Terre bruciate

Svegliarmi di mattina presto, durante l’inverno locale, per andare a correre qualche gara, non e’ qualcosa a cui tengo particolarmente. E’ per questo che,  una volta arrivato l’inverno, mi sono concentrato sul campionato di calcio e ho lasciato perdere per un po’ le gare di corsa.

Ora che finalmente la fredda stagione (di giorno fanno 15-20 gradi ma poi di notte la temperature scende sotto i 5… alla fine sara’ anche in Africa ma vivo a 1700m slm!) sta andando via, domenica mattina ho deciso di partecipare alla “Pirates run/walk” a 10km da qui, organizzata da uno dei club sportivi piu’ vecchi della zona, il Pirates Sports Club. Piu’ che altro volevo collaudare il mio ginocchio dopo l’infortunio di 2 settimane fa. Il risultato? Un ottimo 45.17 (con pausa piscio…), che ho scoperto essere il mio secondo migliore risultato di sempre sulla distanza.

Anche la medaglia non era per niente male:

Pirates 2011 medal

Nel pomeriggio, invece, armato del mio fidato iphone (e instragram) sono andato a fare un po’ di foto dietro alla casa dei genitori di Lindsey, dove regolarmente in ogni stagione secca va tutto a fuoco intorno al fiumiciattolo. Piu’ che altro mi aveva incuriosito un’area recintata, che a quanto pare 3-4 anni fa faceva parte del complesso residenziale e aveva le reti per il cricket, i canestri per netball e altre giostre per i bambini che abitavano li’.

Purtroppo i continui incendi hanno convinto i padroni del complesso di chiudere quella zona ed abbadonarla alla furia degli elementi. Ecco qualche foto:

Exploring a burnt area around Johannesburg

Chissa’ quando e’ stata l’ultima volta che qualcuno ha giocato con quel pallone…

Exploring a burnt area around Johannesburg

Qui una volta c’erano le reti di cricket

Exploring a burnt area around Johannesburg

Il fiume che passa di fianco alla cinta

Exploring a burnt area around Johannesburg

Curtis mentre si appende al canestro del netball

La stagione secca qui e’ un problema. Gli incendi sono all’ordine del giorno purtroppo… (e passera’ ancora un mese prima delle piogge…)

The Script in Johannesburg

Non sono un tipo da concerti. Abituato a sentire solo singoli dalla mia sterminata raccola su iTunes, difficilmente mi presento con altre migliaia di persone per sentire musica dal vivo quando poi le canzoni che mi interessano sono solo quattro o cinque.

In questo 2011 invece sono gia’ arrivato al secondo mega concerto. Se a Febbraio gli U2 mi avevano fatto apprezzare concerti immensi, stavolta e’ toccata ad un’altra band irlandese, gli Script, farmi apprezzare concerti senza troppi sbattimenti.

Avevo comprato i biglietti a Marzo, come regalo di anniversario per Lindsey a cui piacevano le loro canzoni.
E cosi’, in una notte dannatamente invernale (2 gradi, vento ridicolo), ho guidato tutti i 10km che mi separavano dal Northgate Dome per guardare dal vivo gli autori di canzoni come The Man Who Can’t Be Moved o  We Cry.

Getting ready to go
Pronti per andare

Non mi aspettavo granche’, ma l’entusiasmo degli oltre 18000 presenti nella struttura indoor (record personale per il gruppo a quanto pare), di cui la maggior parte donne (e non fa mai male), mi ha fatto apprezzare anche canzoni che non avevo mai sentito.
Anche il gruppo di supporto (the Arrows, due ragazze, una alla batteria e una alla voce/piano), nonostante i miseri 22 minuti a disposizione, otteneva il boato della folla.

Some pictures taken moments before the start
All’interno del Dome

Olaf and the crowd and some beer
Mentre sorseggio alcolici e guardo la folla

Fortunatamente non tutti i brani erano canzoncine pop, alcuni arrangiamenti andavano verso l’hiphop, e altre canzoni erano solamente acustiche, un mix che mi andava benissimo.

