Pizza Party, la maniera migliore per consolarsi

Non e’ stato un weekend felicissimo. Dopo aver tagliato le palle a Benjy (ed avergli inserito il chip di riconoscimento) per la modica cifra di circa 100 euro, ho dovuto in rapida successione passare un weekend dove dall’Italia mi arrivavano notizie demoralizzanti (Italia ancora cucchiaio di legno, e Milan in rapida discesa), mentre qui si scatenava il diluvio universale.

Costretto a giocare, ancora infortunato, sotto una pioggia battente, la mia squadra e’ stata distrutta da 20 minuti di follia in cui la squadra avversaria (il Leeukop Prison…) ha segnato 5 goal, uno piu’ assurdo dell’altro. Il risultato finale e’ stato un 1-6 che e’ sempre difficile da digerire.

Per fortuna qui hanno deciso, probabilmente per tirarmi su il morale e anche perche’ in settimana accennavo ai 150 anni dell’unita’ d’Italia, di improvvisare un pizza party. E cosi’, dopo essere andato a comprare gli ingredienti base (mozzarella e non cheddar, prosciutto crudo tagliato fine e non quelle schifezze che vendono qui), Andy e Kirsten si sono dati da fare per organizzare un pranzo domenicale all’italiana.

Pizza Party
Andy prepare le pizze

Tirato fuori il vino rosso, selezionati i tipi di pizza (dopo aver rotto le palle ho convinto i sudafricani ad avere solo il 37% di pizza  con i loro pessimi ingredienti), ecco il risultato finale:

Pizza Party
Pizza numero 1: 50% prosciutto e pomodoro fresco, 50% pollo… (no comment)

Pizza Party
Pizza numero 2: 50% prosciutto cotto e funghi, 50% formaggio greco – feta, cotto e ANANAS! (no comment)

Pizza Party
Pizza numero 3: la pizza Olaf: 50% acciughe e capperi (con qualche oliva), 50% crudo e rucola

Pizza Party
Pizza numero 4: 50% prosciutto, funghi e pomodoro fresco, 50% funghi, feta e ananas (no comment)

Onore a Lindsey: ha rifiutato di mangiare la pizza con l’ananas (sua passione prima di incontrarmi), perche’, a quanto pare, non le piace piu’. Ormai ha capito che il prosciutto crudo (italiano) e’ mille volte meglio!

Gli alberi sorridono

Vivere in (sud)Africa ha i suoi vantaggi. Il clima e’ eccezionale – anche se la neve in Dicembre mi manchera’ sempre – e il prezzo dei prodotti locali o della vita in generale e’ accettabile. A Londra pagava d’affitto a Fulham (per condividere il mio splendido buco di 45 metri quadrati con un irlandese) piu’ o meno lo stesso di quello che pago qui in mutuo per la mia casa. Con il vantaggio di avere un giardino bello grosso dove posso tenere i tre cani a bada, e una piscina.

Pero’ ci sono anche svantaggi non da poco per chi come me vive e lavora su internet. I costi di connessione sono alti (la mia ADSL da 1Mb la pago circa 100 euro al mese!), e se voglio comprare qualsiasi tecnologia importata (dai televisori ad un computer fino a dvd o libri), pago sempre troppo.

Negli ultimi anni Amazon mi e’ venuta incontro grazie a prezzi ridicoli di libri e dvd sul mio account inglese. Anche aggiungendo 20 sterline di spedizione il costo totale del pacco veniva sempre di meno che non comprarlo qui nei negozi specializzati locali.

Mentre per i dvd non avevo troppa fretta ad aspettare quelle 2 settimane di spedizione, avevo invece problemi con i libri. Se vedo un nuovo libro che voglio leggere, lo voglio adesso, non tra 2 settimane. Se mi serve un manuale per lavoro, mi serve stasera, non tra 14 giorni.

E cosi’, complice anche la necessita’ di comprare un 5-6 manuali di quelli da 500 pagine l’uno (che poi saranno archiviati in meno di 6 mesi, visto che la tecnologia corre… poveri alberelli), ho deciso di fare un passo in avanti e ordinare l’Amazon Kindle.

Si’, avevo dubbi a proposito, ma poi durante una serata dalla cugina di Lindsey, avevo finalmente avuto occasione di collaudare il modello dell’anno scorso. Leggero, leggibile, e con una connessione 3g gratis che, oltre a collegarsi al negozio di Amazon, ti permette anche di usarlo come browser per emergenze (giusto nel caso che il mio iphone mi muoia mentre sono fuori).

Kindle in South Africa
L’accensione

Kindle in South Africa
Tocco di classe: manuale in carta riciclata

Ordinato qualche settimane fa, mi e’ arrivato esattamente 5 giorni dopo, via corriere.
Da allora sono passati una ventina di giorni in cui ho avuto occasione di collaudarlo come si deve.

Risultato? Fantastico.

E’ leggero, e’ super leggibile (la tecnologia e-ink e’ davvero ottima), non ha colori ma sinceramente chi se ne frega? Gli occhi, a differenza di letture su monitor o altri schermi LCD (tipo iphone, ipad o qualsiasi altro smartphone/tablet) non si stancano per niente. La batteria dura un mese. Un mostro.

