Uno sfogo

E cosi’ mi trovo ancora seppellito da lavoro con scadenze impossibili provenienti da un’isola che, proprio come il paese di sotto pieno e quello a forma di stivale ancora piu’ sotto a destra, stanno vivendo un campionato mondiale da dimenticare.

Vado in aereo, mi prendo il weekend e 2 giorni lavorativi in anticipo (molto prima di dover passare serate a cercare di finire un progetto che ormai vorrei solo dato morto) e arrivo a Cape Town per poi stare 2 ore sotto il temporale, il vento e vedere 11 bambocci viziati con davanti un morto in piedi (Gilardino, parlo sempre con te che passi piu’ tempo a pensare ai capelli che alla palla) che non riescono a battere un paese conosciuto soltanto perche’ probabilmente avra’ qualche narcotrafficante.

Mi passa la rabbia e prendo la macchina, carico Ian venuto apposta da New York, chiamo Curtis ancora a farci da compagno di viaggio, guido 4 ore e mezza all’andata (poi 6 di notte) per vedere una squadra di incapaci ripetere la stessa identica partita di pochi giorni prima: primo cross , primo goal, e poi un goal di culo.

Giovedi’ potrebbe tutto finire ma almeno, finalmente, giocano in citta’, a 20km da qui. Dopo essermene sorbiti 2800 per Cape Town in aereo e 700 in macchina per Nelspruit (entrambi in stadi bellissimi), almeno se devo tornare deluso a casa stavolta non dovro’ spendere una mezza giornata prima di chiudere gli occhi e pensare che, forse, sto semplicemente avendo un incubo e domani si ricomincia da zero.

Intanto trovate le due galleri fotografiche delle prime 2 partite qui:

Italia – Paraguay

Italia – Nuova Zelanda

Dal vostro inviato polacco

Questa e’ curiosa.

Mentre lavoravo mi chiamano al cellulare dalla Polonia. Il tipo dice di essere il dj di Radio Merkury (una stazione polacca che trasmette principalmente intorno a Poznan) e mi chiede se sono disponibile per parlare dei mondiali in svolgimento.

Poco dopo, eccomi live via radio in Polonia (dal Sudafrica) a rispondere nel mio polacco italianizzato (con ormai troppe parole che traduco al volo primo in inglese che in polacco) su domande inerenti la situazione locla,e le chance dell’Italia e quelle dei Bafana Bafana (che purtroppo stasera hanno messo un piedi fuori dalla porta di ingresso degli ottavi. Se devono uscire, che si portino via la Francia con loro).

Poco dopo, ecco qui il link alla pagine della radio (tutto in polacco ovviamente) e allo streaming dell’intervista.

Mi metto solo a tradurre il paragrafo introduttivo:

Come vanno le cose nel mondial sudafricano? Non c’e’ la nazionale polacca ma ci sono tifosi di ogni paese. Di quello che sta succedendo in Sudafrica ci racconta Olaf Olgiati. Mezzo italiano e mezzo polacco, da Poznan, che vive in Sudafrica. Tifa Milan e Lech Poznan, e Italia durante i campionati mondiali. E ovviamente va alle partite.

Settimana prossima hanno intenzione di chiamarmi ancora. A quanto pare il mio accento spregiudicato ha fatto successo in Polonia…

Tra una partita e l’altra

No, non sono sparito. Semplicemente, con ottimo tempismo londinese, sono stato coinvolto in un disperato progetto per Wimbledon che deve essere terminato il 21, data dell’inizio del torneo londinese.

Cosi’, invece di foto e racconti della partita dell’Italia a Cape Town, sopravissuta all’interno del bellissimo stadio di Green Point, a 20 minuti a piedi dal centro della citta’, sono qui a cercare di finire questo lavoro dalle scadenze impossibili. Per i soldi si fa tutto.

Intanto Venerdi’ andro’ a prelevare il mio amico americano Ian all’aereporto per prepararlo all’ennesima trasferta: dopo aver visitato l’estremo Ovest del Sudafrica, ora mi tocca andare all’estrem Est, fino a Nelspruit, per (speriamo) vedere la nazionale vincere e convincere.

Qualche pensiero sulla scorsa partita:

  • Le vuvuzela allo stadio non danno fastidio per niente
  • La pioggia e il vento invece si’
  • Ma quanti americani ci sono in giro?
  • Ma quanto gioca scazzato Camoranesi?