Aria italiana

Quando vedo sul tavolo la Gazzetta dello Sport – nello strano formato tabloid e con la prima pagina colorata a cui non mi abituero’ mai – e Il Giorno (anche se di tre giorni prima), apro il frigo e vedo affettati dovunque, grana padano e gorgonzola, e noto che fuori, sul tavolo in giardino, qualcuno ha lasciato un paio di occhiali, una tazzina (ormai vuota) di caffe’ e un bicchiere (ormai vuoto) di grappa, so che mio padre e’ in giro.

E’ arrivato ieri sera, ha lavorato, messo a posto quello che poteva in una mattinata iniziata alle 6 (non posso piu’ dormire), e ora russa nella sua stanza, e lo sento fin dal mio ufficio.

Cucciola e Bruce mi stanno guardando per capire da dove viene quel rumore, ma li rassicuro in qualche modo.

Torno al computer e vedo l’invasione italiana di facebook e mi rendo conto che in pochi giorni mi sono rimesso in contatto con persone che “solo” 20-25 anni erano per me quasi tutto, compagni di scuola elementare o compagni di calcio canegratesi.

Mi rilasso, guardo il panozzo alla mia sinistra, con salame a grana grossa e una fetta di gorgonzola alta un puffo, e mi sento in italia. Quasi quasi chiamo Beppe e gli dico se vuole venire a giocare al volo all’Oratorio. Il pallone lo porto io, che quelli di plastica mi fanno schifo.

 

 

24 ore prima (e un millennio dopo)

Non posso piu’ aspettare. Mancano poco piu’ di 24 ore alla finale di coppa di lega (allo stadio dell’Universita’ di Johannesburg, una strutture da 5000 posti….) e sono sicuramente piu’ teso di 6 mesi fa, quando stavo per sposarmi.

Tutto sommato sposarsi e’ un po’ come Natale, sai che sta arrivando, e’ inevitabile, e rovinarlo e’ praticamente impossible. Senza contare che ti riempono pure di regali…

Una partita da calcio invece te la gusti solo se vinci. Specialmente una finale, dove il pareggio non e’ ammesso.
Storicamente sono sempre stato il Ballack delle finali, perse praticamente tutte (ok, ho vinto un torneo dell’oratorio a meta’ anni 90 ma non credo conti). Ma 10-15 anni fa ero giovane, pieno di belle speranze, e dopo ogni finale persa mi dicevo "Ok, ci provero’ il prossimo anno". Cosi’ come vincere il campionato, vinto solo nel 2003 dopo quasi 20 anni di tentativi, dai pulcini in su.

Il 1900 si e’ trasformato in 2000 e le occasioni di andare in finale, nonostante le numerose coppe di lega e interlega giocato in Inghilterra, sono diminuite.
Mai speravo di arrivarci con la mia nuova squadra, specialmente dopo un campionato terminato al terz’ultimo posto, con retrocessione evitata solo perche’ le ultime due squadre erano peggiori.

In coppa, giocando di sera, ci siamo sempre trasformati, e io ho giocato i miei migliori incontri quando il sole era ormai un ricordo (e infatti ho sempre vinto il man of the match nelle partite notturne). Ora andiamo verso una finale da giocare alle 2 di pomeriggio, con 35 gradi, su un campo immenso, contro una squadra che ci ha sonoramente sconfitto 2 volte in campionato.

Tutto sembra remare contro, ma era la stessa storia in semifinale, e nei quarti. Giocare da underdogs e’ una sensazione piacevole, semplicemente non hai niente da perdere, ed una finale la vuoi vincere comunque.

Poi su facebook, ultimamemte, c’e’ stata l’invasione italiana e sono entrato in contatto con tanti dei miei ex-compagni di calcio di Canegrate. Molti (tutti?) non giocano piu’, e  mi sento l’ultimo di quella generazione a portare alta la bandiera. Come nel 2003, quando, dopo aver finalmente vinto un campionato (in Inghilterra) scrissi una lunghissima email a tutti.

Stavolta, se vinco, ne scrivo una ancora piu’ lunga. Se perdo non mi sentite per una settimana almeno…

Il gallo sudafricano

Mi ricordo ancora di quel maledetto gallo che, quando studente, mi rompeva le palle regolarmente alle 6 di mattina. Una volta morto la sveglia per me divento’ il mio gatto Pulce (RIP) che voleva uscire o mangiare e poi Bart (il mio cane bergamasco) che voleva attenzione.

A Londra la sveglia era regolata inizialmente dal flusso del traffico e poi, una volta abituato anche a quella, dalla sveglia di South Park (ancora qui con me in Sudafrica).