Alcune note sicuramente positive:

  1. The Script sono irlandesi come gli U2, ma non mi rompono le palle per salvare il mondo o lamentarsi della guerra civile irlandese…
  2. Le poche volte che hanno aperto bocca, mi hanno fatto davvero ridere, tanto si pigliavano per il culo. E bevevano birra sul palco, non acqua.
  3. Con una folla composta dal 90% da donne, non c’era mai fila al cesso
  4. Con una folla composta dal 90% da donne, di cui un buon 60% minorenni, non c’era mai fila per comprare alcohol.
  5. I prezzi delle magliette non erano per nulla esagerati (ho comprato la maglietta ufficiale a Lindsey per poco piu’ di 10 euro…)

Special effects for the Script
Sul palco

The dates of the tour
La maglietta ufficiale con le date di uno strano tour

Inoltre dopo il concerto ero a casa in meno di mezz’ora, di cui 10 impiegati per fare 100 metri al parcheggio. E, quando fuori fa cosi’ freddo, tornare a casa, buttarsi nel letto, e avere tre cani a scaldarti, non e’ per niente male…

Tutte le altre foto le trovate qui.

Hit man

Non giocavo a paintball ad un addio al celibato nel lontano Febbraio 2009.
Causa due turni di riposo nel calendario calcistico (due weekend senza giocare.. come si fa?), la societa’ ha deciso di portarci a fare una di quelle attivita’ di  “team-building” che tanto piacciono ai sudafricani.

In un raggio di 20km da casa mia ci saranno una ventina di posti dove fare paintball. Il caso vuole che il posto in cui siamo andati sia lo stesso di quello di due anni fa: the Woods Paintball, probabilmente il mio preferito per varieta’ di scenari e spazi disponibili.

Circondato da ventenni che non hanno mai tenuto un fucile in mano e al massimo giocano alla playstation, ci siamo divisi in squadre e abbiamo passato 3 ore a massacrarci senza problemi. Come al solito la maggior parte dei miei compari aveva finito le pallottole di vernice (ad acqua) entro i primi 20 minuti di ciascuna sessione, continuando a sparare come se avessero attivato il cheat code per infinite munizioni.

E cosi’, in compagna del solito amico bulgaro Stoy (l’unico con me con esperienze di armi da fuoco) , la mia squadra ha dominato qualsiasi sessione, riducendo ad arlecchini di vernice il resto della truppa. Ahh… le soddisfazioni!

Qualche foto: (purtroppo provare a fare foto durante le sessioni era un po’ pericoloso…)

Paintball in the woods

Paintball in the woods

Scorciatoie canine

Ormai da tempo (da Ottobre fino ad adesso, tranne Gennaio/Febbraio) la sorella di Lindsey, Kirsten, e suo marito, Andy, vivono con me.
Mesi fa avevano deciso di lasciare Cape Town e tornare da queste parti. Si sono portati dietro i loro due cani, Lucky e Dub.
Entrambi non brillano di intelligenza, e il disastro di ieri lo dimostra in maniera irrevocabile.

Mentre preparavo il cibo per tutti e 5 i cani a casa mia, una macchina rumorosa passava davanti al cancello.

Mentre i miei tre cani utilizzavano la porta d’ingresso (aperta) per andare fuori ad abbaiare, gli altri due decidevano di prendere una scorciatoia, saltando sul divano , spingendosi l’uno con l’altro, probabilmente credendo che il vetro nel soggiorno non esistesse.

Risultato?

Dub injured

E i cani?
Dub si e’ spaccato la testa contro il vetro, ha perso il controllo di vescica e sfintere piu’ qualche litro di sangue, e dopo 200 euro di riparazioni (piu’ 50 per il vetro) e’ tornato la sera in questa condizione:

Dub injured

Arriva l’inverno

Con 2-3 settimane di anticipo, e’ arrivato l’inverno anche in Sudafrica.
Qualche indizio l’ho avuto dal crollo repentino della temperatura (15-20 di giorno, 1-5 appena il sole scompare), dal vento freddissimo arrivato dall’Atlantico, e dal fatto che sto indossando calzoni lunghi durante la giornata.

Soprattutto, noto l’arrivo dall’inverno nel modo in cui i cani dormono sul letto la sera invece del pavimento:

Dogs on bed

Fortunatamente ci saranno solo 2 mesi freddi e poi tornera’ il clima sudafricano che tanto mi piace per 10 mesi all’anno. Nel frattempo, vista l’assenza di riscaldamenti in casa (un’usanza tutta sudafricana…) dovro’ decidermi se investire e costruire quel camino in soggiorno che vorrei avere da anni…