La repubblica delle teste di banana

No, non e’ l’Italia.

Devo pero’ confessare che, burocraticamente, le somiglianze sono molto simili.
Dopo anni di Londra, dove la burocrazia e’ minima e non ho mai fatto code in nessun ufficio (anche perche’ puoi fare praticamente tutto via internet, telefono o posta, anche rinnovare un passaporto), tranne che ovviamente all’ambasciata italiana, vivere in un paese dove la complicata e lenta burocrazia e’ una scusa per assumere imbecilli (di solito neri, visto che a quanto pare qui vige il razzismo al contrario) e’ davvero un problema.

Fortunatamente ho tenuto ancora lo status fiscale in UK, anche perche’ il mio permesso di soggiorno e’ temporaneo. Lindsey, purtroppo, deve ogni tanto affrontare gli uffici statali per cose come il rinnovo della patente o quello del passaporto, da cambiare con il nuovo, grandioso, cognome.

Proprio la sera prima di andare all’Home Affairs locale, in tv avevano mostrato un documentario ambientato negli anni 80 in Sudafrica. Il documentario mostrava come gli uffici di qualsiasi sezione governativa erano puliti, efficienti, ordinati e di come il Sudafrica si vantasse dell’eccellente apparato statale. 
Poi, ovviamente, il documentario mostrava la situazione attuale, dove sporcizia, disorganizzazione, ignoranza e lentezza la facevano da padrone, insieme al cambio completo del colore della pelle all’interno degli uffici.

Con il cuore colmo di gioia eccomi in piedi alle 5.30 per andare a rinnovare la patente in un ufficio 10 km da qui, che apriva solo alle 8. Arrivare li’ alle 8 e’ inutile, la coda sarebbe stata gia’ di 200 persone. In fila dall’alba, la prima cosa che chiunque puo’ notare sono i super organizzati neri che forniscono servizi all’esterno.

In sequenza:

Il fotografo ufficiale con una specie di polaroid per fare le foto alle persone che se le sono scordate (chiedendo il 200% in piu’ della macchinetta alla stazione).

A day at the home affair office in South Africa

Il fotocopiatore, con una stampante canon collegata ad una batteria della macchina, che chiede il 300% in piu’ di una fotocopia normale

A day at the home affair office in South Africa

Altro fenomeno sono i queuers, ovvero coloro che fanno la coda e firmano / ricevono documenti in tua vece.

All’interno poi, e’ il solito fantozziano labirinto, versione africana. Per prendere un documento bisogna fare la fila. Non ci sono moduli che puoi semplicemente afferrrare da una pila, devi andare nella fila giusta, aspettare, pagare e prendere il modulo.

Successivamente ti aspettano altre file. Ogni persona si lamenta perche’ c’e’ sempre qualche documento mancante. Chi ha i soldi chiede di parlare con il manager, scompare nella stanza adiacente, e dopo aver pagato una mazzetta, esce fuori con i documenti o con la garanza che il passaporto richiesto venga emesso in 2 giorni invece dei soliti 3-6 mesi.

I documenti di Lindsey erano in regola, ma per avere la conferma siamo stati in coda solo 2 ore dietro a due persone. La media per individuo e’ almeno 30 minuti, a quanto pare. Arrivi dopo le 8 e sei fottuto.

I cartelli, una volta (prima del 94) stampati e plastificati, ora sono cosi’:

A day at the home affair office in South Africa

Il problema di dare il potere in mano a persone non qualficate (ok, ignoranti) solo in nome di un senso di rivincita (la pessima affirmative action) porta poi a perle di questo tipo:

A day at the home affair office in South Africa

Se anche l’unico politico rispettato nei piani alti internazionali (Trevor Manuel, tesoriere), in diretta TV, durante il discorso del bugdet per il 2009, deve ricordare ai suoi compagni di partito di smettere di sprecare soldi e assumere persone solo perche’ sono famigliari, amici e compagni di partito, vuol dire che siamo arrivati ad un punto di non-ritorno…