Qui invece a svegliarmi, dopo Lindsey, che si alza alle 5.30 di mattino, ci pensa il maledetto Ardidas (o Ibis, o Hadada Ibis, e chissa’ quanti altri nomi ha…) con suo odioso starnazzare.
Si alza, chiama i suoi amici (di solito vivono in coppia) e vengono tutti a bere gratis dalla mia piscina e cagare in giardino, insieme ai cani.

Sono uccelli grossi piu’ di un gallo, col classico becco lungo e dalla movenze alquanto delicate per volatili di quel calibro.
Vederli dormire e’ strano:  di solito vanno sull’ultimo ramo di qualsiasi albero abbastanza alto (e qui ne e’ pieno), scacciano gli altri uccelli, e si bilanciano sul ramoscello tutta la notte, lanciando i loro gridi assurdi (AHH AHHH AHHHHHHHH) per buona parte della serata.

Alcuni, probabilmente con problemi di equilibrio, scelgono i pali della luce. Come il mio.

The damn noisy bird

Ho controllato su wikipedia, a quanto pare non sono nella lista degli animali in via di estinzione. Immagino che se ne muore uno non se ne accorgera’ nessuno (e poi, con tutta quella carne, gia me lo immagino sul mio barbecue…)

Cane vs Ape

Lo so che non dovrei ridere della mia povera Cucciola conciata come nella foto dopo aver lottato con un’ape.

Cucciola stunga by a bee

Pero’, con quel faccione gonfio (l’ape ha colpito all’interno del labbro), e’ davvero difficile rimanere seri.
Ora lei sta bene e ormai l’ape africana e’ stata digerita (e probabilmente espulsa nel mio giardino…)

Shara Pova!

Per festeggiare l’anno nuovo ebreo (Rosh Hashanah, uno scioglilingua) io e Lindsey siamo stati invitati da una delle sue ex-compagne di classe (Leatt, era venuta la nostro matrimonio in compagnia del marito JP) per celebrare in true jewish style il loro capodanno.

Come la nostra Pasqua, la data cambia sembra (e nessuno sa bene come calcolarla), e cosi’ ci siamo trovati di Lunedi’ sera a bere e mangiare come maiali (o come facoceri, visto che il maiale a quanto pare non e’ tenuto in grande considerazione. Chissa’ se mangiano cinghiali…)

Non ero mai stato ad una cena tradizionale ebrea, ma dopo 4 ore passate a mangiare circondato da personaggi usciti fuori da un film di Woody Allen (e quasi napoletani, a giudicare da amuleti scaccia sfortuna sfoggiati dai patriarchi della famiglia) devo dire che non e’ poi stato cosi’ male.

Inanzitutto il fatto che fossero ebrei e non musulmani mi ha consentito di rinfrescarmi al fornitissimo angolo bar dove praticamente era possibile creare qualsiasi cocktail (Long Island Iced Tea e Jack + Coca Cola compresi).
La mia serata era’ gia’ positiva.

Gia’ mezzo ubriaco (ero a stomaco vuoto e ho dovuto aspettare 30 minuti prima di mangiare), ci siamo sorbiti le usanze locali – ovvero accendere le candele e in generale spaccarsi la lingua ringraziando dio in quell’idioma assurdo che e’ l’ebreo – per poi finalmente passare al cibo, attaccando una tavola imbandita all’inverosimile.

Circondato da persone incuriosite dal mio accento (identificato al volo come italiano con vaghi rimasugli polacchi, ‘sti ebrei sono avanti) ho iniziato ad augurare a tutti il buon anno con quel "shana tova" trovato su wikipedia un’ora prima. Peccato che la mia lingua, pesantemente condizionata da un whisky dubbio (che sapeva di grappa), sia riuscita a pronunciare soltanto Sharapova, scatenando l’ilarita’ dei compari di tavolo.

Il cibo invece?
La mancanza di salsiccie, pancetta, salame e qualsiasi prodotto associato al caro porco era una lacuna non da poco, ma la quantita’ di alternative era incredibile.

Il problema? A quanto pare la combinazione dolce/salata e’ un must, e infatti il pane era solo con l’uvetta (provate voi a masticarlo mentre in bocca avete pesce), e i crackers per il pate’ erano conditi con lo zucchero.

Il pollo? In salsa di albicocca. La verdura? Condita con la cannella.

La bistecca? Ottima, ma dopo aver provato strane combinazioni di sapori la mia lingua probabilmente era in coma.

Merita una nota il vino rigorosamente Kosher (nella foto). Rosso, 11 gradi e dolcissimo, praticamente un vin santo. Servito in shots invece che in normali bicchieri.

Original jewish wine

A quanto pare il dio della Torah vietera’ anche il porco, pero’ ad un bicchierino non dira’ mai di no…