Piove, tempo di pesto

Da tre giorni continua a piovere.

Dopo due settimane in cui la temperatura media aveva raggiunto i 35 gradi (e in cui io mi lamentavo per il mio povero orto) un po’ di pioggia era dovuta. Quello che non mi aspettavo era un lunghissimo diluvio universale.

Cosi’, non potendo svolgere nessuna attivita’ all’aperto, ho deciso di fare qualcosa che non avevo mai fatto: il pesto alla genovese.

Qui il pesto lo trovi in molti supermercati, ma di solito e’ una specie di pasta troppo densa e costosa che ricorda vagamente il gusto di quello italiano.

Grazie al basilico cresciuto in abbondanza nel mio orto, mi sono armato del necessario (mortaio, pesto, parmigiano, aglio, pecorino, pinoli – qui costosissimi, e olio d’oliva) e con calma, dopo aver trovato la ricetta ufficiale su internet, sono riuscito ad ottenere, meravigliando i miei ospiti, qualcosa che somiglia alla mia idea di pesto e che addirittura ha un gusto simile!

Certo, ci sono volute quasi 3 ore e la quantita’ prodotta da un numero di foglie che pensavo fosse piu’ del necessario e’ quasi ridicola, ma vuoi mettere la soddisfazione di sorpendere tutti e servirlo con la pasta?

Ecco qui qualche foto di una serata passata a pestare le foglie:

Making pesto alla genovese
Pestando le foglioline

Making pesto alla genovese
Il colore e’ perfetto

Making pesto alla genovese
Tutti gli ingredienti sono sul tavolo

Making pesto alla genovese
Il prodotto quasi finito

Making pesto alla genovese
La meraviglia finale

Rischiare la vita in ufficio

Sotto la categoria lavorativa della mia polizza assicurativa sulla mia vita, leggo un “low risk”. Dopotutto lavoro in ufficio per buona parte della giornata, cosa vuoi che mi possa capitare?

Invece, settimana scorsa, mi capita prima questo:

Risking my life on a broken chair
Sedia spaccata, collo dolorante

E poi, mentre tentavo di mettere una trappola in soffitta per un topolino bastardo, mi capita questo:

Falling from the roof
Si, quello e’ il buco che ho provocato cadendo dal soffitto…

Il meritato riposo

Dopo un mese lunghissimo (170km di competizioni…) culminato con una gara di bici che mi ha lasciato questa fantastica abbronzatura:

My legs after the 94.7, nice tan!

Direi che e’ finalmente giunto il momento di sfruttare queste 2 ore di differenza con Londra e rimanere nel lettone fino almeno alle 10, in compagnia dei miei due cagnoloni:

Time to rest with my dogs

Fiori sudafricani

Giusto per non parlare solo di prestazioni sportive (non preoccupatevi, dopo la gara di bici di Domenica prossima per un po’ mi prendero’ un perido di riposo per rilassarmi in vista di Natale), eccomi a parlare di una delle cose di cui i Sudafricani vanno fieri: i fiori.

Come la maggior parte degli individui di sesso maschile, tutti i fiori per me sono uguali: hai le rose che regali alla moglie quando devi chiedere scusa, hai le margherite che compri quando non hai i soldi per le rose, e hai tutto il resto (garofani inclusi) per i mazzi economici che compri al supermercato quando la moglie ti dice di comprare fiori per il vaso in salotto.

Qui invece un sacco di persone, uomini inclusi, sono ossessionate dai fiori “sudafricani”, e vorrebbero andare almeno una volta nella loro vita al Chelsea Flower Show (a Londra), a quando pare l’equivalente del Sexpo per 15 enni allupati.

Il particolare clima di questo pezzo di continente africano a quanto pare fa felice un sacco di piante e fiori che non avevo mai visto da nessuna altra parte.

Anche nel mio giardino, dove i fiori per me valgono meno dei pomodori che ho piantato, ho due classici esempi:

La Protea, forse il fiore piu’ sudafricano, simbolo della squadra nazionale di cricket:

Proteas

(tra l’altro e’ davvero strano come esemplare: e’ un dinosauro floreale e al tocco sembra fatto di cartone…)

e la Strelitzia (o fiore dell’uccello del paradiso), un fiore che quando sboccia assomiglia ad un uccello:

Strelitzia in my garden