Le mie avventure nelle nazioni qui vicine sono finite.
Dopo un viaggio in Lesotho (senza successo) e uno in Botswana, finalmente il mio passaporto e’ stato esteso giusto per quei 3 mesi necessari a far ripartire la richiesta di estensione di 2 anni ("partner visa").
Io e Lindsey pensavamo di risolvere tutti i problemi con un veloce weekend in Lesotho, e invece le cose li’ sono semplicemente precipitate. Avevamo scelto il Lesotho semplicemente per la distanza, era il piu’ vicino staterello (5 ore di macchina), non era troppo costoso, ed aveva paesaggi da cartolina.
Il Lesotho e’ una specie di San Marino locale, completamente circondato dal Sudafrica, con montagne che ricordano la Svizzera in estate (e altezze intorno ai 2500-2800 metri, in pratica l’unica neve in inverno la trovi qui).
Svizzera, in pratica
Nessuno dei due era mai stato li’ e quindi la decisione era state presa in 20 minuti.
Le alternative via macchina, con i cani? Swaziland, uno stato in cui l’Aids la fa da padrona piu’ del solito, il Mozambico, con posti da sogno ma tutti sulla costa indiana e troppo lontano, il Botswana, con fantastici safari ma anche quelli tropppo lontani (al Nord del paese, a circa 12 ore di macchina da qui), e la Namibia, anche questa un po’ troppo lontana. Zimbabwe considerato per 2 minuti giusto per farci una risata.
Partiti di Sabato mattina, tempo 6 ore ed eravamo al confine. Controlli un po’ troppo superficiali (era sabato sera) ed eccoci a Maseru, la capitale, posta sul confine sudafricano.
Maseru e’ una capitale africana: sporca, caotica, trafficata.
Pochi monumenti (una cattedrale cattolica, qui religione piu’ diffusa, e uno stadio di calcio gigantesco rispetto alle costruzioni circostanti), un sacco di bar semi legali dove comprare alcool e tabacco, e tanti lavoratori che fanno la spola con il Sudafrica e tornano qui per bruciarsi i risparmi in un weekend a ritmo di musica locale.
Welcome to Lesotho
Hanno un re, la tribu’ dominante sono i Basotho (famosi per i cappelli dalla forma strana), e se non vivi in citta’ non ti rimane altro da fare che pascolare il gregge sulle montagne.
Nonostante questo, l’85% delle persone sa leggere e scrivere (numeri incredibili per un paese africano), visto che la scuola e’ una delle poche attivita’ che prendono seriamente, e soprattutto per le ragazze, uno dei pochi posti dove possono scappare da una societa’ africana che le vorrebbe sempre disponibili e a casa a farsi mettere incinte, lavare e cucinare.
L’Aids e’ un problema grosso, soprattutto in quelle 2-3 grosse citta’ di confine, ma niente di nuovo all’orizzonte (anche se i numeri fanno paura: 40% dei lavoratori ufficialmente controllati hanno il virus dell’HIV…)
Grazie ad internet avevo trovato alloggio a Roma, nell’entroterra, in una splendida valle e proprio di fianco all’unviersita’ del Lesotho. Grazie ai soliti consigli di tripadvisor (il miglior sito per avere recensioni dei posti da dormire intorno al mondo), avevo scelto il Trading Post , una specie di agglomerato di casette con giardino protetto da qualsiasi pericolo (e infatti avevamo guardia personale con fucile a pompa che pensava alla nostra sicurezza e a quella dei cani).
Protezione locale
Arrivati di notte, sotto la pioggia, ci siamo svegliati di domenica mattina, ancora sotto la piogga, un leit-motiv locale.
Non avendo molto da fare (volevamo essere a casa prima di sera), eravamo decisi a guidare verso la diga in mezzo alle montagna, un’attrazione locale costruita grazie ai soldi di altre nazioni, che produce abbastanza elettricita’ per rendere il Lesotho indipendente dal Sudafrica (e fornire acqua potabile che arriva fino a casa mia…).
Un cappello stupido
Un altro cappello idiota (che ora fa bella mostra nel mio bar)
Con poca benzina, e grazie ad un errore topografico (sulla mappa la via per la diga era segnata dritta, quando in verita’ era la solita strada di montagna ricca di curvoni), abbiamo scalato i 2800 metri prima di accorgersi che, con la spia accesa, non avremmo avuto abbastanza carburante per tornare indietro o andare avanti al primo benzinaio. Per questo la foto della diga e del lago e’ cosi’ lontana…
Il lago formato dalla diga
Spento il motore, e guidando in discesa, grazie a grandi dosi di freewheeling, 30km di riserva si sono trasformati in 65km.
Una volta tornati a Maseru, invece di mangiare li’ , con i cani un po’ stanchi , e i locali curiosi (non vedono troppi bianch qui), pensavamo fosse la volta di tornare a casa.
Al confine, sorpresa: la sera prima i lazzaroni alla frontiera, forse spaventati dai cani, ci hanno fatto passare SENZA timbrare il passaporto in entrata e ora la guardia di confine non ci voleva far tornare in Sudafrica.
Accusati di poter essere potenziali spacciatori (ovviamente spacciatori idioti, entriamo da chissa’ dove e usciamo dalla frontiera ufficiali?) e fermati dalla polizia, senza un segnale telefonico decente (il telefono di Lindsey prendeva solo quando lei era appoggiata alla rete di protezione del confine…), la situazione era un po’ scocciante.
Lindsey era scossa, i cani erano nervosi e io volevo solo l’estensione del visto.
Alla fine, dopo varie lacrime, urla e minacce ("Non sapete con chi state parlando, sono Italiano io!"), Lindsey e’ riuscita ad attreversare la frontiera per parlare con la Polizia sudafricana che ci ha fatti passare senza problemi, dicendo che quelli del Lesotho sono un po’ idioti.
Io intanto ero riuscito a convincere la polizia Lesothiana a farci passare per 20 euro…
Varcato il confine pero’ , senza timbro regolare, l’unica estensione che ho ottenuto e’ stata di ben 5 giorni, inutile per qualsiasi tipo di richiesta.
E cosi’, guidando verso Johannesburg di domenica sera, gia’ programmavo il prossimo viaggio, questa volta destinazione Botswana, via aereo…