U2, Soccer City e 98000 fans: feels like the future

Negli ultimi anni ho fatto un errore madornale: a furia di sentire Bono tentare di diventare il nuovo Bob Geldof, mi sono scordato del Bono cantante degli U2.

Cosi’ negli ultimi anni ho semplicemente cercato di evitare le sue interviste televisive o a mezzo stampa, continuamente indirizzate a tutti noi mortali con istruzioni su come salvare il mondo, e ho lasciato alla liste casuali di iTunes le opportunita’ di sentirlo cantare.

Al giorno d’oggi, dove le popstar vengono prodotte a un tot al chilo (Bieber, Gaga, Katie Perry, Rihanna e chissa’ quanti altri), e’ difficile trovare rockstar che riescano a produrre uno show dal vivo senza ricorrere a gimmick ridicole (si, Lady Gaga, sto parlando di te) e a tenere migliaia di spettatori in piedi per 2 ore.

Dopo essere tornato dal concerto, posso tranquillamente affermare che gli U2 sono una di quelle 4-5 bande al mondo che ce la fanno senza problemi.

Grazie ad un prezzo umano (161 rand per un posto centrale sugli spalti , circa 16 euro. I biglietti piu’ costosi, quelli a ridosso del paloscenico, erano 200 euro), abbiamo deciso di comprare 6 biglietti mesi fa e, vista la vicinanza di Soccer City, 10km da qui, goderci una serata fuori in una domenica perfetta.

Dopo essere riusciti a saltare la coda di macchine, guidate dal GPS, che letteralmente avevano preso d’assalto la nuova uscita dell’autostrada (2 ore per fare 4km…), semplicemente arrivando dal vecchio (e poco segnalato) raccordo, in meno di 10 minuti avevamo parcheggiato ed eravamo gia’ in cammino verso lo stadio.

That's the wrong exit...
L’uscita sbagliata…

The whole group
Davanti allo stadio

Olaf and Lindsey
Con Lindsey

L’ultima volta che ero stato qui fu in Luglio, per la finale della Coppa del Mondo, vinta dalla Spagna. L’altro grande evento prima del concerto era stato un Nuova Zelanda – Sudafrica di Rugby qualche mese fa. Ma per ovvi motivi (l’utilizzo del campo da calcio/rugby) nessuno dei due eventi poteva raggiungere per numero di spettatori questo concerto: 98.000. Un numero mai visto almeno per me in nessuno evento sportivo o concerto dal vivo. Il mio record personale era circa 65.000 per un concerto dei Green Day nel 2005 a Milton Keys.

Entrato allo stadio notavo subito due cose: Uno, mi sembrava di essere nel Sudafrica durante l’apartheid. Pochissimi neri, nonostante i prezzi accessibili, e quelli che erano li’ lavoravano dietro ai banconi del bar o come security. Al massimo indiani.

Due: la struttura costruita a Soccer City (the Claw) era enorme. Alta circa 50 metri con uno schermo circolare semplicemente fuori di testa.

Cheapest tickets available but who cares?
Un prezzo onesto

The claw is set
La struttura

Dopo i soliti support acts a cui nessuno frega nulla (Springbok Nude Girls, un gruppo rock/ska locale e Amadou & Mariam, un duo del Mali, entrambi ciechi), con soli 10 minuti di ritardo rispetto all’orario originale Bono, The Edge e gli altri due entravamo sul palco tra il rumore assordante della folla. Sentire quasi centomila persone andare in visibilio e’ fantastico.

Il resto potete intuirlo: due solide ore di canzoni che da vent’anni conoscono quasi tutti. Da Beautiful Day a Elevation, da Miss Sarajevo (con Bono che mi impressiona mentre canta il pezzo di Pavarotti in italiano) a Vertigo, da Sunday Bloody Sunday a One.
(l’intera scaletta e resoconto in inglese la trovate qui: http://www.u2tours.com/)

Le immagini sullo schermo poi si riferivano ad eventi recenti (Egitto, Burma) e ad eventi locali che ovviamente hanno fatto andare su di giri uno stadio intero.

Immagino che cantare Pride – in the name of love, con immagini di Mandela che esattamente 21 anni prima aveva rilasciato il primo discorso ufficiale dopo essere stato liberato dalla prigione in questo stesso stadio, sia stato un capolavoro di programmazione per gli organizzatori del tour.

