Uno sfogo

E cosi’ mi trovo ancora seppellito da lavoro con scadenze impossibili provenienti da un’isola che, proprio come il paese di sotto pieno e quello a forma di stivale ancora piu’ sotto a destra, stanno vivendo un campionato mondiale da dimenticare.

Vado in aereo, mi prendo il weekend e 2 giorni lavorativi in anticipo (molto prima di dover passare serate a cercare di finire un progetto che ormai vorrei solo dato morto) e arrivo a Cape Town per poi stare 2 ore sotto il temporale, il vento e vedere 11 bambocci viziati con davanti un morto in piedi (Gilardino, parlo sempre con te che passi piu’ tempo a pensare ai capelli che alla palla) che non riescono a battere un paese conosciuto soltanto perche’ probabilmente avra’ qualche narcotrafficante.

Mi passa la rabbia e prendo la macchina, carico Ian venuto apposta da New York, chiamo Curtis ancora a farci da compagno di viaggio, guido 4 ore e mezza all’andata (poi 6 di notte) per vedere una squadra di incapaci ripetere la stessa identica partita di pochi giorni prima: primo cross , primo goal, e poi un goal di culo.

Giovedi’ potrebbe tutto finire ma almeno, finalmente, giocano in citta’, a 20km da qui. Dopo essermene sorbiti 2800 per Cape Town in aereo e 700 in macchina per Nelspruit (entrambi in stadi bellissimi), almeno se devo tornare deluso a casa stavolta non dovro’ spendere una mezza giornata prima di chiudere gli occhi e pensare che, forse, sto semplicemente avendo un incubo e domani si ricomincia da zero.

Intanto trovate le due galleri fotografiche delle prime 2 partite qui:

Italia – Paraguay

Italia – Nuova Zelanda