Eskom fa’ la cosa giusta (dopo aver sbagliato l’impossibile)

Eskom e’ l’equivalente dell’Enel italiana.
Fino a qualche anno fa (diciamo fino al 1995, anno dell’inizio dei cambiamenti in Sudafrica, che ha peggiorato di molto le strutture statali) era uno dei gioielli locali.

Grazie ad elettricita’ prodotta da stazioni all’avanguardia (costruite spesso quando il Sudafrica era stato isolato per via dell’Apartheid), inclusa una stazione nucleare in Koeberg, e venduta praticamente a meta’ dell’intero continente africano, per anni sono riusciti a venderla a basso prezzo ai cittadini sudafricani e a continuare a generare profitti.

Poi, dopo il 1995, il crollo. Di colpo Eskom e’ stata data in mano a manager neri (arrivati in alto solo grazie al colore della pelle e a quello strano razzismo rovesciato nel mondo del business sudafricano che va sotto il nome di Affirmative Action e che protegge gli interessi del Broad Based Black Economic Empowerement, soluzione che obbliga aziende ad assumere personale nero, anche non qualificato, pur di ottenere vantaggi statali, con corruzione ormai a mille) e la compagnia statale non ha retto il cambio.

Obbligati dal governo a dare elettricita’ gratis ai vari abitanti dei famosi informal settlements tipo Soweto (ma anche Tembisa o altri posti del genere), di colpo gli introiti sono evaporati.
Stiamo parlando di milioni di persone e case che sfruttano l’elettricita’ prodotta da Eskom senza pagare un singolo Rand.
Se una volta questa serviva solo ad accendere una lampadina o magari un televisore, oggi la maggior parte del consumo energetico e’ prodotta dal continuo ricaricare dei cellulari, diventati l’oggetto indispendabile per tutti quei neri che non hanno soldi per comprare da mangiare, ma che vogliono tenersi in contatto o ascoltare musica dalle radio incluse nel telefonino.

Ovviamente non pagando la bolletta, gli sprechi sono all’ordine del giorno, e anno dopo anno Eskom si e’ trovata con sempre meno soldi da spendere in nuove infrastrutture (necessarie per tenere sotto controllo la continua richiesta in aumento di corrente), e sempre piu’ soldi pagati in bonus, nuovi uffici, e stipendi ridicoli a quella classe di manager nera che vuole soltanto spremere l’azienda per ottenere quei milioni di rand comodi a fare la vita della star.

Potrei parlare per ore dei "traditori" delle idee di Mandela, appartenenti alla sua stessa razza ma capaci solo di cavalcare l’ondata anti-apartheid senza aver sofferto troppo in prigione per cercare di curare gli interessi personali. Guardare alla voce Julius Malema

Qualche settimana fa, invece, Eskom mi ha sorpreso, per la prima volta dopo l’ennesima batosta (tre aumenti della bolletta del 25% approvati dallo stato per i prossimi 15 mesi).

Andando in qualsiasi supermercato, bastava portare un documento e una bolletta per ricevere gratis fino a 20 lampadina salva corrente, di quelli dalla forma multi cilindrica, consegnando l’equivalente delle lampadine normali che si usano in casa.

Non so quante persone abbiamo aderito all’offerta (durata un mese), anche se sui giornali ho letto che e’ stata un successo, soprattutto tra la popolazione "bianca". Perche’ immagino se si paga la bolletta ci tengono tutti a risparmiare.

Eskom does the right thing

Vorrei andare a farmi un giro a Soweto di sera e vedere quanti di loro hanno approfittato dell’offerta (che ricordiamo, era gratuita) per sostituire quel milione di lampadine e aiutare il Sudafrica a risparmiare corrente per evitare disastri come il 2008 con il pessimo Load Shedding (4 ore al giorno in ore lavorative senza corrente, secondo una tabella decisa dallo stato, regione per regione…).
Ah gia’, li’ la bolletta non si paga…

Una piccola rivoluzione

Internet in Africa e’ sempre stata una pena.

Le connessioni ADSL sono costose, non per tutti (100 euro al mese per una misera linea di 1-2mb), e, soprattutto, si paga a traffico. Ad esempio fino ad adesso io pagavo per il pacchetto piu’ costoso, che mi dava in cambio circa 10gb di traffico (che di solito finivano la terza settimana del mese).

Ci sono anche altri problemi: La lentezza degli operatori nel farti avere una linea telefonica (media 2 mesi), l’incredible numero di furti di cavi di rame (poi rivenduti nel resto del continente e sostituiti in media dopo 3 mesi se sei fortunato) e altri fattori locali (la maggior parte usa 3g per navigare dal cellulare, a prezzi ridicoli) non hanno mai spinto gli operatori a fare una vera e propria competizione per offrire prezzi e servizi migliori.

Oggi, di colpo, mi arriva questa email dal mio provider:

Mweb: South African Internet Revolution

Nessuno se lo aspettava. Probabilmente la spinta della coppa del mondo, o forse la nascita di una vera competizione. Hanno tolto il capping (il limite di traffico) e abbassato i prezzi. Non mi sembra vero.