Getting dark
Inizia a diventare notte

Here they are! Bono, Edge and the other two
Gli U2 finalmente arrivano sul palco

Bono is really in great shape
Bono scatenato

A lucky girl
Una fortunata fan

Such a great structure...
Semplicemente incredibile

View of the stadium
Vista dello stadio

Certo, Bono ogni tanto si e’ lasciato andare a discorsi pro-Burma, pro-Egitto o pro-qualsiasi altra nazione da salvare, ma non importa, se canta cosi’ possiamo pure farlo felice per quei 5 minuti.

Una volta finito il concerto, e tornati a casa stanchissimi, mi sono fermato un attimo a riflettere su una delle poche cose che Bono ha detto che mi hanno interessato:

“The rest of the world is finally catching up to the fact that this place (South Africa) feels like the future”

“Thank you for your patience, we told you in 1998 that we’d be back.”

E ripensavo all’aria di cambiamento in Nord Africa, o alla giovane democrazia sudafricana che puo’ ancora cambiare in tempo dopo un inizio cosi’ perfetto e una veloce discesa nella corruzione pochi anni dopo. E al fatto che l’Europa, e soprattutto la mia povera Italia, ancora non ha capito che il mondo circostante ha iniziato a muoversi piu’ velocemente di loro…

Singing over the crowd

So cool
Lo schermo LCD

Never seen anything like that
Assurdo!

And now the crow goes even wilder
Mandela (e Bono)

Tutte le altre foto le trovate qui

La religione in Sudafrica. Ovvero come capire quanto Zuma sia un cretino.

La storia delle nazioni africane e’ sempre stata violenta.
Basta pensare a tutti i conflitti in territorio arabo (il Nord Africa, Marocco e Egitto sono storie attuali), in quello “nero” (il centrafrica, con vari genocidi e cambi di potere da un dittatore all’altro) o anche alla parte meridionale (Zimbabwe o Mozambico, che ancora adesso hanno seri problemi sociali), prima, durante e dopo le altrettanto note conquiste colonialistiche.

Ogni volta che c’e’ stato un cambio al comando (per tentare di controllare le incredibili risorse naturali africane), sangue e’ stato versato su tutti i fronti. E’ per questo che la storia recente sudafricana ha qualcosa di incredibile.

Quando qui nel 1994/94 ci fu il cambio di potere, tutti pensavano che la guerra civile tra bianchi che non volevano vedere neri al potere, e neri che volevano sbarazzarsi prima possibile dei bianchi (considerati discendenti dei colonialisti) sarebbe stata imminente.
E invece, nonostante le normali rivolte (molto minori che ad esempio quelle di Soweto del 1976) il passaggio di potere da De Klerk (ultimo presidente bianco sudafricano) all’ANC di Mandela (primo presidente nero sudafricano) avvenne in nome della necessita’ di rendere i sudafricani fieri di appartenere ad una unica nazione e non separati in casa.

Pensate a cosa fu chiesto ai normali cittadini: a quelli bianchi di rinunciare a privilegi rispetto alla popolazione nera (che comunque non era mica composta da schiavi come quella americana di qualche secolo prima) e iniziare a dare accesso a posti di lavoro prima riservati a loro.
A quelli neri invece fu chiesto qualcosa di ancora piu’ difficile da digerire: perdonare le stesse persone che avevano prosperato durante l’apartheid e iniziare a  collaborare (per quanto romanzato, il film Invictus rende abbastanza l’idea dell’importanza dello sport in quegli anni).

Molti si sono chiesti negli anni succesivi come fu possible per uno stato africano, a maggioranza nera, non ricadere negli errori delle varie dittature/monarchie mascherate da democrazie (Zimbabwe e Repubblica Democratica del Congo ne sono un esempio odierno).
I motivi sono numerosi, ma indubbiamente quello meno pubblicizzato e la religione cristiana dei cittadini sudafricani.

E’ difficile parlare di religione con persone che sono sinceramente intrippate di Cristo e Dio e Bibbia.
Io, da “cattolico” italiano, non perderei mai tempo a cercare di convincere altre persone a convertirsi al cattolicesimo, visto che al giorno d’oggi, e soprattutto se confrontato con le correnti evangeliche in giro per il mondo, sta andando verso la stessa direzione che il mondo ebreo aveva al tempo di Cristo: un insieme di regole da seguire, preghiere da memorizzare, sacramenti da prendere con o contro il tuo volere in nome delle Chiesa, e si sta allontando da quello che il cristianesimo dovrebbe essere: uno rapporto di fede con Cristo e Dio (e non con la Madonna, o Padre Pio), cercando di capire e trovare conforto/ispirazione nella Bibbia nei momenti peggiori.

