In giro per il parco

Ovviamente oltre a portarmi la fidata videocamera al parco dei leoni, in una giornata senza turisti (l’anno scolastico incominciava quei giorni), non potevo non portarmi la macchina fotografica.

Ecco qui tre foto fatte mentre tentavo di filmare qualsiasi cosa si muovesse:

Lion by my car

(Si’, ho affrontato il safari con una Toyota Yaris…)

Lion in the park

Momenti dopo una cagata colossale che mi sono perso per pochi secondi.

The lion path

Non ci sono leoni, ma quell’albero li’, di fianco a quel sentiero, fa molto Africa!

In missione Sonohra

Non so chi siamo i Sonohra.
Abitando cosi’ lontano la musica italiana arriva solo se portata da qualche messaggero in visita qui.

A quanto pare il mio messaggero ha sempre e solo un nome e un viso: Alessia (una persona che ha rivestito un’importanza incredibile negli anni scorsi e che, insieme ad davvero ristretto gruppo di persone, vorrei sempre avere a distanza di bar).
In visita a Londra nel 2005, a differenza di tanti altri ospiti, mi aveva portato un cd pieno di mp3, e avevo scoperto Fabbri Fibbra, poi rimasto sull’ipod per secoli.
Stavolta ha semplicemente passato il mio nome a una compagnia di produzione  video locale per una collaborazione.

Sinceramente pensavo che il contatto – una semplice email poco prima di Natale – terminasse li’, visto che non avevo ricevuto nessuna risposta alla mia disponibilita’.
Poi, appena iniziato l’anno nuovo, ecco l’offerta: girare uno spezzone del nuovo video dei Sonohra (che ripeto, non conoscevo per niente) qui in Sudafrica.

Il video, girato in un pomeriggio nelle montagne locali e  montato in 2 giorni, e’ stato accettato e probabilmente (spero, ma tanto una volta pagato possono fare quel che vogliono!) spezzoni saranno utilizzati per il video finale. Lo mettero’ online prima o poi, non sono troppo sicuro dei diritti, devo ancora controllare.

Su richiesta (tramite telefonata intercontinentale) i produttori volevano un po’ di true african footage.
Cosi’ questa mattina sono andato al poco distante parco naturale sperando di trovare qualche animale.
E ho avuto davvero fortuna!

Questo il risultato finale, in mezz’ora di visita al parco:

Natale in Sudafrica: leggermente differente da quello europeo

Quando ero bambino (o comunque prima di incominciare a vivere le mie serate al Texas), per me Natale significava solamente due cose: essere circondato da parenti nel pranzo natalizio – durata 2 giorni – e ricevere un sacco di regali.

Una volta scoperta l’indipendenza, l’alcool e conquistata la patente, il tempo passato con la famiglia si era ridotto, e il conto dei regali ricevuti veniva superato da quello dei regali comprati per altri.

Dopo 6 anni di Natali rigorosamente uguali (e non per questo poco spettacolari: raggiunto l’apice si puo’ soltanto sperare di non fare peggio), questo doveva per forza essere un Natale diverso.
Prima di tutto, ero in Sudafrica, 10000 km e due stagioni lontano.
Senza la mia famiglia, ma con quella di mia moglie.
Senza il Texas, ma con il pub dentro casa mia riempito di alcolici.

Il risultato? Ho trattato il Natale come un party d’agosto in Europa. Il pranzo e’ stato molto simile a quello europeo (pesante! Con carni di tutti i gusti) e l’albero di natale (di plastica) era circondato da regali proprio come in Europa.

Potrei raccontarvi dei regali ricevuti (pochi ma buoni, da Watchmen – il fumetto, fantastico – a una bottiglia di lusso di Jack Daniels fino a libri e cibarie varie), pero’ un regalo merita la foto:

The Olafmeister relaxes

Questo sono io, nella mia piscina, con il mio cappello da cowboy comprato nel 2004 a Los Angeles, birra in mano sulla poltroncina gonfiabile comprata da Lindsey per Natale.

Il resto potete trovarlo su flickr, a questo indirizzo: http://www.flickr.com/photos/olafmeister/sets/72157611736718884/

Giusto per non scomodarvi con un link di troppo, ecco qui qualche altra foto del primo Natale del vostro adorato Olafmeister nel terzo mondo:

This is christmas in South Africa!

Olaf and Lindsey in the new olympic sport

Ah, merry christmas.

 

Il sabato perfetto.

Il Natale si avvicina, e prima che tutti tornino dalle proprie famiglie (per poi andare una o due settimana a "svernare" sull’oceano), Sabato abbiamo organizzato un ultimo braai, approfittando dei 35 gradi che ormai da tempo flagellano i poveri sudafricani.

Una ventina di persone, un sacco di carne, un sacco di alcolici.

Getting ready for christmas in South Africa

Io ho preparato margarita, mojito e cosmopolitan la notte prima, cosi’ da potermi dedicare al barbecue.

La presenza di qualche ebreo ha un po’ complicato i piani (provate a cucinare tutto quel porco e tenerlo separato dal pollo o agnello rigorosamente kosher…) ma per fortuna, non essendo ortodossi, hanno solo voluto onorare le regole basi.

Sinceramente una religione che mi vieta di mangiare certi cibi (o di bere alcolici, vedi i musulmani) mi sembra solo una fregatura.
Gia’ mi vedo dio che alle porte del paradiso guarda l’ebreo e gli fa "Uella’  – spero sempre Dio sia milanese – , vedo che nella vita sei stato un tirchio bastardo e strozzino, pero’ non hai mai mangiato porco! Bravo, entra pure!"

I cocktail sono stati un successone. Alcuni sono stati preparati rigorsamente seguendo le istruzioni, altri invece sono stati fatti con la polverina!

Getting ready for christmas in South Africa

Eggia’ qui vendono delle confezioni di plastica con della polverina dentro. Ci aggiungi acqua calda, poi acqua fredda, poi tequila (nei margarita) o rum bianco (nei mojito), metti dentro il frigo e 8 ore dopo voila’! Tutto perfetto.
Al posto della tequila normale ho messo la tequila sour e devo dire che tutti hanno apprezzato, tanto da lasciarmi solo birre…

Il giorno dopo? Invece di pulire la casa ho passato la mattinata in piscina. 28 gradi.

Getting ready for christmas in South Africa

Ah, l’inverno.

Bye bye balls

E cosi’ Cucciola e Bruce sono stati sterlizzati, completamendo il ciclo dei primi 6 mesi (vaccini di tutti i tipi, chip installati etc…)

Mentre alla fine per Cucciola si tratta solo di una cicatrice di 3 cm sulla pancia, a Bruce hanno asportato le palle, lasciando un sacchettino abbastanza moscio tra le palle che in futuro dovrebbe semplicemente diventare sempre piu’ piccolo e sparire.

Purtroppo la sterilizzazione qui e’ praticamente obbligatoria visto i numerosi problemi che i cani randagi (o abbandonati nelle townships locali) procurano in giro.

Certo che vedere Bruce senza palla mi fa un po’ di tristezza.