Di capire che e’ inutile non camminare per 2 settimane quando puoi uscire prima e rilassarti col ghiaccio sperando in un recupero piu’ veloce, mentre la squadra gioca benissimo anche senza di te…

Per la prima volta in tanti, tantissimi anni, mi sono sentito un ex-giocatore…

 

Kentucky fried thief

Lunedi’ scorso, per la seconda volta in pochi giorni, mi sono ritrovato senza corrente.
Per chi come me lavora da casa e’ un po’ un disastro, una volta che l’UPS muore (giusto in tempo di spedire qualche email e mandare un “ci si vede online tra qualche ora” al mio ufficio londinese).

Ho provato a chiamare il customer service di City Power, ma dopo 10 minuti di attesa e senza nessun update sul loro sito capivo gia’ che il normale pessimo servizio di feedback sarebbe stato ancora peggiore, se possible.

Online tramite il portatile di emergenza e la connessione 3g dell’iphone, ho cercato un po’ d’informazioni online per sapere il motivo e avere qualche risposta su quando l’elettricita’ tornera’ in funzione.
Dopo tentativi falliti sui soliti siti mainstream sudafricani, ho provato con twitter, e dopo poche ricerche ho scoperto che l’hashtag #roodepoort (l’area in cui vivo) era in alto alle mie classifiche. Qualche click dopo ed ecco svelato il motivo: la substation di Roodepoort (a 10 minuti di qui) era in fiamme!

Tutta l’area (stiamo parlando di un’area abbastanza grossa) non aveva elettricita’. La gente non poteva fare benzina, tutte le luci del (di solito pessimo, immaginate cosi’) traffico erano spente e in lontananza sentivo gli allarmi delle case suonare.

Ma come cazzo fa una piccola centrale ad andare in fiamme, dopo che solo settimana scorsa dopo l’ennesimo blackout l’avevano riparata e rimessa a posto? Semplice, sempre su twitter noto un altro hashtag #kentuckyfriethief ed ecco la risposta: i soliti ladri di cavi di rame hanno provato a rubare direttamente dalla centrale.
Come al solito uno e’ stato folgorato e il corpo del ladro e stato trovato completamente carbonizzato, ancora attaccato al cavo (vivo, 83 KW a quanto pare!)  che ha provato a segare.

Qui in Sudafrica (ma anche in UK sta avvevendo, ultimamente) il furto di cavi di rame e’ un ottimo investimento ma ad altissimo rischio.
Esiste poca sicurezza intorno a cavi e tralicci (sarebbe impossible l’opposto!), ma c’e’ sempre il rischio di rimanere fulminati. Pensavo che qui succedesse soprattutto nelle zone piu’ povere o rurali, e invece qualcuno ha provato a rubare i cavi, alle 9 di mattina, in una delle stazioni piu’ usate della zona…

 

Vita morte e birra

A nessuno piacciono i funerali. Nonostante le promesse di una felice eternita’  in paradiso (anche se ad essere sempre felici non si finisce ad annoiarsi? Alti e bassi aiutano a far passare il tempo…senza contare la maggior parte delle persone con cui non vorresti proprio passare piu’ di 10 minuti e poi te li ritrovi li’ per sempre) la maggior parte dei partecipanti sono tristi, piangono o semplicemente tentano di isolarsi per giocare ad Angry Birds sul cellulare o leggere le ultime notizie.

Settimana scorsa e’ morta, dopo circa 2 anni in cui era sempre vicina alla fine, la nonna di Lindsey, Stella.

Aveva 79 anni, e due polmoni rovinati dal fumo. Smettere circa 10 anni fa non e’ servito a molto a quanto pare, visto che i polmoni da tempo non aiutavano la respirazione ed era constantemente collegata alla macchina dell’ossigeno.

Il funerale si e’ svolto di Lunedi’, intorno alle 10.30 di mattina.
In Italia, dove vige la tradizione di seppellire i morti al cimitero, dopo averli accompagnati (a piedi) per qualche chilometro sotto un solo cocente a 5 km/h tutti vestiti di nero, avrei provato a tirarmi fuori (lavoro, malattia etc..).

In Sudafrica invece le varie edi anglosassoni o evangeliche hanno tutte le stessa tradizione: 20 minuti in chiesa, poi carichi la salma sulla macchina e invece di seguirla, butti qualche fiore, saluti e vai a mangiare o a bere tutti insieme.
Invece di essere depressi per la perdita, si festeggia la vita di chi e’ appena morto.

Mentre la macchina delle pompe funebri sfrecciava in autostrada, in direzione crematorio (pochissimi cimiteri qui, tutti vengono di solito cremati, si salva spazio e soldi!), parenti, amici o conoscenti camminavano 5 minuti in direzione di una sala predisposta dalle stessa agenzie che si occupava di tutto.

Cosi’ invece di rosari e pianti vari, le bocche sono state riempite di cibo, ricordi e, in una stanza apposta, bevande alcoliche per chi voleva bere e brindare alla vita della nonna di Lindsey.

Quando un giorno moriro’ (inevitabile), ricordatevi questo: voglio un funerale dove la gente brindi e mangi alla mia (ormai inesistente) salute. Se possible, imbalsamatemi e incastrate quel fusto di birra tra le mia braccia, pronto ad offrirvi alcolici per un’ultima volta.

Spring day: felicita’ e’ fare sport e non indossare mutande.

E’ arrivata la primavera qui in Sudafrica.
Iniziata ufficialmente il primo di Settembre (Spring Day), si sentiva nell’aria da almeno 2 settimane.

Orma non piove da fine Maggio (tranne una strana nevicata qualche settimana fa)  e quando la pioggia arrivera’ segnera’ l’inizio dell’estate locale.
Di giorno fa sempre caldo (20-25 gradi di media), ma, a differenza dell’inverno, di sera la temperatura non crolla.
I cani non saltano piu’ sul letto durante la notte per scaldarsi tra me e Lindsey, e io ho gia’ assunto l’uniforme ufficiale estiva: canotta, pantaloncini e sandali.

Niente scarpe, calze e, se mi sento lazzarone di prima mattina, i boxer rimangono nell’armadio.

La stagione calcistica si sta avviando verso una conclusione non troppo esaltante, e ormai sto guardando oltre: alle gare di bicicletta, podismo e (si spera) triathlon che mi aspettano nei prossimi mesi in cui mi godro’ il clima africano.

Sabato, alla Spirit Of Flight (una delle mie 10km preferite, all’interno di una base aerea militare), ho completato il percorso in 44:36, il secondo miglior risultato personal di sempre.
Nel pomeriggio, invece, mi sono trovato a guidare circa 100km (50 andata/ritorno) per andare a giocare nel pessimo sud-est di Johannesburg, dove abbiamo perso 3-1 su un campo di patate…

I dettagli della gara sono su runkeeper: http://runkeeper.com/user/olafek/activity/114282684

Spirit of the flight 2012

Spirit of the flight 2012

Spirit of the flight 2012