Eugenio, il sudafricano

Dopo due settimane, e’ tornato in Italia.

Due settimane di duro (suo) lavoro, di bottiglie (mie) trovate praticamente tutte vuote, di chiaccherate finalmente in italiano e di mangiate sotto il sole.

E’ strano come in cosi’ poco tempo mi sono riabituato alla presenza di qualcuno che, tutto sommato, e’ stato sempre intorno a me dall’anno zero (1977) fino al 2001.

Mi mancavano i brontolii, gli "olafeeeeeeeeeeeeek, vieni qua", le richieste del bicchiere di vino (o grappa, o vodka, o jack daniels) e l’odore di fumo e uomo vero di 64 anni.

Vedere interagire mio padre in un paese di cui non conosce la lingua, ma solo alcune parole chiave (rubate a Wilbur Smith), senza nessuno problema e’ sempre una sorpresa. A quanto pare basta conoscere l’italiano per andare in giro per il mondo, come ha fatto durante gli anni 50, 60, 70 e 80.

Capisco da chi prendo il gusto per le storie.
Mio padre ne racconta migliaia, frutto dei suoi viaggi di lavoro in un’epoca in cui andare in Svizzera era gia’ un’impresa, e dove un viaggio in un altro continente ti riempiva 5 pagine di passporto con visti e stampi vari.
Tutto quello che succede e’ una scusa per iniziare un "mi ricordo quando….". Non ci sono morali alla fine della storia, tante storie non vengono neppure completate, ma sono tutte belissime, soprattutto quando entrano in gioco nomi e facce che io ho conosciuto solo 30 anni piu’ tardi.

Ho imparato piu’ in due settimane, guardandolo e aiutandolo a saldare, costruire, fissare, incollare, inchiodare, avvitare e tagliare il vetro che nei precedenti 30, quando non avevo una casa e una famiglia di cui occuparmi.

L’ho portato ad incontrare gli elefanti, un suo sogno da bambino, e quella mattina sparandoci 100km in mezzo al nulla e’ stata davvero fantastica. Ha portato un elefante in giro, ma immagino che le sue dita, puzzando di sigaretta, infastidivano troppo la proboscide del pachiderma…

Ieri ha preso ed e’ ripartito verso l’Italia, verso Olga, Bart e il lavoro. E un mondo in una lingua conosciuta.
Un mondo che ancora bestemmia per Glock (si, abbiamo visto il gran premio in diretta, per fortuna dopo Milan Napoli ci ha restituito il sorriso…), un mondo che, tutto sommato, gli ha dato meno di quello che meritasse.

Qui rimane il tavolo spostato nel retro, con una settimana enigmistica ormai quasi completata e quel bicchiere di vino ormai vuoto…

Buon viaggio papa’ , e grazie per tutto il lavoro svolto, per la compagnia che hai fornito a me, a Bruce, a Cucciola e a Lindsey. Finalmente ho avuto qualcuno con cui mangiare e bere in true italian style!

(qui sotto, qualche foto della sua permanenza sudafricana)

Dad working in the back

Ginger beer time!

Wine is cheap, let's buy some...

The elephant walking dad

The elephant and dad

A special kiss

Yep, it was a moist one!

By the pool

In the pool!

Eating some fish

The tent

Dad and Lindsey