La confessione, i sacramenti etc… ? Inutile farli o accettarli che il rapporto che esiste con la Chiesa, il parroco, Padre Pio o la Madonna supera quello verso Cristo/Dio.
L’idea che qualcuno debba intercedere per aiutarti ad aprire le porte del paradiso esiste solo nella bibbia cattolica. Sincermente trovo la versione di King James , considerata una traduzione migliore e con alcune differenze da quella cattolica, una versione piu’ congrua allo spirito cristiano e piu’ vicino a quello che dovrebbe essere il cristianesimo.

Tornando al Sudafrica, bisogna capire come l’influenza di chiese come quella inglese o cattolica sia minima. La maggior parte dei cristiani aderiscono a correnti evangeliche, metodiste oppure alla chiesa di Zion per i neri.
Molti possiedono Bibbie, ma, a differenza di quelle italiane lasciate sugli scaffali, queste vengono aperte, lette, studiate. Sembra strano, ma e’ cosi’. Io sono letteralmente circondato di persone che conoscono la Bibbia (ma non per questo sono aperte ad altro, semplicemente trovano conforto nel leggere quel libro). Dopottuto, se mia moglie e’ una fedele cristiana e si sente a suo agio al servizio domenicale o mentre legge la bibbia, chi sono io per cambiare certe opinioni? Lei sa benissimo qual’e’ la mia visione, e io so qual’e’ la sua. Alla fine si tratta sempre di rispettarsi a vicenda.

Ed e’ per questo che il Sudafrica non si e’ imbarcato in un lago di sangue durante il cambio di potere. Rispetto, magari a denti stretti, verso gli altri e la propria fede. E infatti oltre a Mandela un’eroe locale e’ indubbiamente un altro vincitore del premio Nobel (nel 1984): Desmond Tutu, guarda caso un vescovo.
Si potrebbe dire che solo il recente arrivo (10 anni) di immigrati clandestini (Nigeriani, Zimbabwiani etc…) ha alzato il livello di violenza, ma la maggior parte dei cortei di solito finiscono in Toi Toing (in pratica balli e canti) e difficilmente vengono alzate spranghe o colpiti civili.

E cosi’ fa un po’ tristezza leggere le ultime notizie delle sparate di Jacob Zuma, il presidente di tutti e non solo di quelli che possiedono la tessera del partito.
Qualche giorno fa, durante un comizio, aveva detto che possedere la tessera dell’ANC e votare per il suo partito era un’assicurazione per andare in paradiso. Votare DA (i rivali dell’ANC) equivale a quanto pare a finire all’inferno.

Stavolta Zuma, dopo essersi fatto scivolare tutti gli scandali riguardanti le numerosi moglie, le docce usate per “liberarsi” dall’AIDS, le accuse di stupro ha colpito qualcosa che la maggior parte dei sudafricani conoscono e amano: la propria religione.
E sanno benissimo che quanto detto dal loro presidente e’ una immane cazzata.

Al mercato sudafricano

I mercati in Sudafrica si distinguono in tre nette categorie:

  • quello creato apposta per i turisti, di solito nei dintorni di destinazioni classiche, tipo safari, parchi naturali, musei o aereporti. I prezzi sono eccessivi (se vi chiedono 500 rand per un raro esempio di statuina zulu state pur certi che potete calare il prezzo fino a meno della meta’, e loro comunque ci faranno un profitto…), la merce e’ quella che i turisti vogliono portarsi a casa (magliette, statue, tamburi etc…) e i venditori sono tutti neri che parlano e comprendono perfettamente inglese, afrikaans e una lingua a scelta (francese, portoghese ma anche italiano)
  • quello che serve alla comunita’ nera e che sembra molto piu’ simile ai nostri mercati. Di solito questi mercati sono posizionati all’interno delle citta’ (ce ne sono 2 grandissimi a Johannesburg, ma non saprei come arrivarci!) oppure ai confini delle baraccopoli locali, dove la gente di solito aspetta taxi scassati per andare al lavoro o in giro. I prezzi sono onesti, ma la qualita’ della merce e’ sospetta (soprattutto la carne). Trovi tende improvvisate che forniscono servizi essenziali (barbiere o vendita di credito telefonico) oppure che vendono merce contraffatta perche’ anche il piu’ povero nero di Soweto vuole avere una maglietta Lacoste. Il resto e’ cibo.
    Pochi parlano inglese (anche se lo capiscono senza problemi), non trovi sconti e tutto quello che senti e’ un continuo urlare da una parte all’altra in Zulu, Xhosa o chissa’ quale altro idioma. Sono tutti neri li’, e gli unici bianchi che ci trovi sono quelli che si avventurano per farci foto da spacciare poi in Europa, rigorasamente in bianco e nero, sotto qualche titolo ridicolo del tipo “La speranza negli occhi di Tembisa”.
  • infine c’e’ il mercato misto, quello che tutti gli altri (bianchi, indiani, colored oppure neri coi soldi). Sono i posti in cui ci vai per trovare cose curiose che trovi difficilmente nei centri commerciali (che qui spuntano ogni 2 km).  I prezzi sono onesti, anche se trattare e’ difficile. La maggior parte dei venditori e’ di solito cinesi o indiani, con qualche nero.