Kindle in South Africa
Il browser

Ho caricato tutti i miei manuali (alcuni comprati, altri in formato PDF), e i libri che volevo rileggere da tempo, e ora il Kindle e’ diventato il mio compagno di lavoro e, mentre mi stravacco sulla poltrona, di svago.

Kindle in South Africa
Libri essenziali caricati!

Probabilmente continuero’ a comprare libri di carta (specialmente prime edizioni) dei miei autori preferiti, ma tutti quei manuali o altri libri economici finiranno indubbiamente dentro il mio nuovo giocattolo.
E intanto gli alberi sorridono.

Un nuovo inizio

Quanti minuti sono passati? Credo 20. Fa ancora caldo (ormai non piove da tre settimane), non posso ancora correre e siamo sotto di un goal.

Mi guardo intorno e vedo una squadra di ragazzini (eta’ media 21 anni se mi auto escludo) che, dopo aver perso ogni singola amichevole di inizio campionato, sta iniziando a demoralizzarsi.
Non dovevo neanche giocare oggi, con uno strappo sulla coscia che non migliora, ma dopo l’ultima amichevole persa 7-0 (guardare dalla panchina la propria squadra venire umiliata non e’ il massimo), l’allenatore mi ha chiesto di entrare in campo, indossare la solita fascia, e semplicemente urlare istruzioni.

E’ tutto quello che posso fare. Sto in piedi, cammino, urlo, ma ad ogni passaggio o contrasto sento la fasciatura sulla coscia muoversi e graffiare la pelle nuda (ho aggiunto nastro per immobilizzare il muscolo malandato).
Siamo ancora sotto 1-0.

Passano forse 5 minuti, e un passaggio in avanti viene intercettato in qualche modo e dopo un contropiede di quelli confusi (mille voci, nessun movimento), l’arbitro concede un rigore a nostro favore, per colpa di un portiere kamikaze che sbaglia i tempi e frana sul nostro centravanti.

Da quanto tempo non segnamo? Da quanto tempo il primo goal arriva dopo essere stati sotterrati di goal nelle amichevoli precedenti? Certo, oggi la formazione in campo e’ stata messa li’ apposta per proteggere la difesa colabrodo (4-5-1 e non si passa), ma adesso e’ venuto il momento di pareggiare.

L’attacante  23enne, mi guarda e mi dice chiaramente che il rigore non vuole tirarlo. Mi guardo attorno, prendo la palle, e semplicemente decido di tirarlo io. L‘arbitro fischia e un secondo piu’ tardi siamo 1-1.
Mi prendo il mio tempo per tornare a centrocampo (cazzo la coscia fa male, bisogna pure approfittare di ogni momento) e dopo 5 minuti torno in avanti per seguire gli sviluppi di un calcio d’angolo in nostro favore.

TV (chiamato cosi’ perche’ il nome di origine indiana e’ impronunciabile) crossa, la squadra avversaria libera, e la palla rotola verso di me ad una ventina di metri dalla porta. Prendo la rincorsa, tiro, e la palla viene parcheggiata all’incrocio. 2-1.

Da quanto tempo non segnavo due goal nella stessa partita? Da anni, probabilmente dal 1998. Si parla dello scorso millennio! E ora sono qui in Sudafrica, a corricchiare sull’unica gamba sana, e ho segnato i primi due goal della nuova stagione (da capitano, che non fa mai male).

La partita finira’ un’ora piu’ tardi con il risultato di 7-3.
L’ultima mezz’ora, sotto un sole che non ci da tregua, vede l’introduzione della schiera dei nostri giocatori di colore che senza problemi segnano 4 goal in 20 minuti, contro una difesa ormai morta.

Certo, probabilmente la qualita’ della squadra avversaria era molto piu’ bassa delle squadre affrontare ad inizio stagione. Ma sapete una cosa? Una vittoria e’ una vittoria quando in palio ci sono i punti…

Fermati.

In the changing rooms

Nuove divise per le amichevoli

Il mio corpo probabilmente mi odia. Continua a urlare di fermarsi, e io non lo faccio mai. Di notte mi tiene sveglio e io faccio finta di niente.

Ogni tanto, pero’, devo anche ascoltarlo.

Dopo aver recuperato in maniera decente dall’infortunio al polpaccio di meta’ febbraio, grazie ad una massaggiatrice 50enne polacca con una forza mostruosa (devo avere le foto dei lividi da qualche parte)  e dopo aver preso parte a deludenti amichevoli pre-campionato (1-2,0-1,2-5,1-5…) mi ritrovo di nuovo ai box.
Il motivo? Un infortunio all’unica coscia che negli ultimi anni non mi aveva dato problemi, quella destra.

Certo, continuare a perdere alla ricerca di giocatori e moduli (i primi tutti nuovi, giovani, timidi, i secondi ancora misteriosi) a una o due settimane dall’inizio del campionato potrebbe demoralizzare tutti, ma preferisco perdere adesso quando le partite non contano niente che in futuro, quando ci saranno 3 punti in palio.
E se proprio non devo giocare e ascoltare il mio povero corpicino, mi conviene farlo adesso. Anche se stasera ci sarebbe l’ennesima amichevole…