Finalmente potro’ scaricarmi Lost season 6 da Itunes UK senza dovermi preoccupare di inventare scuse con l’ufficio londinese per mancanza di internet…

Due piante

Probabilmente Bart e’ stato avvelenato. Mio padre ancora non capisce come mai un cane cosi’ buono, giunto comunque a quell’eta’ in cui inizia a diventare vecchio (nonostante un animo da giocherellone), meritasse una fine simile. Purtroppo esistono persone (o forse mostri?) che non hanno riguardo per niente o nessuno.
Cercare vendetta sarebbe inutile, visto che non servirebbe a riportare indietro il mio cagnolone.

Cosi’, lontano 10.000km, non mi rimane che rispettare le tradizioni locali.
Ogni volta che muore un membro a quattro zampe della famiglia, si pianta un albero.

Nella foto potete vedere i due alberi che Lindsey e io abbiamo piantato.

In alto a sinistra, un limone piantato nel 2008, per ricordare Jonti, il cane 14enne di Lindsey morto prima che arrivassi in Sudafrica.
L’alberello in basso a destra (entrambi protetti contro le scorribande di Cucciola e Bruce), e’ un pesco (o perlomeno lo sara’ tra qualche anno), piantato in onore di Bart.
Avrei voluto piantare un salice piangente, ma a quanto pare hanno bisogno di molto piu’ spazio…

Bart and Jonti's trees

Fine di una saga

CI hanno provato in tutti i modi.

Perdendo i documenti consegnati entro il termine legale negli uffici di Pretoria.

Mandandomi nel Lesotho, per avere un’estensione semi-legale, facendomi quasi arrestare.

Scappando in Botwsana, alla ricerca di un visto che l’esperienza precedente non mi aveva fatto ottenere.

Finendo in Italia, il 24 Dicembre, a fare la coda alla mattina davanti alla Questura per ottenere documenti che di colpo mi erano stati richiesti, con un preavviso ridicolo.

A Gennaio, quasi tre mesi dopo la scadenza del visto ufficiale, ero riuscito a consegnare tutto perfettamente in regola.

E oggi, dopo 2 mesi di attesa, finalmente ho ottenuto questo sul mio passaporto:

Legal Again!

Si’, lo so, sembra farlocco. Ma siamo in Africa, e almeno fino al 2012 non dovro’ preoccuparmi di essere cacciato a calcio in culo dal paese…

Tornare da F.O.R.A.

Era da un sacco di tempo che io e Lindsey non tornavamo a FORA (Friends of rescued animals), il canile privato da cui avevamo prelevato Bruce e Cucciola.

Mentre i canili municipali sovvenzionati dallo stato continuano a ricevere fondi (che per la maggiore parte, considerato lo stato dei canili, finiscono nella mani dei soliti parassiti statail) per prigioni in cui i cani rimangono solo 3 settimane prima di essere soppressi, FORA e’ uno dei pochi esempio di canili privati in cui i cani semplicemente rimangono li’ fino a quando sono addottati o muoiono di cause naturali.
Il motto stesso dell’organizzaione indica il suo ideale: "Endless hope, not a hopeless end" (Infinita speranza, non fine senza speranza).

Visit at FORA

Qualche mese fa erano stati sfrattati dal relativamente piccolo appezzamento di terreno dai soliti disperati costruttori che avevano deciso che era necessario costruire l’ennesimo supermall (in una zona gia’ congestionata…)
Cosi’, con soli 3 mesi di preavviso, il piccolo team di Fora ha dovuto fare i miracoli per trovare un nuovo sito, piu’ grande, piu’ pulito, piu’ tranquillo  per un prezzo decente.
Sono iniziate cosi’ raccolte, richieste, concerti etc.. che hanno reso Fora abbastanza famosa nella zona.

E in soli tre mesi, con donazioni di tutti i tipi, sono arrivati a circa quel milione di rand (o qualcosa di piu’) necessario per trasferire tutti i cani, i gatti e uffici nel nuovo sito, ad una decina di km dal vecchio, stavolta lontano dalla strada principale e circondato da montagne.

Io e Lindsey ci eravamo promessi da tempo di tornare a salutare e donare qualche chilo di cibo, ma avevamo paura di andare e tornare con un altro cucciolo. L’inaugurazione della nuova sede era un’ottima occasione per salutare il team di Fora e andare a fare compagnia e giocare con quei circa 600 cani che ora risiedono in un sito molto migliore del precedente.

Visit at FORA

Certo, siamo andati molto vicini a tornare a casa col terzo cane, soprattutto quando ho riconosciuto il fratello di Cucciola, lasciato indietro quando abbiamo preso Bruce, ma completamente identico a lei, solo leggermente piu’ magro e con un pisello in piu’.

Lasciato il cibo e qualche soldo dietro, siamo tornati a casa, convinti pero’ che, nel caso Lindsey rimanesse incinta, torneremo l’anno prossimo per prendere un terzo cane…