L’esordio

Chiunque abbia mai giocato a calcio (non la versione gay a 5 indoor) conosce benissimo le sensazioni del risveglio il giorno successivo alla prima dura partita stagionale: muscoli rigidi, acido lattico in giro per il corpo, varie parti del corpo piene di tagli e qualche litro di sangue in meno
Personalmente se non vedo sangue sulle gambe o in faccia quando finisco la partita sono sempre deluso.

Ieri ho esordito nella lega sudafricana. Sotto falso nome ovviamente – Karl Henriksonn (non hanno fatto in tempo a farmi il cartellino), e solo nel secondo tempo, dopo che un virus intestinale che mi affligge da 3 giorni mi ha fatto vomitare negli spogliatoi. Avevo nelle gambe solo 5 allenamenti dopo una pausa di 3 mesi.

Purtroppo ieri era anche l’ultima partita di campionato. Qui il campionato inizia a marzo per finire a settembre. Esiste una summer league, ma non ho idea se la squadra per cui gioco (Panorama Sports Club) partecipera’ con una selezione. L’idea di giocare con 40 gradi poi non mi alletta troppo.

Dopo anni di dilettantismo allo stato puro (organizzativo e non) a Londra, e’ stato un piacere riscoprire il gusto di avere dietro un’organizzazione sportiva decente, che fornisce al tesserato tutto quello di cui ha bisogno, che gioca in un campo sportivo proprio e che ha al seguito un centinaio di tifosi.

Ho giocato per la selezione "b" (qui hanno 6 senior teams e una decina di squadra giovanili), alle 19.00, su un campo di erba cosi’ secca che purtroppo blocca ogni tentativo di scivolata. Zero attrito e fastidiose sbucciature ovunque.

Il risultato finale e’ stato una sonora sconfitta (3-0), ma il mio esordio e’ stato positivo.
Col mio primo tocco ho mandato un giocatore davanti al portiere (peccato abbia sbagliato), col secondo ho colpito la traversa con un tiro al volo e col terzo ho ucciso qualcuno che ha provato a rubarmi il pallone.
Poi la squadra e’ naufragata e io sono stato colpito da una gomitata volante in bocca.
Ovviamente, nonostante il dolore, il sangue e la paralisi facciale ho fatto finta di niente per poi bestemmiare una volta a casa.

Peccato nessuno conoscesse il mio nome. Solo Lindsey, infreddolita in tribuna, sapeva chi era quel giocatore entrato al 60′ in campo. E conoscendola, 2 ore e mezzo da sola in tribuna circondata da tifosi che parlano solo di calcio, deve essere stata una tortura. Cosa non si fa per amore.