Un duathlon di dolore

Settimana scorsa avevo completato la mia terza 94.7 in una giornata tutto sommato ottima per una lunga pedalata. Pensavo che 7 giorni di riposo sarebbero bastati per partecipare e completare il duathlon di Joahnnesburg: 94km di bici e 32km di corsa.

Peccato che la corsa si sarebbe svolta sotto un sole cocente, su un percorso decisamente difficile, e con le mie gambe mezze distrutte. Forse il nome della stessa (“Tough one”) avrebbe dovuto preoccuparmi.

Ma si sa, mi piacciono le sfide, soprattutto se fisiche. E cosi’ mi sono presentato di domenica mattina a Randburg per la partenza della gara. Sono arrivato in ritardo come al solito (trovare un parcheggio e’ difficile…) e sono partito circa 10 minuti dopo il gruppone.
Per i primi 20km le mie gambe hanno retto senza problemi, anche se la lunghissima discesa intorno al 15esimo chilometro mi aveva provocato qualche problema alle cosce, ancora stanche dopo la settimana precedente.

Dopo, sono arrivate le salite. Lunghe, lunghissime. E dure, durissime. Il percorso quest’anno era stato cambiato per rendere la corsa ancora piu’ difficile, e gli organizzatori hanno sicuramente raggiunto l’obiettivo: intorno a me troppe persone avevano iniziato a camminare a piu’ di 10km dalla fine, ed altre avevano deciso di ritirarsi.
Le salite erano di tutti i tipi: lunghe e maledette, o corte e subdole (del tipo sali, svolti a sinistra e ti riposi per 50 metri e poi svolti a destra e torni a salire con una pendenza maggiore).

Io sono andato avanti. Con i polpacci che volevano scoppiare. Le cosce che erano diventate di metallo. I piedi che urlavano di dolore (per colpa di un paio di scarpe ormai distrutte con le quali volevo finire la stagione). Durante i momenti peggiori pensavo solo a mettere un piede davanti all’altro, e ascoltare musica a tutto spiano mentre il gps impazziva chissa’ per quale motivo.

Alla fine, sono arrivato. In 3 ore , 22 minuti e qualche secondo.

Mi sono concesso uno sprint negli ultimi 300 metri giusto per gasare un po’ la folla (tra tutti i morti che arrivavano, sembravo Flash) per poi completare la gara,  stravaccarmi a terra per 30 minuti prima di riprendere un po’ le forze e andare a raccogliere le mie due medaglie: una per aver completato la Tough One, e un’altra per essere uno dei pochi che si e’ cimentato in questo lunghissimo duathlon (si sa, corridori e ciclisti sono razze diverse…).

Qualche foto (in attesa di quelle ufficiali)

RAC Tough One 2011

RAC Tough One 2011

RAC Tough One 2011

RAC Tough One 2011