E’ in quest’ultima categoria di mercati che mi sono trovato ieri alla ricerca di un lettino per Benji (che sta incominciando a rubare i letti circolari comprati anni fa a Bruce e Cucciola). Sono andato all’unico mercato di questo tipo qui vicino (Hillfox Centre), una struttura permanente che da’ in affitto spazi commerciali temporanei ai venditori locali.

Hillfox Market Centre

Qualcuno mi deve spiegare quel segnale di pericolo con la locomotiva davanti all’entrata…

Il letto l’ho trovato senza problemi (155 rand , circa 16 euro), ma, verso l’uscita, ho trovato una vecchia signora cinese che vendeva questo:

Hillfox Market Centre

Si tratta di Stun guns, armi che producono scosse elettriche da circa 1000 volt, in forme particolari (cellulari, torcia elettrica) da utilizzare come arma di difesa. Per soli 15 euro avrei potuto comprarmene una.
E la signora cinese per attirare l’attenzione ogni 5 minuti schiacciava il pulsante per far sentire il rumore della scossa elettrica (simile a quella che senti nei film) a tutti i passanti…

Novita’ di Gennaio

Da subito potete vedere come la grafica del sito e’ cambiata.
Da tempo volevo aggiornare la piattoforma del blog e cosi’ una sera mi sono messo a convertire i dati del vecchio dblog (http://www.dblog.it/ , un software scelto nel lontano 2007 e da allora ottimizzato per i miei scopi) e a portarli su wordpress (http://www.wordpress.com), installato qui con una grafica abbastanza semplice. In poco tempo sono riuscito a importare gli articoli, le foto e i vari commenti e a tenere una sorta di compatibilita’ con i vecchi link archiviati su google.

L’altra novita’ riguarda Sabato scorso. Dopo aver completato la seconda gara di questo 2011 (una 10km – Akasia 3 in 1 – conclusa in 48:47, senza spingere troppo visto che 2 ore dopo dovevo presentarmi al campo di calcio per la preparazione atletica…), sulla via del ritorno, vicino a una delle svariate uscite dell’autostrada Pretoria-Johannesburg, ho raccolto questo:

Benji

Non fatevi ingannare dall’aspetto di questa foto. L’immagine e’ stata scattata solo qualche ora piu’ tardi, dopo averlo lavoro, asciugato e controllato per vedere come stava. Sotto quel folto pelo (che mi ricorda vagamente Bart), ci sono soltanto 10kg di pelle e ossa (la meta’ di quanto dovrebbe pesare).

Benji (questo il suo nome attuale, dopo essere stato chiamato “incrocio” “curtis” “shaggy” nelle prime 2-3 ore) tentava di attraversare l’autostrada, in quel punto abbastanza pericolosa, per andare chissa’ dove.
Si vedeva da subito che era perso (o peggio, abbandonato), ma non per questo infelice. Continuava a trotterellare da una parte all’altra delle 4 corsie automobilistiche probabilmente cercando indizi per tornare a casa. Io mi sono fermato semplicemente perche’ aveva provocato un ingorgo di macchine che tentavano di rallentare e scansare quel povero cane.

Cosi’ ho aperto la portiera, ho fischiato, ed e’ subito salito allegramente dentro la macchina. E’ un cane che ovviamente viveva con una famiglia prima, visto che risponde ad ordini rudimentali e sa dove andare a pisciare (fuori) e mangiare (dentro).

Vista la mancanza di chip o tatuaggio o deciso di prenderlo e tenerlo qui con me in attesa di rimetterlo in forma e darlo via a qualche famiglia che lo possa amare. Non voglio darlo ad un canile municipale (dove, se non selezionato, sarebbe ucciso in poche settimane) ma ho davvero paura che dopo un po’ io e Lindsey iniziamo ad affezionarci un po’ troppo…

Questo 2011 inizia davvoro in maniera interessante (anche se la combinata 10km – calcio in Sabato mattina con sveglia alle 4.30 e ritorno a casa solo alle 12.30 mi ha decisamente distrutto…)